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Gay & Bisex

-danno Capo-


di Bsx_930
10.01.2018    |    16.934    |    7 8.2
"Salimmo nell’ascensore, Samuele pigiò il secondo piano e papillon blu il quinto..."
31 Dicembre 2017
Come ogni capodanno, l’alcool scorreva a fiumi, ma la cosa che mi preoccupava di più, non era la Vodka che sarebbe finita dentro di me, ma la miriade di cazzi e di culi che ballavano sfrenati nelle due piste da ballo della discoteca, e le infinite scopate annesse.
Biondi, mori, castani, tinti, alti, bassi, muscolosi, maggiorenni, minorenni, un mix così grosso che solo a pensarci stavo per sborrarmi nelle mutande.
“Un Vodka Lemon grazie”. Dissi al barman passando il tagliando per il drink.
“Te che vuoi?”. Chiesi al mio amico
“Quello che hai preso tu”.
“Me ne fai due?”. Dissi passando l’altro tagliando.
Prendemmo i cocktail, ovviamente molto più alcolici del dovuto, e andammo in pista.
Le luci, i suoni, l’alcool in circolo dalle cinque del pomeriggio, cominciavano a mischiarsi e tutto divenne un carnevale!
Cominciai a dimenarmi, a divertirmi, i culi che sbattevano uno contro l’altro nella pista, le cosce che si sfioravano, gli sguardi che si catturavano, ogni cosa era stupefacente.
Vidi un bel ragazzo, moro, poco più basso di me e mi avvicinai a lui.
Comincia a ballargli dietro, poggiando delicatamente il pacco sul suo culo e strusciando.
Lui ricambia avvicinando ancor di più il culo e schiacciandomi il cazzo.
Si gira e mi sorride. Era un bel ragazzo, viso pulito niente barba, occhi scuri.
Cominciammo ad avvicinarci ed alla fine, le nostre bocche si unirono.
La sua lingua era morbida e si scagliava contro la mia.
Gli presi il labbro inferiore tra i denti, era carnoso e morbido, e lo tirai a me per poi lasciarlo e ricatturarlo con un bacio.
Le sue mani strusciavano sul mio petto, per poi calare sull’addome mentre le nostre lingue si divincolavano in una danza senza fine. Arrivò ai pantaloni, sganciò il primo bottone, ed introdusse la mano all’interno, cominciò a massaggiarmi il cazzo da sopra le mutande, e mi divenne ancora più duro di quel che non era.
Uscì dai pantaloni per introdursi nelle mutande, e li, in mezzo alla pista cominciò a tirarmi una sega.
Con tutto l’alcool che avevo bevuto dal pomeriggio era un miracolo che fosse diventato duro, non c’era problemi se si voleva divertire a segarmi, anzi, mi saliva solo più la voglia di sbatterlo su un divanetto e scoparlo li davanti a tutti.
“Saliamo in camera da me?”. Dice lui.
La festa era in un Hotel che aveva messo a disposizione due sale come discoteca.
“Non so nemmeno come ti chiami”. Dissi sorridendogli per poi ribaciarlo.
“Samuele”. Disse lui.
“Jack”. Risposi.
Mi prese per mano e mi trascinò via dalla calca di gente.
Mentre andavamo via, qualcuno mi aveva preso l’altra mano, mi attirò a se e mi infilò la lingua in bocca. Mi staccai dopo due secondi, era un ragazzo biondo, alto più di me, con una canottiera strappata che mostrava il fisico palestrato. Gli feci l’occhiolino e andai via con l’altro.
Mentre uscivamo dalla sala continuavamo a strusciarci e baciarci, a volte colpendo altri figoni che camminavano nella direzione opposta.
Arrivammo all’ascensore, e li in attesta c’era una coppia sulla cinquantina, due bei uomini in giacca e cravatta con papillon rosso e blu.
“Buona sera anche a voi, ragazzi”. Disse in tono divertito uno dei due mentre ci stavamo dando dentro con la pomiciata.
“Salve a voi”. Dissi staccandomi dal bacio.
“Che bella l’eterna giovinezza che vi percuote”. Disse ancora papillon rosso.
“Scusatelo ragazzi, ha bevuto troppo”. Continuò l’altro.
Salimmo nell’ascensore, Samuele pigiò il secondo piano e papillon blu il quinto.
Salimmo parlando un po’ con i due papillon, erano molto simpatici.
Le porte si aprirono ed uscimmo.
“Mi raccomando il preservativo!”. Urlò uno dei due, ma le porte si chiusero prima che potessi vedere chi.
Entrammo nella sua stanza continuando a baciarci come pazzi.
Accese una luce e, senza staccarci cominciammo a spogliarci.
Lui si tolse la maglia, io abbassai i pantaloni con le mutande.
Mi buttò sul letto e si inginocchiò davanti a me.
La sua calda mano prese il mio cazzo e lo strizzò forte.
Cazzo quanto mi piaceva.
Poggiò la lingua sulla cappella mentre mi fissava negli occhi e poi lo prese in bocca.
La lingua si muoveva sulla cappella con maestria. Lo prendeva fino in gola e poi riusciva, era un massaggio sentire le sue tonsille schiacciare la mia cappella, per poi essere liberata e avvolta dalla lingua. Si staccò dal cazzo e mi fissò. Un filo di saliva univa la bocca alla base della mia cappella. Non c’è cosa più eccitante. Lo presi e lo tirai a me. Lo baciai, sentì il sapore del mio cazzo invadermi la bocca, e l’eccitazione continuò a salire.
Gli sganciai i pantaloni, li abbassai, lui li tolse e salì sopra di me. Indossava dei Jockstrapp. La cosa si faceva sempre più arrapante.
Cominciai a sbattergli la cappella sul buco mentre ci baciavamo, lui cominciò ad abbassarsi per prenderlo ed io mi impuntavo per allargarlo.
In quell’istante un rumore arrivò dalla porta. Nemmeno il tempo di realizzare, un ragazzo entrò e si fiondò in bagno.
Stava vomitando. In quell’istante ci rivestimmo alla velocità della luce e andammo a vedere come stava.
“Scusate ragazzi, almeno spero di avervi interrotto alla fine”.
“Veramente me lo stava per buttare ora in culo, ma vabbe’”. Disse Samuele all’amico.
“Cazzo mi spiace, ma non sto bene, rimango qua, voi scopate intanto”.
“Non mi sembra il caso, te riprenditi noi torniamo a ballare”. Continuò Samuele.
Uscimmo dalla stanza, io ancora col cazzo duro e bagnato, e ci avviammo verso l’ascensore.
“Peccato, ti avrei violentato volentieri a pecora”. Dissi dandogli uno schiaffo sul culo.
Arrivati davanti all’ascensore le porte si aprirono subito.
Dentro c’era una coppia di ragazzi che ci stavano dando dentro.
“Hey, dove andate?”. Chiese uno dei due.
“Torniamo in pista, camera inagibile”. Disse Samuele.
“Venite con noi, la mia è libera”. Disse quello appoggiato alla parete.
Entrammo nell’ascensore e salimmo fino al quarto piano.
Appena usciti, nel corridoio, c’era un via vai di ragazzi assurdo, alcuni in mutande, altri in pantaloni senza maglietta, il nirvana.
Seguimmo i due ragazzi ed entrammo nella 469, numero mai più azzeccato.
Accese le luci, c’era un mobiletto pieno di preservativi, vodka, due boccette di popper e una busta con della polvere bianca, cocaina.
“Fate come se foste a casa vostra”. Disse lui mentre abbassava l’altro ragazzo al suo cazzo duro.
Era un bel cazzo, grosso, lungo, venoso.
Il ragazzo in ginocchio lo prese tutto in bocca e cominciò a gustarlo come non mai.
Samuele fece lo stesso, si abbassò e mi strappò panatoli e mutande cominciando a succhiare.
l’altro attivo, del quale non sapevo nemmeno il nome, mi attirò a se e cominciammo a baciarci.
Aveva la lingua grossa, possente, come era lui, la sua barba si strusciava sulla mia mentre i nostri cazzi venivano succhiati alla perfezione.
Mi avvicinai ancor di più e Samuele si avvicinò in ginocchio.
Avvicinai il cazzo a quello dell’altro ragazzo e i due cominciarono a leccarceli insieme.
Le due lingue si divincolavano su quei due corpi rigidi e venosi, dalle cappelle fino alle palle, per poi risalire. I due si scambiarono di posto e cominciarono a succhiarci con ancor più voga di prima.
Intanto noi continuavamo a baciarci e cominciammo a spogliarci.
I due si tirarono su e riprendemmo i rispettivi partner. Ci buttammo sul letto e cominciammo a spogliarci di tutto. Nel giro di un minuti eravamo quattro cazzi duri con quattro culi.
Samuele mi tornò sopra, come prima in camera sua, e riprese a spingere la mia cappella sopra il buchetto.
Nell’altra metà del letto, i due continuavano di pompino. Barba nera continuava a fissarmi, mentre con le mani spingeva il ragazzo sul suo cazzo.
Mi voltai a guardare Samuele, il quale ricambiò il mio sguardo e si abbassò per baciarmi.
La sua mano, dietro, continuava a massaggiarmi il cazzo mentre il suo buchetti si allargava piano alla mia cappella bagnata.
“Prendiamo un preservativo”. Gli dissi all’orecchio.
Si alzò di scatto e corse al mobiletto.
Tornò con tre preservativi e una boccettina di popper.
Aprì un condom con i denti, mi riprese il cazzo in bocca bagnandolo tutto, e mi mise il condom.
Salì sopra di me, sbatacchiò la bottiglietta del popper, l’aprì e me la poggiò sotto il naso tappandomi l’altra narice.
Aspirai, poi me la passò all’altra e feci uguale, dopo aspirò lui e la richiuse.
Un fuoco divampò dentro di me, la testa mi girava e il cuore batteva forte e veloce.
Buttai sul letto Samuele, gli aprì le gambe e mi fiondai a leccare quel buco liscio e bagnato.
Ci sputai sopra, poggiai la cappella e spinsi piano.
La cappella scivolò subito dentro. Samuele davanti tirò su ancora con il popper.
Entrai delicato scivolando fino alle palle, per poi risalire di scatto.
Gli altri due ci stavano guardando mentre si preparavano per imitarci.
La cappella era ancora avvolta dal calore del suo culo e feci rientrare anche il resto.
Mi avvicinai all’orecchio di Samuele e lo leccai. Lui mi passò il popper e tirai su ancora una volta.
La testa riprese a girare.
“Scopami come una troia”. Disse lui, ed io non me lo feci ripetere due volte.
Mi tirai su, gli bloccai le gambe con le ginocchia e lo presi per i fianchi.
Cominciai a scoparlo, velocemente.
Lui godeva, lo si sentiva forte dai gemiti che faceva.
Mi ero distratto e non vidi che gli altri due si erano alzati dal letto.
Barba nera venne dietro di baciandomi il collo e passandomi la bottiglia di vodka aperta, mentre il passivo era basso a leccargli le palle.
Tirai una sorsata, era aspra, fredda, ma ci stava. Continuavo a dare botte con l’inguine al culo di Samuele mentre lui continuava a sniffare il popper e gemere.
Samuele prese a segarsi mentre io continuavo a fotterlo come mi aveva chiesto.
“Ti fai un tiro?”. Disse barba nera dietro di me porgendomi una carta di credito con della cocaina sopra.
“Uno non lo rifiuto”. Dissi.
Mi tappai una narice e tirai su, poi leccai la carta e lo baciai mentre fottevo Samuele.
Barba nera si staccò da me e mi sorrise per poi leccarmi le labbra.
Ripresi per i fianchi Samuele continuai a sbatterlo. Il cazzo uscì dal suo culo per un secondo, e la usa mano lo riprese al volo per riportarlo dentro di se.
Gemette come prima ed io ripresi il mio lavoro.
Barba nera portò una striscia anche a Samuele, il quale la tirò su immediatamente per poi baciarlo.
Nel frattempo il passivo era dietro di me e mi leccava il collo, mi voltai e presi a baciarlo.
La bocca sapeva di cazzo, del cazzo di barba nera.
Barba nera prese l’altro e lo buttò sul letto, si sputò sulla mano, la passò sul buco dell’altro ed entrò di botto. Il passivo gemette ed urlò, mentre barba nera gli bloccò la bocca con la mano.
Si divincolava mentre Barba nera lo inculava.
“Ti piace eh cagna?”. Disse lui mentre muoveva il bacino avanti e indietro.
Il passivo gemeva e dava colpi con la mano al culo di Barba nera per incitarlo ad andare più veloce. A vedere la scena mi venne ancora più duro e Samuele gemette mentre davo colpi ancora più forti e più veloci.
“Fammi girare! Fammi girare!”. Urlò Samuele. Uscì da lui, si voltò e rientrai subito.
“Vengo! Cazzo vengo!”.
Barba nera si staccò dal passivo e lo portò davanti al cazzo di Samuele per poi riprende a scoparlo. Il passivo aprì la bocca ed il primo schizzo gli centrò la gola. Schizzò dieci volte. Tutti schizzi lungi e belli densi.
Caddero sul suo petto, sul volto, i capelli e la bocca del passivo.
Due secondi ed uscì dal suo culo per sborrare.
Mi tolsi il preservativo e sborrai in faccia al passivo.
Dodici schizzi lunghi. Uno arrivò fino al collo di Samuele, il quale passò un dito sulla sborrata e la leccò.
Barba nera riprese il passivo, lo voltò gli aprì le gambe e rientrò dentro di lui. Si abbassò e cominciò a leccargli la mia sborra e quella di Samuele dal volto, per poi baciarlo. Cominciarono a passarsi la sborra a vicenda.
Il mio cazzo era ancora duro e voglioso, così lo buttai a pelle dentro Samuele, il quale ancora duro, sborrò di nuovo senza toccarsi.
“Sei il primo che mi fa questo effetto”. Disse con una lacrima che calava dal suo occhio.
Ci alzammo e andammo nel bagno, mentre quei due continuavano a scopare.
Entrammo in doccia, io ancora in erezione e lui semi duro, prese a segarmi mentre l’acqua portava via il sudore e la sborra dai nostri corpi.
La doccia durò più del previsto, voleva farmi sborrare a tutti i costi e alla fine gli riempì i peli del cazzo di sborra calda.
Ci sciacquammo ancora ed uscimmo dalla doccia.
Asciugati tornammo in camera e il passivo stava succhiando ancora il cazzo a Barba nera.
“Scopato ancora eh troiette?”. Disse lui guardandoci.
“E voi?”. Chiesi io.
“Mi sta pulendo ora ora dalla sborra”.
Si alzò venne verso di me si inginocchiò e mi prese il cazzo in bocca per poi alzarsi di nuovo.
“Hai un buon sapore, magari la prossima volta scopi me eh?”. Disse dandomi uno schiaffo sul culo.
Barba nera ed il passivo si chiusero in bagno ed accesero la doccia.
Io e Samuele ci rivestimmo, prendemmo due preservativi, una gozzata di vodka e una boccetta di popper a testa.
Bussammo alla porta del bagno e aprimmo.
Barba nera era poggiato al vetro della doccia mentre il passivo lo inculava.
“Noi andiamo”. Dissi richiudendo mentre Barba nera gemeva.
Uscimmo dalla stanza, ripercorremmo il corridoio, scendemmo nella sala da ballo, un ultimo bacio e ci dividemmo alla ricerca dei nostri amici.
Quella notte scopai ancora e ancora, fino all’alba risvegliandomi in un letto non mio, con un rosso accanto a me...
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