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Il ritorno al 27 (L'ultimo addio..)


di Bsx_930
11.01.2016    |    6.563    |    4 9.1
"Mi preparai il cocktail e brindammo..."
I racconti precedenti del Club 27 :
BOOM del 27 http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/Boom-del-27_57983.html

Nel Bagno Del Club 27 http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/Nel-Bagno-del-Club-27_57583.html

Sul Divano Con JACK DANIEL'S http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/Sul-Divano-con-JACK-DANIEL-S_59767.html

Ciao Ciao Club 27 http://www.annunci69.it/racconti-erotici/gay/Ciao-Ciao-Club-27_59768.html

Erano passati appena cinque mesi da quando chiusi l'ultima volta il Club 27, e non mi sarei mai aspettato di doverlo chiudere ancora una volta, questa volta per sempre…
Anna mi chiamò una mattina presto chiedendomi di fare un ultima serata insieme alla vecchia banda. Mi disse che il locale stava per chiudere perché nella zona, dopo vent'anni, le persone cominciavano a scocciarsi dei troppi ubriachi e della musica fino a tarda notte.
Un colpo al cuore.
Al 27 ho fatto i peggiori e i migliori incontri della mia vita, al 27 ho preso la mia prima sbronza a 15 anni quando con documento falso entrai di nascosto, al 27 ho conosciuto persone meravigliose, al 27 pensavo di aver trovato quello giusto.
“Ci sarà anche Gabriele?”. Chiesi.
“Si, lui è rimasto con noi fino ad ora, è un bravo ragazzo”.
“Non so Anna, abbiamo litigato”.
“Fallo per mamma”. Disse.
“Lo farò, Claudio viene?”.
“Logico! Anche se sta vendendo milioni non ha rifiutato”.
“Allora verrò”. Dissi sorridendo.
“Domani sera alle 19, come sempre”. Disse lanciandomi un bacio.
La sera dopo arrivò troppo velocemente.
Entrai dalla porta principale come facevo sempre e Riki era già in postazione con il suo cappellino coperto di swaroski.
“Leo! Filho da puta! Come stai?”. Disse allungandosi sul balcone per abbracciarmi.
“Bene Riki te?”.
“Sempre più grasso!”. Disse battendo le mani sull'addome.
“Anna è arrivata?”.
“Anna non va via da 4 giorni”. Disse abbassando lo sguardo.
“Non possono chiuderlo veramente”. Dissi.
“Eh invece è così. Anna ha provato in tutti i modi, questa è l'ultima gloriosa serata del 27”.
Sorrisi malinconicamente e scesi nella sala.
Anna era poggiata al bancone con la testa e in mano teneva una bottiglia di vodka.
“Non hai più l'età per bere”. Dissi.
“Non rompermi il cazzo”. Disse lei spostando la testa.
“Fammi un long island”. Continuò mentre prendevo posto dietro al banco.
Era tutto come l'avevo lasciato io.
“Sta sera dove mi vuoi?”. Chiesi.
“Qui al banco e li sul palco”. Disse.
“Non sono Claudio”.
“Non canterete, ne ballerete, dovrete solo fare un bellissimo discorso”.
Tirò su la testa e i capelli le coprirono il volto.
“Ecco il long island”. Dissi.
“Fattene uno anche te, non bevo da sola”.
“E quella vodka?”.
“Vodka? Quale vodka? Questa è acqua russa”. Disse ridendo.
Mi preparai il cocktail e brindammo.
Da li a poco arrivarono Claudio, Jessica e Gabriele.
Quando mi vide si bloccò.
“Ciao”.
Un solo e semplice ciao.
Gli sorrisi e come aveva fatto mille volte mi sorrise abbassando lo sguardo per non farmi vedere il rossore sulle guance.
“Questa sera ci sarà la grande chiusura! Non ci sarà servizio, chi vuole da bere lo prenderà al banco, e voi ragazzi dovrete solo raccattare i bicchieri”.
“Come sempre Anna”. Disse Gabriele.
“Esatto! Come sempre”. Disse lei cercando di tirarsi in piedi dallo sgabello.
“Adesso andate a cambiarvi e portatemi in ufficio grazie”.
La presi per un braccio e la portai a distendersi nel divanetto in ufficio.
Le lasciai due aspirine e una brocca d'acqua sulla scrivania, tra due ore sarebbe tornata pimpante come una gazzella in sala.
Entrai nello spogliatoio e notai tanti nuovi nomi sulla lavagna.
“Loro chi sono?”. Chiesi.
“Quelli che non hanno retto e sono scappati”. Disse Gabriele.
“Hanno perso un opportunità d'oro”. Dissi guardando il mio nome scritto in alto ancora la accanto a quello di Claudio.
“Anna non vuole cancellarvi”. Disse.
Guardai Claudio e lui scosse la testa sorridendo.
“Sta sera come ci vestiamo?”. Chiesi voltandomi.
Gabriele era nudo, li davanti a me, il suo culo, sodo e fresco mi stava davanti mentre si metteva un paio di slip bianchi.
“Siamo marinai”. Disse girandosi e sistemandosi il pacco.
“Hei, il mio viso è qua”. Disse.
“Anche li c'è una bella vista”. Dissi sorridendo.
Non rispose, si voltò e prese le scarpe da ginnastica bianche e si sistemò sul divano.
Aprì il mio armadietto, non era stato toccato, anzi c'era ancora un pacchetto di sigarette a metà.
Presi la busta e guardai.
Slip bianchi, gilet bianco e foular blu scuro.
“Altro che marinaio”. Dissi.
Andai in bagno e lascia apposta la porta aperta che dava sul divano.
Mi tolsi la maglia lentamente, prendendola dalla parte finale e tirando su.
Faceva sempre un bell'effetto.
Ero sicuro che Gabriele fosse li a fissarmi, non sentivo parlare dallo spogliatoio e ne avevo sentito la porta chiudersi.
Mi tolsi le scarpe e slacciai la cintura.
Con una semplice mossa i pantaloni calarono alle caviglie e li tolsi.
Poi cominciai ad abbassare i boxer e li, vidi la porta del bagno chiudersi.
Dopo pochi secondi sentì anche quella dello spogliatoio chiudersi.
“Mi spieghi cos'hai fatto al verginello?”. Chiese Claudio dall'altra parte.
“Nulla, è lui che mi ha lasciato”. Dissi togliendo i boxer.
Claudio entrò tranquillo in bagno e mi diede una pacca sul culo.
“Mi mancava questo culo sodo”. Disse.
“A me manca fottere il tuo”. Dissi facendogli l'occhiolino.
“Non è mai successo e non succederà mai”. Disse prendendo il deodorante.
“Se la prima sera mi pregasti di scoparti”.
Cominciò a ridere.
“Tu mi hai chiesto di scopare”. Disse.
“E io ci sarei anche stato se non mi fossi scoperto dopo”.
“Sempre grazie a me”. Dissi dandogli un bacio sulla guancia.
“Già, potevi essere il primo e invece non sarai nemmeno l'ultimo”. Disse ridendo.
Uscì dal bagno e mi guardai allo specchio. Mi sistemai il cappello e decisi che quella sera non avrei messo altro.
La serata come sempre iniziò alle 23, quando le porte si aprirono e il dj cominciò a suonare.
Tutto sembrava perfetto, bevevo, ero tornato nella mia culla, nulla poteva andare storto.
“Ciao”. Disse un tizio al banco. Mi voltai e mi trovai davanti un volto conosciuto.
“Ciao, cosa ti porto?”. Chiesi.
“Il tuo bel cazzo nel mio buchetto?”. Disse sorridendo.
“Abbiamo scopato vero?”. Chiesi.
“Mi hai scopato per 4 ore filate in un albergo l'anno scorso”. Disse.
“Marco il chitarrista!”. Dissi allungandomi sul bancone per abbracciarlo.
“Che ci fai qui?”. Continuai.
“Sono qui per incidere il primo disco della banda e ho deciso di fare un salto”.
Parlammo per un po' e gli offrì qualcosa da bere.
Mi salutò dicendo che la proposta era sempre valida e che era sempre al solito albergo.
Si perse per la sala e non lo rividi più.
“Chi era quello?”. Chiese Gabriele entrando dietro al bancone.
“Che ti importa?”. Chiesi.
“Così per sapere, mi sembra bello”.
“E non l'hai visto nudo”. Dissi.
Mi guardò incazzato e uscì dal bancone.
“Maaa c'è qualcosa?”. Chiese Jessica.
“Si c'è che non abbiamo fatto il nostro shot sta sera”. Presi la tequila e versai nei bicchieri.
Buttammo giù come mesi prima e Jessy fece il suo verso da “Blea” dopo il limone.
Musica a palla e alcol che scorreva. Molti dicono che è un lavoro stancante ma per me è una cosa meravigliosa.
Erano le tre del mattino, e quella sera il locale non avrebbe chiuso fino alle sei.
“Clau vieni a sostituirmi vado in bagno”. Dissi mezzo sbronzo a Claudio che si reggeva in piedi appoggiato al muro.
“Mi hanno chiesto più autografi sta sera che da quando ho iniziato”. Disse barcollando fino al lavello del bar.
Mi incamminai verso gli spogliatoi con la testa che girava.
Entrai nello spogliatoio e trovai Gabriele che usciva.
Ci fissammo due secondi negli occhi e, quei suoi ghiacciati occhi celesti mi rapirono.
Chiusi la porta dietro di noi e lo presi tra le braccia baciandolo.
Le sue braccia si avvinghiarono al mio collo e le nostre lingue tornarono a conoscersi dopo mesi.
I cappelli caddero a terra e io lo presi di peso attaccandolo al muro mentre le sue gambe mi avvinghiavano.
Sentivo il suo cazzo duro contro il mio addome.
Mi mancava sentirlo.
Ci buttammo sul divano e i micro slip bianchi saltarono più veloci di un elastico.
Gabriele si distese sul divano allargando le gambe e mostrandomi il suo culetto sodo, tondo e roseo, con dei piccoli peli biondi che sparivano alla luce.
Mi abbassai e comincia a leccare quel buchetto.
Ogni volta che passavo il piercing della mia lingua sulla sua entrata gemeva.
Cominciai ad entrare piano con un dito, poi due, fino a quattro, quando cominciò a pregarmi di scoparlo.
Mi alzai dalla mia posizione e mi avvicinai al suo collo leccandogli la schiena.
Lo baciai, e mentre le nostre bocche entravano in contatto, lui, con la mano posizionava la mia cappella già bagnata sul suo buchetto.
Entrò come sempre, sembrava aver ritrovato casa.
Spinsi forte e lui urlò nella mia bocca mentre lo baciavo.
Mi morse il labbro e con la mano mi abbassò nuovamente verso di lui.
Un altro urlo bloccato dalle mie labbra.
Mi staccai dal suo bacio e lo presi per i fianchi.
Ogni spinta un gemito, ogni gemito mi metteva adrenalina e voglia addosso.
Lo girai per guardarlo negli occhi.
Lo scopavo sempre più veloce, e lui cominciò a segarsi, lo bloccai subito legandogli le mani dietro la testa con una cravatta che era sul divano.
Continuai a fotterlo fino a che non urlò che stava vendendo.
Senza che io lo toccassi, senza che lui si toccasse venne sul suo addome sudato. Fu uno spettacolo.
Gli schizzi arrivarono fino al suo viso e giuro di averne visto entrare uno nella sua bocca.
Io continuai a fotterlo per poco, uscì e la mia sborra si unì alla sua sull'addome, sul ventre e sul cazzo.
Ansimavo sudato.
Ci fissammo e poi lo baciai ancora.
“Dormi da me sta notte?”. Mi chiese.
“Solo se tu domani dormi da me”. Gli dissi baciandolo.
Ci pulimmo sotto la doccia e tornammo in sala dopo un oretta tipo, la folla non era diminuita anzi, sembrava aumentata.
Dietro il bancone Claudio era in tilt.
Arrivai al momento giusto e in poco tempo finimmo le ultime ordinazioni.
Alle sei e mezza il locale era chiuso e Anna in lacrime ci lasciava delle scatole piene di alcolici, preservativi e quant'altro.
“Ragazzi, è il momento di lasciarlo andare.. lasciamo andare le serate di festa e la musica alta.. i drink e gli shot...lasciamo andare tutte quelle cose che sembrano così banali, ma una volta che le ricordi, ricordano di una vita, una vita che è stata unica nel suo genere e vi dirò di più è facile lasciare un posto meraviglioso come questo sapendo che ha vissuto, e io so bene cos'ha vissuto..”.
“Al 27!”.
Buttammo giù i nostri shot e li lasciammo cadere a terra.
“27, sappi che non è un addio, è solo un arrivederci. Quando sarà la mia ora, tu sarai il mio paradiso”. Con queste parole Anna chiuse dietro di se le porte rosse e magiche del 27.
Presi il rossetto di Jessica, lo misi e lasciai un bacio sull'oblò. Quel bacio dopo mesi è ancora li, e nessuno lo cancellerà mai.


Club 27 1996-2016

“Non avremmo le finestre, ma di sicuro la vista migliore di Firenze è nostra”
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