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Gay & Bisex

Gira la Bottiglia..


di Bsx_930
31.07.2014    |    17.171    |    2 8.8
"Claudio diede una forte spinta alla bottiglia, la quale si fermò davanti a lui..."
Tutti abbiamo avuto esperienze a scuola, oh be' si sono le migliori, e anche io ne ho avute un paio, non tutte con ragazzi o ragazze della mia età un paio anche con qualche prof, ma queste sono altre storie...
Quella che racconto questa notte riguarda un ragazzo di un'altra scuola, moro, più castano scuro che moro, occhi color cioccolato intenso, con piccole striature di nero, che messi alla luce sembravano color ambra.
Aveva un bellissimo volto, liscio, senza barba, ne baffi, ne pizzetto ne basette, liscio.
Il naso non era ne piccolo ne grosso, era nella norma, leggermente a patata, ma nulla di che, la cosa migliore erano le sue labbra, bellissime. Il labbro superiore era leggermente più fine, e il labbro di sotto era più carnoso, e mi divertì molto a mordicchiarlo.
Quella sera eravamo a scuola, poiché l'occupazione era nel bel mezzo del suo svolgimento, e noi ne approfittavamo per fare festa.
Come in ogni occupazione che si rispetti gli esteri erano obbligatori, e come ogni occupazione che si rispetti ci sono le “aule” adibite a questo e a quello. Solitamente quelle al primo piano servono per pomiciate, scopate, pompini, orgette e così via.
Quella sera io e quelli della mia classe decidemmo di metterci a giocare al gioco della bottiglia con altri di altre classi e qualche esterno che era riuscito ad evadere la sorveglianza di quei grossi ragazzi pieni di birra che sono ai cancelli.
“Bene, allora qui le regole sono semplici”. Disse Mirko.
“Prima si dice cosa, tipo bacio a stampo, bacio con la lingua e così via, e chi viene scelto dalla bottiglia”. Disse alzandola come un Dio. “Deve fare ciò che l'altro, o l'altra hanno detto, ok, facciamo una prova”. Disse poggiando la bottiglia al centro.
“Io dico, bacio a stampo”. E diede una forte spinta alla bottiglia facendola girare.
Girò per pochi secondi, trenta, quaranta forse, poi si fermò davanti a Chiara.
“Bene, come ho già detto, chi è stato scelto dalla bottiglia deve fare ciò che l'altro ha detto, se così non fosse, deve togliersi un indumento”.
Tutti ci girammo verso Chiara, e lei, alzando gli occhi al cielo, si alzò andò da Mirko e si baciarono per 10 secondi a stampo.
Dopo di che ritornò al suo posto.
“Bene, cominciamo?”. Chiese Mirko con un sorriso che arrivava fino alle orecchie.
Ferdinando alzò la bottiglia di birra facendo girare tutti.
“Domandina, se io dico bacio e mi capita un ragazzo?”.
Per un momento nessuno rispose, poi Mirko lo guardò Ferdi e scoppiò a ridere.
“Be' lo baci no? Il gioco serve anche ad eliminare tensioni e far si che non ci sia razzismo di sesso fra di noi”.
“Razzismo di sesso?”. Chiese Giulio.
“Si, sapete, omofobia e cose del genere, questo è ottimo, l'ho letto su una rivista di psicologia”.
Mirko era fissato con la psicologia, infatti dopo l'esame di stato averebbe preso la laurea per psicologo.
“Quindi se qualcuno non vuole fare nuove esperienze del genere è pregato di andarsene”. Aggiunse.
Nessuno si mosse.
“Perfetto, iniziamo, Chiara tocca a te”.
Chiara si allungò fino al centro del cerchio dove la bottiglia era posta.
“Mmm chi viene scelto, dovrà leccarmi il collo”. Disse dando una forte spinta alla bottiglia.
Fece due volte il giro, poi si fermò su Claudio accanto a lei.
“Be' tanta fatica per nulla”. Disse Chiara. “Potevo chiederglielo semplicemente è qui accanto a me!”.
Tutti scoppiammo a ridere.
“Forza leccami il collo mio vampiro”. Disse scostando il colletto della camicietta.
Claudio si allungò lentamente, tirando fuori lentamente la lingua sul collo di Chiara.
Lo toccò e poi salì fino all'orecchio e si fermò. Tirò indietro la lingua e prese la bottiglia.
“Bene, ora chiunque capiti, dovrà baciare con la lingua Giulio”.
“Cosa? Ma si può fare?”. Chiese Giulio poggiando la bottiglia a terra accanto al suo ginocchio.
“Be' certo”. Dissi io uscendo da un trans di vino.
“Il gioco funziona così”. Aggiunsi.
Claudio diede una forte spinta alla bottiglia, la quale si fermò davanti a lui.
“Be' questa proprio non me l'aspettavo”. Disse lui spostando il suo bicchiere di vino.
“Ah vieni te, io non mi alzo”. Disse Giulio.
Claudio si alzò, andò a sederi accanto a lui e fece un profondo respiro.
“Si vogliono vedere le lingue!”. Urlò Ambra.
Claudio si girò verso Giulio, e Giulio fece uguale.
Cominciarono ad avvicinarsi, arrivarono a toccarsi il naso e scoppiarono a ridere.
“Ok, ok, mi tolgo una scarpa”. Disse Claudio.
Si tolse la scarpa e la mise sulla cattedra.
“Bene andiamo avanti, dato che il primo bacio gay è andato a farsi fottere, guardiamo se ne viene uno lesbo”. Disse sogghignando Giulio.
“Chiunque capiti deve baciare con la lingua Simona per un minuto”.
Girò la bottiglia la quale si fermò davanti a uno degli estranei.
“Oh bene, qualcuno che non conosco almeno”. Disse Simona ridendo.
“Comunque piacere io sono Simona”. Disse lei alzandosi.
“Piacere Gabriele”. Disse anche lui alzandosi dirigendosi verso di lei.
“Ok, via con il bacio, avete il cronometro?”. Disse Giulio.
I due si stavano già baciando, e Gabriele ci dava dentro.
Dopo un minuto si staccarono e ripresero fiato.
Simona prese la bottiglia.
“Ok, dato che qui si va giù pesanti ci vuole qualcuno che farebbe di tutto”. Guardò tutti noi e poi puntò il dito su di me.
“Jack! Tu! Bene chi capita capita bacerà Jack, e metterà la sua mano nelle sue mutande toccando tutti noi sappiamo cosa”.
Li tutti la guardammo torti.
“Ehi il gioco è questo anche, spingere al limite tutto”. Disse alzando le mani.
“Per me va bene”. Dissi versandomi del Rum nel bicchiere.
“Ci credo!”. Urlò Federico. “Mica sei tu che devi toccare il cazzo a me!”.
“Anche per me va bene”. Disse ad un tratto l'altro esterno.
Tutti cominciarono a parlottare.
“Ok, ok, e sia, bacio con toccata da sopra i pantaloni”. Disse Simona girando la bottiglia.
La bottiglia girò, e girò poi si fermò su quel castano.
“Be' ci siamo”. Disse Fede. “Voglio vedere se fai quel che hai detto”.
Si alzò in piedi, e io feci uguale. Venne verso di me si presentò.
“Molto piacere Sam”. Disse.
“Io Jack, anche se suppongo che lo sai già”.
“Eh si, comunque prima volta?”. Chiese.
“Cosa? Che bacio un ragazzo? Oh no, mi diverto molto a baciare ragazzi, vero Giulio?”.
Giulio sorrise torto.
Sam si avvicinò al mio orecchio. “Diamo spettacolo? Metto la mano nei tuoi pantaloni sopra le mutande”.
“Be' puoi anche metterla dentro”. Dissi spostandogli la testa e portandomelo alla bocca.
Aveva le labbra terribilmente morbide, una vera delizia.
Ad un tratto sentì la sua mano entrare nelle mie mutande e toccare il pacco.
La sua lingua era dentro la mia bocca e si dava molto da fare, la mia era li che cercava di combattere.
Il pacco nella sua mano stava crescendo.
Dopo circa un minuto ci staccammo, la mia lingua uscì dalla sua bocca passando sopra il suo labbro e lui mi ritirò a se baciandomi ancora.
“Ok ok ragazzi basta”. Disse Mirko alzandosi.
“Figlioli prendetevi una stanza”. Urlò Ambra ridendo.
Non ci volle altro. Il ragazzo mi prese per mano e mi trascinò fuori dalla porta chiudendola.
Due secondi dopo riaprì e disse: “Finite voi il gioco al posto nostro? Abbiamo da fare”. Disse e richiuse la porta con lo sguardo sbalordito di più o meno tutti.
“Voi due dove andate?”. Chiese il ragazzo che era di sorveglianza in corridoio.
“In bagno, non si sente bene”. Disse prendendomi per il braccio.
“Troppo Rum”. Disse lui.
Il ragazzo di guardia fece una smorfia e si spostò facendoci andare.
Andammo nel bagno dei prof, il quale era vietato anche sotto occupazione.
Chiuse a chiave e mi riprese a baciare.
La sua lingua calda si faceva spazio tra le mie labbra serrate.
Poi ad un tratto si staccò.
“Ehi, non ti va?”. Chiese.
“Be' sai fare sesso con sconosciuti in bagno non mi è capitato mai”. Dissi scoppiando a ridere.
Rise anche lui.
“Ok, usciamo di qui”.
Andammo al secondo piano, dove li tutti dormivano.
Ad un tratto passammo a parlare di mutande, e lui, poggiato ad una parete tirò su la maglia per farmi vedere le sua.
Erano di diverse tonalità del blu, e oltre a guardare quelle mutande molto carine, il mio sguardo si diresse verso il suo fisico. Era bello, molto a dire il vero.
Non so cosa feci a dire il vero, vidi solo la mia mano dirigersi verso quelle mutande e abbassare l'elastico.
Mi fermai quando trovai dei folti peli castani.
Alzai lo sguardo verso il suo volto e lui fece lo stesso.
Entrammo nella prima aula che trovammo aperta, e li non c'era nessuno. Chiudemmo a chiave e ci appoggiammo alla cattedra, le sue labbra si fondevano alle mia.
Il suo respiro mi riscaldava il volto e le sue mani fredde ghiacciavano la mia schiena nuda.
Eravamo rimasti in jeans e scarpe, le magliette erano volate via dopo poco anche se in quella classe gelavamo.
Mi prese di peso e mi poggiò sulla cattedra continuando a baciarmi, le sue labbra erano spettacolari, così morbide, e non potei resistere, lo attirai a me e morsi il suo labbro.
Anche lui mi attirò a se per far si che questa piccola estasi continuasse.
Gli scostai il volto e passai a baciargli il collo.
Era liscio come il volto, molto liscio, sembrava che non avesse ancora barba.
Dai baci passai a mordicchiarlo, fino a che la passione non ebbe il sopravvento.
Avevo la sua carne nella bocca e con la lingua mi divertivo a massaggiarla.
“Fermo così mi lasci il segno”. Disse. “Poi che dico ai miei?”. Continuò con voce leggermente soffusa per l'eccitazione.
“Digli che un vampiro ti ha trascinato al lato oscuro”. Dissi io staccandomi pochi istanti.
Lui mi spinse via con una mano e mi costrinse a distendermi sulla cattedra fredda.
“È gelata”. Dissi incarnando la schiena.
“Tra poco sarà riscaldata dal calore dei nostri splendidi corpi uniti all'unisono”.
Io ero disteso con le gambe penzoloni e lui era sopra il mio busto con la sua testa e stava leccando dalla mia bocca fino all'ombelico, arrivando ai pantaloni.
Sentì la sua lingua staccarsi pochi istanti e poi poggiarsi nuovamente sul mio corpo.
Aveva sganciato i pantaloni, li aveva abbassati e ora si preparava a farlo alle mutande.
Il mio pacco era già in subbuglio, erano mesi che non gli davo sfogo seriamente, porno e seghe non facevano per lui.
Abbassò le mutande lentamente, fino a che le fece cadere sui pantaloni.
Alzai un po' la testa per vedere.
Tirò su la testa e sorrise.
“Prima non avevo sentito male”. Disse.
Lo prese in mano ed un tremore mi percorse tutto.
Ad un tratto sentì la punta della sua lingua toccarmi la punta della cappella.
Due calori differenti messi a confronto.
Il mio, il calore di un eccitazione ed il suo, il calore di una passione.
Dalla lingua passò a tutta la bocca. Cominciò a farmi un vero e proprio pompino, uno di quelli che non si dimenticano.
Chiusi gli occhi e allungai la mano nella ricerca dei suoi lunghi capelli castani, ma trovai la sua mano che si intrecciò alla mia.
Il mio respiro era accelerato, il mio cuore batteva fortissimo, e la mia testa si faceva le più immaginabili fantasie.
Ci vedevo distesi su un letto dalle lenzuola rosse completamente nudi, con lui accanto a me, una mano sulle sue sode e bianche natiche e l'altra sul suo volto, con lui che mi attirava a se come se fossi la sua unica fonte di vita.
Da quelle mie fantasie uscì quando sentì un sensazione nel basso ventre. Stavo per venire.
“Spostati vengo”. Dissi e lui si scansò facendomi una sega.
Dopo pochi istanti il mio orgasmo finì a terra e sul braccio di lui.
Ero li disteso su quella cattedra oramai calda e lui cercava di pulirmi come poteva. Quando mi toccò la cappella con il dito gemetti dal piacere, lui se ne accorse e continuò.
“Fermati”. Lo implorai.
Ma non lo fece, ero li che godevo e mi contorcevo su quel tavolo.
Dopo poco smise, i miei orgasmi erano finiti.
Ripulì la cappella con la bocca e poi passò quel che aveva preso con un bacio nelle mie labbra.
Si pulì il braccio con dei fazzoletti trovati in un cassetto e riprese a baciarmi.
“Ora tocca a me”. Dissi abbassandomi.
“No”. Mi fermò lui.
“Non ora, quando ci rivedremo”. Disse lui baciandomi.
Rimasi un po' perplesso.
“Ma non ti..”. Non finì la frase che avevo nuovamente la sua lingua in bocca.
“Voglio goderti fino in fondo, un passo alla volta”. Aggiunse.
Io sorrisi.
“Quindi questa volta non posso ne vederlo ne toccarlo”. Dissi.
“Be' toccarlo si, ma non vederlo”.
Allargai leggermente la sua cintura e feci entrare la mia mano nelle sue mutande.
Aveva un bel cazzone, ora mi spiego i pantaloni di due taglie più grandi.
Cominciai a tirargli una sega, le sue labbra erano contro le mie e ogni tanto facevano capolino le nostre lingue.
Ad un tratto sentì il suo addome farsi rigido, mi scostò e tirò velocemente fuori il cazzo.
Venne pochi istanti dopo averlo tirato fuori sulla cattedra.
Aveva una cappella meravigliosa, era rosa violacea, molto grossa, e l'asta era grossa sotto la cappella e andava a stringersi leggermente verso la base, era anche bella grossa.
Si pulì e lo rimise dentro.
Pulimmo la cattedra e riprendemmo a baciarci.
Dopo un po' il freddo della stanza si fece spazio, e ci rimettemmo le maglie.
Continuammo a baciarci, parlare ed abbracciarci per un paio di ore.
Quando alle sei e mezza vedemmo spuntare il sole ci alzammo dal nostro giaciglio e uscimmo dalla classe, ci dirigemmo verso le macchinette del caffè e prendemmo due cioccolate calde.
Continuammo a parlare per tutto il tempo che bevemmo le cioccolate.
Poi quando erano le sette e dieci ci salutammo scambiandoci i numeri e i contatti di Facebook.
Lo guardai andare via e arrivare i prof che dovevano comunque mettere il servizio.
Tornai verso l'aula dove il gioco aveva preso piede, e aprendo la porta trovai solo Giulio seduto alla cattedra con la bottiglia di vodka e uno shottino in mano.
Mi guardò, aveva lo sguardo stanco e gli occhi rossi.
“Te lo sei scopato?”. Chiese buttando giù la vodka.
“No”. Mentì.
“Dove siete stati allora”.
“Sopra, nella seconda D”.
Si fece un' altro shot.
“Sono le sette del mattino, metti via quella vodka”. Dissi dirigendomi verso di lui.
“Mi sembra che nel primo nostro incontro la vodka ci fece perdere inibizioni no?”. Disse lui versando altri due shot.
“Se non te lo sei scopato dimostramelo bevendo questo shot e dicendomi che c'è ancora qualcosa tra di noi”.
Ci eravamo lasciati due mesi prima per la sua gelosia, se un ragazzo o una ragazza mi guardavano lui scattava.
Presi lo shot, lo bevvi e guardai Giulio negli occhi.
“È finita due mesi fa Giulio, e non tornerà mai come prima”.
Lui batté un pugno sul tavolo e si alzò di scatto.
“NO!”. Disse in lacrime.
“Giulio, tu mi ami, e io no, tu provi a risalire il muro che ho creato per difendermi da te, ma tu continui a farlo alzare. Si ho fatto sesso con quel ragazzo, ed è stato magnifico, molto meglio di quello fatto con te”.
Cadde sulla sedi in lacrime.
Rimasi li alcuni istanti a vedere quel ragazzo biondo, duro come la pietra sciogliersi davanti ad un amore incompatibile.
“Mi spiace”. Dissi e me ne andai.

Mentre andavo via, i suoi gemiti erano l'unica cosa che sentivo nel corridoio.
Incontrai Chiara che uscì da due classi accanto a dove avevo lasciato Giulio.
Una lacrima mi scese sulla guancia e la guardai.
“Giulio?”. Chiese lei. Io feci cenno di si con la testa.
Ad un tratto un rumore bloccò i miei pensieri.
Vetri che si schiantavano a terra.
Corremmo tutti e due verso la classe dove avevo lasciato Giulio.
Aveva tirato una testata contro la finestra ed era caduto a terra con molti pezzetti di vetro nella pelle.
Sulla lavagna c'era scritto un messaggio, e si capiva bene a chi era rivolto.
“Potevamo essere più che amanti per una sola notte”.
Cancellai il messaggio mentre Chiara chiamò l'ambulanza.
Andai accanto a lui e lo guardai.
"Ho provato, ma non sono riuscito, ci riproverò, ma non devi fare altre cazzate".
I soccorsi arrivarono dopo pochi minuti e lo portarono via. Andai in ambulanza con lui
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