trio
Servizio di coppia - parte 1
di AndreaBsxBo
14.10.2024 |
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"Stefano mi afferra la mano e se la appoggia al pacco..."
Sono in anticipo. Riguardo le foto e il testo dell’annuncio. Carla e Stefano sono sessantenni (lei ne ha un po’ meno, cinquantotto specifica il testo) ancora in forma e molto piacevoli almeno a giudicare dalle foto. Trovo le persone mature eccitanti: hanno testa e sono più rilassate e disinibite. Non devono dimostrare più niente a nessuno e se la godono, almeno è questo che mi racconto forse perché anche io sono alla soglia dei cinquanta. L’annuncio dice che il lui di coppia è curioso bisex ed è per questo che ho deciso di contattarli: mi eccita giocare con un uomo in presenza della sua lei. E poi Stefano ha un cazzo che mi piace, cappella rosea e serica, non troppo grande, asta dritta percorsa da una vena turgida che da metà cazzo gli arriva ai testicoli che riempiono lo scroto importante. Cerco la foto in cui Stefano è a pancia in su, il cazzo teso disteso sulla pancia con la cappella che arriva all’ombelico e l’indice e il pollice di Carla che glielo stringono alla base e glielo tengono ben scappellato. Mi immagino di stargli sopra, cazzo contro cazzo mentre Carla li sega assieme facendoli strusciare uno sull’altro. Il pene mi si ingrossa e mi si intraversa nei pantaloni. Me lo sistemo e il ventre mi si contrae. Sarà dura non eiaculare poco dopo aver iniziato a giocare. Conto sull’imbarazzo iniziale. Quello dovrebbe darmi un po’ di vantaggio. Controllo l’ora: mancano ancora cinque minuti all’orario concordato. Decido di non fare il fiscale, mi avvicino al civico e mando un messaggio. La vibrazione annuncia la risposta. Terzo piano, porta centrale. La trovi socchiusa. La serratura scatta con un ronzio, apro il portoncino di ingresso e salgo.
Il corridoio è avvolto dalla penombra e c’è un profumo di agrumi misto a qualcos’altro.
«Permesso?» chiedo mentre mi chiudo la porta alle spalle. Mi levo le scarpe e muovo qualche passo lungo il corridoio a piedi scalzi. Il pavimento è piacevolmente fresco. «Permesso?» ritento giusto per cortesia.
«Spogliati nudo». La voce maschile è bassa e roca e mi vibra nella pancia.
Mi sfilo maglietta e pantaloni e li butto a terra. Ho le mutande appiccicose di liquido preseminale. Levo anche quelle e nel farlo mi bagno le dita. Il pene mi sta bello dritto e ondeggia leggermente mentre faccio un passo in avanti. Mi vergogno, e con il palmo della mano me lo spingo contro la pancia nascondendolo un po’.
«Vieni avanti». Stefano ha proprio una bella voce ma è il risolino malizioso di Carla che aumenta la mia eccitazione. Con la mano mi spalmo il liquido preseminale sulla cappella e lungo l’asta. Ho già una voglia matta di eiaculare.
Mi affaccio al salotto e trovo Carla e Stefano dietro l’angolo, mano nella mano. Carla ha i capelli raccolti in una coda che le arriva alle spalle, gli occhi nocciola grandi e pesantemente truccati. La bocca è naturalmente carnosa e ammicca grazie al lucidalabbra. Ha il naso storto e un po’ grosso che le rende il viso ancor più interessante. Trovo le imperfezioni molto arrapanti. Indossa un babydoll nero che fatica a contenere il seno generoso. È più in carne di quanto le foto facessero intuire il che non mi dispiace. Le mutandine in pizzo sono tese e un po’ di tessuto le si è infilato tra le labbra della vagina depilata. Tolgo la mano dal mio pene altrimenti i giochi sono finiti ancor prima di iniziare.
Stefano mi afferra la mano e se la appoggia al pacco. La mano mi si riempie del suo pene turgido. «Ti piace?»
Non so se si riferisca a Carla o al contatto col suo membro. In ogni caso…cazzo, sì che mi piace, eccome. Faccio un cenno con la testa perché non ho saliva per lubrificare le parole. Stefano è nudo a parte un paio di boxer blu che ormai non riescono più a contenere il fallo. È abbronzato, e ha un fisico massiccio con la pancia rotonda e tesa. Gli uomini ben piazzati mi piacciono se principalmente attivi e dominanti. «A Carla piace sentirsi chiamare troia», dice Stefano premendomi il bacino contro la mano. Io gli stringo l’asta e tiro la pelle verso il basso. La voce di Stefano si arrochisce. «Dai, facci sentire la tua voce».
Il problema è che al momento la mia voce è in sciopero. Carla si abbassa una spallina del babydoll e scopre il seno. Il capezzolo, lungo quanto la falange di un mignolo, ha un’aureola piccola e scura. Sorride al mio imbarazzo. «Allora?» Carla mi incalza. Ha una voce rotonda che mi ricorda le ciliegie. Pensa a parlare, imbranato, mi dico mentre la saliva inizia a tornare. Forse è merito delle ciliegie. «Nei messaggi facevi il porco. Che ti succede? Leone da tastiera?» rincara Carla.
La provocazione mi stura. «Senti troia, che dici di fare un giochino? Così vediamo chi è cosa». Lascio il cazzo di Stefano e porto la mano sinistra al capezzolo di Carla e la destra a quello di Stefano. Li stringo forte fino a cavare un urletto da entrambi. Non si ritraggono però. Si lasciano stringere mentre si chinano a baciarsi. O, meglio, a far mulinare le lingue che si incrociano come piccole spade carnose. Oh, cazzo, sì! Li spingo verso il divano poi urto Stefano e lo faccio cadere seduto. Gli sfilo i boxer e glieli metto in testa, calandoglieli sugli occhi per oscurargli la vista. Glieli tiro sul naso in modo che non riesca proprio a vedere. «Adesso facciamo così, puttana», dico rivolgendomi a Carla. «Ci lavoriamo a turno il cazzo di tuo marito con lingua e bocca e il porco deve indovinare chi glielo sta lavorando. Vediamo se sei una cagna così brava da farti riconoscere». Spalanco le gambe di Stefano e mi metto in ginocchio tra le sue gambe. Carla si infila due dita negli slip e si massaggia la vulva. «Vieni qui troia, in ginocchio anche tu». Carla mi si mette di fianco e mi lecca la faccia, poi mi passa la lingua sulle labbra. Il mio basso ventre è un grumo di calore. Spero che non mi tocchi il cazzo o sborro all’istante. «Sei pronto, maiale?» chiedo a Stefano. Si sta tenendo il pene gonfio in mano. Cristo se è grosso. «Mettiti le mani dietro la schiena. Ti possiamo toccare solo noi, chiaro?»
Stefano obbedisce con un grugnito. «Dai puttane, iniziate però!»
Questo sborra anche più in fretta di me, penso. Tiro fuori la lingua e gli raspo il frenulo. È appiccicoso di presborra. Stefano geme e inarca il bacino. Gli do un’altra leccata. Stefano bara, toglie la mano da dietro la schiena e la allunga per afferrarmi la testa. Mi scosto in tempo. Carla gli tira una sberla sulla cappella. «Devi ubbidire, porco. Le mani dietro la schiena».
Adoro questa donna! «Allora maiale, chi te lo ha leccato?» chiedo perentorio a Stefano.
Il maritino farfuglia. Lo so, sono stato bastardo, un paio di leccate non sono facili da riconoscere. «Carla», tira a indovinare Stefano.
La mano di Carla si stampa di nuovo sulla cappella del marito a cui sfugge un gridolino di dolore. Ha il cazzo che pulsa e la cappella è bella rossa e turgida.
«Sbagliato amore mio. Era Andrea», dice Carla con voce severa. «Che maschio sei se non riconosci la lingua di un uomo da quella di una donna. O forse sei frocio?»
Ora è il mio pene a pulsare. Devo respirare a soffietto per trattenere l’orgasmo. Sono troppo eccitato cazzo, ma questi sono proprio due gran porci.
«Riproviamo!», dice Carla con tono minaccioso.
Il cazzo di Stefano si è un po’ sgonfiato. Forse si è sentito punto sul vivo. Carla ha le labbra tirate in un sorriso contaminato da un ghigno. Le sue dita si stanno muovendo con forza e ritmo sulla parte alta della vagina, all’altezza del clitoride. Ha le mutandine abbassate. Fa sparire le dita dentro le labbra gonfie e carnose. Le ritrae con un risucchio bagnato e torna a pastrugnarsi la figa. Con un cenno della testa mi invita a occuparmi del cazzo di Stefano che è appoggiato sulla pancia. Glielo prendo con indice e pollice. Faccio piano per non dargli indizi. Apro la bocca e mi calo sull’asta. Serro le labbra facendo attenzione a non far sentire la barba e mulino la lingua. La carne mi si ingrossa in bocca e me la riempie. Sento la cappella sfregarmi contro il palato e dirigersi verso la gola. Questo mi soffoca, penso, e glielo lascio.
«Allora?» chiedo con la bocca impastata dal sapore del suo cazzo.
Stefano mugugna qualcosa.
«Rispondi frocio!» gli intima Carla.
Stefano geme. È in difficoltà. Non ci ha capito un cazzo e sa che la deve sparare. Cinquanta e cinquanta.
«Eri tu», dice col fiato rotto.
Ahia. Carla si alza, gli strappa i boxer dalla testa e gli grida contro «Frocio del cazzo, mi sa che hai bisogno di ripetizioni». Sorride, mi scansa, gli afferra i fianchi e gli ingoia il cazzo. Stefano geme, si inarca e le prende la testa con le mani. Mi scatta qualcosa. Gli tiro una sberla. «Mani dietro la schiena porco, il gioco non è finito».
Con mia sorpresa, Stefano mi ascolta. Il basso ventre gli trema e ha il respiro affannoso. Sta per venire. Grugnisce e lei rincara la dose. Con le labbra arriva alla base dell’asta e gorgogliando scuote la testa. Gli sta facendo un pompino con la gola. Stefano urla e contrae il bacino una, due, tre volte. Lo rilassa e trema tutto. Carla si stacca e tiene le labbra serrate. Mi si avvicina, preme le sue labbra contro le mie e me le divarica con la lingua pregna della sborra di Stefano. Me la spalma sulla lingua: ha un sapore dolce, giusto un po’ salato nel retrogusto. Carla deglutisce la sborra di Stefano e lo guarda. «Ora hai capito la differenza tra una donna e un uomo?» dice severa, ma sorride.
«Sì, amore, grazie per la lezione. È stata magnifica». Stefano ride e mi fa l’occhiolino.
Carla mi afferra il cazzo, lo soppesa e lancia uno sguardo malizioso al marito. «C’è del lavoro da fare, caro».
Il mio pene si drizza ben bene sull’attenti. Stefano mi guarda un po’ imbarazzato. Non sembra averne molta voglia. Lo capisco, ha appena sborrato e l‘eccitazione gli è scesa parecchio. Per un uomo, succhiare il cazzo di un altro uomo richiede un bel po’ di libido. Non mi piace forzare i giochi, così vado in suo aiuto. «Senti puttana, perché il lavoro non lo fai tu e gli mostri come fare?»
Stefano sospira di sollievo. Carla si inginocchia e con l’indice richiama Stefano al suo fianco. Lui obbedisce, incerto. Non è sicuro di aver scampato il pericolo.
«Guarda bene perché poi toccherà a te», dice Carla afferrandomelo alla base, asta e testicoli assieme. Schiude le labbra e me lo avvolge. Dio se è calda. Cerco di pensare ad altro per non eiaculare all’istante. Guardo Stefano. Non sembra dispiaciuto che sua moglie si sia attaccata al cazzo di un altro. D’altronde, se voleva evitarlo, avrebbe dovuto succhiarmelo lui. Prendo la coda di Carla e le tiro la testa verso il mio bacino. Lei si prende il mio cazzo fino in gola e mi guarda mentre se lo lavora gorgheggiando. Spingo il pube contro la sua bocca. Lei dà un colpo di tosse ma non molla. E continua a tenere i suoi occhi incollati ai miei. Cazzo, dovrebbe essere proibito farlo alla prima sborrata. Mi tiro indietro per levarglielo di bocca, non voglio sborrare. Carla mi afferra le natiche e mi imprigiona. Preme la lingua sotto il mio frenulo e muove la testa avanti e indietro. Rantolo e mi dimeno ma il ventre mi si contrae e mi esplode l’orgasmo. «Bevila tutta, cagna bastarda», dico prima di prorompere in un gemito acuto e prolungato.
Carla non si stacca e continua a limonarmelo. Sento la mia sborra che mi si spalma sul pene. Mi ritraggo ma lei non molla. Mi prende il cazzo ancora duro con la mano e lo scappella forte mentre tiene la cappella avvolta con le sue labbra. Il piacere si mischia a una punta di dolore. Grugnisco e lei aumenta il movimento della mano. Dio che stronza!
Finalmente si stacca. Stringe con la mano le guance di Stefano e lo forza ad aprire la bocca. Avvicina le sue labbra come per baciarlo, poi gli sputa dentro un impasto di saliva e sborra.
«Prima Andrea ha assaggiato la tua, ora tu assaggi la sua».
Stefano ha un’espressione tra la sorpresa e il disgusto.
«Avanti, ingoia!» gli ordina Carla.
Stefano ubbidisce. Apre la bocca e ce la mostra. «Contenti?»
«Cazzo che due maiali che siete!»
Carla si toglie il babydoll e le mutandine. «Andiamo a fare una doccia».
Il bagno è grande e il piatto doccia non è da meno. In tre ci si sta tranquillamente. Carla apre l’acqua e inizia a masturbarsi. In effetti nessuno si è ancora occupato di lei.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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