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GINOCONDOR65...ci ha inseriti in un suo racco


di Membro VIP di Annunci69.it Gibberish
23.12.2024    |    600    |    14 9.8
"Tutto è fuorché passivo, considerato che sfodera subito un discreto arnese e si fa segare pure lui..."
GINOCONDOR65.....ci ha inseriti in un suo racconto che ci ha emozionato.
Gli abbiamo chiesto di poterlo condividere per il piacere di tutti voi...Godetene....

GIBBERISH, IL SENSO RITROVATO

Gibberish è un suono di coppia dolce, come la G iniziale che evoca alla mente il mitologico punto del piacere femminile, ma è più profondo. Quando ho visto il loro profilo mi sono incuriosito, perché appare sempre e solo lei e per me questo va bene. Perché a me piace la femmina, se non si fosse ancora capito.
Piace la donna che sa giocare, piace la libertà che il suo corpo esprime, piace immaginare, fantasticare di essere lì con lei.
Ma è una coppia che per un certo tempo ha giocato solo con i singoli, così almeno scrivono. E adesso vogliono aprirsi al gioco delle coppie e sì, insomma, mi sono piaciute queste premesse.
Ma siccome sono curioso per natura, ho voluto scavare un po'. E ho scoperto (lo ignoravo, confesso) che Gibberish è una filosofia, un apparente senza senso che invece serve per andare oltre gli stereotipi.
L'altra sera a letto, mentre una compagna di turno dormiva nuda e profumata, sotto il piumone, il sonno dell'appagamento, mi sono messo a leggere i messaggi che avevo ricevuto e uno in particolare mi ha colpito: una singola che si autoescludeva considerandosi non nel mio target, anche se... anche se riteneva vi fossero troppi stereotipi. Vedremo.
Ma il soggetto di questo racconto è la coppia Gibberish e non riesco a immaginarmi lui cuck.
Si definiscono “longennials” e questo è piacevole perché vuol dire che hanno lo spirito giusto per stare su questo sito da protagonisti assoluti. Gli ho pure chiesto una foto per ispirarmi e carinamente hanno detto "no", nel massimo rispetto. Quello che non può mai mancare perché questo è un gioco, un gioco di ruoli, di corpi, di sensi.
E allora voglio dedicare alla lei Gibberish tutte le attenzioni che un maschio può riservare a una donna giovane dentro. Dotata di estro e fantasia, soprattutto di esperienza.
Fondamentale per assaporare appieno la mela del peccato e sorpassare i pregiudizi.
Cara Gibberish, sei una statua vivente. Lo sei quando giochi al vedo non vedo dei reggiseni che custodiscono miracolosamente quelle due ampolle del piacere che sono gemelle e dure in maniera dolcemente innaturale. Scorgo solo la punta di un capezzolo e trovo quella foto carica di un erotismo che molte ventenni neppure immaginano. Sei spietata quando ti pieghi col busto in avanti, a una ringhiera, lo slip che finisce per essere risucchiato tra quelle natiche sode che giustamente sfoderi al vento. C'è un qualcosa di voyeur e peccaminoso nella sfida che lanciate ai perbenisti, agli ipocriti, agli steccati ideologici, voi che amate un altro tipo di stecca per farla stare bene.
Vi vedo. Vi incontro con fare fintamente casuale. Perché riconosco lei, perché riconosco te. E mentre porgo la mano convenzionale, già assorbo l'energia della tua mano che immagino scivolare sul mio inguine fino al pube e giù verso quella protuberanza che tu, con fare da geisha, sai subito risvegliare dal torpore.
Intendiamoci, non devi fare molta fatica, ma ti fermo subito perché così, sulla passeggiata a mare, finiremmo subito col richiamare l'attenzione di qualche sfigato che ci vuole denunciare per atti osceni in luogo pubblico.
Non esiste oscenità nel sesso, ma solo negli occhi di chi guarda.
E io guardo i tuoi seni, Gibberish, che non sono per niente osceni, anzi sono la scena preferita per eccitarmi. Loro come i tuoi glutei che passo freneticamente a baciare adesso che ci siamo spostati dietro una siepe e avrei una voglia matta di farmi leccare, ma sarebbe sciocco accelerare, per cosa poi, per mettere il record di cosa?
No, vederti adesso con la mano che mi massaggia l'uccello, mi fa sentire felice. Semplicemente felice.
Il tuo lui è lì che si eccita nel vederti in azione. Tutto è fuorché passivo, considerato che sfodera subito un discreto arnese e si fa segare pure lui. E tu con colpi da maestrina, sei consapevole di averci entrambi in pugno e pronti all'azione.
Io ti sfilo le mutandine che vorrei strappare a morsi, ma così banalizzerei tutto. Non abbiamo vent'anni, non siamo più così irrequieti fisicamente, conosciamo il piacere del tempo giusto. Tu, in particolare, Gibberish, sai come fare. E lo fai divinamente, ogni massaggio un gesto gentile, ogni volta che stringi la mano attorno al membro sai dosare la forza e osare, ogni volta che lo sbatti - e uno e due e tre e quattro colpi - sai che stai strofinando una scimitarra e lo fai, dolcemente e fieramente stronza, guardandomi dritto negli occhi come a dire, parliamo.
Parliamo Gibberish. Questo nome significa senza senso, ma un senso in quello che stai facendo lo hai. E se le mie dita frenetiche entrano nella fessura, se si intrecciano con le dita di lui in una gara a chi ti sfiora più intensamente, senza penetrare d'impeto ma massaggiando delicatamente, è solo perché sappiamo tutti e tre che portarti su di giri significa poter godere, noi per primi, di te all'apice dell'eccitazione.
Quello che amo, di te, è l'esperienza. Sai che sei bella, lo sei sempre stata e continui a osservare dall'alto le giovani che si concedono ai colpi degli stalloni impersonali senza neppure sapere cos'è il piacere. Quello fisico lo provano anche loro, certo, ma quello mentale è un affar serio. Non s'improvvisa. Non è una sveltina. E' un rito di corteggiamento.
Questo penso mentre con lo sguardo chiedo al tuo lui il permesso. Tu ti pieghi verso di me e inizi a baciarmi sulla punta del pene. E già la tua lingua esperta si fa largo attorno alla mia cappella che risponde, felice, ai tuoi solleciti.
Lo fai mentre lui ti prende da dietro e ti penetra. E capisco che è entrato nella vagina da come inizi a succhiarmelo. Perché se all'inizio era un goloso pompino che avrebbe fatto contento chiunque, adesso sei un'idrovora che mi sta succhiando l'anima.
Brava Gibberish, il tuo senza senso ha un senso per me. E starei ore a farmi spompinare mentre lui ti chiava dietro questa siepe mentre vedo, non lontana, una coppietta che cammina col passeggino e un paio di giovani innamorati che credono ancora in Cupido. Vorrei liberarmi, vorrei sborrare per raggiungere l'apice ma sarei egoista. Così ti prendo la testa, sfilo il cazzo dalla bocca e ti bacio appassionatamente, inginocchiandomi, mentre l'altro continua a spingere con veemenza ignorando me e pure te tanto è eccitato al pensiero.
Ti bacio e ti prendo le mammelle come coppe. E già scivoli a pecorina, perché lui incalza e tu cedi, lentamente, ai suoi colpi. Io mi siedo davanti a te e inizio a segarmelo lentamente mentre guardo il tuo corpo, sento il tuo respiro che ansima, cerco il tuo sguardo per dirti “guarda me adesso”, guardami mentre il cazzo ti apre come burro, guardami mentre la fica si scalda e già vedo lui che arretra quel tanto che serve per appoggiarti la cappella umida all'imboccatura del culo, fino a sondarlo e ad entrarci con una finta dolcezza, perché lui sa di cosa sei capace, lui sa cosa ti piace. E io non vedo che te lo sta fiondando tra le mele, ma lo vedo dai tuoi occhi, dal tuo sguardo che per un attimo, un attimo solo, ti fa sembrare sottomessa e già con un colpo dei capelli al vento hai cambiato espressione e adesso sei infoiata, adesso sei calda, adesso hai ripreso il comando.
E più lui spinge, più tu arretri i colpi col culo, per spingerlo più dentro, per sentirti posseduta, per farlo esplodere.
Non resisto Gibberish. Le mie mani che poco fa avevano accolto il tuo volto nell'atto di toglierti l'uccello di bocca, adesso bloccano la testa e la spingono verso il sesso. Succhia dolce Gibberish, succhia la mia nerchia che torna a gonfiarsi sotto i colpi della tua bocca che perpetua i colpi del tuo corpo che assorbe, a sua volta, la spinta del tuo lui.
E' un suono gutturale quello che accompagna la sua venuta, quella che ti inonda la schiena, il fiotto caldo che a te piace perché hai una sensibilità così sviluppata che ti consente di riconoscere quello sperma tra le decine di liquidi che hai accolto sul tuo corpo, sui tuoi seni, sul tuo volto, tra le cosce, nella profondità. Quei sorrisi di uomini appagati, quelle carezze che ti accompagnano per giornate intere nella memoria, quel cazzo leggermente torto o all'insù, quel membro barzotto che non riusciva a sollevarsi ma che tu hai portato all'erezione per i secondi necessari a farlo esplodere, quel cazzo d'acciaio che non riuscivi a piegare neppure dopo mezz'ora di pompino perché era meglio stancarsi la mandibola che continuare a prenderlo nell'ano, quelle due fave che hai svuotato in fica perché la coppia di uomini mancava a te regina del sesso.
Il tuo lui adesso è vuoto, si pulisce velocemente la punta gocciolante con la tua bocca e io capisco che dobbiamo spostarci. Questa scena ha stuzzicato l'attenzione di qualche donna infelice che vorrebbe essere qui con noi, ma non ce la fa e allora ha telefonato a una pattuglia che si sta avvicinando. Ci dividiamo un attimo. Il tuo lui è intelligente e cammina verso la folla. Io e te rimaniamo quasi impacciati, ma per te non è un problema avendo la gonna, io fatico un attimo a infilare il coso teso nel pantalone e già siamo mano nella mano come due fidanzatini di Peynet che attraversano il ponticello pedonale per allontanarci di quel tanto che serve per diradare ogni sospetto.
Arriviamo alla macchina che il tuo lui aveva parcheggiato non distante. Siamo in un cono d'ombra. Il vento caldo ci coglie impreparati e la tua gonna svolazza quel poco che serve per risvegliare i miei sensi non sopiti. Estraggo le tette dal reggiseno che le tiene, se possibile, ancora più ritte. Mi sbottono i pantaloni e tu già tiri giù i miei slip, prima che il cazzo sia così in tiro da strapparli. E riprendi da dove avevi interrotto, tornando con la bocca a occuparti del mio uccello, mentre con le mani afferri i miei fianchi quasi volessi sfondarmi l'inguine tanta è la voracità.
Ti alzo, ti giro e ti piego a pecorina sul cofano. Infilo la lingua tra le natiche e ti lecco la fica fino a cancellartela.
Tu un po' ci stai e un po' no, perché i preliminari sono durati già troppo.
Adesso vuoi sentire l'uomo. E io non posso deluderti. Ti allargo appena le labbra della fica, quel tanto da infilare la capocchia e sentire il sentiero caldo e lubrificato. I primi colpi servono per prendere il ritmo del cuore. E so che non verrò lì dentro, ma adesso vado a fondo perché il mio cazzo chiede di divertirsi. Punto al culo, Gibberish. lo sai da quando mi hai scritto la prima volta. Pompini e culo, in primis.
E sono felice di entrare in un anfratto che è ben massaggiato da un'esperienza longennials.
Sai che un pene medio è di 15 centimetri? Tu li vuoi più grandi ma quella è la media.
Sai che ti penetra almeno trenta volte in un minuto?
Sai che un rapporto medio è di otto minuti?
E sai che a volerlo contare, in un anno di scopate ordinarie tre volte la settimana, avresti preso sei chilometri di cazzo?
Sai anche che questi calcoli non vanno bene per te, che di chilometri ne hai fatti percorrere almeno quattro volte tanto. E che di schizzi non meno del triplo ne hai collezionati. E sai che i giovani che hai ospitato tra le cosce hanno poi ricercato la tua capacità mentre scopavano le coetanee. Sai che i traditori sono tornati dalle loro femmine illudendosi di continuare a chiavare te. Sai che chi ti ha riempita di insulti durante l'amplesso l'ha fatto pensando che questo ti eccitasse, sbagliando. Sai che per quanto indolenzito il corpo è stato poi massaggiato con unguenti che hanno riportato il sereno.
E sai anche che mentre te lo spingo nel culo, mentre con le mani impugno le tette, mentre cavalco il tuo corpo, sono tuo.
E tu sei la regina di questo gioco che finisce non appena la prima goccia spunta nel taglietto.
Vorrei sborrarti ovunque. Nel culo, continuando a pomparlo. Nella fica per sentirla riempita da un lago di seme. Sui piedini della perversione cercando di cancellarti lo smalto. Tra le tette che hanno massaggiato gli uccelli più grossi del creato. Su quel bel visino che hai. O in bocca, ecco, sì, la bocca, la tua boccaaa, la boccaaaaaaa.
Il tuo lui ci ha raggiunto. Sorride perché in realtà ha visto tutto, non come cuck, ma come compagno d'avventura.
Ci stringiamo la mano e ci salutiamo aspettando le prossime folate di vento, del vento della passione.
Tu sorridi, perversa. Con la lingua ripulisci le ultime gocce che sono appena uscite dalla tua bocca tanto era il carico che conservavo nella mia vena del piacere. Gibberish ha più senso di quanto gli altri non immaginino.
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