trans
Sottomesso da una trans
di ambrogiofusella
29.03.2012 |
41.989 |
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"Il sapore era quello che gli odori lasciavano prevedere, ma ormai ero privo di qualsiasi volontà, incapace di qualsiasi iniziativa che non fosse assecondare..."
Abitavo nella zona della stazione e sapevo che nei paraggi c'erano delle strade in cui battevano le trans, così, ogni volta che potevo fare un po' più tardi, ci facevo un giro, e non avendo ancora l'età per la patente,facevo delle lunghe passeggiate. Ero solo un ragazzo, e le passate esperienze di sottomissione con il mio padrone mi avevano reso timido e dimesso, ero per di più decisamente minuto, e in quel contesto, con la vergogna che copriva il desiderio e l'aria spaventata, nè loro nè i loro clienti si sentivano minacciati dai miei passaggi, anzi, dopo un po' notai un certo sorriso sul volto di alcune di loro, e in breve fui in grado di riconoscere tutte le ragazze che lavoravano nei dintorni, le loro abitudini, i luoghi dove si appartavano e anche i clienti abituali.Erano tutte brasiliane, più o meno scure, più o meno alte, alcune con seni appena abbozzati, altre con tettone imbarazzanti, ma quello che attirava la mia attenzione era il cazzo che quasi tutte, al passaggio delle auto, mostravano con un orgoglio che io non avrei mai avuto. Abituato al corpo decisamente maschile del mio padrone e dei suoi amici, guardavo con curiosità morbosa quegli eccitanti esseri che fondevano il meglio del maschio con il meglio della femmina in un unico corpo, ma non avrei mai avuto il coraggio di fare nulla, anche perchè sapevo che erano li per fare sesso a pagamento, e io non avrei mai potuto spendere la mia paghetta per andare con una di loro, perchè avrebbe voluto dire rimanere senza soldi per un mese.
Un giorno passai accanto una di quelle un po' meno femminili, non era molto alta, era chiara di carnagione, aveva i capelli ossigenati e lunghi, era molto truccata, aveva un fisico decisamente maschile, con pochissimo seno e pochissimo culo, e soprattutto aveva un cazzone enorme che agitava nell'aria come un manganello di carne. Da quella prima volta mi rimase talmente in mente che alla fine i miei giri fra le trans diventarono giri per cercare lei, e mi concentrai maggiormente sulle sue abitudini.
Avevo visto che quando il cliente non aveva la macchina si apppartava in un giardinetto cinto da cespugli alti, li c'era un angolo particolarmente buio, con un grosso arbusto che occultava ulteriormente la visuale, anche se, entrando da un lato e avanzando lungo la parete cespugliosa, si poteva arrivare ad un punto da cui si riusciva a vedere per un breve attimo quello che succedeva, ed ebbi l'impressione che lei, accortasi dei miei passaggi, quando era appartata li e lo stava spingendo in gola o nel culo a qualcuno, facesse in modo che io passando potessi vedere chiaramente quello che faceva.
Lei era prevalentemente attiva, non mi sembra di averla mai vista subire una inculata, a volte la vedevo in ginocchio intenta a succhiare, ma nella maggior parte dei casi era lei che si faceva succhiare il paletto o inculava selvaggiamente i clienti, e io, orfano da tempo delle sedute con il mio padrone, rimanevo affascinato pensando a cosa potesse provare il poveretto che lei si faceva e a quanto mi sarebbe piaciuto se il culo aperto in due da quel grimaldello di carne fosse stato il mio, ma dato il digiuno anche semplicemente pensare di toccare quell'enorme salsicciotto mi faceva pulsare il buchetto.
Una sera non la trovai al suo solito posto di battuta e quindi mi diressi verso il parchetto nella speranza che il cliente che stava servendo non fosse stato in auto, e infatti la trovai li, ma era sola, dava le spalle al mio punto di osservazione e stava armeggiando con il suo tarello, probabilmente aveva finito e si stava risistemando, comunque trovarla da sola era un eccitante diversivo, e ne approfittai per muovere qualche passo verso di lei per vederla più da vicino. Evidentemente aveva sentito qualcosa, perchè si girò, e vedendomi mi sorrise faccendomi un cenno con il capo, a quel punto mi sentii autorizzato ad avvicinarmi di più.
Lei si era girata ma non aveva smesso di armeggiare con il suo cazzone, e io ne ero letteralmente ipnotizzato, "Ciao bello, ti ho visto che mi spii quando vengo qui, ti piace guardare?" Non sapevo cosa dire, rispondere si mi sembrava inutile date le circostanze, e in più ero arrivato così vicino a lei che potevo finalmente vedere bene quel bastone enorme e il mio cervello era andato completamente in tilt, potevo vedere l'asta lunga e diritta, la cappella che sporgeva, le grinzose palle depilate, e soprattutto potevo apprezzarne appieno la dimensione.
"Lo vuoi toccare?" Io continuavo a rimanere muto, incapace di spiccicare una singola parola, ma la mia mano partì da sola verso quel capolavoro: era lungo una trentina di cm e grosso come il mio polso, sentivo la sua consistenza nella mia mano e contemporaneamente la morbidezza della sua pelle, accarezzando le vene che lo striavano rimasi impressionato dal suo peso, non era eretto ma era comunque molto grosso, era quasi completamente depilato, aveva lasciato un piccolo ciuffetto triangolare sul pube dove l'asta si univa al suo corpo, e quel ciuffetto così simile a quello di una figa, posto alla radice di un cazzone così maestoso, era estremamente sexy, in breve mi accorsi di aver cominciato una lenta sega.
Era circoncisa, e quindi la cappella rimaneva sempre scoperta, era la prima volta che vedevo un cazzo circonciso, e questo aumentò la mia curiosità, quel tanto che bastò per fammi abbassare ulteriormente il capo e in quel momento sentii la sua mano che afferrando saldamente i miei capelli accentuava quel movimento. Le mie ginocchia si piegarono e mi trovai accovacciato con il suo cazzo davanti agli occhi. Il suo odore fu una frustata, odorava di profilattico, di piscio e di merda.
Rimasi per un attimo a guardare quel manganello di carne dalla nuova angolazione, era impressionante, a prescindere dal fatto che l'oodore non era affatto invitante pensavo che non sarei mai riuscito a prenderlo in bocca come facevo normalmente, la cappella era enorme, si staccava dall'asta allargandosi come la punta di una freccia, l'asta era diritta, lunga, spessa, il suo peso era tale che afferrandolo alla base si faceva fatica ad agitarlo, ma mentre ero perso in queste analisi lei se lo afferrò e tenendomi la testa ferma per i capelli cominciò ad agitarlo violentemente colpendomi sul volto, era una cosa che le avevo già visto fare con altri, ma questa volta ne subivo io gli effetti.
I colpi si susseguivano, il naso, le labbra, gli occhi, gli zigomi, mi colpiva ovunque e provare fisicamente il peso di quel cazzo sul mio volto aveva un effetto devastante sulla mia mente da sottomesso: ogni colpo mi faceva scendere un gradino su quella scala che porta verso l'annientamento della volontà, ogni volta che quel cazzone mi colpiva sentivo che avevo perso un altro pezzo della mia dignità, così che quando cominciò anche a sputarmi sul viso e a usare la sua mazza per spalmarmi i suoi sputi densi e appiccicosi dapertutto, la cosa mi trovò pronto ad accettarlo, e capì immediatamente che rifiutarmi di prendere in bocca quel cazzo su cui diversi culi avevano lasciato le loro tracce sarebbe stato semplicemente impossibile.
Infatti un attimo dopo, quando lei puntò la cappellona sulle mie labbra e spinse, trovò la mia bocca aperta per accogliere la sua cappellona, pronta ad assaporarla a pieno. Lei spinse fino in fondo tenendo la mia testa con una mano e la sua mazza ancora a mezzo servizio con l'altra, ma la cappella mi urtava in fondo alla bocca e non mi arrivava in gola come tutti i cazzi che avevo succhiato fino a quel momento, tanto che tenere le mani sulle sue cosce per evitare di finire soffocato era inutile, l'unico risultato che quella pressione nella mia bocca otteneva, era quello di farmi percepire appieno la dimensione del suo cazzo, annichilendo ogni residuo di volontà che mi era rimasto e rendendomi completamente succube del suo bastone del comando.
L'unica cosa che potevo fare era leccare dove, se non fosse stata circoncisa, ci sarebbe stato il frenulo, con una mano impugnavo la mazza dietro dove l'impugnava lei, mentre con l'altra tenevo le sue palle puntandole un dito sulle grinze del buco del culo. Lei percependo la mia resa mi lasciò il controllo del cazzo mollandomi anche i capelli e io, dopo essermi estratto la cappella dalla bocca, cominciai a leccargli tutta l'asta per ripulirla, come mi era stato insegnato dal padrone. Il sapore era quello che gli odori lasciavano prevedere, ma ormai ero privo di qualsiasi volontà, incapace di qualsiasi iniziativa che non fosse assecondare le voglie della mia nuova padrona, e in assenza di direttive precise procedetti in automatico a ripulire il suo cazzone come ero stato addestrato a fare, prima lo riempivo di saliva, poi lo leccavo ingoiando tutto procedendo dal solco sotto la cappella verso le palle e viceversa, soffermandomi soprattutto dove la lingua sentiva più forti i sapori.
Mi parlava, diceva delle cose, ma io avevo la testa che mi rimbombava, non afferravo quello che mi diceva, di tanto in tanto mi arriva una sberla che mi feceva perdere il contatto con il cazzo, ma io lo riafferravo e continuavo il lavoro di leccaggio che avevo esteso alle palle e all'interno delle cosce, lei gradiva, lo capivo dallo sforzo che dovevo fare per tenere il cazzo con l'angolo giusto, visto che oramai se lo lasciavo andare puntava decisamente verso l'alto. Ormai l'opera di pulizia era finita, anche le parti più amare erano state ripetutamente leccate, il solco intorno alla cappella era stato ripulito e il cazzo odorava solo di cazzo, lei mi gratificava con qualche saltuario sputo, io ingoiavo quelli che mi spediva in bocca e provvedevo autonomamente a spalmarmi ovunque quelli che mi colpivano sul viso.
Poi si girò e mi schiacciò il culo sul volto, probabilmente mi aveva anche ordinato qualcosa, ma io avevo nelle orecchie solo un ronzio assordante e mi muovevo preso da quel perverso automatismo che scatta quando una personalità dominante si impossessa del mio corpo, quando la mia parte cosciente si rifiuta di registrare gli ordini che la mia parte inconscia è pronta e desiderosa di eseguire. Gli allargai il culo e cercai con la lingua il buco, trovandolo non meno odoroso di quanto non fosse stato il cazzo, e cominciai a leccarlo e a succhiarlo come va fatto, puntavo la lingua sul foro e contemporaneamente succhiavo per penetrare a fondo con la lingua, leccavo tutto il solco allargandole bene le chiappe, tiravo in fuori il buco con le dita per farlo aprire bene e arrivare con più faciltà con la punta della lingua fra le grinze dei suoi petali, facevo aderire le labbra al buco succhiandolo con forza, insomma applicavo tutto il repertorio che avevo maturato negli anni in cui ero stato al servizio del mio padrone, lei da parte sua spingeva in fuori il buco per facilitarmi il compito e si dimenava per sentire meglio la mia lingua dentro di lei.
continua.....
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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