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Il medico mi (con)cede ai camionisti


di SvevaDM
22.04.2024    |    5.919    |    12 10.0
"Gli ordinai di raccoglierlo con la lingua e poi lo baciai..."
Ci immettemmo sulla statale che erano da poco passate le 22. La mia mano, poggiata sul cazzo di Amedeo, non riusciva a contenerne l'eccitazione, per tanta che era. Ingabbiato in un gessato blu a righe bianche, continuavo a strofinarci su il palmo della mia mano, mentre le unghie laccate rosse ne stuzzicavano la cappella al di sotto.
"Fammi sentire quanto sei già fradicia" mi disse con gli occhi fuori dalle orbite, mentre la sua mano, fugace, si insinuava sotto la mini inguinale in pelle.
"Toglila, voglio vederti scendere dal suv con solo il perizoma."
"Quanto ti eccita portarmi a battere, eh? Sei proprio un cornuto."
L'insegna della tavola calda ci avvisava che mancavano 200 metri.
"Rallenta, devo risistemarmi il trucco."
"Tanto avrà occhi solo per il tuo culo e, 20 secondi dopo essere scesa, te lo sarai già fatto sbavare via dal suo cazzo. Puttana!"
L'indicatore della freccia iniziò a lampeggiare, mentre avevo già individuato lo Scania rosso di Franco, parcheggiato in fondo al piazzale. Il q5 scivolò in folle fino a posizionarsi, in parallelo, sotto il lato guida del bestione. Le tendine chiuse si mossero complici alcune folate di vento, mostrando l'abitacolo illuminato. Mentre Amedeo mise a tacere i 240 cavalli, io liberai il suo addome dall'oppressione della cintura.
"Qui c'è qualcuno che vuole uscir fuori, senti come scalpita..."
"E cosa aspetti, troia? Cosa pensi che sia venuto a fare da Roma sin qui?"
Iniziai a slacciare lentamente la zip del gessato, mentre da dietro la tendina si iniziavano ad intravedere i primi cenni di vita. Reclinò il sedile quel tanto che bastava per farsi calare i pantaloni ed avere una visuale comoda di ciò che da lì a poco sarebbe accaduto in cabina.
"Ma che ci fai con quel cazzo moscio? Veni 'cca!"
Franco ci aveva salutati. Canottiera bianca e slip neri, si stava menando il grosso cazzo che reggeva con la sinistra. Si alzò in piedi e, aumentando l'illuminazione in cabina, ci fece bella mostra del suo randello, facendolo sporgere dal finestrino.
"Lo vuoi assaggiare il vero cannolo siciliano?
Trasi (entra). Tanto iddu è cornuto, u facimo taliare (guardare)."
Sfilai la minigonna e mi chinai sul ventre di Amedeo per raccogliere le prime gocce di precum che stavano colando dalla sua cappella. Ebbe una contrazione per l'eccitazione. Mi diede il suo benestare infilandomi due dita inumidite nel culo che, in realtà, era un modo per valutare quanto, una volta risalita sul suv, sarei stata aperta. Scesi.
Il retro della tavola calda era pressoché buio. Amedeo ebbe così la brillante idea di azionare gli abbaglianti per illuminarmi nel breve tragitto per raggiungere la cabina rossa. In realtà, l'intenzione di quel cornuto era quella di rendermi visibile agli altri due tir parcheggiati in perpendicolare a quello di Franco, uno verde, con targa bulgara, ed uno bianco, italiano, dalla cui cabina al buio, si si intravedeva solamente una sigaretta accesa che veniva aspirata.
Franco aprì la portiera lato passeggero, allungandomi una mano per agevolare la salita. Lo stiletto del tacco 12 non aiutava.
"Sono passati quasi due anni..." non ebbi modo di finire la frase che Franco mi prese la testa, affossandola tra le su cosce.
"Questo è l'odore che tanto ti piace, sono stato 8 ore a guidare col cazzo in tiro. Annusa!"
Anziché retrarmi, avvolsi le sue cosce con le mie mani perché sarei voluta rimanere in eterno in quella posizione.
Si sfilò la canottiera e si accese una sigaretta, mentre continuavo a leccare-annusare-leccare-annusare i suoi slip.
"Ma questa cagna la tieni proprio a digiuno, guarda che fame, cornuto!" tuonò Franco ad Amedeo dal finestrino.
Mi alzai e ruotando su me stessa, mi sfilai il coprispalle, mostrandogli il culo. Accarezzando il suo addome, lo spinsi indietro, invitandolo ad accomodarsi sul lettino. Con entrambe le mani gli calai lo slip.
"Vuoi vino o birra?"
"Voglio il tuo cazzo! È da li che voglio bere!"
Mentre armeggiava col frigo in alto, estraendo una lattina di birra da discount, io iniziai a lappargli il cazzo. Iniziò ad ansimare, anche per far eccitare Amedeo. Si sedette con le braccia sollevate, tenendo con una mano la sigaretta e con l'altra la lattina di birra. A 4 zampe sulla moquette grigia che tappezzava il bisonte, facevo scivolare i 22 cm della sua verga sino in gola, usando le mani solo per accarezzargli i grossi coglioni ciondolanti.
"Senza mani!" e mi assestò 4 dita in viso.
"Sei migliorata in questi due anni, la gola è bella aperta. Gliene hai fatte di corna al medico."
"Come premio mi ha portata anche a Courmayeur"
"Dammi il telefono, ti faccio una foto col rossetto sbavato dalla mia nerchia e gliela mandiamo"
Sentimmo in cabina il suono della notifica sul cellulare di Amedeo, a pochi metri da noi.
Lui ci rispose inviandoci una foto del suo cazzo fradicio di umori e la cappella paonazza, più di quella di Franco imbrattata dal rosso ciliegia di Mac Cosmetics.
Alzatosi per spegnere la sigaretta, prese a scoparmi la gola, in piedi, facendomi apprezzare ancora meglio tutti i cm di carne viva. Avevo voglia di baciarlo e fargli sentire il sapore del suo cazzo. Mi alzai raggiungendo il suo viso, mentre la mia lingua ne tracciava la bisettrice sul petto. Gli succhiai i grossi capezzoli, mentre una mano continuava a segarlo. Quando lo baciai, la sua di mano, invece, corse tra le mie cosce. Tirò fuori il mio sesso e con una sola mano iniziò a segarlo insieme al suo.
"Piano, altrimenti i giochi finiscono" ebbi solo modo di dire.
La sua mano scivolò veloce dietro. Picchettò due dita sulla rosellina e inumiditane una, la infilò dentro senza particolari cortesie.
"È bollente ma va bagnato per bene" disse facendomi voltare e inginocchiandosi questa volta lui.
Presi ad ansimare, mentre mi lappava il culo in ginocchio, infilandoci prima una, poi due, financo tre dita.
Gli passai il preservativo già aperto, pregandolo di fare piano, perché ancora convalescente dei 6 cazzi presi negli ultimi 3 giorni. Inguantato, lasciò che fossi io ad impalarmi, spingendo il culo indietro nella giusta traiettoria. Non avvertì dolore e quasi subito lo sentì piantato fino alle palle. Appoggiai il viso sul lettino e sollevai ancora di più il culo. Iniziò ad incrementare il ritmo, assestandomi di tanto in tanto dei sonori schiaffi. Il rumore dei suoi coglioni che si infrangevano sul mio culo sovrastava i miei gemiti. Sollevò un piede, portandolo all'altezza della mia bocca. Presi a leccargli l'alluce.
Lo schermo del cellulare si accese. Era una videochiamata di Amedeo. Risposi
"Sta zitto, ascolta e segati. Questo qui mi sta spaccando il culo."
Amedeo rispose percuotendo il suo cazzo sul telefono.
"Avete fatto eccitare anche l'altro camionista. È sceso e sta fumando con una mano infilata nei pantaloni."
Scoppiamo a ridere.
In breve tempo, mi ritrovai a gambe in aria. Scopata come forse Franco aveva fatto con sua moglie la prima notte di nozze. Solo che sua moglie non aveva il cazzo, che di tanto in tanto, quasi vergognoso, Franco mi stuzzicava.
"Non resisto ancora per molto, i coglioni mi stanno esplodendo."
"E allora falli esplodere sul mio viso"
Inflisse gli ultimi colpi e mi fece inginocchiare. Giusto il tempo di sfilare il preservativo che una pioggia bianca e densa mi inondò viso e petto. Sembrava quasi ululasse nel mentre. Mi aveva ricoperta di sborra dovunque e, scuotendo, il cazzo sul mie guance mi fece dono degli ultimi schizzi. Ripulì il suo cazzo, mentre strappava 4 o 5 fogli di carta da un rotolo. Sarei voluta scendere col viso imbrattato come regalo per Amedeo ma il presentimento che la serata non fosse finita mi spinse a darmi una sistemata.
Scendemmo insieme, lui per salutare Amedeo e ringraziarlo e perché doveva pisciare.
Mentre scambiavamo due battute, come degli amici di vecchi data, il camionista del tir bianco passò alle nostre spalle, andando nel retro dei bagni, tra le siepi.
"Vai, non fare la timida. È un tipo di Pescara, ci ho parlato prima. Bel ragazzo." Disse Franco assestandomi uno schiaffo sul culo. Ancheggiando, praticamente mezza nuda, mi diressi tra le siepi.
Poggiato al muro, la patta dei pantaloni sbottonata ed il cazzo completamente in tiro, nascosto sotto la maglia.
"Ops, non avevo visto fossero occupati i bagni all'aperto" dissi con aria fintamente ingenua.
Sorrise ed alzò la maglia, lasciando cadere, come un ponte levatoio, il cazzo già perfettamente in tiro.
Con una spudoratezza che sino a qualche anno fa non mi apparteneva, mi inginocchiai, pompandolo. Anche lui mi baciò e corse a tastare il mio cazzo. Gli chiesi se volesse scoparmi e mi disse di sì. Ci spostammo per offrire una migliore visuale ad Amedeo. Mi prese in piedi, infierendomi colpi profondi e veloci. Non durò molto e venne riempiendo il condom.
Mi disse che un paio di volte al mese sostava a Latina e mi chiese il numero. Lo scambiammo e ci salutammo.
Si allontanò e, solo allora, Amedeo scese. Con i pantaloni calati e la camicia completamente sbottonata, si avvicinò brandendo due dita in aria. Mi voltai e le infilò nel culo. Le dita divennero tre, poi quattro. Appuntai il culo, poggiando le mani alla parete dei bagni. Il suo cazzo non lunghissimo ma largo entrò con facilità.
"Sei proprio la mia troia, ci vieni in Calabria con me questa estate?"
"Dipende da quante corna può reggere la tua testa..."
Sversò il suo seme nel mio culo e lo estrasse solo una volta moscio, facendolo colare sulle mie cosce. Gli ordinai di raccoglierlo con la lingua e poi lo baciai.
Grazie Amedeo, il miglior medico di Roma.


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