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Caterina ed i due garzoni egiziani


di SvevaDM
15.09.2023    |    1.627    |    16 9.6
"Un piccolo colpo di tosse e Caterina alzò la testa..."
Da quando 4 anni prima aveva divorziato, Caterina aveva cercato di riempire ogni singolo minuto della sua giornata pur di non pensare. L'immagine di suo marito Fabrizio, ormai ex, stimato radiologo della città, che scopava a gambe in aria la sua infermiera era un'immagine che ogni tanto tornava a farle visita, specie di notte, quando nonostante il Roipnol, di dormire proprio non se ne parlava. Il lavoro da commercialista la impegnava per gran parte della sua giornata, la pausa pranzo scandita tra una partita di tennis ed una nuotata in piscina. Era una donna piacente, poco più che cinquantenne, un metro e settanta più una decina di cm di tacchi a cui non rinunciava mai, seno prosperoso, che strabordava da camiciette di seta a cui abbinava i suoi tailleur gessati, quasi sempre in blu. Aveva ceduto negli anni a qualche piccolo ritocchino estetico, che non ne avevano però alterato la bellezza originaria, eredità di avi siciliani.
Quel sabato mattina si svegliò più tardi del solito, reduce la sera prima da una cena in cui aveva mal considerato gli effetti postumi di 3 calici di Chardonnay. Una volta in cucina, l'amara sorpresa di una dispensa pressoché vuota. Non aveva voglia di uscire e così ricordò di quel negozio in centro che effettuava consegne a domicilio, di cui si era spesso servita in tempo di Covid. Apri l'applicazione di telegram e dopo qualche tentennamento, cliccò su "Ahmed negozio". Sgranò gli occhi, pensando di aver sbagliato. Ma no, l'ultima conversazione del 2021 era ancora lì. Quella foto profilo era proprio di Ahmed. Un corpo ebano, piuttosto definito, da cui scendeva ciondolante un cazzo di almeno 20cm. Pensò che forse aveva chiuso l'attività ed usava telegram per altri scopi. Poggiò il telefono sulla penisola della cucina ma non riuscì a non pensare a quella foto. Realizzò così che non era solo la sua dispensa ad essere carente ma anche la sua vita sessuale.
"Buongiorno Ahmed, sono la signora Caterina, via dei Glicini 133, IV piano, interno 14. Effettuate ancora consegne a domicilio?"
La risposta affermativa non tardò ad arrivare e ad essa Caterina fece seguire una bella lista della spesa. Consegna previste per le ore 13.
Aveva due ore abbondanti per prepararsi. Mentre la vasca si stava riempendo, tirò fuori alcuni dei completini più sexy che avesse. Un'ora dopo, aveva indosso una guepiere bianca in pizzo. Scelse di non indossare il tanga abbinato, mentre agganciò le autoreggenti bianche al reggicalze della guepiere. Si truccò con minuzia, eccedendo su labbra ed occhi. Raccolse i capelli ma decise poi di lasciarli sciolti. Indossò la vestaglia di seta color prugna, che chiuse con un fiocco, e dei sandali da camera. Qualche minuto dopo il videocitofono la avviso che Ahmed era arrivato ma non da solo. Aprì il portone, mentre in preda allo sconforto pensava già di aver speso due ore inutilmente.
"Buongiorno signora Caterina, la spesa era tanta e così sono venuto con mio nipote, Mosezk".
Ahmed aveva poco meno di 40 anni. Era arrivato dall'Egitto da 15 anni. 1.85m, spalle larghe, capelli rasati e pizzetto nero. Suo nipote, Mosezk, ne aveva poco più di 20, capelli ricci, viso pulito.
"Mi spiace avervi scomodato in due, ora mi tocca come minimo offrirvi un caffè. Prima però devo chiedervi un altro favore: credo si sia otturato il lavandino del bagno. È sabato e non credo qualcuno possa venire ormai. Potreste dargli un'occhiata voi? Avete la nomina di essere un tuttofare..."
Ahmed non fece neanche finire Caterina di parlare che le chiese dove fosse il bagno.
"Mosezk, tu però vai a spostare il furgone dal passo carrabile, parcheggialo bene e porta la cassetta degli attrezzi che ho dietro."
Ahmed si stese a terra, sotto il mobile del bagno, e chiese alla signora di aprire il rubinetto. Ma Caterina decise di non perdere tempo. Mentre con una mano apriva il rubinetto, con l'altra slacciò la vestaglia. Ahmed non si accorse di nulla, finché non distolse lo sguardo dai tubi. A 30 cm dal suo volto, le cosce spalancate di Caterina facevano bella mostra di due grandi labbra carnose. La vestaglia calata sugli avambracci, i seni tirati fuori dalla guepiere ed una fica spalancata.
"Se puoi dare un'occhiata anche qui..."
Ahmed strabuzzò gli occhi e non ebbe neanche il tempo di rispondere. Caterina prese la testa di Ahmed e la spinse tra le sue cosce, mentre a cavalcioni gli montò sul viso. La tensione di entrambi si sciolse immediatamente, non appena la lingua di Ahmed iniziò a lappare la figa liscissima di Caterina. La succhiava, la baciava, la penetrava con la lingua, mentre Caterina cercava un appoggio nella mensola della finestra. Muoveva il bacino sul viso di Ahmed come fosse stata su di un toro al rodeo, offrendogli di tanto in tanto anche il secondo canale. In uno scatto repentino, invertì la posizione, dando ora le spalle al volto di Ahmed. Voleva tastare ciò che aveva visto in foto. Mentre Ahmed continuava a banchettare con la sua figa, Caterina iniziò a palpare la patta dei suoi pantaloni. Ne slacciò la cinta, abbasso la cerniera e le mani corsero veloci dentro. Era già durissimo, caldo. Ahmed sollevò il bacino e, come in un gioco di squadra che non ha bisogno di parole, Caterina ne abbassò calzoni e boxer in un colpo solo. Lo afferrò con entrambe le mani, per quanto grosso fosse, e dopo averne apprezzato le dimensioni, si chinò ad apprezzarne il sapore. Presa dalla foga, si lasciò scivolare quei 20cm abbondanti di carne dritti in gola in un colpo solo. Iniziò a succhiare in maniera forsennata, una sensazione di calore improvviso la pervase. Chiese ad Ahmed di infilarle due dita in figa e così dopo alcuni secondi lei gli inondò il viso, negli stessi istanti in cui Mosezk faceva per la seconda volta ingresso in casa. Si diresse con piede felpato in corridoio e capi che quelli che all'inizio sembravano lamenti erano in realtà gemiti di piacere. Sporse il viso dalla porta. La signora Caterina a cavalcioni sul viso dello zio, il cui cazzo usciva ed entrava dalle labbra rosse della signora che lo ingoiava sino alle palle. Si gustò la scena in maniera furtiva, poi realizzò che in qualche modo doveva palesarsi e che non era lui, semmai, a doversi nascondere. Tirò fuori il suo cazzo, duro dopo pochi minuti di quello spettacolo, e si appalesò sulla porta del bagno. Un piccolo colpo di tosse e Caterina alzò la testa. Capi che i cazzi da far godere adesso erano due. Non disse una parola, fece solo cenno al giovane nipote di avvicinarsi. I jeans di Mosezk caddero a terra, mentre Caterina iniziò a strofinare le sue labbra sul suo cazzo. Si sollevò dal viso di Ahmed che ebbe quindi a vedere suo nipote. Caterina, inginocchiata, si ritrovò due cazzi sul viso e due mani che le palpavano i seni. Si alternavana tra le due nerchie, cercando di misurare con la gola quale fosse quella più grande. Entrambe le ingoiava sino alle palle con non qualche sforzo, ma quello di Ahmed era più largo. Si alzò da terra ed afferrati i cazzi dei suoi amanti, li condusse in camera. Si stese sul letto e, questa volta, fu Ahmed a mettersi cavalcioni su di lei, riempendole di nuovo la bocca col suo cazzo. Il nipote invece fece sparire la sua faccia tra le cosce dell'avvenente signora. In uno slancio di generosità, Ahmed fece segno al nipote di sostituire la lingua col cazzo. Fu così che Mosezk appuntò la sua cappella sulla fica di Caterina, già abbastanza lubrificata. Con l'irruenza tipica di chi è giovane lo affondò in un colpo solo. Caterina ebbe un sussulto, soffocato dal cazzo che aveva in gola. Presero a scoparla all'unisono. Ahmed infilò prima uno, poi due dita nella figa di Caterina, già occupata dal cazzo del nipote. Fece segno al nipote di fermarsi, si stese sul letto e la fece salire su di se. Caterina si impalò sul cazzo di Ahmed. I grossi seni ballonzolavano su e giù, mentre si raccoglieva i capelli e sembrava fosse in preda ad una crisi mistica. Il nipote che intanto stava riprendendo fiato ai piedi del letto, ricevette istruzioni dallo zio.
"Mettiglielo in culo, Mosezk"
Alla sola frase, Caterina ebbe un altro organsmo. Chinatasi in avanti, spalancò il culo. Ormai completamente fradicia, il cazzo di Mosezk non trovo grandi resistenze. Ahmed si fermò per facilitare il nipote.
"Piano, piano."
Sembrarono minuti interminabili, in realtà in pochi secondi entrambi i cazzi furono dentro e ripresero a scoparla con decisione. Gli umori della signora scorrevano a fiumi.
I gemiti di piacere furono interrotti dalle parole di Mosezk.
"Sto quasi per venire. Dove?"
"Continua" chiosò Caterina.
Mosezk aveva ricevuto il benestare per poterla riempire. Dopo pochi minuti, spinse la testa di Caterina sul volto dello zio,che prese a baciarla, e si accomodò con decisione sul di lei culo ed inferse gli ultimi colpi. Si accasciò sulle sue spalle per poi estrarre il cazzo. Una colata bianca iniziò a scorrere tra le cosce.
Ahmed cinse Caterina e la girò. Iniziò a scoparla alla missionaria. Estrasse poi il cazzo per piantarglielo nel culo, mentre due dita continuavano a massaggiarle le grandi labbra. Aggrappato alla sue gambe, diede gli ultimi potenti colpi. Sfilatolo, si avvicinò alla bocca di Caterina. Riprese a succhiarlo fino a che un getto potentissimo non le riempì la gola.
Caterina rimase distesa sul letto, in una pozza di umori, mentre i due garzoni si rivestirono in fretta.
"Sabato nuova consegna?"
Caterina aveva scoperto che del latte proprio non poteva farne a meno.
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