Adolescenza

Ero un ragazzino di 14 anni minuto ma alto per la mia età, andavo sempre in bicicletta pertanto le mie gambe erano magre e i glutei ben sodi, forse la genetica aiutava ma il sedere era bello rotondo. Non sono mai stato peloso anzi ancora oggi sono con poca pelura sulle gambe e nient'altro, glabro sul petto e sulla schiena.
Eravamo in parrocchia e il prete ci aveva chiesto di aiutare il fabbro a sistemare la rete del campo da tennis, per poterci giocare, pertanto mi ero vestito con dei pantaloncini di qualche anno prima e una canottiera striminzita "tanto poi si rovinano e si buttano" pensavo.
I pantaloncini che si usavano allora erano in raso, leggermente sgambati ed essendo datati non mi ero accorto che lasciavano scoperto un lembo di gluteo, cosa che non era sfuggita al fabbro che aveva solo 5/6 anni più di me e che apposta mi chiese di tenergli la rete in basso facendomi piegare in avanti e godendosi lo spettacolo.
Io sentivo un pò di fastidio in quanto le mutande causa i pantaloncini aderenti mi erano entrati fra i glutei in quella posizione e lasciavano scoperti ancor di più il sedere che si vedeva da sotto per la metà.
Il fabbro a un certo punto non ce la fece più ed esclamò "ma che bel culo che hai, sembri proprio una donna" ed io arrossii per la vergogna (15 anni beata gioventù) e non dissi nulla però continuai nella mia posizione.
Ad un certo punto dovevamo agganciare la rete al muretto e mi fece inginocchiare, stava diventando sera e non c'era più nessuno in giro e, un pò per la posizione che per la distanza ero praticamente alla pecorina ben inarcato e con mezzo sedere fuori, lui era dietro di me che teneva il saldatore ma sentivo il suo sguardo dentro il mio culo e cominciai a sentirmi "femmina" con una vampata di calore che non avevo mai provato prima, sentirsi puttana: l'istinto maschile però sopravvalse e mi fece fare una cosa che di maschile non aveva nulla, avendo timore che lui vedesse la parte superiore dell'intaglio, mi tirai su i pantaloncini e lasciai cosi scoperto gran parte del sedere, facendoli diventare "ascellari".
Sentii subito che lui si appoggiò con il membro turgido dentro i pantaloni e pur saldando la rete cominciò a strusciarsi nel mio incavo, su e giù, lentamente assaporando ogni singolo centimetro del mio sedere.Ad un certo punto smise di saldare, appoggiò l'attrezzatura, e con le mani ruvide mi tirò a se toccandomi dentro i pantaloncini di raso facendoli diventare uno scandalosissimo tanga, lasciandomi a culo scoperto all'aria e impedendomi di alzarmi mi mise una mano sulla schiena tenendomi inarcato.
Non so come fece ma in un attimo sentii il suo membro scoperto strusciarsi su di me, caldo, duro, tremante, non lo infilò dentro ma puntava la sua cappella nel mio buchino per poi strusciarsi con voglia sempre crescente, io lo lasciavo fare, mi sorprendevo della mia passività non avendo avuto mai tendenze gay, ma mi sentivo desiderata, palpata, vogliosa e posseduta e stranamente mi piaceva, non capivo cosa lui mi stesse dicendo, le mie voglie vorticose annebbiavano il cervello, fino a che lo sentii scostare i pantaloncini e venirmi copiosamente nel buchetto del culo senza penetrarmi.
Mi lasciò li, grondante di sperma, se ne andò senza dire una parola, raccolse i suoi attrezzi mentre io a gattoni mi toccavo e annusavo il suo seme, che per la prima volta assaggiai su un dito, mettendoci la punta della lingua e mi piacque.
Quando restai solo, mi masturbai cosi com'ero, alla pecorina, con i pantaloncini in raso infilati nelle natiche, venni copiosamente nelle mie mani e leccai il mio sperma che era dolce e salato, una senzazione piacevolissima di trasgressione, nuova sessualità e nuovi orizzonti che si aprivano.