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SventraxVandal, il mio dildo gigante


di AriannaeDioniso
14.09.2024    |    427    |    3 9.2
"" sibilai, con una voce tagliente..."
Il pomeriggio successivo, Barbara mi chiamò, la sua voce vibrava di eccitazione.
“Ciao Ari”
“Ciao tesoro, allora?”
“Ho parlato con mio marito.”
“E…”
“Era titubante.”
“Ma dai, tu gli proponi un threesome con due fighe come noi e lui è, come hai detto?... titubante?”
“Dice che ormai preferisce gli uomini dotati, che da quando ha conosciuto quel tipo su internet vuol passare il suo tempo libero con lui. Pensa che mi ha anche chiesto se non ho intenzione di cercarmi un altro posto dove stare…”
“Ti vuol mandare via di casa?”
“A quanto pare…”
”…”
“MI vuol chiedere il divorzio.”
“Che merda d’uomo…”
“Però quando gli ho detto che avresti abusato analmente di lui gli si sono illuminati gli occhi…”
“Che maiale…”
“Già. Così ha acconsentito. A dire il vero alla fine sembrava perfino raggiante…”
“Fantastico! Gli faremo cambiare idea! Non vedo l’ora!”
“Anche io Ari, Ti aspettiamo nel tardo pomeriggio.”
“Sarà bellissimo vedrai. All’attrezzatura ci penso io!”

Iniziai a riflettere sul gioco che avevo in mente per loro, e un pensiero dominante prese forma nella mia mente: desideravo un altro bastoncino di carne dentro di me, colmo di latte, volevo sentirmi riempire dallo sperma di qualcun altro, che non fosse mio marito. Il pensiero mi fece venire la pelle d'oca.
Sapevo che mi ero guadagnata questo momento, dopo tanti mesi di attese e desideri. E ora, finalmente, era il mio turno di godere di tutto ciò che avevo sognato.

Fu una lotta trattenere l'eccitazione che mi percorreva, immaginando i nostri tre corpi intrecciati. Mi preparai con cura, indossando un elegante completo nero che accentuava il mio fascino, e scelsi con attenzione un paio di accessori, che misi con cura in uno zainetto.
Quando arrivai a casa di Barbie e Ale, mi vennero incontro, entrambi in accappatoio e con i capelli ancora umidi, il che aggiungeva all’accoglienza un’aria di intimità.
Diedi a Barbara con un lungo bacio alla francese, poi mi girai verso Alessandro e gli concessi un bacio morbido, sulle labbra. Ci spostammo nel soggiorno, dove conversammo con naturalezza. Chiacchierammo di cose ordinarie, come il lavoro e la vita quotidiana, mantenendo un tono casuale. Alessandro mi versò un bicchiere di vino bianco. Notai, con un sorriso soppresso, che eravamo già alla seconda bottiglia. Il ritmo della serata si stava preparando a diventare tanto intenso quanto il mio desiderio segreto.

Stavo seduta lì, sorseggiando il vino e osservando attentamente Alessandro. Non era molto alto, snello, di corporatura minuta, eppure emanava un fascino discreto. I suoi capelli biondi incorniciavano un volto dal profilo delicato e giovanile, mentre il sorriso che non abbandonava le sue labbra rivelava un’eccitazione palpabile.
Era chiaro che l’anticipazione lo coinvolgeva profondamente. Scoprì poi, attraverso le conversazioni tra noi, che durante la doccia, in previsione di questo incontro, avevano condiviso un momento di intimità veloce. Questo dettaglio aggiunse un ulteriore strato di intensità all’atmosfera già carica di tensione e desiderio.

Cambiando completamente argomento di cui stavamo parlando, al mio ennesimo bicchiere di delizioso vino ghiacciato, ruppi il perbenismo e dissi ad Ale, sorridendo: “Allora, caro, te la ricordi quella volta che io e tua moglie abbiamo fatto sesso davanti a te? Sai che quella notte la Barbie ha squirtato come una pervertita? E tu? Quante seghe ti sei fatto quel giorno?"
Alessandro non si mostrò affatto imbarazzato, entrò subito nell’atmosfera.
“Eravate davvero fantastiche, Peccato che non mi abbiate lasciato partecipare.”
"La Barbie mi hai detto che ora ti piacciono gli uomini. Puoi spiegarmi come mai questa preferenza?"
"Sì, Arianna, è vero. La verità è che ho scoperto di avere una passione nell’essere completamente posseduto. È una sensazione di abbandono totale che non avevo mai provato prima."
"Interessante. Quindi, cosa ti attrae di più di questa nuova dinamica?"
"C'è qualcosa di profondamente liberatorio nell’essere schiavizzato passivamente. Essere completamente sottomesso, lasciarmi guidare e dominare, mi dà un senso di piacere intenso e unico. Non è solo una questione di desiderio fisico, ma di una connessione psicologica profonda."
Posai delicatamente il bicchiere sul tavolo e dissi: “Allora è il momento: voi due oggi sarete i miei schiavi!”.

Presi Barbara per mano, il calore del suo tocco mi attraversava. Alessandro ci seguì portando il vino e i bicchieri, il suo silenzio denso di attesa. Nella loro camera da letto, mi rivolsi al ragazzo con un sorriso seducente.
“Siediti su quella poltrona,” gli ordinai con voce bassa, “guarda bene cosa sa fare tua moglie con le donne.”
Attirai la mia amica verso di me, le nostre labbra si incontrarono con la fame che ci consumava entrambe. Le slegai lentamente l’accappatoio, lasciandolo scivolare sul pavimento. Ogni movimento studiato, sensuale. Mi tolsi il vestito, restando solo col reggiseno e le mutandine nere, il contrasto del nero sulla mia pelle accese il desiderio nei suoi occhi.
Barbara mi guardò con voluttà, la voglia che emanava da lei era palpabile. Avvicinò le mani per aiutarmi, ma la fermai, accarezzandole il viso. Il lieve rossore che le colorava le guance non fece che aumentare la mia eccitazione.

Mi tolsi il reggiseno, mi distesi sul letto, lasciando un piede a terra e l'altro sul bordo del materasso. La guardai, con uno sguardo che non ammetteva repliche, e le dissi: "È così che mi piace". Le ordinai di inginocchiarsi accanto a me, facendo scivolare lentamente la mano sulla mia figa, mentre pronunciavo con un tono autoritario: "Vieni qui, leccami le mutandine, vieni."
Barbara obbedì senza esitazione, inginocchiandosi e avvicinando la bocca alla mia pelle, iniziando a leccare con movimenti lenti e precisi, prima le cosce, attorno alla vagina, delicatamente. Poi, seguendo il contorno delle mutandine, continuò a leccare, e provò a usare le mani per toglierle. Non glielo permisi. Le afferrai i capelli con decisione e la schiaffeggiai, sentendo il rumore secco contro la sua pelle.
"Fai quello che ti dico, cagnolina, non quello che vuoi..." sibilai, con una voce tagliente.
Mi voltai per guardare Alessandro, seduto in poltrona. Aveva già aperto l’accappatoio e si accarezzava il cazzo, dolcemente, assaporandosi ogni secondo. Era duro, il membro rosso e gonfio, lungo non più di quindici centimetri, ma grosso, pulsante.

Ordinai alla mia amica di usare le mani per appoggiarsi al pavimento, e con voce ferma le dissi: "Proprio così, a quattro zampe, come una cagna. Solo la tua bocca. Leccami bene, sopra le mutandine."
Barbara rimase nella posizione che le avevo richiesto, eseguendo i miei ordini senza esitazione. Di tanto in tanto, la spinsi con delicatezza più in basso, pretendendo che le leccate si spostassero anche sul mio ano.

Era quasi sdraiata ai miei piedi, la testa tra le mie gambe, inclinata di lato, cercando di leccarmi il culo meglio che poteva, attraverso le mutandine ormai fradice, intrise della mia eccitazione e della saliva di Barbara.
"Ti piace, cagna? Vuoi continuare così o vuoi che ti sottometta per bene? Cosa preferisci?"
“Schlurp, schlurp, mi piace succhiarti la figa, amore.”
“Poi?…”
“Schlop, smack, sei molto sexy.”
“Poi?…”
“Schiock, lap, farò tutti ciò che mi chiedi.”
“Poi?…”
"Dai Ari, voglio di più, voglio tutto quello che ti piace. Sarò quello che vuoi, amore mio. Sono la tua schiava adesso."
Mi voltai verso Alessandro, sorridendo, e gli dissi: "Vedi come è mia, adesso? E le piace essere sculacciata, sai? Più forti sono gli schiaffi, più le piace. Cosa ne pensi, Ale?"
Lui non rispose nemmeno, totalmente perso nella visione di sua moglie sottomessa. La sua mano, stretta attorno al cazzo gonfio, lo accarezzava con sempre maggiore intensità, sul punto di venire, mentre guardava Barbara obbedire ai miei comandi.

“Tu, cagna, sali sul letto e mettiti a pancia in giù!”
Osservai il suo bel culo, così rotondo e invitante, e non potei fare a meno di pensare a quanto avrei voluto buttarmi sopra di lei, aprirle le natiche e leccarla, succhiarla fino a farla gemere. Ma mi trattenni. Quel giorno il mio gioco era diverso, più intenso, più duro.
Mi tolsi anche le mutandine, poi presi dalla borsa uno strapon con un dildo di ventiquattro centimetri, nero come la notte più profonda.
“Ti presento il mio amico SventraxVandal”, i suoi occhi fissi e spaventati su quell’attrezzo enorme. Il dildone nero era una bestia di gomma lucida e intransigente, un mastodontico pezzo di plastica che sembrava quasi ridere delle sue proporzioni. Era grosso come un braccio e aveva una consistenza che prometteva di farti sentire ogni stramaledetta venatura. La superficie nera, lucida e quasi gelida, ne faceva un oggetto uscito da un incubo dei peggiori.
Lo indossai con cura, assaporando il potere che mi dava quel pezzo di silicone contro il mio corpo. Prima di rivolgermi a Barbara, afferrai una piccola frusta di cuoio e la appoggiai sul letto, come una promessa non detta.
Mi voltai verso il marito. I suoi occhi erano incollati su di noi, lo sguardo in tensione. Venne con un gemito soffocato, la sua mano ricoperta di sperma, mentre continuava a guardare la scena, ipnotizzato.

Barbara, terrorizzata dalla visione dell'imponente oggetto, pur sapendo benissimo cosa sarebbe accaduto, mi chiese: "C-cosa m-mi farai a-adesso?"
Sorrisi, mi chinai e le sussurrai all’orecchio, con un tono che Alessandro potesse sentire: "Adesso, mia troietta sexy, ti scoperò come quel frocio di tuo marito dovrebbe fare."
“No Ari, no, ti prego. Quel coso è troppo...”
“Goditi il momento, tesoro. Non vorrai prenderlo così asciutto? Comincia col succhiarlo per bene.”
Controvoglia, ma presa dal gioco, lei obbedì, avvolgendo la bocca su quel dildo, sbavando abbondantemente mentre cercava di ingoiarlo. Nonostante le sue labbra carnose, la sua bocca non era abbastanza grande per inghiottirlo. Mi guardò con occhi colmi di piacere, il viso a pochi centimetri dal mio mentre continuava a succhiare con devozione.
Tolsi il dildo dalla sua bocca e, senza una parola, presi le mie mutandine bagnate e gliele strofinai sul viso, prima di mettergliele davanti al naso.
"Annusa," le ordinai, "fai un respiro profondo, è questo l’odore che ti piace?"
Barbara inspirò profondamente e, con una voce tremante, confermò: "Adoro l’odore della tua figa, è osceno e arrapante…"
Le feci ripetere la frase, questa volta con più convinzione, così che anche suo marito potesse sentirla. La ripeté, il desiderio crescente nei suoi occhi.
Le ordinai di aprire la bocca e la riempii con le mutandine sudicie.
"Continua ad assaporarle," le dissi, mentre la mia voce si alzava per essere chiaramente udibile da Alessandro, "so che ti piace il loro sapore. Adesso rilassati, che probabilmente ti farò un po’ male…"

Presi la frusta e la colpii leggermente sul sedere, lasciando un segno sottile sulla sua pelle. Barbara gemette, ed io ripetei il gesto, più forte questa volta. Provò a urlare dal dolore, ma la sua voce si spense contro il pezzo di stoffa che le riempiva la bocca. Mordeva le mutandine, i suoi denti affondavano nel tessuto nero, mentre i suoi occhi si socchiudevano per il piacere di vederla inerme in mio possesso.
Cercai con lo sguardo Alessandro, ma notai che si era alzato. Sentii dei rumori provenire dalla cucina, il suono distante delle sue mani impegnate in qualcosa.

Mi sdraiai accanto a Barbara, facendole scorrere le unghie lungo la schiena, incidendo la sua pelle con forza. La segnai con le mie tracce, poi mi chinai verso il suo collo, leccandolo e succhiandolo, facendomi strada lentamente lungo la sua pelle calda. Lei gemette quando le morsi la spalla, e io mi inginocchiai nuovamente, afferrando la frusta. La colpii ancora una volta, mirai sempre al suo sedere. Le ordinai di sporgere il culo, e lei obbedì immediatamente.
Mi chinai verso di lei e le morsi con forza una delle natiche, proprio sotto, vicino alla figa. Urlò, Le mie dita iniziarono a scivolare tra le sue gambe, massaggiandola lentamente, inserii prima una, poi due dita dentro di lei. Ogni volta che le mie dita si facevano strada più in profondità, il pollice le massaggiava la clitoride, disegnando cerchi lenti e pieni di desiderio. Istintivamente, Barbara allargò le gambe, appoggiandosi sulle ginocchia, rotolando il bacino verso di me, spingendosi sempre di più contro le mie dita, cercando una penetrazione ancora più profonda. I suoi gemiti erano una musica che riempiva la stanza.

Ero soddisfatta, ma non volevo che Barbara raggiungesse l'orgasmo troppo presto. Dopo pochi minuti, il suo respiro divenne affannoso, il suo cuore sembrava sul punto di esplodere. Finalmente riuscì a sputare le mutandine dalla bocca, liberandosi del loro peso. La sua vagina si contraeva spasmodicamente, le secrezioni colavano abbondantemente lungo la mia mano.
Dal rumore che emetteva, capii che suo marito era tornato. Lo vidi, immobile, con gli occhi fissi su di noi mentre sorseggiava un altro bicchiere di vino. Barbara raggiunse l'orgasmo con un urlo soffocato, le gambe tremavano con movimenti involontari, mentre il piacere la travolgeva. Alessandro la osservava con la bocca leggermente aperta, visibilmente stupito dalla scena che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

Prima che l’orgasmo di Barbara si esaurisse, mi sdraiai sopra di lei, inserendo il pene in silicone con movimenti lenti e decisi. Anche dopo il culmine del suo piacere, il corpo di Barbara non smise di tremare. Con voce rotta, disse: “Sììì, lo sento tutto dentro. Che meraviglia, prendimi come vuoi, continua, rompimi la figa, fottimi, amore!... Alessandro, guarda come mi sta scopando bene, mi scopa come tu non sei mai stato capace, brutta checca di merda!”
Dal divano, il marito rispose semplicemente con un tono apprezzativo: “Molto sexy, scopala forte Arianna, rompile la figa, ma falla stare zitta..”

Ero finalmente immersa nel momento che avevo tanto desiderato, divertita dal dominio che esercitavo su Barbara e dal battibecco dei due coniugi. Quando lei sporse il culo ulteriormente, le diedi una sculacciata decisa.
“Chiudi quelle gambe, tienile unite, cagna.”
Obbedì immediatamente, sentendo la mia penetrazione con il pene di silicone diventare ancora più intensa e avvolgente.
Aprii le mie gambe, posizionandole su ciascun lato del corpo di Barbara, costringendo le sue gambe a chiudersi contro il mio membro, seppellendo ogni centimetro di ciò che avevo da offrire. Barbara, già nuovamente vicina al climax, si trovava sull’orlo di un altro orgasmo, il ritmo del mio possesso accelerava il suo piacere, portandola a un nuovo culmine di estasi.

Aspettai l’orgasmo e quando lo raggiunse, alleggerii la pressione sulle sue gambe e, con tono deciso, dissi: “Alza il culo, cagnolina.”
Obbedì prontamente, sollevando il posteriore. Gli sputai nel buco del culo, e gli inserii il fallo di silicone più in profondità che potevo, penetrandola solo per un quarto della sua lunghezza. Nonostante l’estasi dell'orgasmo in corso, le sue grida di dolore invasero la stanza.
Mi voltai verso Alessandro, notando che il suo membro mostrava nuovamente segni di vita. Con un sorriso provocatorio, commentai: “Tua moglie è completamente in mio possesso, ti piace vederla così? Non ti dà fastidio vedermi che la inculo, bastardo?”
Con il pene eretto, il marito rispose: “Adoro guardarla soffrire. Falla piangere, affondagli dentro tutto quel cazzo…”
Risi, divertita dalla sua risposta
“Sei proprio una checca di merda, ma dopo farò anche i conti anche con te. Non vedo l’ora di inculare anche te, con questo cazzo sporco della merda di tua moglie.”
Alessandro, ansimante, rispose: “Non vedo l’ora di offrirti il mio culo, Arianna cara...”

Barbara, continuando a gridare per il dolore, esclamò: "Ahi! Ariii, mi stai rompendo il culo, aahhaiiaa, toglilo ti prego..."
Sorrisi, godendo del tormento della mia amica e dell'intensità del momento. Dandole un attimo di sollievo, ritrassi il dildone e afferrai la vita di Barbara, costringendola a mettersi in ginocchio. Una volta nella posizione desiderata, ben aperta e pronta, separai le sue natiche e reinserii il cazzo nel suo culo, ormai ampiamente dilatato.
Con movimenti decisi, spinsi avanti e indietro, penetrandola completamente fino al fondo. I suoi gemiti e urli riempivano la stanza. Mi implorò più volte di smettere. Non mi fermai, continuai a spingere con forza, straziando il suo sfintere con i colpi più forti che riuscivo a infliggere, martoriandola con ognuno dei ventiquattro centimetri dell’enorme cazzo di gomma, senza tregua.

Barbara stava piangendo, devastata dal dolore, mentre il suo buco del culo veniva penetrato e dilatato. Dopo pochi minuti, i miei fianchi e le mie gambe iniziarono a sentirsi affaticati. Mi alzai e, con uno sguardo deciso, ordinai al marito di mettersi al servizio di Barbara, mentre lei era a quattro zampe.
“Vieni qui, pezzo di merda. Renditi utile, Non vedi che soffre? Leccale la figa!"
Alessandro obbedì prontamente, distendendosi sul letto e avvicinandosi alla moglie. Estrassi il dildo dal tunnel anale della moglie, e lui le natiche e cominciò a leccare la sua vagina, assaporando il succo che colava e infilando la lingua nella sua fessura dilatata dal passaggio precedente di SventraxVandal. Si prese il tempo necessario per leccare e succhiare anche il suo culo, ormai completamente spalancato, infilando la lingua dentro e fuori, lappandola con cura. Barbara gemeva sotto il tocco di Alessandro, tutto il dolore inferto si stava trasformando in piacere, un piacere che la rendeva una femmina ferita ma realizzata, mentre lui continuava a deliziarsi dei suoi succhi.

Mentre era intento a succhiare la moglie, mi avvicinai al cazzo di Alessandro, gonfio e duro. Sentii un'immediata voglia di possederlo, ma prima, come promesso, volevo incularlo. Il suo sedere era piccolo, e il suo corpo rasato gli donava un alone di femminilità. Tossicchiai per far salire un po’ di saliva dal mio esofago, e allargandogli bene le natiche mirai al buco del culo di Ale lasciando colare la mia saliva.
“Sei pronto, bastardo?”, dissi.
Alessandro continuava a succhiare il culo di Barbara, limitandosi a emettere suoni di piacere.
“Cosa aspetti, fottimi il culo!”, disse, tra una lappata e l’altra.
Con un gesto deciso, inserii l’indice, andai avanti e indietro.
“Brava, così… così…”
“Vuoi essere anche tu la mia cagnetta, oggi?”
“Sono la tua femmina, fammi godere come hai fatto con lei!”

All’indice aggiunsi il dito medio, e continuai a scivolare avanti e indietro nel suo ano per allargarglielo. Lui tolse la lingua dal culo della moglie e si mise a quattro zampe come lei. Appoggiai la testa del dildone su suo buchetto, presi un bel respiro e lo spinsi dentro con tutta la forza che avevo. Urlò per il dolore, e cercò di scappare allungandosi e spostando il sedere in avanti. Implacabile lo presi per i fianchi, e dopo aver esttratto il dildo diedi un altro colpo di reni per schiaffarglielo fino in fondo. Senza nessuna pietà, penetravo completamente, estendendo e lacerando le sue pieghe interne,. Volevo fargli male. Ma il porco, al contrario della moglie, sembrava godere delle mie spinte.
“Sììì… Ahhggg… Fottimi più forte… Ahhgg… Rompimi il culo…”
Lo sodomizzai per diversi minuti, divertendomi a insultarlo, chiamandolo femminuccia, frocio, checca di merda, pervertito, finocchio del cazzo, parole che lo eccitavano ancora di più.
Nel frattempo Barbara si era alzata e, posizionata dietro di me, si godeva la scena del marito inculato, accarezzandomi il seno e baciandomi dolcemente il collo.
Con voce esagitata, Barbie gridò: “Vai, Ari, prendi il culo di questo troione di merda, rompi il culo del mio cornuto, più forte!”.
Brutalmente spietata, affondavo nello sfintere lacerato di Alessandro, accompagnando ogni spinta con un insulto, ma lui ormai fuori di testa emetteva solo grugniti di piacere.

Incapace di trattenersi, si masturbò il cazzo con foga, e presto il suo seme schizzò sul letto. Nonostante il suo orgasmo, continuai a sfondargli l’ano con determinazione finché non mostrò evidenti segni di disagio. Non parlava più, non emetteva suoni, a un certo punto le gambe gli cedettero e crollò sul letto. Ebbi la sensazione che fosse svenuto. Spaventata, estrassi il mio membro da lui.

Ancora eccitata e incazzata nera per aver fatto godere quei due senza essere venuta, mi sedetti sulla poltrona su cui prima c’era Alessandro. Osservai la coppia sul letto: l’uomo spossato, sdraiato a pancia in giù con le braccia lungo i fianchi, e sua moglie accovacciata accanto che gli accarezzava la testa.
Si rivolse a me; “Cazzo, Ari, me lo hai distrutto, poveretto.”
“Tranquilla, tesoro, da quel che ho visto il tuo bel maritino è abituato a ricevere i i grossi calibri, vedrai che si riprende presto”, dissi, aggiungendo “Però adesso mi è venuta fame.”
Barbara si alzò, si diresse in cucina e tornò poco dopo con dei tramezzini. Passammo circa un'ora a discutere di piaceri carnali, bevande e cibo. Quando ritenni che avessero recuperato un po' di energia, ordinai a Barbara di risvegliare Alessandro che nel frattempo, esausto, si era appisolato.
“Faglielo diventare duro, che voglio la mia parte!”
Obbediente lo fece girare, e una volta supino gli prese il cazzo moscio in bocca.

Barbara sapeva il fatto suo. Lo leccò con abilità, risvegliando il suo desiderio, gli sollevò le palle e cominciò a baciargli e succhiargli l'inguine con passione, continuando a masturbare l’asta con una mano. Alessandro le chiese di leccargli il culo, e lei obbedì.
Il marito aveva l’ano arrossato e gonfio, l’inculata di un’ora prima mostrava ancora i suoi segni.
Barbara continuò a leccargli l'inguine e il culo come se fosse una vagina, provò a inserire anche un dito, ma lui reagì con fastidio e le disse di toglierlo.
Osservandoli, pensai con ammirazione che questa coppia meritasse di restare insieme, non era giusto che Alessandro la volesse lasciare. Se era cazzo che voleva, con un bel dildo attaccato alla cintura come quello che avevo usato su di loro, avrebbe avuto il pacchetto completo: cazzo e figa in un’unica persona.

Vedendo il pene di Alessandro ormai completamente eretto, mi avvicinai al letto, spostando delicatamente Barbara da parte.
“Ora lasciami godere di questo delizioso membro.”
Con le gambe piegate accanto al suo corpo, presi il suo pene e lo inserii nella mia vagina, che pulsava e si dilatava con desiderio. La lussuria impregnava l’aria, assorbita dall’odore del sesso. Il cazzo scivolava dentro di me con facilità, non era particolarmente dotato, ma a sufficienza per farmelo piacere. Mi muovevo da dietro in avanti, aumentando l'attrito tra i nostri corpi. Ogni tanto sollevavo leggermente i fianchi, finché non sentivo dentro di me solo la cappella, poi abbassavo il mio corpo, ricominciando a cavalcare quel pene caldo e penetrante. Durante questo tempo, Barbara dava da fare, alternandosi a baciare me e suo marito. Per un paio di meravigliosi minuti avevano le loro due bocche sui miei seni, che succhiavano contemporaneamente i capezzoli, e in quel frangente raggiunsi l'orgasmo con un grido di piacere, intenso, rumoroso, liberatorio, completamente priva di ogni pudore.

Rimanemmo sdraiati tutti e tre sul letto, coccolandoci e conversando sul tema del sesso.
“Ho adorato il tuo culo, mi sono divertita a riempirlo”, dissi ad Alessandro, “Tuttavia, vorrei che con Barbara ci ripensassi, stasera ha imparato come fare a farti star bene. Che sia di carne o di plastica, un cazzo nel culo è sempre un cazzo nel culo, non credi?”
Ale rise, l'atmosfera era rilassata. Raccontò alla moglie cosa gli sarebbe piaciuto che facesse, per assecondare anche il suo lato gay, Era già l’una di notte quando, vedendoli addormentati, in silenzio, raccolsi le mie cose e mi diressi verso il bagno per una doccia.
Lavai bene con acqua calda e sapone lo SventraxVandal: il giorno dopo sarebbe tornato mio marito, dovevo farlo trovare pronto per lui.
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