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Io e la Vale (3)


di Claire1980
12.09.2024    |    1.422    |    7 9.9
"Nello stesso momento in cui Roberto, in arte Vasco, barcollava cercando di restare in piedi, la Vale non perse tempo e mi leccò le tette, gustando tutto lo..."
La mattina del giorno stabilito, la Vale mi mandò mandato un messaggio contenente una serie di istruzioni tanto specifiche quanto fastidiosamente minuziose, che avrei dovuto seguire alla lettera prima di recarmi a casa sua, come se ogni dettaglio assurdo, come il colore delle mutandine o l’esatta pressione esercitata dal tacco sul pavimento mentre camminavo, fosse una componente essenziale di un misterioso rituale di preparazione che solo lei riusciva a decifrare.

Scesi dall’auto, nel parcheggio riservato ai visitatori del condominio dove viveva Valentina, percependo una sensazione di disagio crescente dovuta a uno di quegli esperimenti modaioli come il volgare microtanga, che, seppur concepiti con l’idea di migliorare l’estetica generale della silhouette femminile, almeno a detta delle riviste patinate che trovi ormai solo dalla parrucchiera, risultano in pratica qualcosa di molto simile a una forma moderna di auto-punizione; il filo si infilava in una zona poco confortevole, mentre il vestito scollato che avevo scelto (un mini Izzy nero di Michael Costello da gara di troiaggine) faceva sì che i capezzoli venissero accarezzati, direi quasi molestati dal tessuto, creando un effetto gonfiore che produceva una fastidiosa pelle d’oca su tutto il corpo.

Superata questa sensazione, incrociai uno dei portieri, un giovane visibilmente sopraffatto dal suo immaginario erotico, che, come emergeva chiaramente dal suo sguardo, per usare una metafora navale, si nutriva con eccessiva vivacità dell'idea di ‘toccare’ e ‘affondare. Sono sicura che avrebbe potuto trarre soddisfazione perfino da un mio breve cenno con la mano.
(Non è che questo fenomeno sia raro. Sì, dico proprio a te, maschio medio italiano. Spiegami perché molti degli uomini con cui interagisco (portieri, autisti, cassieri al supermercato) sembravano soggetti a questo tipo di sovraccarico sensoriale indotto da una femminilità percepita. Cosa che, in realtà, dice molto di più sulla vostra proiezione immaginativa (basata, secondo un'ipotesi piuttosto plausibile, sulla cultura pop e una massiccia esposizione a Pornhub) che non su me stessa, una comune donna come ce ne sono tante. Chiusa parentesi.)

Quando suonai il campanello, la porta si aprì immediatamente, e se io sembravo una escort in pausa pranzo, Valentina mi apparve vestita in quello che poteva essere descritto come un esperimento fallito di decenza domestica: un paio di mutandine talmente minuscole che sembravano più un simbolo concettuale di biancheria intima che un vero capo d'abbigliamento, come se la loro esistenza fosse giustificata solo dalla volontà di provocare più che da un'effettiva utilità, e una canottiera che a stento conteneva la generosa abbondanza del suo seno. Mi invitò a sedermi sul divano in pelle a del soggiorno, uno di quei divani Eicholz che sembrano progettati più per impressionare gli ospiti che per offrire vero comfort, e mi versò un bicchiere di Coma Cosmico (no, cari lettori, non voglio avervi sulla coscienza e quindi non vi spiegherò la composizione di questo cocktail, inventato da un vecchio amico d’università della Vale. Vi dirò solamente che basta una sorsata a farti lasciare il pianeta, figuriamoci un bicchiere).
"Cioè, Vale... questo coso è legalmente bevibile? Perché mi sembra più una sfida di sopravvivenza che un drink."
“Ma è per rilassarsi, no? Non vorrai mica rimanere tutta rigida e sobria in un mondo che praticamente richiede di essere filtrato con almeno tre strati di alcol?"
"Ma rilassarsi tipo viaggio interspaziale in teletrasporto, o rilassarsi tipo... mi addormento e sogno di essere una sirena?"
"Entrambi. Dipende solo da quanto in fretta lo bevi."

Questo breve dialogo mi fece ricordare che aveva in mente qualcosa di più dell'ordinare una pizza. Ed è esattamente ciò che fece subito dopo: "Ordiniamo una pizza!" annunciò con l’entusiasmo forzato di chi cerca di rendere accettabile la decisione apparentemente assurda di una pizza a metà pomeriggio. L’ho guardata digitare il numero e specificare dettagli con la meticolosità di chi stesse organizzando una transazione commerciale di una certa rilevanza. Non riuscivo a capire nulla, ma ciò non toglieva che ci fosse qualcosa di chiaramente preparatorio in tutto questo, come se Valentina avesse preordinato non solo il nostro spuntino, ma anche una sequenza di eventi che presto avrebbe rivelato la sua reale intenzione.

Mezz'ora dopo, il campanello suonò.
“Il treno è partito, indietro non si torna”, disse la Vale, palesemente alticcia, andando ad aprire la porta.
Non appena vidi il fattorino, un giovane corpulento ma stranamente attraente, con una barba curata e una maglietta che faceva evidenziare in modo sospetto il suo torace ampio e i jeans che esageravano la prominenza dell'inguine, capii che il pomeriggio stava per prendere la piega immaginata.
"Questo qui è Roberto, Vasco per gli amici, il mio fattorino preferito! E capirai subito il perché!", disse Vale con un sorriso che conteneva più significato di quanto fosse lecito aspettarsi in una frase così innocente.
“Pizza calda per... Chiara?", disse il ragazzo, sguardo da sopra la scatola, con quel sorriso che uno crede seducente ma che è più un misto tra incertezza e eccessiva autostima.
"Già. La pizza. Ovviamente. E niente più di quello, vero?", dissi, occhi puntati sui jeans troppo attillati di Vasco.
“Beh, sai... c’è molto di più nella consegna di una pizza. Tipo... passione. Dedizione. E...", sguardo intenso, cercando di far apparire la scatola della pizza come qualcosa di malizioso e proibito "...soddisfazione garantita."
Scoppiai a ridere
"Passione? Per una quattro formaggi? Seriamente, Vasco, chi ti scrive le battute? Il manuale dell'elettricista sexy?"
"Guarda che posso consegnare molto più di una pizza, se sai cosa intendo. La mia specialità è far felici le clienti... più del solito. Dille qualcosa tu, Valentina..."
"Ah, capisco. Tipo, se apro la scatola, mi trovo una sorpresa extra? Che so, un paio di candeline o... un'altra cosa da mangiare?"
"Qualcosa che non troveresti mai nel menù, te lo garantisco."

Senza aspettare altro, Valentina cominciò ad aiutare Roberto, in arte Vasco a spogliarsi, e in pochi istanti mi trovai davanti un esemplare di maschio dal corpo splendido, munito di un attrezzo di dimensioni interessanti, sopra delle palle decisamente sovrabbondanti, che già dava segni di vita propria.

Da quel punto in poi, le cose presero il loro corso a una velocità impressionante.
Con la sua solita sicurezza, la Vale si liberò della maglietta e si mise in ginocchio davanti a Vasco, tenendo il palo per la base e facendolo scomparire nella sua bocca, godendosi l'erezione che cresceva dentro di lei. L’atmosfera era carica di elettricità e curiosità, la mia amica succhiava il grosso cazzo del ragazzo come se non avesse fatto altro nella sua vita, vedevo scomparire e riapparire la cappella tra le labbra rosse. Con un sorriso complice si voltò verso di me, e io, vincendo i miei timori, decisi di unirmi al banchetto. Lo presi in bocca anche io, mentre l’avidità della mia amica si attaccò alle palle succhiandole e provocando dei risucchi osceni. Ogni tanto mi staccava il viso dall’asta per mulinarmi in bocca la sua lingua, limonandomi con entusiasmo. Inutile dire che avevo la fica fradicia.

Dopo un po' Valentina mi fece alzare, mi tolse il vestito, e mi riportò sul divano, facendomi sdraiare sulla schiena mentre lei, già nuda, si sedeva sulla mia faccia, massaggiandosi la vulva sulla mia bocca. Mi sollevò le gambe, le aprì e chiamò il ragazzo.
“Forza Vasco, fatti sotto, questa fighetta calda aspetta solo di essere riempita”.
Con una spinta vigorosa, il ragazzo mi imbottì con la sua pistola, provocando un impatto tale che non riuscii a trattenere un lungo e rauco gemito, una specie di “ahhhuuugggh”, sospirando ancora di più quando cominciò a colpire con movimenti pelvici vigorosi e profondi, che non ci misero molto a farmi sperimentare una successione orgasmica così strabiliante che i miei gemiti si trasformarono in urla isteriche e furono attutiti nel momento in cui Valentina mi schiacciò con tutto il suo peso la figa sulla faccia, costringendomi ad assaporarla senza fermarmi.

La performance di Roberto, in arte Vasco, continuò in qualcosa di veramente notevole, perché col passare del tempo intensificò i suoi movimenti, regalandomi ondate consecutive, che mi gustavo assieme nettare della Vale, che si riversava nella mia bocca al suono dei suoi folli gemiti.
Il mio corpo divenne un territorio selvaggio, impantanato in una serie di risposte viscerali e incontrollabili.
L’energia ininterrotta del ragazzo suggeriva la possibilità di un prolungamento indefinito di quell'esperienza, un pomeriggio che potenzialmente si sarebbe potuto trascinare in un'epopea di intensità incessante.

Valentina, con una tempistica impeccabile, decise che era arrivato il momento di riequilibrare la situazione. Con una precisione chirurgica, interruppe la nostra zumba e ci separò, orchestrando il cambiamento di scena in una produzione teatrale in cui ogni attore ha un ruolo ben definito. La sua intenzione era chiara: voleva anche lei un po’ di cazzo!

Con la mia amica carponi sul divano che riceveva Vasco nella sua figa, mi spostai davanti al suo viso e, memore di quanto era successo pochi giorni prima nel suo letto, allargai le gambe.
“Tocca a te succhiare, tesoro,” le dissi, stupendomi delle mie parole.
Niente da fare ragazzi, le cene con le amiche, stare sotto al piumone nudi a guardare Netflix con mio marito, camminare a piedi nudi sull’erba bagnata o tuffarmi da una scogliera, toglietemi tutto, ma nulla eguaglia la lingua della Vale che sguazza nella mia figa!
Devo scriverlo che ancora una volta, ho sperimentato orgasmi multipli! Ma quello che resterà nella top ten dei magic moment della mia vita è stato il momento in cui, quando la Vale ha inserito due dita a uncino nella mia vulva strofinando con un ritmo frenetico il mio punto G, ho visto l’unicorno, e sono esplosa, spruzzando su viso della mia amica una quantità esagerata di liquido uretrale. Invece che la faccia disgustata che mi sarei aspettata, la Vale cercò di berlo tutto, mi sorrise e disse: “Grazie del tuo regalo, Chiara”, Poche parole che esprimono meglio di tutte l’essenza della mia grande amica.

Non vi sto ad annoiare oltre, se volete farvi una pippa guardatevi pure un filmino sul web: più di una volta abbiamo cambiato posizione, lasciandomi stupita dalla resistenza di Vasco, una vera macchina per scopare senza alcun segno di rallentamenti.
Dopo un bel po’ di tempo (qualche ora?), Vasco ci chiese di inginocchiarci davanti a lui. Iniziò una vigorosa masturbazione, mentre io e la Vale leccammo e succhiammo le palle, fino a quando raggiunse il suo orgasmo: un getto profuso di sperma proiettato nell'aria, che cadde sui nostri volti e sui nostri seni. Nello stesso momento in cui Roberto, in arte Vasco, barcollava cercando di restare in piedi, la Vale non perse tempo e mi leccò le tette, gustando tutto lo sperma rimasto, facendo lo stesso sul mio viso, poco prima di infilarmi la lingua in bocca, permettendomi di assaggiare la calda e densa sborra del maschio.

Mentre io, ormai esausta, mi abbandonavo sul divano, Valentina si occupò diligentemente di condurre il ragazzo in bagno. Il tempo trascorso suggerì che il suo interesse per l'igiene del ragazzo fosse solo una parte del quadro, un dettaglio insignificante rispetto a quello che i due stavano nuovamente combinando. Non me ne preoccupai, quello che avevo appena fatto lo avrei ricordato per sempre.

Non molto dopo, quando il ragazzo se n'era finalmente andato, io le Vale restammo abbracciate a parlare per il resto del pomeriggio.
“Allora, Chiara, come ti è sembrata? Ti è piaciuto?”
“Oh, sì, è stato intenso. Ma è strano, sai? Il mio corpo ha reagito in modo che non mi aspettavo.”
“Davvero? Com’è possibile che a volte il corpo faccia una cosa e la mente un’altra? È come se ci fosse una disconnessione totale.”
“Esattamente, Vale. E poi, quando tutto finisce, non sai bene cosa pensare. È come se il cervello fosse confuso.”
“E’ proprio questa confusione che rende tutto così interessante. È come se fosse il caos a spingerci avanti. E ogni tanto, nel caos, troviamo qualcosa di veramente speciale.”
Già, a volte dimentico che quella sfacciata audace libertina che è la mia miglior amica, è anche laureata in filosofia

Prima di andarmene, Valentina mi fermò sulla porta e mi disse:
“Hai intenzione di continuare a esplorare nuovi orizzonti, oppure ti vuoi fermare qui? Se segui questa strada, non passerà molto prima che tu possa sorprendere tuo marito, rivelandogli che la ‘femmina’ che ha in casa non è altro che un turbine di energia e vitalità.”
Al momento non seppi cosa rispondere. Chi ha letto i miei racconti sa quale fu la mia scelta...
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