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Arianna si fa fare la ceretta da Barbara


di AriannaeDioniso
13.09.2024    |    386    |    2 9.7
"Te l’ho detto, ora ha quel fidanzatino..."
Barbara era irresistibile, con quel corpo che sembrava disegnato per la tentazione. La sua pelle bruna e levigata, capelli che cadevano come seta scura lungo la schiena, occhi verdi che brillavano di un'intensità pericolosa. Le labbra, piccole ma piene, erano una promessa silenziosa. Alta un metro e settanta, ogni centimetro del suo corpo era una curva che non lasciava scampo. Le gambe toniche, allenate da anni di sport, le donavano una grazia felina. E quel sedere, perfetto e sodo... Sulla spalla destra, una farfalla tatuata sembrava voler volare via, così come io desideravo perdermi in lei. Il suo seno pieno, capezzoli sempre tesi, invitava al tocco, e la sua pancia piatta era il risultato di ore di sudore in palestra.

Ogni due settimane veniva da me per la ceretta, ma era solo una scusa. A volte veniva senza preavviso, solo per godere della nostra compagnia, per parlare e condividere quei segreti che solo due donne possono capire. Altre volte uscivamo insieme, shopping o semplici passeggiate, amiche inseparabili. Ma nel letto... nel letto era una storia diversa. Lì, Barbara si lasciava andare completamente, desiderava essere guidata, dominata. Ed era un piacere reciproco, un gioco di potere che sapevamo condurre fino all’estremo, dove ogni resistenza si trasformava in desiderio puro.

Il giorno della ceretta arrivò come sempre. Dopo la doccia, l’acqua ancora scivolava lungo le nostre pelli calde, mentre ci avvolgevamo negli asciugamani, il tessuto che accarezzava le curve esposte, pronte per quello che sarebbe venuto dopo. Barbara era lì, con quel suo sorriso che sapeva esattamente cosa sarebbe accaduto. Mi faceva la ceretta, sì, ma era solo l’inizio. Le sue mani esperte, i movimenti precisi... poi, inevitabilmente, il contatto si trasformò in qualcosa di più. C’era un’intensità nell’aria, un’attesa sottile. Sapevamo entrambe dove tutto ci avrebbe condotto, e dove, caro lettore, lo scoprirai presto.

Ha iniziato passandomi il rasoio sulle gambe, con movimenti rapidi e sicuri. Il suo obiettivo era chiaro: voleva che il mio inguine e ogni centimetro della mia pelle fossero perfetti. Mi lanciò uno sguardo malizioso e mi chiese, con voce bassa, se fossi particolarmente sensibile lì.
“Solo un po’,” risposi.
Senza bisogno di parole, gli asciugamani caddero a terra. Lei, seduta fino a quel momento sulla poltrona a sacco, si alzò con quella grazia che solo una donna consapevole del proprio potere può avere, e si avvicinò al letto. Mi spostai, aprendo le gambe, mentre lei mi posizionava un cuscino sotto il fianco, per lavorare meglio.
Iniziammo a parlare, un chiacchiericcio leggero mentre il suo tocco diventava sempre più intimo.
“Come va con Alessandro?” le chiesi.
Un sorriso amaro attraversò il suo viso.
“Beh, dopo quel periodo... sai, ci siamo allontanati. Ora è innamorato di un altro. Lo ha rimorchiato su quel sito per gay. L'altro giorno li ho sorpresi a letto insieme. Lui era timido, è andato in soggiorno, mi ha chiesto di uscire per una passeggiata, mentre loro continuavano. Penso che la nostra storia sia finita lì. Da allora, abbiamo fatto finta di niente, ma tra di noi ormai... è raro che succeda.”
Non ero sorpresa, non del tutto almeno, ma proprio in quel momento tirò via la striscia di cera con una certa forza, il movimento meno delicato di quanto avessi immaginato. Lanciai un urletto morsicato, il dolore e il piacere si mescolavano, confondendomi.

Mi posizionai a quattro zampe. Voleva rimuovere gli ultimi peli rimasti, ma sapevo che adorava vedermi così, esposta e vulnerabile. Le davo un piccolo spettacolo, sculettavo appena, il giusto per provocarla. In quel momento la mia mente vagò, iniziando a fantasticare su sesso vero, intenso, ma poi mi venne in mente Davide, che era fuori per lavoro. L'idea di farlo con la mia amica e mio marito mi fece sorridere dentro, e decisi di lasciarmi andare completamente.
Con il suo tono casuale ma carico di sottintesi, dissi: “Mi ricordo di quella volta in cui l’hai sorpreso per la prima volta assieme a un uomo. Lo avevi preso a calci nelle palle, no? E gli avevi fatto quelle foto, con i coglioni rossi e gonfi. Mi vengono ancora in mente quelle foto... Lo fai ancora?”
Il suo tocco si fece più deciso mentre si concentrava sulla mia fessura.
“Amo il tuo culo, Arianna, come lampeggia quando tiro via la cera. È una delizia.” Poi, con un sorriso sardonico aggiunse: “Ah, dicevi di Alessandro? Beh, non ultimamente... te l’ho detto, ora ha quel fidanzatino. Non è più come prima.”

Mentre le ultime strisce di cera si sollevavano dalla pelle liscia, le chiesi: "Ricordi quanto si era eccitato quando lo abbiamo fatto davanti a lui? Era lì, fermo, a guardare. Non pensi che gli piacerebbe rivivere quell'esperienza? Potrebbe essere l'ultimo tentativo per salvare la vostra relazione. Tornerebbe a piacergli la figa..."
Lei sospirò profondamente, poi, con una voce più bassa, chiese: "E se si eccita e vuole toccarti? Non violeresti il tuo accordo con Davide?"
Scoppiai a ridere, la voce calda di un’ironia divertita.
"Tesoro, Davide in questo momento probabilmente è tra due lenzuola con altrettante donne. Non ricordo neppure l'ultima volta che ho avuto un altro uomo oltre lui. Forse è davvero il momento di cambiare le cose. Organizza tutto per domani sera, a casa tua. Ma c'è una condizione: alla fine, io vi romperò il culo a entrambi, nessuna eccezione. Sei d'accordo?"

Lei annuì, ma nei suoi occhi c’era un luccichio predatorio. Mentre asciugava la zona appena rasata con un tocco delicato, fece scivolare le dita sulla mia pelle liscia, sussurrando parole dolci. Le sue mani, sempre più impazienti, si bagnarono di saliva per rendere il tocco più fluido, ma in ero già tutta pronta, inondata dal desiderio. Anche lei lo era. Mi separò le natiche con una calma esasperante, la sua lingua percorse lentamente la mia fessura, leccando con un ritmo che mi faceva impazzire. Ogni tanto mordeva, giocando con la mia figa con una mano esperta, il suo tocco alternava carezze sulla clitoride a dita che affondavano dentro di me, come se cercasse di scoprire ogni angolo del mio piacere. E io ne avevo una fame insaziabile.

Mi sdraiai sulla schiena e la tirai su di me, le nostre fighe si incastrarono in un intreccio di calore e umidità, i corpi si muovevano insieme, creando un ritmo perfetto, un suono che riempiva la stanza di qualcosa di primitivo e puro. I nostri umori vaginali si mescolarono, il contatto era meraviglioso, ma volevo di più. Con un movimento deciso, la presi tra le braccia e ci rotolammo sul letto, ridendo come se il mondo non esistesse più. Le gambe intrecciate, le nostre mani esplorarono ogni centimetro di pelle, i baci erano avidi, intensi, i migliori che ci fossimo mai scambiate, solo noi due, in un mondo fatto di desiderio e piacere.

Il ritmo tra noi divenne frenetico, senza nemmeno rendercene conto. Le nostre fighe si strofinavano con una forza crescente, il suono umido e seducente riempiva la stanza, un'eco di desiderio. C'era una dolcezza in quella sensazione, una tensione che si accumulava, pronta a esplodere. Le mie labbra erano strette in un sospiro trattenuto, mentre assaporavo ogni curva del suo corpo contro il mio, la pelle calda che si fondeva con la mia. Lei gemeva sommessamente, come un gattino affamato, il suo piacere che si rifletteva nel mio, creando una connessione carnale inarrestabile.

Ci muovemmo all’unisono, cambiando posizione per ottenere quel contatto più profondo. Le nostre gambe si intrecciarono nella posizione della forbice, una che teneva saldamente le gambe dell’altra, cercando di avvicinare il più possibile le nostre vagine aperte. Ogni movimento era una ricerca reciproca, il desiderio di penetrare l’una nell’altra con la clitoride, di affondare nel piacere. Le nostre mani massaggiavano delicatamente la regione pubica, alimentando quella tensione elettrica che cresceva tra di noi. La sensazione era deliziosa, una dolce agonia.
Rimanemmo così per minuti infiniti, i nostri corpi in perfetta sincronia. Il respiro divenne irregolare, a tratti sembrava che l’aria ci mancasse, ma i nostri occhi si cercavano, i nostri gemiti si fondevano. Le parole sussurrate erano piene di desiderio: le dicevo quanto fosse delizioso, quanto il suo corpo, la sua figa, fossero un’ossessione. Tentavamo di fonderci, di unire le nostre fighe in una cosa sola, come se potessimo diventare un unico corpo. E sentivamo l’orgasmo che si avvicinava, inevitabile, una promessa che bruciava nell’aria.

Alla fine, i nostri gemiti si trasformarono in ruggiti sommessi, mentre ci abbandonavamo l’una nell’altra, il piacere ci travolse e il letto si bagnò dei nostri orgasmi.

Restammo fianco a fianco, il respiro ancora affannoso, i corpi esausti ma appagati.
Mi voltai verso di lei, il sorriso malizioso che giocava sulle mie labbra.
“Hai già qualche programma per domani sera?”
Il suo sguardo si fece languido, mentre un sorriso affettuoso si posava sulle sue labbra.
“Ti amo, sai? E queste parole… sono sincere, Ari. Ti voglio bene in un modo che va oltre il semplice piacere.”
Accarezzai la sua pelle morbida, sentendo ogni battito del suo cuore sotto le mie dita.
“Anche io ti amo, Barbara, ma voglio che tu sappia che sarà tutto come dico io. Vi prenderò entrambi, e ti farò conoscere un lato di me che non hai mai visto. Sei pronta per questo?”
“Se lui è d’accordo, allora fai tutto quello che desideri, Ari. Voglio solo darti tutto il piacere possibile. Non c’è nulla che non farei per te.”
“Allora preparati, amore mio. Questo sarà un viaggio che non dimenticherai. Non vedo l’ora di mostrarti ogni sfumatura di me.”
Le sue mani mi accarezzavano con una dolcezza infinita, il suo sguardo era un mare di passione.
“Sono pronta. Fai ciò che devi fare. Voglio solo che il nostro piacere sia assoluto, che ogni istante sia condiviso con te.”
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