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LA RINASCITA - Parte 2 (Storia Parallela Al Racconto SESSO E POTERE)
di xxpedroxx
15.11.2016 |
8.141 |
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"Entrai nella sala ristorante un cameriere con un vassoio in mano nel vedermi rimase imbambolato, appena superatelo sentii un rumore di posate cadute in terra,..."
OGNI RIFERIMENTO A COSE E PERSONE E' PURAMENTE CASUALEArrivammo a Roma con mezz’ora di anticipo, ci dirigemmo direttamente dove avremmo dovuto effettuare il sopralluogo, Giulio chiamò il Nostro referente che ci aspettò davanti all’ingresso del cantiere, dalla macchina notai un gruppo di uomini tutti in abiti eleganti che confabulavano fra di loro, chiesi a Giulio:
“Giulio tu per caso conosci quelle persone”
“non di persona Signora, i due in abito elegante sono gli amministratori delegati delle due aziende nostre concorrenti, il terzo col caschetto da cantiere è il Nostro possibile cliente”
“e tu come fai a conoscerli?”
“ieri sera ho dato un’occhiata ai siti web delle rispettive aziende e ho trovato le loro fotografie, sembrerebbero essere personaggi potenti”
“Che bravo che è il mio Direttore tecnico”
Scendemmo dalla Vettura, Giulio mi presentò ai personaggi che avevamo visto poco prima, anche gli atri imprenditori come me vennero accompagnati dai rispettivi collaboratori, il responsabile dell’affidamento dei lavori comunicò che i tecnici potevano incominciare le operazioni di visione del cantiere, viceversa “le proprietà” potevano accomodarsi in un salottino in attesa che questi finissero il proprio lavoro.
Giulio imbracciò un sfilza di documenti sotto il braccio, Franco fece lo stesso, fu poi Giulio a dirmi:
“Signora se lei preferisce aspettarci in albergo può prendere la macchina, noi ci arrangeremo con un taxi”
“No Giulio so che mi annoierei in albergo da sola, preferisco rimanere qui, magari ne approfitto per fare un po’ di pubbliche relazioni”
“ah signora, sono sicuro che farebbe un ottimo lavoro, quei tre le stanno praticamente sbavando addosso”
“ma va là sciocco, pensa a fare il tuo lavoro e cerca di farlo in fretta perché non vedo l’ora di togliermi questi tacchi dai piedi”
“Sarà fatto Signora”
Mi allontanai insieme agli altri due imprenditori, entrammo nel salottino da cui era possibile vedere le operazioni dei Nostri rispettivi collaboratori, come da previsione di Giulio i due Nostri concorrenti assunsero un attegiamento infantile, fu tutto un susseguirsi di battute bisbigliate all’orecchio e risatine stupide, erano due Cinquantenni senza capelli e con la pancia pronunciata, credo che al mondo non esistesse nulla di meno sensuale della figura di quei due sfigati, provarono pietosamente ad attaccar bottone con dei discorsi futili, ma era chiaro come fossero i classici puttanieri di mezz’età e così decisi di prendere dalla borsa un romanzo che mi ero portata da casa e di mettermi a leggere senza considerarli. Da li a poco i due salutarono ed andarono via lasciando soli i loro collaboratori, rimasi in quel salottino sbirciando di tanto in tanto il lavoro di Giulio e di Franco, potei notare con soddisfazione l’efficienza con cui i miei ragazzi analizzavano ogni centimetro quadrato del cantiere, Giulio guardava i disegni planimetrici e comandava le azioni di Franco che gli dava riscontro su quel che trovava sotto ogni pozzetto e dietro ogni angolo del cantiere … di rimando vedevo i capotecnici delle altre aziende ruotare i planimetrici cercando di raccapezzarsi sulla posizione in cui si trovavano, era palese il gap tecnico che avevano con i miei ragazzi e la cosa, per quanto ormai io non sentissi più “mia” l’azienda, mi riempiva di soddisfazione.
Verso le 18:30 Giulio e Franco mi raggiunsero nel salottino, Giulio aveva una faccia perplessa mentre Franco era come al solito sorridente, chiesi:
“che succede Giulio, ti vedo stranito”
“Nulla Signora, semplicemente ragionavo su quello che abbiamo trovato”
“e che cosa hai visto?”
“Preferirei non parlarne qui … andiamo?”
Prendemmo le nostre cose, entrammo in macchina, Giulio, alla guida impostò l’indirizzo dell’Hotel sul navigatore e partimmo, dopo di chè gli chiesi:
“allora mi dici perché sei così perplesso?”
“il progetto presenta enormi errori progettuali”
“quindi?”
“quindi risulta che quanto previsto a progetto non sia sufficiente alla realizzazione completa dell’opera, questo significa che se dovessimo acquisire l’appalto ci ritroveremmo con dei lavori extra-contrattuali che valgono più dell’importo d’appalto”
“ed è una buona cosa?”
“sicuramente si, inoltre le lavorazioni extracontrattuali non potrebbero essere ricondotte a prezzi di appalto … in buona sostanza potremmo specularci su senza tanti problemi”
“chi ti dice che anche gli altri tecnici non abbiano notato le stesse cose che mi stai dicendo?
“ho buttato qualche chiacchiera con loro per sondare il terreno, quella gente non ha la minima idea di cosa si debba realizzare in questo cantiere, probabilmente sono così convinti di riuscire ad accaparrarsi l’appalto che hanno mandato due ragazzini giusto per far figurare l’avvenuto sopralluogo”
“sarà … scusa ma allora se è come dici tu perché sei così turbato”
“Vede Signora prima di venire qua sia io che suo marito eravamo consapevoli che sarebbe stato impossibile riuscire ad accaparrarsi questo lavoro, le due aziende nostre concorrenti sono due colossi del Lazio che si spartiscono di comune accordo gli appalti più remunerativi di tutto il paese, siamo venuti ugualmente perché per serietà non potevamo declinare un invito del genere”
“vai avanti …”
“Come le dicevo queste aziende sono realtà veramente importanti, fanno entrambe capo alla stessa Holding, hanno un forte potere di acquisto sulla manodopera e sui materiali, scontistiche che per noi sono inimmaginabili, pertanto il nostro potere di offerta è molto limitato … sicuramente non potremo fare un ribasso simile a quello che farebbero loro … se però considerassimo di fare un’offerta sotto costo, di fare un prezzo stracciato sulla base della consapevolezza degli oneri extracontrattuali che riusciremmo ad incassare … potremmo fregarli”
“ma tu sei proprio sicuro che dopo riusciremmo a recuperare il perduto?”
“Si … ne sono sicuro!”
“e allora dove stà il problema?”
“il problema è suo marito”
“in che senso?”
“lui non approverà mai e noi perderemo un ulteriore possibilità di fare un passo avanti come azienda”
A quest’ultima affermazione di Giulio non risposi, ero consapevole che Gaetano fosse un dispotico bastardo e che se anche avesse pensato che l’idea di Giulio era buona non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di appoggiare una sua teoria, gli avrebbe dato la solita risposta: “l’azienda è mia, il portafoglio è mio e si fa come dico io” … gli occhi di Giulio esprimevano rabbia … si percepiva quel senso di impotenza che si prova quando si è coscienti di poter lottare ma si è esclusi dalla scena a priori, era comprensibile, Giulio aveva avuto una grande intuizione che non avrebbe mai trovato terreno fertile in una persona come mio marito, decisi di provare a chiudere il discorso chiedendogli:
“quindi che si fa”
“chiameremo suo marito, gli spiegheremo la cosa, lui ci risponderà di confermare il ribasso pattuito prima della partenza, domani consegneremo l’offerta e torneremo a casa senza aver concluso una cippa di niente”
“non ci pensare Giulio, questo non significa che tu sia meno bravo di quel che pensi e che purtroppo la vita ci presenta situazioni per le quali non abbiamo facoltà di scelta, dobbiamo accettarle e basta … non ci pensare”.
Immediatamente i miei pensieri tornarono a Gaetano ed alla nostra situazione familiare, al pensiero del mio fallimento come moglie e come donna, al mio stato di depressione … non ebbi il tempo di continuare a torturarmi ulteriormente che arrivammo all’hotel. Franco, scese e si occupò dei bagagli, io e Giulio ci recammo alla Reception per la prenotazione, fu Giulio a rivolgersi al portiere:
“Buongiorno, avremmo una prenotazione a nome XXX”
“buongiorno, un attimo che controllo … si confermo una doppia classe economica ed una singola superior”
“si … esatto!!!”
“allora la doppia è la numero 204 al secondo piano, la singola è la n.° 316 al terzo piano, solo una precisazione la camera doppia in realtà è comunicante con un'altra matrimoniale che per questa notte manterremo libera, ve lo dico solo perché non pensiate di avere dei vicini di letto in pieno stile ostello”
“nessun problema … grazie!”
Non potei fare a meno di notare come Giulio avesse avuto l’accortezza di prenotare una camera doppia in classe economica per lui e per Franco mentre avesse pensato ad una camera lusso per me, apprezzai questo suo pensiero e decisi che fosse giusto ringraziarlo
“che caro mi hai prenotato una stanza da Vip”
“bhè a dire il vero Signora paga lei … o meglio l’azienda”
“è vero … apprezzo però il fatto che tu abbia economizzato sulla sistemazione per te e Franco anche se non era necessario”
“nessun problema Signora, io e Franco siamo amici e non abbiamo alcun problema a dormire nella stessa camera, anzi la cosa ci diverte, passiamo qualche momento a chiacchierare, ridere e scherzare stare insieme ci fa tornare ragazzi”
“Capisco … allora come ci organizziamo?”
“mha se lei è d’accordo direi che potremmo trovarci al ristorante dell’Hotel per le 20.30, nel frattempo può andare a darsi una rinfrescata”
Risposi maliziosamente “per le 20.30 … non so se il tempo mi basterà per riuscire a farmi abbastanza bella … del resto vado a cena con due uomini”
“Signora, per quanto mi riguarda potrebbe scendere in pigiama e farebbe sempre la sua figura”
“Sei un adulatore biricchino” così mi voltai di scatto andando in direzione dell’ascensore.
Salii al terzo piano, entrai nella mia stanza e posai il mio bagaglio, presi il cellulare e chiamai mia figlia per sapere se era tutto ok, per mia scelta non chiesi nulla di Gaetano, dopo la telefonata mi svestii e mi buttai sotto la doccia dopo di che passai una mezz’oretta in accappatoio a leggere qualche altra pagina del mio libro. Arrivate le 20.00 decisi che era tempo di preparami per la cena, mi accorsi che per qualche strana ragione non portai abiti casual, oltre al tailleur che avevo indossato durante il viaggio avevo portato una minigonna rossa ed una magliettina dello stesso colore molto scollata e completamente aperta sulla schiena, pensai “ma che cazzo ho nella testa, forse pensavo di andare a fare la mignotta a Trastevere? Come faccio a presentarmi così davanti ai miei dipendenti” quasi mi vergognavo, pensai di rindossare lo stesso abito del mattino ma non volevo fare la figura della barbona che esce a cena senza cambiarsi, indossai quegli abiti vistosi, mi specchiai e tornai a chiedermi con quale coraggio mi sarei potuta presentare vestita a quella maniera … forse non truccarmi avrebbe potuto stemperare la mia appariscenza … si certo così gli altri ospiti dell’albergo avrebbero pensato che ero una battona a cui il trucco si era sciupato facendosi sbattere in qualche camera dell’Hotel. Era incredibile il numero di paranoie che mi stavo facendo senza che non ci fosse un motivo reale per il quale dannarsi, ad un certo punto dissi a me stessa che in fondo ero li per lavoro, che mi ci aveva mandato mio marito in “gita” con due uomini, pensai che era una vita che non andavo a cena fuori e che più in generale era da tanto che non passavo una serata in compagnia pertanto … fanculo all’immagine della mammina perfettina, se gli altri penseranno di me come ad una zoccola, chi se ne frega, tanto domani si torna a Torino e chi la vede più sta gente, il problema non potevano essere nemmeno i miei accompagnatori, Franco mi conosceva da una vita e Giulio … ma si Giulio era in pessimi rapporti con Gaetano e come si dice in questi casi: “il nemico del mio nemico è mio amico”. Sistemai il mio make-up con un rossetto rosso fuoco, truccai gli occhi con una leggera passata di mascara, sistemai il balconcino del mio reggiseno che sembrava voler esplodere tanto mi strizzava le tette e mi recai al piano terra dove Giulio e Franco mi aspettavano seduti al tavolo.
Entrai nella sala ristorante un cameriere con un vassoio in mano nel vedermi rimase imbambolato, appena superatelo sentii un rumore di posate cadute in terra, probabilmente avevo proseguito guardandomi il culo ed era andato a sbattere da qualche parte, sorrisi maliziosa senza voltarmi, incrociai lo sguardo con una coppia di vecchietti seduti ad un tavolo che mi squadrarono con aria sprezzante per il mio look così vistoso, probabilmente dovevo proprio dare l’idea di una battona, del resto chi si poteva agghindare in quella maniera per cenare di mercoledì sera in un albergo.
Arrivai al tavolo dove mi attendevano i miei accompagnatori, Franco stavo mangiando dei grissini nel vedermi strabuzzò gli occhi e smise di masticare, Giulio semplicemente mi sorrise dicendomi “la stavamo aspettando per ordinare … devo dire che ne è valsa la pena”
“Lascia perdere Giulio, non so neanche io per quale motivo ho messo questi abiti in valigia”
“bhè a me non dispiacciono … e a te Franco”
“Smettila di fare il cretino e datti un contegno … non ti riconosco più”
Franco disse quelle parole con un tono misto fra il comico ed il serioso, quasi volesse rimproverare Giulio, fu li che per stemperare la cosa risposi
“ma si Franco, tranquillo non mi offendo, anzi un po’ di complimenti potresti farmeli anche tu … o non sono il tuo tipo?”
“ma che scherzi Rosa, sei una donna bellissima ma … si insomma … sei anche il nostro titolare”
“ma vaffanculo Franco, io in azienda ormai non conto più nulla, al massimo potresti dire che sono la moglie del tuo capo ma anche li ci sarebbe da discutere”
Scoppiamo tutti in una risata …
“sentite ragazzi, scioglietevi, facciamo finta che sono una vostra collega, è tanto tempo che non passo una sera fuori casa e non mi ricordo neanche più come si fa a divertirsi, in fondo oggi è stata una giornata piacevole, perché non dovrebbe essere piacevole anche questa cena … vi voglio rilassati e sciolti”
“parole sante” rispose giulio che proseguì dicendo “che si fa si ordina?” controbattei io dicendo:
“si … basta che la smetti di essere spilorcio con i miei soldi, ancora non ho capito perché vi siete autopuniti prenotando una camera per entrambi”
“Gliel’ho spiegato Signora, io e Franco non abbiamo problemi a dormire insieme”
“si si ho capito … e poi smettila di chiamarmi Signora, mi fai sentire vecchia, chiamami Rosa”
“No Signora purtroppo questa non è una cosa possibile, non ci riuscirei”
“vabbè fa come vuoi … allora per primo io prendo …”
Ordinammo le pietanze che furono anticipate da un aperitivo a base di prosecco trentino, successivamente Giulio ordinò una bottiglia di vino rosso che finì ancor prima che terminassimo il primo, ne seguì una seconda, avevo sempre amato il vino rosso, evitavo di berne troppo in pubblico perché mi dava subito alla testa, ma forse quella sera fuori di testa ci volevo andare di proposito … finì anche la seconda bottiglia, posso tranquillamente dire che all’apertura della terza ero brilla, Giulio non perdeva mai l’occasione per riempirmi il bicchiere, andammo avanti per tutta la cena a ridere rumorosamente, fummo addirittura ripresi dal cameriere che ci chiese cortesemente di fare un po’ meno rumore, i nostri umori erano alti ed anche Franco si era lasciato andare ad un certo punto della cena mi disse:
“Guarda Rosa, ti giuro che nei cantiere in cui ho lavorato, ho visto ponteggi meno ingombranti delle tue tette” ridemmo tutti
“tu dici … e non hai visto cosa succede se faccio così” ormai completamente su di giri mi chinai leggermente sul tavolo e con le mani strizzai le mie tette una contro l’altra in modo che fosse accentuata la fuoriuscita del balconcino, nel vedere quella scena a Franco andò di traverso un sorso di vino, tanto che se lo sputò tutto sulla camicia, io e Giulio ci piegammo dal ridere e Franco mi rimproverò dicendomi
“Rosa non mi puoi fare queste cose, lo sai che è da quando mi sono separato che non vedo un paio di tette? Comunque vado in bagno a cercare di smacchiare la camicia” altre risate …
Rimanemmo io e Giulio da soli al tavolo
“Dì Giulio hai visto che faccia Ha fatto Franco?”
“Si ho visto, e non sono poi così sicuro che sia andato in bagno per smacchiarsi la camicia” altre sontuose risate
“ma che dici … addirittura … non credo che possa bastare così poco”
“ah no? … a me invece è bastato … può constatarlo da te”
Fu li che Giulio mi prese la mano e se la posò sul pacco, li per li rimasi di sasso, lo guardavo fisso negli occhi ma probabilmente il vino non mi aiutava in fatto di riflessi e solo dopo pochi istanti mi resi conto che gli stavo toccando l’uccello, invece di tirar via la mano mi venne spontaneo tastarglielo e potetti effettivamente constatare che ce l’aveva di marmo, sentii una forte eccitazione poi per qualche secondo tornai in me e ritrassi la mano:
“no Giulio, forse questo è un po’ troppo fuori dai miei schemi”
“a me sembra che la sua situazione sia uscita dagli schemi gia da qualche tempo”
“lo so, ma vedi, io non sono così o meglio non riesco ad esserlo”
“forse basterebbe solo che Lei non pensasse e che si lasciasse andare … Lei lo ha chiesto a me poco fa ed io l’ho fatto”
“gia … forse ma …”
Franco tornò al tavolo, mi venne spontaneo guardargli tra le gambe in funzione della battuta che aveva precedentemente fatto Giulio, non potevo esserne certa ma pensai che qualcosa là sotto doveva essere successo … anche questa cosa mi provocò una forte eccitazione tanto che incominciai a bagnarmi fra le gambe, non mi succedeva da un sacco di tempo, forse stavo esagerando, nonostante il vino trovai la saggezza per dire:
“ragazzi forse ho esagerato col vino, preferisco tornare in camera ed andare a dormire primo che svengo qua davanti a tutti, magari prima prendo una boccata d’aria in giardino” Giulio si propose di accompagnarmi ma io forzatamente declinai l’invito. Passai una ventina di minuti fuori dalla hall dell’albergo, ripiombai nei miei pensieri e parte dell’euforia che aveva accompagnato la mia serata svanì, poi un po’ per l’eccessiva calura un po’ perchè volevo addormentarmi per spegnere i miei pensieri salii in camera.
Entrata nella stanza tentai di azionare il condizionatore che però non ne volle sapere di collaborare, chiamai la reception chiedendo un aiuto, l’uomo al telefono, lo stesso che ci aveva ricevuto al nostro arrivo, da li a poco mi raggiunse in camera, fece diversi tentativi per risolvere il problema senza riuscirci, chiesi:
“mi scusi, ma io con questo caldo proprio non ce la faccio a dormire, non avreste un’altra camera con il condizionamento funzionante?”
“No Signora purtroppo le altre stanze sono tutte occupate, anche se …”
“anche se?”
“bhè non so se sia il caso … vede ci sarebbe la matrimoniale comunicante con la camera dei due Signori che la accompagnano … la 204”
“ma sono comunque stanze separate giusto … voglio dire con ingressi separati?”
“Si Signora”
“ed hanno bagni separati?”
“Si Signora”
“Bhè guardi allora va bene basta che funzioni il condizionatore”
“Va bene allora mando qualcuno a prendere i suoi bagagli”
“lasci stare faccio da sola, l’aspetto davanti la porta della camera”
Raccolsi le mie cose e mi recai al secondo piano, il portiere mi aspettava davanti la stanza, mi aprii la porta e mi disse
“Ho verificato Signora, il condizionatore in questa stanza funziona”
“Grazie … Buonanotte”
“Buonanotte Signora e ci scusi per l’inconveniente”
“Nessun problema, non si preoccupi”
Presi possesso della mia nuova stanza, mi tolsi gli abiti di dosso, indossai la mia camicetta da notte e sistemai in bagno i miei effetti personali, ad un certo punto senti dei rumori provenire dalla stanza affianco, dovevano essere Giulio e Franco che rientravano dal ristorante, mi venne spontaneo fare meno rumore possibile, loro non sapevano che avrei dormito nella stanza comunicante con la loro, e non mi andava che lo sapessero, soprattutto dopo quello che era successo con Giulio, li sentii confabulare e la mia curiosità di donna mi spinse a cercare di captare i loro discorsi, mi avvicinai alla porta che separava le due camere, mi sedetti su una poltroncina li di fianco che sembrava essere stata posizionata appositamente per quello scopo e accostai il mio orecchio alla porta.
“Che dici Giulio, non era male la cena no?”
“no dai, direi tutto buono, anche il vino … praticamente ci siamo bevuti una bottiglia a testa”
“lascia stare, mi gira ancora la testa, il grappino dovevamo evitarlo”
“ma che cazzo dici, il grappino è quello che ti rimette tutto a posto dopo una sana mangiata”
“sarà ma io mi sento così rincoglionito, chissà se Rosa si sente bene”
“ma si Franco secondo me la Signora non si sentiva bene come stasera da tanto tempo”
“in effetti era un sacco di tempo che non la vedevo così sorridente … e poi mi è sembrata più “sportiva” del solito”
“per forza Franco, quella merda del marito la tratta come una cretina, come vuoi che si senta una donna a sapere che il marito si scopa sistematicamente la segretaria, che poi quello che non capisco io è come si fa a trascurare una donna così bella per una sciacquetta da quattro soldi come Sonia”
Bravo il mio Giulio, mi vorrebbe voglia di dartela solo per quello che hai appena detto.
“Bhè forse perché è più giovane … è carina ed ha un culo strepitoso”
“Si ho capito, ma … vogliamo paragonarla alla Signora Rosa? Ma tu l’hai vista stasera? Sembrava uscita da un film porno, me la sarei scopata sul tavolo del ristorante davanti a tutti”
“Non dirmelo a me, non hai idea di quante volte l’avrei voluta sbattere al muro e farle il culo”
Hai capito Franco, tanto buono tanto caro e invece poi scopri che è un porco come tutti gli altri uomini …
“Pensa Giulio che quando si sono trasferiti in collina lei e Gaetano, io sono stato per un po’ con Rosa a sistemarle le cose di casa, tipo appendere i quadri, montargli i lampadari, lei girava per casa sempre con dei pantaloncini corti ed una canotta senza reggiseno sotto, Gaetano era sempre fuori per lavoro ed i figli andavano a scuola … non sai quante volte mi sono trattenuto dal prenderla e sbattermela sul pavimento della cucina”
“ah ah ah … magari te lo faceva apposta … per provocarti”
“ma va, Rosa al tempo era ancora una donna spensierata ed innamorata di suo marito”
“ma sarà, comunque è veramente da stupro, me lo ha fatto tirare per tutta la sera”
“a te? Perché tu pensi che davvero sia andato in bagno a smacchiarmi la camicia?”
“ah ah ah … sei uno schifoso Franco … l’avevo capito che eri andato a tirar il collo al pitone … anche se questo è troppo anche per te … ah ah ah”
“ero obbligato, 23 cm di cazzo in erezione non li nascondi tra i pantaloni, sai che figura di merda se se ne accorgeva Rosa”
Sentivo i discorsi dei due, Franco che si era masturbato in bagno dopo che lo avevo provocato, mi sembrava fantascienza, e poi pensai: vuoi vedere che adesso Giulio gli racconta che io ho tastato l’uccello, se lo fa giuro che sfondo questa porta entro dentro in vestaglia e lo prendo a schiaffi, e poi ne canto due anche a Franco.
“Comunque caro Franco, io non so cosa farei per finire tra le gambe di quella donna”
“non metterci la speranza ragazzo, quella donna per quanto appariscente è una persona seria, non te la darà mai, e poi lei fa parte dell’alta borghesi e tu sei uno sfigato che si tira il sulo 12 ore al giorno per uno stipendio da fame … più o meno come me”
I due andarono avanti per diversi minuti a fantasticare scene erotiche di cui io ero la protagonista, a quanto pare Giulio avrebbe voluto sodomizzarmi sul balcone della camera, viceversa Franco sembrava essere bramoso di leccarmi tra le gambe, ascoltavo quei discorsi e siccome il vino non aveva ancora finito di fare il suo effetto la mia eccitazione tornò a lievitare. Divaricai le gambe ed incominciai a toccarmi, come ho già raccontato non avendo più rapporti con Gaetano mi masturbavo spesso, di tanto in tanto utilizzavo anche un vibratore che tenevo nella borsa in quanto quello era l’unico posto in cui i miei figli non mettevano mai le mani, decisi che quella era un occasione buona per farne uso.
Preso il vibratore incominciai a penetrarmi continuando ad ascoltare le parole di quei due depravati, con l’altra mano mi toccavo il seno strizzandomi i capezzoli duri come chiodi, mi eccitava pensare a Franco che si menava quell’uccello da 23 centimetri, un arnese di tutto rispetto, io che mi ero sempre chiesto se quei cazzoni che vedevo nei film porno esistessero veramente … continuavo a penetrarmi ascoltando le parole di Giulio “Se ce l’avessi qui amico mio, le schizzerei su quelle tettone e dopo gliele farei leccare” … sentii crescere dentro di me l’orgasmo, a differenza delle altre volte lo sentii salire in modo meno meccanico, sembrava che quel piacere volesse esplodere e fuoriuscire dal mio corpo, inarcai la schiena sullo schienale della sedia esplodendo in un orgasmo come non avevo mai provato nemmeno con mio marito, talmente disorientante che persi l’equilibrio cadendo dalla sedia ed andando a sbattere con la testa contro la porta che mi separava da Giulio e Franco, cercai di afferrare una piantana luminosa per sorreggermi e che viceversa non fece altro che cadere insieme a me e causare altro baccano … sbattendo la testa sulla porta oltre al dolore mi sentii frastornata, riuscii appena sentire il bisbiglio che arrivava dalla camera affianco:
“Franco ma che cazzo succede?”
“non lo so arriva dalla camera affianco”
“impossibile … non c’è nessuno dall’altra parte”
“cazzo ti dico che arriva da li”
Sentii dei passi avvicinarsi e vidi la porta aprirsi, fu un attimo e la luce proveniente dalla stanza affianco invase la mia camera accecandomi, fui appena capace di riconoscere la faccia di Giulio che mi diceva:
“Signora ma che ci fa li per terra?”
... CONTINUA ...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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