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SESSO E POTERE – PARTE 4
di xxpedroxx
10.05.2016 |
15.390 |
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"Giulio non era uno stupido, a Torino era uno dei migliori nella sua professione, per il suo lavoro aveva costantemente a che fare con gente benestante e di..."
OGNI RIFERIMENTO A COSE E PERSONE E' PURAMENTE CASUALELa mattina dopo, mi risvegliai in quella stanza fino ad all’ora sconosciuta sorprendendomi di avere l’immediata consapevolezza di dove mi trovavo, diedi uno sguardo in giro per accertarmi di essere rimasta da sola, La Dottoressa, Denise, le due collaboratrici e gli uomini della security non c’erano più ed io, dopo la quella turbolenta nottata, non li avevo sentiti andar via.
Mi alzai alla ricerca dei miei abiti senza aver successo, vidi appoggiata sulla poltrona della Bonanni una vestaglia di raso nero, mi avvicinai per prenderla e notai che al di sopra vi era una busta da lettere, era chiaramente indirizzata a me; decisi di aprirla, all’interno oltre ad un messaggio vi trovai una carta di credito intestata alla mia persona e … non ci potevo credere, un pendaglio in oro bianco e diamanti identico a quello che avevo visto al collo di Denise e delle due “colleghe” la mattina precedente … non era una figura definita, sembrava un intreccio di nastri, di quelli che si trovano sulle confezioni regalo … mi era chiaro che quel pendaglio doveva essere un segno di appartenenza, o meglio, di proprietà.
Il messaggio, scritto in una calligrafia che aveva ben poco di femminile, recitava:
“Mia cara bambina, viste le vicissitudini della notte ritengo accettata la mia proposta, sono sicura che io e Lei avremo reciproca soddisfazione dalla Nostra collaborazione. Si ritenga libera fino alla fine della settimana, lunedì prossimo si presenterà nel mio ufficio e stabiliremo il da farsi, Denise la contatterà in settima per ulteriori dettagli, spero che il pendaglio donatole sia di suo gradimento, gradirei che lei lo indossasse … sempre! Firmato Carla B.” (n.d.r. - Carla è il nome dalla Bonanni)
Lasciai cadere la lettera sulla poltrona e la prima cosa che feci di istinto fù indossare il pendaglio, guardai l’orologio, erano le 10.30 del mattino, mi infilai nella doccia della stanza da bagno dell’appartamento, notai che i miei vestiti e la mia lingerie erano ordinatamente disposti sul mobiletto del lavatoio … erano freschi di lavanderia.
Uscii dall’appartamento intorno alle 11.45, decisi di incamminarmi verso casa, telefonai a Giulio, gli raccontai della proposta ricevuta, (naturalmente raccontai ciò che poteva essere raccontato), Giulio si complimentò con me, ma io lo conoscevo bene ed avevo captato una vena di sospetto nelle sue domande.
Giulio non era uno stupido, a Torino era uno dei migliori nella sua professione, per il suo lavoro aveva costantemente a che fare con gente benestante e di potere, sapeva benissimo che per ottenere un contratto di lavoro come quello da me “sottoscritto” non bastava essere bravi, conosceva la fama della Bonanni, una persona inarrivabile e professionalmente spietata.
Giulio era il classico esempio di chi con le proprie capacità e la propria tenacia avrebbe potuto costruire intere città senza l’ausilio di alcuno, più volte nella sua carriera era stato scavalcato da raccomandati, figli di papà o amici di amici, ed io, ora, non mi sentivo molto diversa da chi gli aveva fatto le scarpe in passato.
Era figlio di operai FIAT in pensione, era cresciuto con la consapevolezza del sacrificio, si era pagato gli studi lavorando come portiere di notte in un albergo del centro, aveva sempre sostenuto che quel posto di lavoro fosse stata la sua più grande fortuna perché la notte aveva la possibilità di studiare senza che nessuno lo controllasse … aveva 22 anni, era bello come il sole e considerava il lavorare come portiere di notte una grande fortuna, questo dimostrava la sua umiltà e la sua purezza d’animo.
Io non avevo più scuse, avevo giustificato il tradimento con Morelli come fosse il prezzo da pagare per costruire una vita con lui, ma ora, avevo accettato la proposta della Bonanni per puro egoismo personale, e non avevo esitato nemmeno un istante a farlo … mi resi conto che forse io e “Carla” non eravamo molto diverse.
I giorni seguenti trascorsero veloci, Giulio organizzò una festa con i nostri amici più intimi per celebrare il mio successo, era entusiasto per me, avevamo avuto una piccola discussione relativamente al discorso abitazione, lui voleva qualcosa di Nostro ma ora avevamo l’opportunità di vivere gratis in una casa del centro in un appartamento ad uso esclusivo, anche in quest’occasione decise di assecondarmi e seguire le mie scelte … più lo guardavo più mi sentivo colpevole, ma l’occasione propostami dalla Bonanni rappresentava per me il riscatto di una vita.
Come previsto dalla Bonanni, il venerdì ricevetti una telefonata di Denise, il suo simpatico accento inglese mi distolse dai miei sensi di colpa:
“Ciao Barbara, sono Denise come stai?”
“Ciao Denise, tutto bene e tu?”
“Tutto molto bene, sai qui abbiamo avuto un gran da fare per te, abbiamo allestito il tuo ufficio, scelto i tuoi collaboratori, una è inglese come me, ed abbiamo pianificato la tua agenda per i prossimi giorni, sei pronta per incominciare?”
Il mio ufficio? I miei collaboratori? La mia agenda? Non sapevo che avrei avuto dei collaboratori e non immaginavo di che carattere sarebbero stati i miei impegni.
“ah si !?! Ottimo, si io sono prontissima, posso chiederti qualche piccola anticipazione?”
“Ti chiamavo proprio per questo, c’è un piccolo cambiamento di programma, lunedì mattina dobbiamo partire per Ginevra, la Bonanni ha chiuso l’acquisizione di un’azienda, vuole che tu sia presente per acquisire la documentazione di tua competenza, poi dovrai essere presentata ad un paio di azionisti del gruppo, io verrò con te e potrò spiegarti meglio il tutto di persona”
“si certo, quanto dovremo fermarci”
“dai tre ai quattro giorni, in ogni caso, lunedì ore 07.30 un taxi passerà a prenderti per portarti all’aeroporto, io sarò lì ad aspettarti … avrai bisogno di un abito da sera e poi …”
“e poi?”
“alloggeremo nella villa della Bonanni … lei non ha lasciato disposizioni in merito ma … cerca di capire”
“ho capito, ci vediamo Lunedì”
Il messaggio era chiaro, questa era una di quelle situazioni per la quali la Bonanni mi aveva avvertita che ci sarebbero state circostanze in cui la mia vita “con lei” avrebbe prevalso sulla mia vita con Giulio, avrei alloggiato a casa sua, io stessa, secondo le sue logiche, ero sua ed avevo imparato cosa volesse significare la cosa. Probabilmente la Dottoressa avrebbe voluto allietare i suoi impegni lavorativi ed io sarei stata nuovamente il suo giocattolino con cui divertirsi, questo significava presentarsi a dovere, la dottoressa amava le cose belle e curate ed uno dei miei doveri era di non deluderla.
Nel pomeriggio mi recai dall’estetista e dal parrucchiere per una messa a punto, mi depilai ovunque compresa la passerina, feci una manicure ed una pedicure; la sera spiegai la cosa a Giulio che si entusiasmò nuovamente per me ed io mi sentii un vero schifo perché era chiaro e palese che lo stessi ingannando.
Il fine settimana trascorse veloce, cercai di non pensare ai miei impegni della settimana entrante, mi dedicai completamente a Giulio, facemmo l’amore più volte, e nel mentre avevo la sensazione che la Bonanni fosse li ad osservarci, quella donna mi era entrata dentro, si era impossessata della mia psiche, era riuscita senza far molto a farmi nutrire un senso di sottomissione nei suoi confronti, a far sentire costantemente la sua presenza dentro di me.
Lunedì mattina, arrivai all’aeroporto di Caselle, Denise mi aspettava all’ingresso per le partenze con il suo solito sorriso smagliante, era sinceramente contenta di vedermi, era vestita in modo casual ma nonostante tutto attirava gli sguardi dei tassisti che bighellonavano sul marciapiedi in attesa dei clienti.
“ciao Barbara, sono felice di vederti, spero tu sia contenta che sia io ad assisterti nel tuo primo impegno”
“Certo che lo sono, a dire il vero sapere che ci saresti stata tu mi ha confortata, non so perché ma la tua presenza mi rassicura”
“Non ci crederai ma è la stessa cosa che ha pensato la Dottoressa”
E certo … la Dottoressa sa sempre tutto.
Ci imbarcammo, per la prima volta nella mia vita viaggiai in Business class, l’aereo non era particolarmente affollato per cui mi fu possibile parlare con Denise senza paura che orecchie indiscrete potessero ascoltare:
“allora Barbara come ti senti al primo giorno da dirigente?” affermazione a cui Denise fece seguire una cinica risatina … io con un sorriso le risposi
“mi sento ansiosa, confusa, curiosa, eccitata … Denise io fino all’altra settimana ero un’impiegata con un contratto a termine, in meno di un paio di giorni mi sono scopata un direttore del personale, il presidente di una multinazionale, una collega, nello specifico te, e mi sono ritrovata con una posizione professionale che mai avrei sognato nella mia vita … secondo te come mi dovrei sentire, ci sono momenti in cui mi viene il dubbio di essere in una candid camera”
Denise scoppiò in una risata, dopo di che rispose:
“sei forte Barbara, mi piaci perché sei spontanea e intelligente, in effetti è una situazione fuori dalla normalità, ma vedrai col tempo imparerai che nell’ambiente in cui sei entrata sono cose all’ordine del giorno, questa gente può avere tutto dalla vita, hanno bisogno di nuovi stimoli e la lussuria è uno dei peccati capitali che più preferiscono e poi, diciamocelo, in fondo può essere divertente, io per esempio mi sono divertita con te l’altra sera, e mi sembra che anche tu non sia stata poi tanto male?”
Nel dirmi queste parole Denise mi posò una mano fra le gambe ed incominciò a solleticarmi la passerina. Io reagì con naturalezza, sorridendole con un filo di imbarazzo.
“Su Barabra, sarai mica diventata timida tutto di un tratto?” e mi stampò un bacio in bocca
Accolsi la sua lingua e ricambiai la sua passione ficcandogli la mia in gola, poi d’un tratto si staccò da me e disse con un filo di preoccupazione
“Solo una cosa Barbara, queste effusioni fra di noi … la Bonanni non deve sapere nulla”
“e perché? Si sarà mica innamorata di me”
“Figurati … Semplicemente la dottoressa è molto possessiva, come ti ha spiegato lei ti considera sua … a Lei piace vedere i suoi alfieri giocare tra loro ma solo se il gioco ha come finalità quello di donare piacere a LEI”
“Cosa intendi per “i suoi alfieri” ”
“uff, nulla di particolare, una volta una di Noi alla fine di un incontro prese il coraggio a due mani e le chiese che cosa rappresentassimo noi tutte per Lei, La dottoressa le rispose che Lei ha sempre pensato alla vita come ad una partita a scacchi, un gioco dove ogni “pezzo” ha “per nascita” funzioni e poteri diversi, dove “la donna”, in cui lei si identificava, è il pezzo più potente, il pezzo che può muoversi da alfiere o da torre semplicemente a seconda della propria volontà, viceversa le sue compagne di gioco erano dei semplici “pedoni”, pezzi facenti parti del gioco, pertanto gia privilegiati, ma comunque elementi utili ai soli scopi della “donna” … quello di poter muovere il gioco a suo favore”.
“caspita che mente contorta, e quindi noi saremmo dei semplici pedoni!?!”
“no barbara, io penserei a me più come ad un alfiere od ad un cavallo”
“mmm … e sarebbe a dire?”
“un qualcosa con qualche potere in più rispetto ad un pedone”
“ed io cosa sarei invece … una pedina della dama?”
Denise rise nuovamente e mi rispose “no tesoro mio, tu per lei sei una torre”
“che sarebbe???”
“lo scoprirai tesoro mio … lo scoprirai … ora vieni con me“
Denise mi prese per mano, agguantò la sua borsa e mi trascinò nel bagno dell’aeroplano, nessuno si accorse di noi, tutti erano intenti a leggere il giornale o a battere sui tasti dei loro notebook, entrammo nella toilette sogghignando, del resto mi piaceva Denise, mi sembrava di conoscerla da sempre e con lei tornavo ad avere quella leggerezza che si ha a 16 anni, tornavo bambina e di conseguenza tornavo ad essere anche un po’ incosciente.
Incominciammo a baciarci e a toglierci gli abiti, in breve ci trovammo semi nude e con le tette di fuori, mi piacevano i suoi seni grossi con i capezzoli scuri, avrei potuto leccarli e strizzarli per ore, strusciavo il mio seno contro il suo e sentivo le sue mani farsi strada dentro di me, con due dita mi penetrò fra le gambe, mentre con l’altra mano incominciò a massaggiarmi lo sfintere.
Non avevo mai praticato il sesso anale, mi aveva sempre terrorizzato, ma in quel momento mi sarei fatta fare qualsiasi cosa, incominciai a ricambiare i suoi palpeggiamenti, le infilai anch’io due dita fra le cosce e sentii che anche lei incominciava a godere tanto da indurla e penetrarmi il culetto con un dito.
Provai una sensazione di abbandono totale, presto le dita divennero due e poi tre, per mia sorpresa non provai alcun dolore, solo un immenso piacere e quella sensazione di caduta libera verso un limbo di dannazione eterna.
La vidi cercare qualcosa nella sua borsetta, tirò fuori un vibratore, me lo sventolò sotto il naso sogghignando e con il suo fare felino si inginocchiò dinanzi a me; mi fece sedere sul piano del lavatoio, e continuando a lapparmi la figa con la sua lingua incominciò a puntarmi quel giocattolo nel mio culetto, avanzando sempre di più fino a che non lo sentii invadermi pienamente, proprio in quel momento accese quell’arnese che incomincio a vibrarmi dentro donandomi degli spasmi incredibili.
L’orgasmo arrivò da li a breve, rovesciai tutto il mio piacere nella sua bocca, Denise raccolse tutto con maestria continuando a stimolarmi il clitoride e spingendo il dildo sempre più violentemente dentro di me, chiaramente più cresceva il ritmo dei suoi movimenti più le riempivo la bocca.
Finita quella piacevole tortura si alzò in piedi e guardandomi negli occhi mi baciò trasferendo tutto il mio godimento nella mia bocca, ingoiai il tutto e proprio mentre con le nostre lingue ci ripulivamo a vicenda il viso sentimmo l’annuncio del capitano che da li a breve saremmo atterrati all’aeroporto di Ginevra.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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