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Il vicino di ombrellone


di massimocurioso
21.01.2025    |    69    |    1 8.7
"Se però questo deve mandare a puttane il nostro matrimonio, fermiamoci prima che sia troppo tardi..."
Approdiamo alla spiaggia verso le dieci e prendiamo un ombrellone in terza fila. Non c’è molta gente; a dirla tutta in quella zona ci siamo solo noi e un'altra coppia, sotto l’ombrellone contiguo al nostro. Butto l’occhio alla donna: sfoggia un topless dignitoso, mutande del costume nere, sgambate. Dimostra quarant’anni, forse quarantacinque, è bionda e porta un paio di occhialoni neri, rossetto messo di fresco, una fede luccicante al dito. Sta leggendo un libro cartaceo, al suo fianco c’è un uomo, anche lui tra i quaranta e i cinquanta. Non porta anelli, in compenso ha un tatuaggio astratto che gli prende tutto il braccio destro. È steso e dorme con il viso rivolto dalla nostra parte.
Silvia si spoglia e si stende sullo sdraio più vicino ai due, poi inforca le cuffie e si aggiusta il reggiseno del costume per evitare che i capezzoli facciano capolino. In quel momento, come se il movimento di mia moglie avesse prodotto un rumore assordante, l’uomo si sveglia di soprassalto e si mette seduto a fissarla. Lo vedo passare per diverso tempo da lei a me e viceversa, senza farsi alcuna remora, poi torna a stendersi non molla nemmeno per un secondo mia moglie con lo sguardo. Non sono stupito del suo interesse: nonostante la scarsa considerazione che ha di sé stessa, nel suo metro e sessanta ben distribuito, Silvia è una trentottenne piacente e curata; la cosa che, però, mi provoca un guizzo di eccitazione è la mano del tizio che di lì a qualche minuto scende sul sesso per aggiustarlo. Indossa un costume a slip intonato a quello della donna al suo fianco, e sono pronto a scommettere che prima del nostro arrivo il contenuto era molto meno voluminoso. Rimango a osservare la scena stupito che lei non si accorga di nulla e sento di dover rompere quella situazione di apparente stallo.

«Andiamo a bagnarci?».

Lei risponde subito, quasi non stesse realmente ascoltando musica.

«Ok, vai avanti, passo un attimo ai servizi e ti raggiungo.»

Mi avvio verso la riva girandomi un paio di volte verso il tizio che nel frattempo si è seduto e guarda il culo di mia moglie che scodinzola verso la casetta dei servizi igienici. Subito dopo si alza e cammina nella mia direzione.
Mi giro verso il mare e avanzo fino ad avere l’acqua alle caviglie, ho il cuore che batte all’impazzata per la situazione assurda che si è creata, al punto da trasalire quando si affianca e mi dice.

«È una tua idea?»

«C … come scusi?»

«La cavigliera sulla destra, è una tua idea, vero?»

In quel momento mi sento come un naufrago che vede arrivare la nave dei soccorsi, col capitano che mi consegna la bottiglia nella quale ho infilato la richiesta di aiuto e si congratula per l’idea che ha permesso il mio ritrovamento. Non riesco a trovare una risposta che non sia la verità.

«Sì.»

Annuisce e si guarda dietro, nel frattempo al suo fianco compare la donna in topless.

«Voglio vedere le tette. Fa in modo che si tolga il reggiseno. Al resto ci pensiamo noi.»

Senza aspettare la risposta avanzano entrambi verso il largo.
Quando Silvia mi raggiunge, sono ancora inebetito dalla richiesta. Mi sembra una scena surreale, al punto che temo di essere vittima di uno scherzo. Poi, però, guardo la coppia che galleggia nell’acqua parlando e guardando verso di noi, e mi convinco che è tutto vero.

«Andiamo?»

La seguo come un automa. Ho la mente vuota e l’eccitazione tipica dei momenti decisivi della vita, quelli in cui ci si trova davanti a un bivio che cambierà in modo sensibile il resto della giornata e forse oltre.

«Va tutto bene?»

L’acqua ci arriva alle spalle, mi avvicino e l’abbraccio.

«Certo! Perché me lo chiedi?»

Lei sposta una mano sul mio sesso.

«Mi sembri distratto. Il tuo amico, poi, è tornato sull’attenti.»

Meglio che lei non sappia che l’anklet sulla caviglia destra ha funzionato, meglio lasciare che la coppia di sconosciuti realizzino il piano che hanno in mente, qualsiasi esso sia.

«È l’aria di mare, sei tu. Sei bellissima, ti amo.»

La bacio, cercando di convincermi che non sto tradendo la sua fiducia o, peggio, tendendo una trappola. Sto solo gestendo questa opportunità facendo in modo che l’avvicinamento dell’altro sia il più possibile naturale, come lei ha sempre detto di volerlo.

«Anch’io ti amo. E sono contenta di tutto … questo.»

Abbassa lo sguardo e capisco che mi sta nascondendo qualcosa.

«A cosa ti riferisci?»

«A te. Ho l’impressione di non piacerti più come una volta. Sto facendo tutto il possibile per tornare in forma, per renderti felice.»

La guardo stupito. Mi sono sbagliato: si è accorta che il mio sogno è diventato una necessità e sta intaccando la nostra vita sessuale. Capisco a quel punto la sua ostinazione per indossare quel costume, e temo che la sua determinazione a rendermi cornuto sia solo un favore che sta facendo a me per salvare il nostro matrimonio, non un gioco di coppia. Mi muovo con cautela, non vorrei aprire una crisi di coppia proprio nel momento in cui, forse, si sta realizzando … che tempismo!

«È per questo che hai voluto mettere questo costume?»

«Forse … comunque avevi ragione, mi stringe da morire!»

L’abbraccio mentre ridiamo della nostra stupidità.

«Ti voglio, come la prima volta, anche se non hai visto male: questa storia dell’amante mi prende sempre di più. Mi sono lasciato trascinare con le mie fantasie, al punto da trascurare la vita reale, te.»

«Credimi, non è solo una tua fantasia, lo voglio anch’io. Se però questo deve mandare a puttane il nostro matrimonio, fermiamoci prima che sia troppo tardi.»

«Rimanendo con il rimorso di non averci almeno provato?»

Lei non risponde e si chiude nei suoi pensieri. Decido quindi di fare una nuotata per sbollire, poi vedo Silvia che si avvia verso la riva e la seguo.


Quando, poco dopo, torniamo all’ombrellone, la richiesta del tizio mi rimbomba nelle orecchie. Mi butto.

«Togli il reggiseno, almeno finché non sarà asciutto.»

Faccio leva su quello che mi ha appena confessato: se già da asciutto le dà fastidio, da bagnato deve essere un supplizio, cosa che dovrebbe rendere allettante la mia richiesta, soprattutto adesso che ci siamo chiariti sul motivo per cui lo ha indossato.

«No, meglio che lo tenga.»

«Ma dai, non c’è anima viva intorno a noi. E poi anche la donna qui di fianco è in topless.»

«Il suo compagno già così non mi toglie gli occhi di dosso, figurati con le tette al vento! Non te ne sei accorto?»

«No. E comunque è al guinzaglio, non ti fare problemi.»

E la bacio mentre le sgancio la bretella, poi sfilo il capo fradicio con delicatezza e lo appoggio sul mio sdraio, al sole.
Silvia non prende mai il sole in topless, e si vede: la sua pelle è lastricata di strisce più chiare che partono dalle spalle e convergono tutte sui due seni pallidi per quasi tutta la loro superficie. Nonostante questo, forse perché i vicini non sono ancora tornati dal bagno, supera rapidamente l’imbarazzo e si stende supina, esibendo parti del corpo che, fino a quel momento, erano confinate entro le mura domestiche.

«Dovresti mettere della crema solare.»

Risponde con tono provocatorio, segno che le piace quella situazione: «Hai ragione. Me la spalmi tu?»
Alzo le mani.

«Sarebbe poco opportuno in pubblico, senza considerare le conseguenze …»

Sorride e si alza per prendere il tubetto dalla borsa.
L’altra coppia torna dal bagno proprio mentre Silvia si sta spalmando la crema solare sulle braccia, e la scena infiamma ancora di più la situazione già rovente. L’uomo si asciuga con un telo visibilmente felice del dono che gli ho fatto, e poco dopo la donna si avvicina a Silvia e attacca bottone, interrompendo l’operazione.

I due si chiamano Maria e Ivano, Silvia ci presenta e si copre con un pareo semitrasparente che, però, produce l’effetto contrario di renderla ancora più eccitante, anziché sedare la libidine. I due sono molto affabili, io rimango un poco in disparte e lascio che siano soprattutto Ivano e Silvia a interagire, notando che anche Maria sta facendo altrettanto.
Una decina di minuti dopo, mi sento un poco come quelli che vanno a una festa e passano la serata con il bicchiere in mano a guardare gli altri che ballano e si divertono, quindi, mi giro verso Maria per cercare di stabilire un contatto. Lei se ne accorge ma continua a ignorarmi, segno che probabilmente non le interesso per niente, e così decido di fare io.
A questo punto siamo asciutti e abbiamo avvicinato gli sdraio per parlare distesi, Silvia è carponi con il viso girato verso Ivano che, seduto, si sta spalmando la crema sulle spalle e poi guarda Maria e le propone.

«Ne vuoi anche tu?»

L’altra fa un cenno negativo, e a quel punto si rivolge a Silvia con un cenno.
È il trucco più vecchio del mondo ma il modo con cui lo interpreta lui … cazzo se ci sa fare quell’uomo! Lo chiede con fare disinvolto, con l’innocenza di un bambino e la persuasione di un venditore porta a porta navigato. Silvia all’inizio rifiuta l’offerta.

«No, l’ho messa prima.»

L’altro, però, non demorde e mi tira in gioco: «Ne ho troppa sulle mani, se vuoi, volentieri. Sempre se Francesco è d’accordo.»

Un altro bivio, un altro passo verso il mio destino. Deglutisco e sbarro gli occhi, ho la gola secca al punto che il mio sì sembra un rantolo. Silvia non è stupida, ha capito e mi lancia uno sguardo eloquente, non risponde ma scosta i capelli per scoprire il collo e appoggia la testa sul bordo dello sdraio.
L’imbarazzo di Silvia se ne va velocemente, grazie anche ai movimenti di Ivano sul corpo di mia moglie, delicati e per niente maliziosi. Vanno comunque a segno: la vedo sciogliersi, poco alla volta, al punto che sembra quasi delusa quando Ivano scorre le gambe evitando accuratamente le zone erogene, e poi termina.

«Ecco fatto.»

Subito dopo Silvia mi stupisce. Si alza lasciando il pareo sul lettino e si siede. Si gira verso di lui senza prima guardare me.

«Me ne spruzzi un po' sul petto?»

Una vampata di calore si espande dentro di me, avvolgendo ogni fibra del mio corpo. Improvvisamente fa molto caldo. La visione di Silvia di spalle che affronta l’altro mezza nuda e senza apparente vergogna mi lascia senza fiato. Una strana sensazione nello stomaco cresce, si avvolge su sé stessa come una serpe pronta a mordere. È paura? Desiderio? Entrambe le cose, forse. Un'emozione primordiale, nuda e cruda, che non lascia spazio a nulla di razionale. L’aria mi sembra più densa, pesante, quando entra nei polmoni. Mi ci vuole qualche istante ma alla fine la riconosco: è la sensazione che cerco, quella che ho forzato per tanto tempo con la fantasia, e che ora si sta manifestando grazie a un atto reale.
Silvia muove leggermente una spalla, un gesto appena accennato, e sembra che tutto il mondo si fermi per un attimo. La sua pelle ora è lucida e quasi risplende sotto la luce del sole, il mio sguardo si perde sulle mani dell’altro che aziona lo spruzzo e poi distribuisce la crema sul suo collo, un dettaglio insignificante che, in questo momento, sembra contenere l'universo.
Chiudo gli occhi un istante, ma l'immagine rimane impressa nelle palpebre, bruciante e indelebile. Quando li riapro, tutto sembra ancora più irreale, come un sogno che sta per dissolversi appena provo ad afferrarlo. Ma non voglio svegliarmi. Non ancora.
L’altro non perde tempo, allontana la mano e abbassa lo sguardo ai seni: «Se vuoi faccio io.»


[Continua ...]
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