tradimenti
Il sogno


28.03.2018 |
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"Entrai timidamente e ti vidi appoggiata al muro..."
IL SOGNO:Ieri sera ho fatto un sogno strano 😳
In pratica tu stavi con un mio collega 😱
Era la sera di un caldo sabato di metà giugno e mi trovavo, come spesso capitava, invitato a cena a casa di Davide e della sua ragazza....eri tu 😳
Davide è un mio collega di lavoro. Entrambi lavoriamo per un’ azienda svolgendo attività di gestione impianto h24 e questo ci porta frequentemente a dover svolgere turni notturni.
Avevi 30 anni e pur non essendo particolarmente appariscente perché timida eri decisamente carina, con i capelli lunghi fino alle spalle e un seno non esagerato ma dalle forme perfette.
Il tuo fondoschiena è la cosa che mi ha sempre fatto arrapare maggiormente, tanto da avergli dedicato ben più di una sega.
Capita spesso che mi fermi a fissartelo stando ovviamente sempre attento che Davide non si accorga di nulla.
Il sabato in questione Davide era di turno la notte. Decise di invitarmi a casa sua per cena e per vedere insieme la prima partita dell'Italia agli Europei di calcio; al termine della partita, intorno alle 23, sarebbe poi uscito per andare a lavoro e io sarei tornato a casa.
Arrivai a casa di Davide e tua intorno alle 19.30. Venisti ad aprirmi la porta; indossavi una magliettina bianca e dei pantaloni attillati con una fantasia zebrata bianca e nera.
L'idea iniziale era quella di ordinare una pizza ma Tu insistetti per preparare un primo così ti mettesti ai fornelli e preparasti un piatto di pasta mente io e Davide restammo sul divano a chiacchierare fino a quando la cena fu pronta.
Al tavolo, oltre al cibo, non mancava il vino rosso e tra una chiacchiera e l'altra ne consumammo una intera bottiglia.
Per quanto Tu solitamente bevessi meno di noi non ti facesti scrupoli a mandarne giù due bicchieri.
La cena si concluse con un giro di amari.
Anche in questo caso non ti tirasti indietro. Brindammo all'Italia, poi io e Davide prendemmo posto sul divano; mancavano ormai solo pochi minuti al fischio d'inizio della partita.
Tu restasti in piedi a lavare i piatti e riordinare la tavola.
Passai i primi minuti di partita più a guardare te che la partita, o meglio il tuo culo ovviamente cercando sempre di non farmi vedere da Davide.
Quando terminasti di lavare i piatti ti accomodasti con noi sul divano.
A quel punto capitò una cosa che ai miei occhi risultò particolare.
Capitava spesso che mi intrattenessi con voi dopo cena guardando la TV sul divano ma mentre solitamente Tu ti accomodavi sul lato sinistro opposto al mio e Davide al centro questa volta Prendesti posto tra me e Davide.
Non credo che la cosa avesse particolare significato per te ma per me lo aveva eccome.
Iniziai immediatamente a fantasticare pensando per un momento di trovarmi all'interno della trama di un film porno.
Immaginai Te, annoiata dalla partita, infilare una mano sotto i tuoi pantaloni attillati ed iniziare a toccarti con delicatezza per paura di non essere scoperta.
Ti immaginai ansimante con gli occhi chiusi mentre le tue dita aumentavano il ritmo con cui spingevano sulla tua vagina. Quando ti accorgesti che era impossibile non aver attirato la nostra attenzione ti immaginai togliere la mano dai pantaloni per tenderla all'altezza del cavallo dei miei e, dopo aver massaggiato dolcemente il mio pacco, slacciato lentamente la cintura e sbottonatomi i pantaloni, infilare la tua dolce mano prima nella sua bocca e poi sotto i miei boxer cominciando a masturbarmi mentre facevi lo stesso con Davide dall'altra parte del divano.
Dal sincronismo e dalla scioltezza con cui muovevi mani e braccia si capiva che dovevi essere abituata a maneggiare più cazzi contemporaneamente.
Ti immaginai quindi scivolare sempre più giù dal divano senza lasciare la presa dai nostri membri, girarti e prenderli in bocca a tuo piacimento mentre noi ti accarezziamo la testa.
"Ti piace la mia ragazza?", mi chiese Davide.
"Molto", risposi io; "con questi pantaloni zebrati poi...meriterebbe di essere rinchiusa in una gabbia e messa in mostra in un giardino zoologico...sarebbe l'attrazione principale del parco, gli spettatori pagherebbero fior fior di quattrini per vederla masturbarsi dietro le sbarre", aggiunsi guardandoti succhiarmi il cazzo.
"Se mi pagassero bene poi...farei entrare a scoparsela cani e porci!", disse Davide sorridente.
Mi ridestai ahimè dai miei pensieri; il mio film porno non era ancora realmente cominciato e Tu restasti seduta in mezzo a noi per tutto il primo tempo. Ogni tanto mi sorridevi quando i nostri sguardi si incrociavano ma niente di più.
Durante il secondo tempo i miei pensieri su di te si placarono e riuscii a restare abbastanza concentrato sulla partita. Il match terminò con una convincente vittoria dell'Italia e Davide, con la scusa di dover festeggiare la vittoria, rovesciò un altro giro di amari per tutti. Anche Tu non ti tirasti indietro sebbene non fossi abituata a bere più di un bicchiere dopo cena.
Fu quindi subito ora di tornare a casa in quanto come detto Davide doveva iniziare il turno di lì a breve.
Davide ti salutò con un bacio sulla bocca; io ti diedi due baci sulla guancia, scesi le scale insieme a Davide e uscimmo dal palazzo.
Ci intrattenemmo ancora un paio di minuti prima di salutarci e andare verso le rispettive auto, io per andare a casa e Davide per recarsi a lavoro.
Guidai per circa un quarto d'ora prima di accorgermi di non avere più con me il telefono cellulare. Accostai e cercai per vedere se mi fosse caduto in macchina senza però trovarlo; dovevo averlo lasciato a casa di Davide.
Tornai indietro cercando di fare prima possibile sperando che Tu non fossi già andata a dormire.
Parcheggiai sotto casa tua e citofonai; passò circa un minuto prima che rispondessi.
Mi scusai con te al citofono e ti dissi che probabilmente avevo dimenticato il cellulare di sopra.
"Sali...ti aspettavo", dicesti.
Il portone si aprì ed entrai. Salii al terzo piano in ascensore, la porta di casa tua era leggermente aperta.
Entrai timidamente e ti vidi appoggiata al muro. Avevi addosso un accappatoio bianco e ai piedi delle ciabattine trasparenti che lasciavano i tuoi meravigliosi piedini in bella vista.
"Scusami tanto", dissi ancora imbarazzato per la situazione.
"Non ti preoccupare...il tuo telefono è lì", dicesti facendo cenno con il capo verso il tavolo della cucina.
"Non era mia intenzione disturbarti mentre facevi la doccia", dissi ancora.
"Stai tranquillo nessun disturbo...già che sei qui, ti va un altro bicchiere di amaro?", dicesti sorridendo.
"No ti ringrazio...devo anche guidare...scappo almeno ti lascio dormire", dissi io.
"Dai prendilo un bicchiere...lasci bere una ragazza da sola?", dicesti avvicinandoti al tavolo e riempiendoti il bicchierino; "Beh se la metti così...non sapevo che lo bevessi anche tu", risposi io.
Scostasti una sedia e mi facesti accomodare, mi versasti da bere, ti sedesti davanti a me e sollevasti il bicchiere per un cin-cin.
"Di solito non bevo così tanto ma faccio un'eccezione...sai stasera mi sono veramente annoiata", dicesti prima di mandare giù un sorso di amaro.
"Lo immagino...ti capisco", dissi io.
"Odio il cazzo...", dicesti ancora. Eri decisamente brilla tra il vino e l'amaro che avevi bevuto durante la serata.
"Cosa?", dissi io sorridendoti e guardandoti fissa negli occhi lucidi.
"Non mi piace il calcio", disse nuovamente mandando giù un altro sorso di amaro.
"Ah ok", dissi sorseggiando a mia volta l'amaro.
"Cosa avevi capito?", dicesti ridendo.
"Niente", dissi io imbarazzato.
"E dai...me lo puoi dire", dicesti ancora.
"Hai detto cazzo", esclamai io.
"Cosa?", dicesti fingendo di cadere dalle nuvole.
"Hai detto che non ti piace il cazzo, che lo odi".
"Pfff non ho mai detto così", sbuffasti; “mi piace abbastanza il cazzo!"' proseguisti ridendo.
Io rimasi in imbarazzo ma capii in breve tempo che non c'era ragione di esserlo e accennai a mia volta una risata; Tu non potevi essere considerata ubriaca ma certamente l'alcol ti aveva tolto un po' di lucidità.
Ripresi ad avere nuovamente fantasie sessuali su di te, per questo decisi che era meglio alzarsi, salutarti e andare via.
"Meglio andare va", dissi sorridendoti.
Non feci in tempo ad alzarmi dalla sedia che mi riempisti nuovamente il bicchierino di amaro.
"L'ultimo!", mi dicesti sorridendo. Non potevo dire di no a quel sorriso e ai tuoi occhi, nessuno avrebbe potuto così restai seduto a bere.
Mentre sorseggiavo l'amaro sentii qualcosa spingere contro la mia gamba; Avevi iniziato a strusciare la tua caviglia sui miei polpacci. Abbassai lo sguardo sotto il tavolo e vidi il tuo bel piedino scalzo con le unghie smaltate di colore argento.
Inutile dire che il mio cazzo, già duro per tutti i pensieri che avevo fatto tutta la sera su di te, divenne di marmo.
Mi fissavi negli occhi senza mai distogliere lo sguardo. Era abbastanza chiaro quello che volevi.
Se fossi stata davvero ubriaca probabilmente me ne sarei andato ma come ho detto non lo eri, il tuo essere un po' brilla ti toglieva soltanto qualche freno inibitorio per permetterti di ottenere ciò volevi veramente.
Decisi di affondare il colpo e questa volta fui io a rovesciarti l'ennesimo bicchiere di amaro dopo aver bevuto il mio.
"Adesso tocca a te", ti dissi.
Prendesti il bicchiere e mandasti giù un altro bicchiere senza fare complimenti, così velocemente che il liquore ti andò di traverso; un colpo di tosse e una goccia di amaro ti scivolo’ dal mento lungo il collo per poi scivolarti in mezzo al seno scomparendo sotto l'accappatoio.
"Ehi piano...", ti dissi ridendo. "Dell'alcol non si deve sprecare nemmeno una goccia", dissi ancora.
"Ah, sì?Avvicinati", mi dicesti.
Restasti quindi ferma in piedi di fronte a me.
"Dell'alcol non si deve sprecare nemmeno una goccia...dimostramelo", mi dicesti.
Mentre dicevi queste parole con la mano destra scostasti l'accappatoio lasciando intravedere il seno e con l'altra mano mi spingesti la testa contro il tuo petto.
Rimasi per un attimo interdetto dalla situazione e dall'odore di amaro misto bagnoschiuma della tua pelle.
Ci misi qualche secondo a capire cosa dovevo fare ma poi lo feci; tirai fuori la lingua e la passai più volte nella riga del suo seno, poi salii lungo il mento alzandomi in piedi e quando arrivai all'altezza della bocca ti diedi un bacio che durò per diversi secondi.
Quando le nostre bocche si lasciarono ti guardai negli occhi e ti fece lo stesso.
Il tuo sguardo lasciava trasparire tutta la voglia di sesso che avevi dentro.
Era una situazione troppo vantaggiosa per lasciarmela sfuggire, un'occasione che capita poche volte nella vita, una soddisfazione che ero deciso a prendermi.
Ti accarezzai i capelli e ti chiesi cosa volessi veramente da me; ti avvicinasti la bocca al mio orecchio.
"Voglio che me la lecchi come nessuno altro prima d'ora", dicesti quasi sussurrando, poi mi poggiasti una mano sulla testa e mi invitasti ad abbassarmi di fronte a te.
Mi inginocchiai senza fare resistenza alcuna; divaricasti leggermente le gambe, tirasti su l'accappatoio e facesti sparire la mia testa sotto di esso.
L'odore della tua vagina appena lavata mi fece letteralmente impazzire, mi sentivo la persona più eccitata e felice del mondo.
Cominciai a strofinare il naso su di essa, poi iniziai a leccartela senza sosta.
Portai entrambe le mani sul tuo culo e ti spinsi verso di me come se volessi entrare dentro di te con tutta la testa.
Continuai a leccartela per almeno 5 minuti, arrapato come non mai sentendoti ansimare.
Quando tolsi la testa da sotto l'accappatoio ti guardai, tu sorridesti.
"Ti va di far divertire una ragazza annoiata?", mi disse.
Ti voltasti e ti piegasti a novanta gradi appoggiando i gomiti sul tavolo della cucina.
Mi alzai e avvicinandomi a te ti misi entrambe le mani sul culo cominciando a palparti.
Avevi un bel sedere sodo, ti palpai prima sopra l'accappatoio e poi sotto.
Ti alzai quindi l'accappatoio lasciandoti scoperto il sedere; portasti le mani sulle natiche e le allargasti mostrandomi il tuo orifizio in tutta la sua maestosità.
Il mio cazzo spingeva così forte nelle mutande da farmi quasi male; mi slacciai lentamente i pantaloni mentre tu ti sistemasti un ciuffo di capelli con una mano mentre con l'altra continuavi a tenere spalancato il culo.
Ti risollevasti in piedi voltandoti e inginocchiandoti di fronte a me.
"Lascia che ti aiuti", mi dicesti guardandomi negli occhi; "sei mio ospite", dicesti ancora.
Mi slacciasti i bottoni dei pantaloni facendomeli scendere fino alle ginocchia, poi mi abbassasti delicatamente i boxer fino a che il mio membro non ti spuntò davanti al naso.
Lo fissasti come un bambino fissa un cono gelato in una calda giornata d'estate; lo prendesti in mano e cominciasti a segarmi piano piano tornando sorridente a fissarmi negli occhi, poi lo mettesti in bocca e cominciasti a succhiarlo.
Sapevi usare la lingua come poche ragazze sapevano fare, per abitudine o forse per dono naturale spompinavi meglio di una dea.
Quando dopo diversi minuti te lo lasciasti uscire di bocca ti riposizionasti a novanta gradi sul tavolo, ti sputasti sulle dita di una mano e cominciasti a massaggiarti delicatamente la vagina.
Mi avvicinai a te, ti slacciai la cintura dell'accappatoio e lo sollevai lasciandoti nuovamente scoperto il culo, quindi presi in mano il membro e dopo averlo maneggiato per qualche secondo scostai la tua mano e te lo spinsi con decisione nella figa.
Un urlo di godimento uscì dalla tua bocca appena ti sentisti penetrata.
Cominciai a muoverlo lentamente dentro di te per poi aumentare sempre di più il ritmo.
Ansimavi come una cagna accaldata.
Continuai a fotterti a ritmo sempre più sostenuto, di tanto in tanto ti tiravo qualche schiaffo deciso sulle natiche e ti chiedevo di girarti per prendermelo in bocca.
D'un tratto mi chiesi come avresti reagito se avessi provato a infilartelo nel culo.
Mi feci coraggio e decisi di violartelo senza chiederti il permesso; tirai quindi fuori il membro dalla vagina e te lo spinsi nel culo con decisione.
Tirasti un urlo di dolore.
"Scusa, ho sbagliato buco!", dissi imbarazzato.
"Stai attento cazzo!", dicesti ancora sofferente.
"Scusami tanto", dissi fingendomi dispiaciuto nascondendo invece la mia enorme soddisfazione.
"Non fa niente...", dicesti; "ma stai attento", aggiungesti mentre cercavi di riprendere fiato.
Non sapevo se prendere quel "non fa niente" come una autorizzazione a continuare nel culo così decisi di chiedertelo.
"Posso continuare qui o preferisci di no?", ti dissi accarezzandoti l'ano.
"Fai piano ti prego...", dicesti quasi sussurrando.
Non me lo feci ripetere due volte. Ripresi in mano il membro, mirai il tuo buco del culo e te lo misi di nuovo dentro questa volta con estrema delicatezza.
Cominciai a spingere piano per poi aumentare sempre di più il ritmo; ogni spinta era scandita da un urlo sempre più forte.
"Aspetta", dicesti a bassa voce tra un grido e l'altro.
Feci finta di nulla e continuai a fotterti nel culo come se non avessi affatto sentito la tua richiesta finché non ti lamentasti così forte che dovetti fermarmi.
Cercasti di recuperare più fiato possibile e cominciasti a parlare: "vai di là in camera e guarda nel mio comodino, c'è del lubrificante".
Mi levai scarpe e calze e sfilai di dosso pantaloni e mutande. Levai anche la maglietta e buttai tutto su una sedia rimanendo completamente nudo.
Andai quindi in camera a cercare il lubrificante come da richiesta; mentre mi dirigevo in camera pensai al perché Tu non mi avessi detto subito di prendere il lubrificante senza aspettare che ti rompessi il culo. Probabilmente avevi così tanta voglia di fartelo sfondare da non voler aspettare un minuto di più; "la prossima volta ci pensa due volte prima di fare la troia con me", pensai soddisfatto.
Tornai con il lubrificante in mano, Tu non ti eri mossa di un centimetro facendoti trovare ancora piegata sul tavolo.
Mi misi un po' del gel sulle mani e cominciai a passarlo sull'ano già arrossato.
Sembrasti apprezzare ed avere sollievo mentre te lo spalmavo.
Cercai di abbondare con il lubrificante con l'idea di incularti per parecchio tempo ed è quello che effettivamente feci.
Te lo spinsi nel culo ancora e ancora, quando te lo toglievo ti riempivo le natiche di sonori schiaffi senza darti tregua.
Quando dopo diversi minuti riuscisti ad alzarti dal tavolo, ti levai l'accappatoio di dosso e dopo averlo gettato per terra ti feci inginocchiare sopra di esso mettendoti una mano sulla testa e spingendola in giù.
Lo prendesti in bocca e ricominciasti a succhiarlo avidamente ripulendomi la cappella dalle prime tracce di sperma che uscivano dal mio membro.
Ti spinsi più volte la testa verso di me in modo da farcelo stare per intero nella tua bocca; per qualche secondo riuscii addirittura a metterti in bocca anche le palle, quindi ti sollevai di peso prendendoti in braccio facendoti sfilare dai piedi una delle due ciabattine e ti portai verso la camera per poi sbatterti sul letto.
"Chissà quante cavalcate leggendarie qua sopra, vero?", ti chiesi.
Sorridesti, il tuo sguardo da porca era di per sé una risposta affermativa (ma in verità non eri soddisfatta da quel morto vivente)
Ti scopai nuovamente in diverse posizioni; prima facendoti sdraiare su un fianco, poi a smorzacandela e per finire ancora a pecorina.
Ti fottevo a intermittenza nella figa e in culo come una cagnolina ubbidiente.
Ormai te lo sbattevo nel culo senza farmi più scrupoli usando tutta l'energia che avevo in corpo.
Mentre ti inculavo a pecorina ti sfilai la ciabattina che ti era rimasta al piede e la utilizzai per schiaffeggiarti più volte il culo, poi gettai la ciabatta a terra e con un braccio riuscii ad aprire la finestra della camera, poco distante dal letto; volevo infatti che tutti sentissero la troia urlare di piacere sperando magari che proprio in quel momento passasse qualcuno di tua conoscenza, possibilmente che sapesse che il tuo fidanzato in quel momento non era in casa.
La finestra dava infatti sbocco proprio su una strada poco trafficata e silenziosa pertanto chiunque passasse di lì non avrebbe potuto evitare di sentire i mugugni da cagna in calore e il rumore delle mie palle che sbattevano senza sosta contro il tuo fondoschiena.
Quando ritenni di averti sufficientemente distrutto il culo fu il momento di venire e mi parve carino chiederti se eri solita ingoiare o se di solito ne facevi a meno.
Mi rispondesti che mi era concesso fare tutto quello che desideravo.
Il mio primo pensiero fu quello di sborrarti in bocca, poi valutai l'ipotesi di venirti sul viso fino a quando mi venne un'idea che ritenni decisamente più eccitante e che vedeva soddisfatto anche il mio primo pensiero.
Andai in cucina, presi il tuo bicchierino per l'amaro, tristemente vuoto e appoggiato al lavandino, e lo portai in camera appoggiandolo sul tuo comodino.
Ripresi nuovamente il mio membro in mano e lo infilai nella tua bocca per un ultimo pompino, quindi ti venni abbondantemente in bocca intimandoti di non ingoiare.
"Tieni tutto in bocca...voglio che ci giochi un po'", ti dissi.
Ti guardai con la bocca piena di sperma e fui davvero felice dell'evoluzione che aveva avuto la serata; non provavo il minimo risentimento o rimorso verso Davide che era sì un mio collega ma non potevo certo definirlo un amico. E poi eri stata tu a provocarmi, eri stata tu a volere che le cose prendessero questa piega.
Presi quindi il bicchierino vuoto dal comodino e lo avvicinai al tuo viso; "Avanti, sputa fuori", ti dissi.
Prendesti il bicchiere dalle mie mani, lo avvicinasti alla bocca e lasciasti scivolare lo sperma fuori da essa riempiendolo per metà.
Ti feci sorseggiare tre o quattro volte lo sperma chiedendoti sempre di non ingoiare e facendotelo risputare nel bicchiere.
"Aspetta ora...non si lascia bere una ragazza da sola, me lo hai insegnato tu", ti dissi mentre mi recavo in cucina dove presi il mio bicchiere e mi rovesciai dell'amaro, pregustando eccitato ciò che avrei visto di lì a pochi secondi.
Tornai da Te e ti proposi un brindisi per concludere questa magnifica serata.
Dopo il cin cin sorseggiai lentamente il mio amaro guardandoti ingoiare tutto d'un fiato il mio sperma. Sembrasti gradirlo molto dal momento che passasti la lingua dentro il bicchiere per ripulirlo completamente da ogni residuo del mio seme.
Tenesti quindi il bicchierino vuoto con tutte e due le mani come fossi in preghiera e sembrasti chiedere il bis.
"Non ho più niente per te, mi dispiace", ti dissi sorridendo mentre ti accarezzavo la testa come si direbbe a una cagna che aspetta il bis di croccantini dopo aver svuotato la ciotola.
Rimanesti immobile con il bicchiere teso verso di me.
Non riuscivo a dire di no ai tuoi occhi dolci così mi venne in mente un'altra idea; non so se era quello che anche Tu avevi in mente e nemmeno credevo che ti avrebbe fatto piacere quello che stavo per fare ma decisi istintivamente di metterla in pratica.
Avvicinai il membro al bicchierino chiedendoti di continuare a tenerlo stretto davanti a te, quindi ci orinai dentro riempiendolo per tre quarti. Ogni tanto lasciavo volontariamente che il getto colpisse il bicchiere in modo che alcuni schizzi ti finissero di rimbalzo sulle mani, sui capelli e sul viso da cui le gocce scendevano rapidamente lungo tutto il tuo corpo.
Presi poi il bicchierino dalle tue mani; con la mano libera ti tirai per i capelli verso il basso in modo che alzassi lo sguardo verso il soffitto, quindi rovesciai lentamente il contenuto del bicchiere lungo il tuo collo.
Rimasi a guardare le gocce scenderti sul seno fino a sopra le cosce mentre alcune sparivano in mezzo alle gambe.
Accostai quindi il mio cazzo al tuo viso e te lo misi per un'ultima volta in bocca per farmi ripulire completamente la cappella dalla tua lingua esperta; quando lo tirai fuori te lo sbattei più volte sulle guance schiaffeggiandoti in segno di gradimento riguardo a come era andata la serata.
Andai in cucina a riprendere i miei vestiti. Raccolsi da terra la ciabattina che si era sfilata dal tuo piedino nel tragitto tra la cucina e la camera da letto.
Tornai in camera e mi rivestii davanti a te; restati inginocchiata a terra a guardarmi fino a che non terminai di vestirmi.
Mi chinai poi verso di te e ti diedi una carezza sul viso, quindi ti mostrai la ciabatta che avevo raccolto; "se non ti dispiace questa la tengo come ricordo", ti dissi.
"Ehi no...mi serve", replicasti cercando invano di strapparmela di mano.
Ti dissi che non mi importava se ti servisse o meno e che l'avrei portata via io; accettasti soltanto quando accennai che il dovertela restituire sarebbe stato un buon pretesto per rivederci.
"Adesso apri la bocca", ti dissi . Ubbidisti ed io ti misi la tua ciabattina in bocca facendotela stringere tra i denti. Recuperai il telefono cellulare e ti scattai un paio di foto ricordo che avrei gelosamente custodito insieme alla ciabatta di cui ripresi possesso sfilandotela dalla bocca.
"Quando è la prossima partita?", dicesti alzandoti da terra e avviandoti verso il bagno per sistemati un po'.
"Spero presto!", risposi io guardandoti nuovamente il culo arrossato e ringraziando tra me e me non so quale Dio per avermi concesso la possibilità di sfondartelo.
"La rivoglio per quel giorno!", ti sentii ancora dire dal bagno.
"La riavrai, non ti preoccupare", dissi infilandomi la ciabatta nella tasca dei pantaloni e avviandomi verso la porta.
Attesi qualche minuto davanti alla porta che Finissi di risistemarti un po' e venissi a salutarmi; quando tornasti indossavi un asciugamano.
"Per colpa tua adesso devo rifare la doccia", dicesti.
Apristi la porta per farmi uscire, poi accertandoti che non ci fosse nessuno nei paraggi mi mettesti le mani intorno al collo e mi salutasti con un bacio.
Stavo per chiudere le porte dell'ascensore quando sentii riaprirsi la porta e la tua voce: “il cellulare!", esclamasti.
Portai una mano prima su una tasca e poi sull'altra; l'avevo dimenticato ancora da te, sul comodino.
Uscii dall'ascensore e Mi porgesti il cellulare.
"Dove hai la testa?", dicesti sorridendo.
Presi il cellulare dalle tue mani e ti sorrisi a mia volta.
"Questa volta non ho nemmeno avuto bisogno di nascondertelo per farti tornare...", aggiungesti.
Ti buttasti al collo per l'ennesimo ultimo bacio. Mentre ti baciavo ti sentii cercare furbescamente con una mano di sfilarmi la tua ciabatta dalla tasca ma io mi dimostrai più rapido di te; con una mano ti sollevai l'asciugamano scoprendoti il sedere mentre con l'altra estrassi rapidamente la ciabatta dalla mia tasca e te la picchiai per un'ultima volta sul culo con tutta la forza che avevo nel braccio; "per ora ti dovrai accontentare del segno...", ti dissi sorridendo e rimettendomi la ciabatta in tasca.
Urlasti di dolore e piacere, quindi mi baciasti morsicandomi poi il labbro in segno di vendetta.
Ti sorrisi prima di riprendere l'ascensore.
"Lurida troia...", pensai premendo il bottone per scendere al piano terra.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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