tradimenti
IL RITORNO DA AMSTERDAM (storia vera)
di Zagor_black
02.12.2023 |
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Luisa sorrideva e mi guardava intensamente negli occhi sicura del suo fascino..."
RITORNO DA AMSTERDAMEro tornato quel pomeriggio dalla gita scolastica effettuata ad Amsterdam, erano stati giorni densi di avvenimenti: la marjuana, il quartiere a luci rosse, la massima libertà che non avevo mai sperimentato sebbene i miei genitori mi avessero sempre lasciato libero di vivere le mie esperienze.
Prima di partire avevo risposto a diversi annunci su di una rivista di scambisti che condividevo con mio fratello di dieci anni più grande di me, in cui coppie cercavano sia donne, coppie e singoli da inserire nei loro giochi. Uno di quegli annunci aveva carpito la mia attenzione: “coppia matura 40 anni cerca ragazzo singolo massimo 20 anni da inserire nei loro giochi perversi.”
Avevo 19 anni frequentavo l’ultimo anno delle superiori, risposi immediatamente al loro annuncio mandando una mia foto intera con il viso scoperto allegando il mio numero di casa. Erano gli inizi degli anni 90 del secolo scorso in cui quegli infernali aggeggi cellulari non esistevano; così come gli annunci on line.
Me ne dimenticai dato che la settimana successiva sarei dovuto partire per la gita ad Amsterdam con il resto della mia classe, ero particolarmente preso da quel viaggio.
Nel tardo pomeriggio, arrivato a casa dopo il viaggio di ritorno, mi ero appisolato sul divano del salotto quando il telefono squillò ripetutamente. Sobbalzai intontito dal sonno sperando che qualcuno dei miei familiari rispondesse al telefono, mi resi conto di essere solo.
Risposi con la voce un po' impastata dal sonno.
“Gentilmente potrei parlare con Mario, sono un suo amico” dall’altro capo del filo una voce calda e gentile mi cercava. La voce aveva il timbro sicuro dell’uomo maturo.
“Sono io Mario” risposi incuriosito, non riuscivo a riconoscere quella voce ed avrei giurato di non averla mai sentita.
“Ciao Mario siamo Antonio e Luisa, hai risposto ad un nostro annuncio in cui cerchiamo un ragazzo massimo 20 anni da inserire nei nostri giochi perversi”
La scossa di adrenalina che ebbi fece sì che l’intontimento passasse in un istante. All’improvviso ricordai l’annuncio. Meccanicamente la mano giunse sulla patta dei pantaloni, gli ormoni si erano risvegliati. Ebbi un principio di erezione. Ricordavo l’annuncio ma non le foto, mi ripromisi di andare a guardarle finita la telefonata.
La gola era secca dall’eccitazione, il respiro era corto.
“Si” riuscii ad esclamare
“Bene quanti anni hai?” ero sicuro che dall’altra parte del filo Antonio stesse sorridendo.
“Diciannove” riuscivo a dare solo risposte concise. Non volevo dire qualcosa a sproposito e farlo pentire di avermi chiamato.
“Luisa ha visto la tua foto del viso e le sei piaciuto molto. A te piace lei?”
Mi si gelò il sangue, non ricordavo assolutamente le foto allegate all’annuncio e non sapevo come lei fosse.
“Si, è molto bella ed affascinante” azzardai sperando che non entrasse troppo nei dettagli chiedendomi cosa mi aveva colpito di lei.
Anche il suo respiro si stava facendo leggermente affannoso. Percepii la sua eccitazione.
“Bene, saresti libero questa sera? Abbiamo voglia di conoscerti di persona”
Trassi un sospiro di sollievo, era andato subito al dunque.
“Certamente” risposi sinceramente “Sono appena tornato dal viaggio dei cento giorni assieme ai miei compagni di scuola e per questa sera non avevo programmi”
“Vai ancora a scuola? Sei sicuro di avere diciannove anni? Non è che sei minorenne?” chiese con una punta di inquietudine nella voce
La sua domanda fu come una doccia gelata, mille pensieri si incagliavano nella mente, il principale fu quello che, non credendo alla mia età, non avesse voluto incontrarmi con sua moglie. Mi morsi le labbra per aver detto qualcosa in più del dovuto. Avevo paura che il mio ardente desiderio di incontrare una coppia matura svanisse per una frase detta a sproposito.
“Si ho diciannove anni. Se vuoi quando ci incontriamo ti faccio vedere la mia carta di identità” rilanciai velocemente.
“Come mai a diciannove anni sei ancora a scuola?” chiese leggermente diffidente.
“Sono rimasto indietro di qualche anno, purtroppo. Faccio il quinto anno, quest’anno spero di diplomarmi in chimica. A novembre compio vent’anni” risposi sinceramente.
Rise di gusto “Sei stato monello. A Luisa piacciono i ragazzi monelli”
Sollevato di aver superato l’impasse brillantemente rispondendo sinceramente, ridendo affermai “Sono sufficientemente monello” comunque cercavo di non sbilanciarmi troppo per non cadere su di un terreno insidioso.
“Sei dotato?” il respiro si era fatto nuovamente leggermente affannoso.
“Si, non me lo sono mai misurato ma credo sia abbastanza grande” la sincerità era una carta che ormai avevo deciso di giocarmi fino in fondo.
“Hai già avuto esperienze?”
Il dubbio stavolta si stava insinuando in me, mi balenò l’idea che fosse solo un segaiolo curioso.
“Diverse esperienze” risposi evasivo sulla difensiva.
In realtà le esperienze degne di nota che avevo fatto erano state solo tre. La prima una scopata con una prostituta a quattordici anni, la seconda con la mia fidanzatina estiva a sedici in cui mi ero spinto solo fino al petting, la terza con la mia fidanzata lasciata pochi mesi addietro in cui avevo avuto solo esperienze di seghe, pompini, ditalini e leccate di fica.
Ad Amsterdam avevo avuto altre due esperienze con due prostitute in vetrina, ma non erano andate molto bene, forse anche per l’effetto della marjuana fumata poco prima.
“In che zona di Roma abiti?” il respiro era sempre corto
“Montesacro. Voi di che zona siete?” Stavolta pensavo che fosse doveroso iniziare anche io a fare domande.
“Zona Eur”
Mi stupii del fatto che rispondesse senza fare obiezioni. La cosa mi tranquillizzò, mi trattava quasi come un suo pari.
“Dove pensi possiamo vederci?” azzardai pensando di affondare il colpo
“Veniamo noi da te se non ti dispiace” il respiro era sempre più corto
“Va bene ci vediamo a Via Monte Cervialto difronte a quel famoso negozio di sport. Non so se lo conosci. Io abito lì vicino.”
Al tempo, dalle prime tre cifre dei numeri telefonici si poteva intuire la zona di abitazione. Era meglio non mentire scegliendo sempre la strada della sincerità.
“Si lo conosco. Alle ventuno va bene? Non sarai troppo stanco?” Chiese premuroso
“Non c’è problema ho riposato abbastanza” incalzai baldanzoso guardando l’orologio e deducendo che avrei avuto il tempo necessario per una abbondante doccia e per radermi accuratamente la prima barba che iniziava a crescere sul viso.
“Bene noi saremo in una berlina grigia. A dopo.” Disse specificando il modello della lussuosa macchina e chiudendo la conversazione.
Andai nel bagno a prendere dal nascondiglio, che avevo in comune con mio fratello, il giornaletto di annunci, per controllare le foto in modo da scoprire com’era fisicamente la ormai famosa fantomatica Luisa. Le sue foto erano molto dettagliate ed evidenziavano tutte le sue forme. La prima, senza ritrarre il viso, metteva in evidenza il suo corpo ben fatto e tonico, oltremodo in evidenza c’erano i seni a coppa di champagne, di proporzioni molto simmetriche, che lo rendevano tondeggiante, non troppo pronunciato, al punto da poter entrare perfettamente appunto in una coppa di champagne. Nella seconda foto era ritratta di schiena, il sedere era bellissimo a forma di A ossia, più sottile nella parte superiore e più abbondante in quella sottostante. Era il culo che adoravo e che tutt’ora amo. La forma della fica era coperta da un triangolo di peli (al tempo non andavano le rasate) e da gambe chiuse. Iniziai a fantasticare di come sarebbe potuta essere succosa e bagnata, mi importava poco la sua forma. Con il membro completamente eretto mi accinsi alle abluzioni prima dell’incontro.
Abbondantemente profumato del costoso dopobarba rubato a mio fratello, fresco di doccia in cui avevo posto particolare attenzione alla pulizia delle ascelle e del mio membro, ero riuscito ad arrivare sul luogo dell’appuntamento un quarto d’ora prima.
Mi sembrò di aspettare un’eternità quando la berlina grigia si affiancò.
Antonio abbassò il finestrino destro, mentre i finestrini posteriori erano alzati ed oscurati.
“Mario, sali dietro Luisa ti aspetta!” ordinò perentorio.
Preso alla sprovvista dall’esortazione ebbi un attimo di esitazione ma subito dopo aprii la portiera posteriore per entrare nel veicolo.
Appena dentro fui abbracciato dal profumo di Luisa: avvolgente, pieno, spirituale, persistente che penetrava nei sensi e nella mente, inebriante dall’aroma orientale di legno di sandalo. Mi tese la mano per presentarsi; la presi e a guisa dei vecchi gentiluomini, come avevo visto nei film, gliela baciai posando delicatamente le labbra sul suo palmo superiore. Lei rise, era simile alla cascata di un dolce e piccolo ruscello.
“Mario, racconta quello che hai detto a me a Luisa. Vuole conoscerti meglio” dai sedili anteriori veniva lontana la voce di Antonio mentre io, inebriato dagli occhi magnetici di lei, non riuscivo a distogliere lo sguardo da dentro a quei smeraldi. Così mi sembravano i suoi occhi verdi dal taglio vagamente orientale.
“Mi chiamo Mario, ma questo credo tu già lo sappia, ho diciannove anni e vado ancora a scuola. Quest’anno spero di diplomarmi in chimica. Sono tornato questo pomeriggio dalla gita della scuola. Siamo stati ad Amsterdam.”
Luisa sorrideva e mi guardava intensamente negli occhi sicura del suo fascino. Indossava un vestito nero molto corto scollato che evidenziava il decolletè del petto dal quale si intravedeva una GUÊPIÈRE nera in pizzo con le coppe rosa che creava un raffinato contrasto. Piccola di statura, era armoniosa in tutte le sue forme.
Dalla gonna uscivano un paio di bellissime gambe fasciate da calze nere velate.
La gola era secca, le gote erano avvampate, una vistosa erezione mi si intravedeva dai pantaloni, mi stavo bagnando, la ghiandola di cowper secerneva liquido seminale da quanto ero eccitato. Stavo facendo violenza a me stesso per cercare di comportarmi normalmente; con gli ormoni a mille le sarei saltato subito addosso.
Nel frattempo Antonio guidava tra le strade di Roma e sbirciava ogni tanto dallo specchietto.
“Sai che io sono professoressa di chimica all’istituto professionale?” Luisa sorrideva
“Ti piacerebbe scoparti una professoressa?” chiese senza tanti preamboli
Mi sarebbe piaciuto, domandava…
Chi, alunno brufoloso, e con gli ormoni a mille non abbia mai sognato di scoparsi la prof. bona?
Mi sembrava di vivere un sogno, intanto il cazzo mi scoppiava nei pantaloni.
Ero ipnotizzato dai sui occhi verdi, avevo l’impressone che potessero leggermi la mente. Completamente paralizzato non riuscivo a proferire parola.
Appoggiò la sua piccola affusolata mano sulla mia patta e la palpò saggiando la mia erezione; sorrideva e soffiava leccandomi l’orecchio. Ero al settimo cielo.
Non sapevo bene ancora come reagire, mi aveva colto alla sprovvista.
Con le ragazzine della mia età dovevi essere sempre io a prendere l’iniziativa per iniziarle a scaldare, almeno così era stato con la mia ex fidanzata; con lei donna matura di 40 anni era diverso.
“Ad Amsterdam ne hai viste di donne belle” soffiava e leccava l’orecchio “dimmi quanto ti piaccio”
“Sei stupenda Luisa, molto meglio delle donne in vetrina di Amsterdam” farfugliavo
“Bugiardo”
“E’ vero mi piaci da morire”
Sorrideva soddisfatta.
Mi stava cucinando per bene; non è che ci volesse molto per farlo.
Prese la mia mano e se la portò in mezzo alle gambe sotto la corta gonna, scopersi che non indossava gli slip. Cercai d’istinto il clitoride per stimolare il suo dolce frutto già bagnato. Iniziai un dolce massaggio lento e ritmato, come avevo fatto tante volte con la mia ex. Luisa gradiva gemendo mentre mi sbottonava i pantaloni.
Antonio guidava, sbirciava dallo specchietto, cercava di rendere il nostro viaggio più piacevole possibile evitando buche, brusche frenate, curve secche. Gliene ero grato.
Luisa si tolse il vestito e mi aiutò a spogliarmi.
Era bellissima nel suo piccolo corpo statuario, ogni forma di lei era perfetta. L’odore del sesso misto al suo ipnotizzante profumo ed al mio costoso dopobarba si erano fusi nell’abitacolo. Antonio guidava e sbirciava sempre più eccitato. Vedere la propria moglie in intimità con uno studente, per giunta di chimica, era un afrodisiaco potentissimo.
Luisa iniziò una lenta e dolcissima sega che mi fece gemere, nel frattempo non smettevo di massaggiarle il clitoride. Avvicinò la testa sul mio cazzo soffiandoci sopra il suo alito caldo. Strabuzzai gli occhi in uno spasmo di godimento. Iniziò a roteare la lingua sul mio glande prendendo completamente in bocca il membro e succhiando tutto il liquido seminale che la ghiandola di cowper secerneva.
Gemetti trascurando di massaggiarle il clitoride. Ero in una dimensione spaziale in assenza di gravità. Non saprei definire meglio le sensazioni del momento.
Di colpo smise di succhiarmelo capendo che da lì a poco sarei venuto; mi ipnotizzò con quegli smeraldi al posto degli occhi, il suo alito sapeva del mio cazzo, mi prese per i capelli e spinse la testa tra le sue gambe bagnate.
Iniziai una furiosa leccata di fica, lingua sul clitoride, lingua nella vagina, clitoride, vagina, clitoride, vagina fino a che in un’esplosione di piacere mi sborrò in bocca. Succhiai avidamente tutto il suo succo. Il suo corpo tremava nello spasmo del godimento, Antonio al massimo dell’eccitazione guardava nello specchietto mentre guidava per le vie di Roma.
“Cornuto dacci un preservativo” ordinò Luisa in tono aspro verso Antonio.
Egli obbedì prontamente tirando fuori dal cruscotto un profilattico.
Rimasi stupefatto dal tono autoritario di quella delicata creatura che fino ad allora si era rivelata una elegiaca fonte di sesso.
Rimasi bloccato da tanta autorevolezza ma con il membro ben eretto e pulsante di voglia.
Gli smeraldi guardavano la mia anima, lei sorrideva, mi baciava il collo, mi leccava l’orecchio e soffiando diceva:” E’un cornuto e come tale ha necessità di essere trattato. Ti eccita scoparti la professoressa che ha il marito cervo?”
Me lo chiedeva anche…. La baciai con passione in bocca, le nostre lingue limonavano freneticamente, il sapore del mio cazzo si mischiava nei nostri palati.
Entrai in lei baciandole con passione il collo, nel frattempo Antonio si era fermato in una zona solitaria del parcheggio adiacente alla fermata della metro di Anagnina. Come ci finimmo in quel luogo non l’ho mai capito.
Mi bastarono pochi movimenti nella sua calda bagnata vagina per venire copiosamente nel profilattico. Al tempo producevo una quantità industriale di sperma, come era giusto per la mia giovane età.
Dopo essermi estratto da lei, Luisa dolcemente mi tolse il preservativo. Iniziò una pulizia del glande molto dettagliata ed accurata che provocò in me scosse di piacere indescrivibili. La fermai quando gli spasmi erano incontenibili e la baciai con sapore dello sperma in bocca mentre lei raccoglieva con riguardo il profilattico.
Lo diede ad Antonio, il quale con avidità ne bevve il contenuto.
Fu con questa esperienza a diciannove anni che scoprii il mondo cuckold ed il mio essere Bull di coppie aderenti a questo universo.
La mia relazione con Luisa ed Antonio continuò anche l’estate, dopo gli esami di maturità che passai con ottimi voti.
Ma questa è un’altra storia.
© Zagor_black
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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