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LE DUE SPOGLIARELLISTE (storia vera)
di Zagor_black
03.06.2023 |
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"Era una domanda retorica di cui sapeva già la risposta..."
Tutto successe un gennaio di diversi anni fa; in Sud Africa ebbi un’esperienza a dir poco sconvolgente che spalancò in me un abisso di perversione che ancora non riesco a domare. Avevo vinto un viaggio premio che l’azienda con cui collaboravo al tempo aveva messo in palio per i migliori cinquanta venditori in tutta Italia. Mi ero classificato sedicesimo sui duecento componenti della forza vendita a livello nazionale ed avevo ricevuto i complimenti da parte della direzione per il risultato conseguito, non con senza una punta di invidia da parte dei colleghi della filiale a cui appartenevo. Del mio ufficio ero il solo ad aver raggiunto il premio.
Mia moglie non volle venire adducendo la scusa della bambina piccola, ma in realtà era la sua atavica paura dell’aereo che l’aveva fatta desistere dal viaggio.
Tanto meglio, mi dissi; sarò più libero.
Così in fondo alla fine fu. Con me portai mia sorella.
Il viaggio durava quindici giorni, era suddiviso in due parti: la prima settimana a Città del Capo la seconda settimana a Sun City, la Las Vegas del Sud Africa.
Sun City è una città e mega-resort sudafricano di 15 000 abitanti, situato nella provincia del Nordovest, nei pressi della città di Rustenburg, nella municipalità locale di Moses Kotane. Il complesso comprende quattro alberghi: Soho Hotel, Cascades Hotel, The Cabanas e The Palace of the Lost City. Numerose sono le attrazioni circostanti: un parco acquatico (Valley of Waves), due campi da golf, parchi natura e tematici.
La prima settimana a Città del Capo si svolse nella più completa apatia visitando la città e le varie attrazioni tra le quali il Capo di Buona Speranza.
L’unica digressione che mi permisi fu una notte in un bordello frequentato da marinai quasi tutti turchi che trovai quasi per caso aiutato da un tassista del luogo. Non ebbi nessun incontro con nessuna delle ragazze, non era questo che volevo e cercavo.
Diverso fu il soggiorno a Sun City.
Durante il viaggio per recarci al posto, mentre ci fermammo a pranzare ad un ristorante con tutta la comitiva, ebbi il preludio di ciò che sarebbe accaduto successivamente.
Ebbi a familiarizzare con una collega di Lecce, la quale, quasi spudoratamente di fronte a tutti, mi corteggiava; con il tacito consenso del marito.
Dopo quell’esperienza altamente adrenalinica non ebbi più però modo di incontrarmi in maniera intima con loro.
I primi due giorni vagai tra i vari hotel che offrivano soprattutto giochi d’azzardo, tra i quali le infernali macchine di slot. Non mi è mai piaciuto questo tipo di gioco, l’unico svago che concepisco di questo tipo è quello del poker; ma lì non lo cercavo; ero attratto da altre cose. Avevo sentito che la sera in alcuni locali c’era uno spettacolo di ballerine in topless.
Il terzo giorno fu organizzato un safari nel parco naturale adiacente la grandiosa struttura. Al di là dell’aspetto ludico di vedere degli animali selvatici quali gli elefanti, le giraffe, le iene ed i rinoceronti, non ci fu nulla di particolarmente entusiasmante da riportare.
Mia sorella non potè venire per via di una fastidiosa influenza contratta a Città del Capo e di cui si portava ancora gli strascichi.
La sera finalmente fu organizzata una serata in discoteca presso uno degli alberghi. Lì tutto cambiò dando un senso a quella tediosa vacanza. Anche in questo caso, mia sorella a causa dell’influenza non volle venire andando subito a letto.
Arrivammo al locale come un gruppo nutrito di italiani confusionari e caciaroni. Cercai di nuovo la coppia di Lecce senza risultati produttivi però. Non erano presenti alla serata e quindi subito mi staccai dal resto della compagnia.
Vagavo famelico di sesso tra i divanetti scrutando ogni donna seduta, accompagnata o no. Presto vidi due ragazze molto belle sedute che ridevano commentando i vari uomini che ballavano sulla pista cercando di mettersi in mostra. Chiesi se potevo sedermi per tener loro compagnia. La conversazione si svolgeva ovviamente in Inglese.
Scopersi che erano due spogliarelliste; una di nazionalità ceca ed una del luogo, sud africana. Erano entrambe molto belle: la prima bionda con gli zigomi alti tipici degli slavi, mentre l’altra, sempre bianca ma con una carnagione leggermente olivastra, mora, molto calda ed amichevole la quale mi confessò che il nonno era italiano. Due belle ragazze in cerca di puro e mero divertimento, come me del resto.
Dopo un paio di consumazioni per tutti e tre (ovviamente messe sul mio conto dell’albergo) l’atmosfera si stava scaldando. Mi trovavo seduto sul divanetto abbracciato ad entrambe ignaro di quello che mi sarebbe successo da lì a poco tempo.
All’improvviso si staccarono da me ed iniziarono in mio onore un balletto saffico molto erotico che mi fece salire il testosterone ai massimi livelli. Non si risparmiavano, si baciavano in bocca limonando con la lingua, si toccavano nei loro punti erogeni, si accarezzavano il sedere, il seno, si abbracciavano al ritmo della musica.
Il mio livello di saturazione sessuale dopo poco tempo, assistendo a questo spettacolo, era giunto al massimo; complice anche l’effetto afrodisiaco dell’alcool che mi aveva fatto perdere ogni freno inibitorio. Mi gettai tra di loro toccandole in tutti i punti. La mora in un italiano molto stentato mi disse di stare calmo. Avrebbero voluto cento dollari ciascuno per continuare la serata nella loro camera. Subito accettai abbagliato ed eccitato dallo spettacolo a cui avevo assistito.
Arrivammo nell’albergo delle due ragazze e scopersi che erano mie vicine di stanza.
Dopo esserci spogliati e rinfrescati al bagno e dopo aver pagato loro la quota pattuita iniziarono le danze. Mai avrei pensato, neanche nelle mie più ardite fantasie sessuali, di poter vivere delle sensazioni così sconvolgenti.
Le ragazze si erano cambiate nel frattempo. La ceca indossava una tutina in latex che lasciava scoperta solo la zona della fica e dei seni, molto ben fatti ed abbondanti, indossava un paio di scarpe lucide nere tacco 12. L’amica invece indossava solo un paio di calze di seta nere con annesso reggicalze e scarpe anch’esse nere lucide tacco 12. A parte il corpo molto affascinante, quello che mi colpirono furono i seni piccoli ma ben formati, a pera. Ero abbagliato da tanta bellezza di entrambe le ragazze. Continuarono lo spettacolo saffico che avevano iniziato nel locale, stavolta ancora più spinto: comprendevano giochi atti a stimolare anche le loro fiche ben rasate. All’improvviso la ragazza mora si staccò dall’amica ed estrasse dalla valigia nella quale erano custoditi i suoi abiti intimi, un paio di manette.
“Ti piacerebbe essere il nostro schiavo?” mi chiese con molta dolcezza e sensualità soffiandomi e laccandomi l’orecchio destro. La pratica mi provocava dei brividi di piacere molto profondi che partivano dal cervello e si focalizzavano sul cazzo; inoltre con le Sue mani iniziava ad accarezzare il mio pene turgido, bagnato e voglioso. Mi baciò esplorando con la lingua gli anfratti più reconditi della mia bocca.
Ipnotizzato dalla situazione dissi che era la prima volta ma volevo provare; immediatamente mi trovai i polsi bloccati dalle manette. Mi bloccarono ulteriormente al letto con delle corde di canapa applicate ai polsi ed alle caviglie, non potevo più muovermi, ero alla loro mercè; tutto in pochissimi minuti.
La parte razionale di me diceva che ero stato un pazzo a farmi legare al letto non conoscendo le due ragazze, non si sa mai nella vita; la parte emozionale, eccitata dalla situazione, mi spronava a stare al loro gioco.
Iniziarono ad eccitarmi baciando e leccando il mio corpo fino ad arrivare al mio cazzo che però nessuna delle due prese in bocca. La mia eccitazione dopo un paio di volte di questo trattamento era massima, lo testimoniava una monumentale erezione.
Le due donne ridevano complici.
All’improvviso la ragazza ceca mi prese le palle ed iniziò a stringerle in una morsa senza alcuna pietà. Questo mi provocò una fitta di dolore al basso ventre e non seppi trattenere un urlo, ma invece di smontarmi l’eccitazione, questa pratica la potenziò.
Iniziavo a cadere in una spirale di eccitazione che non avevo mai provato.
La ragazza sud africana sempre soffiandomi nell’orecchio mi disse di non gridare e mi applicò una ball gag per evitare ulteriori strilli a seguito delle torture che sarebbero sopraggiunte successivamente. Ero ormai preso in un vortice di libidine tale che qualsiasi cosa mi avessero fatto non avrei opposto resistenza.
Così fu.
La ragazza bionda, mantenendo solida la stretta sui testicoli iniziò a prendermelo in bocca. Il piacere si fondeva con il dolore portandomi verso l’estasi. Oramai, emozionalmente, ero entrato in una voragine tale che caddi in una sorta di trance erotica. Mi liberarono dalle corde le gambe per applicami una sbarra di ferro alle due caviglie, essa mi costringeva a tenere sollevate le gambe dato che era collegata attraverso una corda alla spalliera del letto. In questa maniera veniva esposto alla loro mercè il mio culo e con esso il mio buco.
La mora indossò un vibratore nero non molto grande. Sbarrai gli occhi, non potevo far altro che gemere per via della pallina applicata in bocca. Scossi la testa atteggiando i miei occhi ad una supplica, fu tutto inutile. Nonostante le dimensioni non troppo grosse dello strapon avevo paura di essere inculato, nonostante intimamente lo desiderassi. Dopo essersi ben lubrificata il vibratore iniziò a massaggiarmi sensualmente l’orifizio anale con la crema, continuando a soffiarmi nell’orecchio proferendo parole tranquillizzanti e molto dolci, mentre la bionda continuava a leccarmi il membro; nel frattempo aveva allentato la pressione ai coglioni limitandosi ad accarezzarli. Se da una parte ero spaventato dalla penetrazione che da lì a poco avrei subito, l’essere soffiato e leccato nell’orecchio ed in più il superbo pompino che la bionda mi stava finalmente eseguendo, mi provocavano un allentamento, in virtù del piacere che provavo, di qualsiasi ulteriore inibizione sessuale. Sapevano bene come alternare il piacere al dolore. La loro esperienza mi tranquillizzò quel tanto che bastava per farmi rilassare l’orifizio anale.
La ragazza fu molto dolce e delicata nel penetrarmi; nonostante tutto, non avendolo mai subito, mi provocò però del dolore che subito fu fugato dalla bocca della bionda che continuava a leccare il cazzo giocando con molta maestria la lingua intorno alla cappella, sull’asta e sui testicoli. Andò avanti così per circa dieci minuti in cui stavo toccando l’apice del dolore ma anche il sommo piacere per via del dolce massaggio alla prostata che lo strapon nel mio culo provocava, oltre ovviamente al pompino. La bionda ingoiava ogni goccia che la mia ghiandola di cowper secerneva. All’improvviso si fermarono: la mora estrasse il fallo e la bionda interruppe il bocchino. Se da una parte ne ero deluso perchè ero quasi sulle vette più inesplorate del piacere, ne ero anche sollevato; il membro oltre a portarmi godimento mi provocava anche dolore.
Era solo una pausa effimera, giusto il tempo di scambiarsi i ruoli.
La bionda indossò la cinghia con lo strapon e la mora cominciò a riempirsi la bocca del mio cazzo, leccava, succhiava, leccava, succhiava con esperienza e dolcezza. La seconda ragazza fu meno delicata nel penetrarmi, mi imprimeva dei colpi più decisi e violenti. Questo però, oltre a farmi più male, mi portò ancora di più verso il nirvana del piacere, il dolore e la voluttà del godimento sapientemente mescolate.
Mi sentivo aperto, una puttana, una zoccola, un frocio lascivo e lussurioso. Gemevo di piacere nonostante la pallina che avevo in bocca.
Continuò così per altri dieci minuti abbondanti anche lei. All’improvviso si fermò. Estrasse il membro dal culo e contemporaneamente anche la mora interruppe il dolce bocchino.
Ignaro di quello che mi sarebbe accaduto da qui a qualche minuto le guardavo interrogativo, mentre la bava prodotta dalla bocca che non potevo aspirare a causa dalla pallina applicata, mi colava sul mento, sul collo e sul petto.
Mi liberarono dalla legatura delle mani e delle gambe.
Pensavo che il sadico gioco fosse finito e finalmente avrei potuto possederle entrambe, il mio cazzo pulsava dalla voglia.
Mi sbagliavo di grosso.
La mora dalla solita valigia prese uno scudiscio, ormai mi avevano completamente sottomesso, ero intimorito da quel flogger non avevo idea di cosa volesse farne.
Con una mossa decisa e fulminea mi prese per i capelli e mi costrinse ad alzarmi dal letto, per mettermi a quattro zampe sul pavimento. Iniziò a battermi con quello scudiscio sulle chiappe mentre la bionda, con ancora indosso lo strapon, inizio a ridere sadicamente. Si sedette all’altezza del mio viso e liberandomi dalla ball gag mi costrinse a prendere in bocca il vibratore.
Mi disse: ” Puliscilo porco dalla sporcizia del tuo culo” Mentre la mora mi inveiva contro continuando a battermi con lo scudiscio dicendomi che ero un maiale lascivo e che dovevo essere punito per questo.
In effetti c’era qualche residuo di feci. Il sapore e l’odore era disgustoso, mi provocò un conato di vomito che però trattenni per non fare brutta figura.
Quando furono soddisfatte dalla mia pulizia, la mora alternando le frustate sul culo a calci ben assestati sui coglioni mi condusse a quattro zampe nel bagno.
Non avevo idea di cosa volessero farmi. Ero eccitatissimo dalla strana piega che aveva preso il gioco e soprattutto dall’incognita; mi ero ormai adagiato supinamente alle loro volontà: mi avevano ridotto ad un tale stato di larvale docilità che avrebbero potuto fare ciò che volevano.
La bionda mi prese per i capelli e mi fece entrare nella vasca. In quel momento capii il gioco perverso che avevano in mente.
La mora si mise a cavalcioni sul bordo, potevo vedere la Sua bellissima fica tutta rasata che poche ore prima avevo desiderato tantissimo. Quasi subito ne uscì un fiotto caldo di piscia che mi inondò prima il corpo e poi il viso.
Meccanicamente aprii la bocca per bere il suo dolce nettare; era la prima volta che eseguivo questa pratica. Fu poi il turno della bionda che nel frattempo si era liberata dello strapon.
Mi diresse senza nessun complimento il suo getto in bocca. Mi strozzai pur di bere tutta l’urina.
Intanto la mia erezione, nonostante tutte le torture a cui ero stato sottoposto, non demordeva ed anzi era aumentata. Avevo una voglia matta di venire, in qualsiasi modo mi avessero permesso di farlo.
La mora, rivolta alla sua amica:” Guarda il maiale, è ancora eccitato, nuota nel nostro piscio ed ha il cazzo dritto” rise sadicamente.
“Che dici lo facciamo venire?” chiese la bionda. Era una domanda retorica di cui sapeva già la risposta.
“Prima il porco deve far venire noi, e più di una volta. Mi sono eccitata. Tu non lo sei?” rispose la mora accarezzando dolcemente il seno della bionda, iniziarono a baciarsi, leccarsi e toccarsi reciprocamente.
In men che non si dica mi trovai, sempre nella vasca colma della loro urina, a leccare le loro fiche, prima della bionda e poi della mora finchè non furono soddisfatte ampiamente con una serie di orgasmi.
“Ora puoi segati porco” fu l’ordine della mora.
Mentre eseguivo l’ordine nella vasca, ancora bagnato della loro piscia, la bionda mi diceva “Cosa ti credevi, di poterci scopare entrambe? Ti sarebbe piaciuto vero? Questo è il trattamento che riserviamo ai porci maiali come te.”
Queste furono le parole che mi fecero da afrodisiaco per venire. I miei schizzi furono monumentali ed abbondantissimi. Mi costrinsero, come ultima umiliazione a bere e pulire tutto con la lingua.
Dopo una doccia fui lasciato libero. Sul mio viso era stampata la beatitudine del piacere.
Rientrai silenziosamente in camera, era molto tardi; sentivo ancora lo strapon dentro di me, la lingua delle due ragazze che mi accarezzava la cappella, in bocca avevo il sapore del loro piscio e le chiappe mi bruciavano.
Rivivevo quelle ore così frenetiche ed entusiasmanti, le scudisciate sulle natiche, i calci nei testicoli, la pulizia con la lingua del fallo dalla mia merda, l’umiliazione subita: aver dovuto ingoiare il mio sperma ed il loro piscio, essere stato legato al letto; ero eccitatissimo ancora con una forte erezione.
Mi rifugiai in bagno mi chiusi a chiave dove mi masturbai silenziosamente. Solo così riuscii a calmarmi per poter dormire.
La mattina dopo, mia sorella, ignara ovviamente di tutto mi disse: ” Certo che qui sono proprio dei maleducati, stanotte quelli della camera accanto hanno fatto una confusione tale che ho preso sonno solo quando hanno finito, in tarda notte.”
La consolai con una carezza, un bacio ed un abbraccio.
© Zagor Black
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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