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COLLEGA DI LAVORO (1)


di COPPIACONLEICURIOSA
09.05.2024    |    6.282    |    6 9.7
"Entro in casa, il mio uomo mi saluta, mi bacia in bocca e mi dice, che strano profumo che hai addosso, non è il tuo, mi giro ed in silenzio mi avvio in..."
Franco è un mio collega di lavoro, sposato anche lui e dell’età del mio compagno, è una persona estremamente tranquilla, con cui da mesi condivido tantissimo del mio tempo lavorativo. Ci spostiamo insieme in auto per andare a trovare i nostri clienti, mangiamo spesso insieme a pranzo e trascorriamo insieme quasi tutte le ore lavorative, a volte nel nostro ufficio, a volte uscendo con la macchina aziendale.
Sono oramai cinque mesi che ho cambiato ruolo in azienda e mi sono ritrovata in questa nuova dimensione lavorativa.
Franco fin dal primo giorno in cui sono andata nel suo ufficio è sempre stato di supporto, mi ha sostenuta, mi ha incoraggiata, diciamo che senza la sua presenza sarebbe stato molto più complicato per me ambientarmi.
Passano i giorni, le settimane, i mesi, e le nostre confidenze prendono sempre più una sfera intima.
Quando viaggiamo in macchina il contatto diventa ovviamente inevitabile, ci si sfiora, ci si tocca anche involontariamente ma questi momenti di vicinanza involontaria lasciano soprattutto a lui un qualcosa di eccitante, e questo inizio a notarlo guardandolo in viso, che ogni volta diventa sempre più imbarazzato.
Sinceramente però non avrei mai immaginato quello che sarebbe accaduto da lì a poche settimane. Siamo a fine marzo, le giornate scorrono tra di noi sempre all’insegna di parecchie risate, sia riferite a certi clienti che su alcuni nostri colleghi.
Eravamo sempre allineati su tutto, per me Franco era una persona con cui rilassarmi e divertirmi, per lui viceversa, lo scoprirò successivamente, ero diventata una ossessione erotica.
Il tutto ha inizio un lunedì, precisamente lunedì primo di aprile.
Come spesso accade dopo un giro nella tarda mattinata per alcuni clienti, ci fermiamo a mangiare. Quel giorno non so per quale motivo, mi propone di prenderci invece della solita acqua, una bella bottiglia di prosecco. Dice dai per una volta affoghiamo nel vino questo grigio lunedì. Accetto volentieri, perché il lunedì come ben sappiamo è il giorno della settimana più triste e noioso. Mentre mangiamo lui continua a versarmi il prosecco. A fine pranzo mi sento ovviamente più vulnerabile. Rido per nulla e mentre andiamo nel parcheggio a prendere l’auto, inciampo, rischio di cadere e mi appoggio su di lui quasi abbracciandolo. Lui mi sorride, apre la portiera e mi fa sedere appoggiando la sua mano sul mio fondoschiena.
Quella mano così innocente ma ferma mi dona una vibrazione di eccitazione inaspettata.
Quando Franco a sua volta sale in auto si gira verso di me chiedendomi se stessi bene e nel contempo si avvicina baciandomi, un bacio passionale, infinito. Rimango senza parole, non me lo sarei mai aspettata da una persona così seria e fino a quel giorno mai propensa nel corteggiarmi.
Gli effetti dell’alcool ovviamente si fanno sentire, credo abbiano aiutato entrambi a vivere questo momento, e dopo interminabili minuti in cui ci siamo baciati con trasporto e foga mi prende la mano e me la appoggia sui suoi pantaloni.
La mia mano inizia a tastare sopra e constatato l’enorme presenza, tra l’altro estremamente dura, adoro gli uccelli grossi e di marmo.
Purtroppo ci si trovava in un parcheggio pubblico quindi non proprio il luogo adatto per continuare ad amoreggiare. Franco accende l’auto e ripartiamo per tornare in ufficio.
Nel tragitto però capisco che sta percorrendo una strada inconsueta, una provinciale vicino ai boschi, non dico nulla, ero eccitata dalla situazione e l’alcool mi impediva di ribellarmi, come se fossi ansiosa di vedere fin dove volesse spingersi.
Improvvisamente l’auto rallenta, svolta in una stradina secondaria, percorre ancora una decina di metri e si infila in un piccolo anfratto avvolto dalla vegetazione.
A questo punto eravamo solo noi due in mezzo alla natura, nascosti da tutto e da tutti.
Mi si avvicina ed inizia a leccarmi il collo sussurrandomi parole forti dovute alla grande eccitazione. Io presa dalla situazione cerco di aprirgli la cerniera dei pantaloni ma la consistenza del suo uccello mi rende difficile l’operazione.
Mi rigiro e con due mani riesco a liberarlo, enorme, lucido, largo, molto largo. Mi chino su di lui e lo prendo tutto in bocca. Lui dopo un primo momento in cui si abbandona alle mie labbra, reagisce , e con le mani mi tiene ferma la testa su di lui, non mi piace, ma rimango a leccarglielo ugualmente, sento che è molto eccitato e che potrebbe non resistere a lungo. Lo voglio sentire dentro di me non mi piacerebbe se venisse nella mia bocca senza averlo provato nella mia vagina. Mi alzo sullo schienale, mi levo i jeans, lo faccio sdraiare sul lato passeggero e mi metto sopra di lui, con una mano mi scosto il perizoma e mi appoggio delicatamente sopra quella cappella enorme che pulsava. Mi prende per i fianchi mi abbassa fino a che i nostri sessi si toccano e con un colpo di reni mi penetra. Nonostante fossi umida, urlo, la sua enorme cappella mi sta entrando e le mie pareti si allargano a fatica. È decisamente fuori misura.
Appena mi entra tutto dentro, una scossa elettrica pervade il mio corpo, ho un orgasmo fortissimo, pazzesco, quel senso di trasgressione in ambito ed orario lavorativo mi fa impazzire.
Urla parole sconnesse, mi schiaffeggia il sedere mentre mi muovo sopra di lui, le sue dita mi strizzano i capezzoli, mi fa male, li stringe troppo forte, ora mi prende con le mani i fianchi e mi muove velocemente sopra di lui, sento che sta per venire e gli urlo di uscire, lui continua e mi tiene ferma sopra di lui e mi sento riempire da decine di schizzi caldi dentro di me. Gli do uno schiaffo, gli dico sei uno stronzo non dovevi riempirmi del tuo sperma, adesso mi tocca prendere una pillola per evitare danni futuri. Mi metto a piangere, mi chiede scusa, ma sono troppo arrabbiata, non volevo il suo seme nel mio corpo. Mi rivesto velocemente e gli ordino di portarmi in ufficio
Fumo una sigaretta nervosamente mentre accende l’auto. Rimaniamo in silenzio, lui mi mette una mano sulla gamba, gliela levo con forza e gli dico che non dovrà capitare mai più e che quello che è successo rimarrà solo un fatto isolato tra noi due.
Imbarazzo totale.
Arriviamo in ufficio, sistemo due documenti e di corsa scendo a timbrare, corro verso la mia auto, ho solo voglia di una bella doccia calda, e di pulirmi dello sperma che sento uscire dalla mia vagina.
Nel tragitto di ritorno mentre mi odio per ciò che è accaduto, mi arriva un messaggio di Franco:
Ti è piaciuto il pesce di aprile?
Non rispondo e cancello. Sto per entrare in casa e non vorrei che il mio compagno lo leggesse.
Non sono pronta a raccontarglielo.
Entro in casa, il mio uomo mi saluta, mi bacia in bocca e mi dice, che strano profumo che hai addosso, non è il tuo, mi giro ed in silenzio mi avvio in doccia.
Mi sto spogliando, e mentre mi sfilo il perizoma sporco entra il mio uomo che vedendo quelle macchie sulle mutandine, le raccoglie da terra, le annusa e mi dice ma questo è sperma!
A breve racconterò la seconda parte…
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