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Scambio di Coppia

Nobiltà Perversa (Prologo)


di Candido1967
19.04.2017    |    8.761    |    1 8.6
"Collant color crema, scarpe basse in tinta con il vestito (sono abbastanza alta da non aver bisogno di tacchi che trovo scomodi da portare) e pochi gioielli..."
La villa dei Conti Aloisio Marazzini sorge isolata su di una collinetta che domina l’intero paese. I proprietari vi vengono di quando in quando durante il fine settimana per trascorrere qualche giorno lontano dalla città. Li si vede arrivare con il loro lussuoso SUV talvolta soli ed altre volte accompagnati da amici che fanno il loro ingresso in villa con automobili degne di quella nobile dimora di campagna. Da quanto riferito in paese, i Conti vivono a Genova in un sontuoso attico nel centro storico. Il nobiluomo è un facoltoso armatore mentre la moglie, donna assai colta, si diletta a scrivere romanzi (nessuno in paese, però, ne ha mai letto uno) ed organizza ricevimenti; nel suo salotto all’ultimo piano vi sono di casa i più prestigiosi intellettuali, la borghesia più incline al mondo della cultura e tutta la ricca nobiltà del Nord Italia. In paese nessuno è mai entrato nella loro villa eccetto Giovanna, la signora che ha il compito di accudire e pulire la dimora durante i periodi di assenza dei proprietari e Ilio il giardiniere. Oltre loro due in paese gli unici a conoscere personalmente i Conti e ad averci scambiato qualche parola siamo io e mio marito. Gestiamo il piccolo alimentari in piazza resistendo alla concorrenza dei supermercati dato che in paese non ve ne sono e bisogna prendere l’auto e fare circa dieci chilometri per trovare il primo. Inoltre mio marito Gianni ha selezionato alcuni prodotti speciali, come il pane cotto a legna od alcuni formaggi artigianali, che non è possibile trovare altrove. Per questo motivo talora si vedono apparire il Conte e la moglie nel nostro negozietto in cerca di prelibatezze e sfiziosità scovate da Gianni.
Anche il ponte dello scorso otto dicembre il Conte e la Signora Aloisio Marazzini lo hanno passato nella loro dimora di campagna ed il pomeriggio del sette hanno fatto lo laro nobile comparsa nel nostro negozietto di alimentari facendo proviste per i giorni di permanenza in paese. Io quel pomeriggio non ero in bottega perciò quando Gianni rincasò alla sera mi diede la notizia sensazionale: “Il Conte e la Contessa vorrebbero che noi si andasse a cena alla loro villa dopodomani sera” Rimasi senza parole Quell’invito era del tutto eccezionale per gente come gli Aloisio Marazzini che da sempre vivevano appartatati nel loro lusso e nella loro ricchezza senza aver mai avuto alcun tipo di rapporto con il resto del paese ad esclusione di saluti di circostanza o di qualche chiacchera in bottega con me e Gianni. Mi sentivo emozionatissima ed onoratissima per un simile invito. “Ma saremo all’altezza?” Chiesi a Gianni. “Devo subito chiamare Marta – la parrucchiera del nostro paese – e fissare un appuntamento per dopodomani mattina” pensai. Era improponibile che mi presentassi a casa dei Conti senza il capello fatto ed a posto. Corsi nell’armadio per controllare gli abiti per me e Gianni da poter indossare per quella grande occasione.
Per quella sera speciale indossai un vestito di maglia color vede abbastanza aderente da far risaltare, senza falsa modestia, il mio fisico snello ed il mio seno sodo Inoltre alcuni inserti in pizzo lo rendevano ancora più provocante. Collant color crema, scarpe basse in tinta con il vestito (sono abbastanza alta da non aver bisogno di tacchi che trovo scomodi da portare) e pochi gioielli completavano la mia figura. Marta mi aveva fatto un taglio di capelli ed un trucco da non sfigurare nemmeno ad un ballo delle debuttanti. Quando le avevo riferito dell’evento per cui mi facevo quell’acconciatura era rimasta incredula. Poi si era raccomandata affinché facessi sapere alla Contessa Aloisio Marazzini che quel taglio era stato fatto da lei e che se la contessa lo avesse trovato di suo gradimento avrebbe potuto farle visita al salone; Marta sarebbe stata onorata di poterla pettinare ed acconciare. Infine non mi aveva lasciato andare via senza la promessa, da parte mia, di riferirle nei particolari della serata e della villa dei Conti. Anche Gianni era in gran tiro: con il suo vestito nero, una camicia di cotone bianca e cravatta scura: era uno schianto. Scarpe nere lucide; capelli e barba fatti nel pomeriggio dal barbiere. Avevo un marito che avrebbe potuto sfilare in passerella tanto era bello. Per percorrere il paio di chilometri che dividono la nostra casa dalla signorile abitazione prendemmo la berlina di media cilindrata che, seppure non paragonabile al SUV dei Conti, comunque non sfigurava di certo. L’avevamo comprata da soli tre mesi ed era l’ultima versione di quel modello d’autovettura. A pochi metri dal cancello della villa questo si aprì automaticamente: probabilmente i Conti erano ad attendere il nostro arrivo. Percorremmo il lungo viale che, attraversato il giardino, porta all’ingresso principale della dimora e parcheggiammo la nostra auto proprio a fianco a quella degli Aloisio Marazzini. Il Conte era sulla porta di casa: “Ben arrivati cari. Accomodatevi. E’ un piacere avervi a casa nostra”. Che emozione! Facemmo il nostro ingresso rimanendo a bocca aperta per la magnificenza degli interni di quella residenza di campagna.
Ampie stanze con volte in mattoni e soffitti affrescati si susseguivano una dietro l’altra. Ai muri vi erano appesi quadri di ampie dimensioni che erano sapientemente illuminati da luci diffuse sulla parete. I nobili proprietari di casa ci fecero da guida introducendoci dall’ingresso fino ad una sontuosa sala da pranzo facendoci passare per una sala da lettura con biblioteca ed una sala nella quale dominava al centro un biliardo dal panno color blu. Il Conte Aloisio Marazzini quindi mi scostò la sedia imbottita con un morbidissimo velluto e mi invitò ad accomodarmi a tavola. Quando tutti fummo seduti ecco apparire una giovane cameriera in divisa che, dopo averci fatto un inchino a mo’ di saluto, bisbigliò qualcosa al Conte e sparì in fretta. Tutto denotava ricchezza ed opulenza a quella tavola ed in quella stanza. Il lampadario di cristallo sopra le nostre teste, i mobili preziosi, i piatti di fine porcellana, i bicchieri di cristallo e le posate in argento. Ogni cosa ci faceva sentire, a nostra volta, dei nobili per il solo fatto di trovarci lì. Il conte era vestito in modo elegantissimo ed impeccabile: abito scuro in lana con camicia bianca e papillon di raso nero; dei gemelli in oro facevano bella mostra di se ai polsi della camicia e dal taschino del vestito spuntava, abbinato, un fazzoletto bianco di seta; completava la sua figura dei calzini scuri in lana ed un paio di scarpe in pelle nera e con la punta tonda. Al di là dell’abito, era di per sé un uomo che esprimeva eleganza e regalità: un cinquantenne che avrebbe fatto perdere la testa ad ogni donna di qualsiasi età. La contessa non era da meno nel suo vestito blu scollato che le cadeva dolcemente sulle curve avvolgendo il suo corpo e mettendone in risalto ogni forma. Gli accessori colpirono subito la mia attenzione: un paio di orecchini in oro bianco con montato uno zaffiro blu notte ed una collana con gemme in acquamarina di taglio ovale ed una lucentezza che non avevo mai visto prima. Alle dita vari anelli che coprivano una vasta gamma di sfumature dal blu all’azzurro.
“Allora miei cari, spero possiate trascorrere una serata di vostro gradimento nella nostra dimora” così principiò un suo discorso il Conte. Contemporaneamente la giovane cameriera di poc’anzi entrò con il carrello degli antipasti. Anche un secondo cameriere, che in precedenza non avevamo visto, fece il suo ingresso in sala e stappò una bottiglia di champagne che fece assaggiare al padrone di casa. Per dare un’idea dell’eccezionalità della cena, ecco cosa venne servito dall’antipasto al dolce: aragosta alla catalana, ostriche francesi, tartine con pregiato caviale (il Conte tenne a precisare che si trattava di Calvisius Beluga), carpaccio di polpo, gamberi olio e limone in salsa aurora. Il tutto annaffiato da più bottiglie di champagne Cristal. Seguirono i primi: risotto all’astice fresco e fusilli pomodoro e scampi freschi. Cambio di vino: venne servito uno champagne rosé Taittinger. E poi ancora, del filetto di storione bianco con patate e pomodorini al forno (inutile dirlo, abbinato al suo vino: dello Chardonnay bianco). Il Conte fece portare anche un carrello con dei formaggi che ci teneva Gianni assaggiasse: del Roquefort francese e del Blue Stilton inglese; entrambi abbinati ad un vino Porto invecchiato 12 anni. Per finire, venne servito dell’aspic di lamponi, caffè e del cognac Hennessy.
Ci aspettava, nel dopocena, un pasto più abbondante ed altrettanto singolare ed inconsueto per i nostri sensi.
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