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Storia di Monica e Laura (L'innamoramento)


di Candido1967
30.08.2017    |    16.664    |    9 9.7
"Poi la sua bocca non si accontento più solo del capezzolo: tentò di risucchiare un mio intero seno mentre con una mano mi stringeva l’altro..."
Abitava in un palazzo del centro storico non lontano da Piazza Ferrari e dalla Domus del Chirurgo. Non era un appartamento grande ma la prima impressione che ne ritrassi fu di ordine e buon gusto nella scelta dei pochi pezzi di arredamento che componevano la zona del soggiorno; rispecchiava molto Laura e la sua eleganza. In particolare fui colpita dalla libreria che prendeva un’intera parte ed era piena di libri, riviste e qualche sopramobile. Su uno scaffale attirò subito la mia attenzione la fotografia di una donna più o meno della mia età. Laura mi ricevette con grande gioia per avermi a casa sua. “Ti preparò un caffè Monica, va bene? Accomodati pure” disse poco dopo avermi fatto entrare ed avermi salutato. Mi sedetti sul divano e continuai ad osservare. Alle pareti alcune fotografie artistiche e due stampe riproducesti quadri astratti di cui non riuscivo a riconoscere l’autore. Quando Laura tornò mi mostrò con orgoglio la sua libreria e scelse alcuni volumi con sicurezza. “Ecco questi sono i libri che ho scelto e che mi sento di consigliarti per iniziare a conoscere meglio Pasolini”. Era di fronte a me con indosso una maglietta ed una gonna corta e quasi mi dovetti trattenere per non stringermela forte al mio corpo. Le chiesi “è tua madre la donna ritratta in quella fotografia?”. Esitò un attimo poi mi rispose “No, è stata la mia professoressa di letteratura italiana al liceo classico. E’ lei che mi ha trasmesso questo amore per la lettura ed i libri. Sono stata molto legata a lei”. Finii con un ultima sorsata il caffè dalla mia tazzina. Laura mi guardò come chi vuole dire ancora qualcosa ma non ha il coraggio di farlo. Ma presto continuò “E’ stata la mia amante. Da poco dopo la maturità fino ad un paio di anni fa quando, purtroppo, è morta di tumore”. Vi fu un attimo di silenzio, la vidi abbassare gli occhi. “Mi spiace molto Laura. Anche mio marito è morto di tumore”. Alzò nuovamente lo sguardo “Mi spiace anche a me, Monica”. Quasi ingenuamente le chiesi “Quindi ami le donne, Laura?”. “Si, sono lesbica” mi rispose senza più quel senso di imbarazzo che le aveva provocato la mia prima domanda sulla donna ritratta in fotografia. Anzi a sentirmi ora in imbarazzo ero io che sviai immediatamente il discorso su di un altro argomento: “Mi piace molto la tua casa, mi piacciono i quadri che hai appeso alle pareti ed i colori che hai scelto per divano e tende ed anche questa libreria. Si vede che ami l’arte”. Laura mi guardò poi mi rispose: “Si, amo l’arte ed amo la letteratura. Amo anche le donne ed amo il mare d’inverno quando è possibile passeggiare sulla spiaggia senza incontrare nessuno. Più in generale, Monica, amo la vita. Io credo che la vita, anche se a volte dolorosa, non sia una fatica ma un’opportunità da coltivare con cura, giorno per giorno, come un piccolo fiore”. Quella risposta mi stupì e mi colpì andando a toccarmi nel profondo. Mi venne spontaneo di abbracciarla. Laura mi strinse a se e mi baciò in bocca. Senti le sue labbra morbide serrarsi alle mie e la sua lingua aprire un varco fra le mie labbra. Poi subito frugare ogni angolo del mio palato ed intrecciarsi alla mia lingua. Sentii l’umido di quel bacio ed il sapore indimenticabile. Non so quanto durò; persi completamente il senso del tempo e quasi non mi rendevo conto nemmeno di dove ero. Mi stordì. Appena mi ripresi afferrai dal tavolino i libri di Pasolini che vi erano stati posati da Laura e quasi fuggii per l’emozione e l’agitazione che il mio corpo e la mia testa sentivano. “Si è fatto tardi, Laura, scusami me ne devo andare”. Uscii, dandole appena il tempo di salutarmi ed augurarmi la buona notte.
Il giorno dopo Laura mi telefonò “Buongiorno Monica, come stai? Volevo sapere se martedì prossimo verrai all’incontro su Pasolini in biblioteca?” Ero felice di sentirla: “Certo Laura ci verrò” risposi; poi dopo un breve silenzio aggiunsi “ma vorrei vederti prima di martedì, se possibile; ho bisogno di vederti prima”. “Certo” mi rispose “possiamo vederci domenica pomeriggio a casa mia se per te va bene”. “Si domenica per me va bene Laura”. Mi salutò lasciandomi con “Allora a domenica”.
Quell’appuntamento era carico di aspettative; lo sapevo bene io e lo sapeva meglio ancora Laura. Fin dal nostro primo incontro avevamo entrambe avvertito una polarità fisica e celebrale che aveva fatto scoppiare un’attrazione sessuale ed aveva aperto alla nostra conoscenza un ventaglio amplissimo di possibilità che potevano andare dall’Inferno al Paradiso. Ed ora anche il tono della mia voce durante la telefonata, il desiderio che da quella richiesta traspariva avevano fatto intuire a Laura che ero impaziente di continuare quanto iniziato la sera prima con quel bacio nel soggiorno.
Domenica, subito dopo pranzo, corsi a casa di Laura. Suonai il campanello del portone “Sali” mi rispose al citofono. Non presi l’ascensore tanta era la voglia di rivederla; non volevo starmene ferma ad aspettare, feci in fretta i tre piani di scale e scorsi la porta dì ingresso all’appartamento di Laura socchiusa. La spinsi, entrai. Lei richiuse a chiave dietro di noi la porta. Non disse nulla. Non dissi nulla neppure io. Senza neppure togliermi il capotto la baciai con tutto la brama e la voglia che avevo maturato in quei giorni di risentire le sue labbra appiccicate alle mie e la sua lingua intrecciarsi con la mia. Quando mi staccai, Laura mi sorrise e quasi senza fiato mi disse “Ho Monica quanto ho temuto di non poterti più rivedere dopo quel bacio dell’altra sera ed invece eccoti ancora qui”. Mi sfilò il capotto e lo gettò sul divano. Poi mi prese per mano e mi disse “vieni con me”.
Mi portò in camera dove tutto era preparato e pronto facendomi capire che Laura sapeva benissimo che quel nostro incontro sarebbe finito a letto a darci piacere l’un l’altra. Le lenzuola sapevano di fresco e profumato, le persiane erano socchiuse e le tende tirate in modo da creare la penombra giusta per un incontro amoroso. Sui comodini e sul comò vi erano disposte piccole candele profumate ed incensi che Laura accese. Inoltre notai su uno dei comodini al fianco del letto due piccole bottigliette di vetro scuro. Laura mi disse “Siediti qui sul letto Monica; io torno subito”. Sparì verso la cucina e la vidi ritornare poco dopo con una bottiglia di spumante e due bicchieri. Aveva inoltre in mano una ciottola con dentro delle mandorle sbucciate e tostate. “Brindiamo a noi” mi disse. Aprii lo spumante e ne versò nei bicchieri. Unimmo i calici in un brindisi. Laura bevve subito un sorso poi avvicinò le labbra alle mie e, baciandomi, passò il liquido dalla sua bocca alla mia. Era fresco e delicato come il bacio che Laura mi aveva appena dato. Lo bevvi d’un sorso. “Dai fallo anche tu a me” mi incitò allegra Laura. Sentivo in me un’esplosione di emozioni, di sensazioni, di carnalità e di voglia di intimità, di desiderio incontrollabile e selvaggio. In quell’istante realizzai che non avevo più fatto sesso da ormai più di due anni; l’ultima volta fu qualche mese prima che Antonio si ammalasse. Mangiammo delle mandorle. Laura aveva un sorriso raggiante. Poi si avvicinò a me e cominciò a spogliarmi. Me ne stetti ferma, immobile, lasciando che mi levasse camicetta, scarpe, gonna e collant. Man mano che progrediva riempiva di piccoli baci la nuova parte del corpo che aveva lasciata priva di indumenti. Rimasi in reggiseno e mutandine. Avevo scelto un completo nero in pizzo e Laura trasalì nel vederlo. “Davvero sensuale Monica questo completo” Poi rise allegramente. Si rifece per un attimo seria e mi disse “Anche il tuo corpo è davvero sensuale ed eccitante, sai?” Mi sfilò il reggiseno e cominciò a succhiarmi capezzoli, a mordicchiarmeli prendendoli ora fra le labbra ed ora stringendoli delicatamente fra i denti. Poi la sua bocca non si accontento più solo del capezzolo: tentò di risucchiare un mio intero seno mentre con una mano mi stringeva l’altro. Gustavo intensamente le sensazioni che la bocca e le mani di Laura provocavano su di me, con un piacere ed una sensazione mai provate così intensamente prima di allora. Avrei voluto che mi sfilasse subito anche le mutandine ed avesse fatto altrettanto al solco della mia fica che nel frattempo aveva impregnato le mutandine del piacere che vi sgorgava. Invece Laura mi disse: “Ora spogliami tu”. Mi sentivo al tempo stesso imbarazzata ed elettrizzata per quella situazione, per le sensazioni che stavo vivendo. Comincia a spogliare lentamente Laura ed a baciare la sua pelle. Quando le tolsi il reggiseno mi trovai di fronte due seni perfetti, non troppo grandi, due pere con un capezzolo appuntito e rosa. La sua pelle era molto chiara ed al tatto velluto per le mie mani e le mie labbra. Presi a mordicchiarle i capezzoli, a baciarle i seni, a passare la mia lingua nel solco che si apriva fra essi. Vidi Laura, scherzosa fino a quel momento, cambiare espressione del viso. La sua bocca aprirsi appena ed i suoi occhi socchiudersi e presto la sentii gemere “Siii, Monica, da quanto desideravo questo.” Poi d’un tratto stacco la mia bocca dal suo seno, mi prese il viso fra le mani posandomi un bacio veloce e tenero sulle labbra e mi ordinò “stenditi sul letto a pancia in giù”. Prese una delle bottigliette dal comodino e ne svitò il tappo. Si verso qualche goccia del liquido contenuto sulle mani ed altre più abbondanti gocce direttamente sulla mia schiena. Era un olio profumato alla cannella e subito il suo aroma, mescolandosi a quello delle candele e degli incensi, si diffuse per tutta la stanza portando un soffio di oriente e di terre lontane fra le pareti della camera. Cominciò a massaggiarmi la schiena, il collo e le spalle. Poi scese lentamente più giù fino in fondo alla mia schiena, stando attenta di non tralasciare alcun punto del mio corpo. Le sue mani su di me fecero vibrare certe corde interne che per troppo tempo erano rimaste sopite. Laura si accorse del fremito che attraversava il mio corpo, si fermò un attimo, mi mordicchiò e bacio il lobo di un orecchio e mi sussurrò “Vuoi che continui?” Con un filo di voce le risposi “Oh si, certo, ti prego continua ancora, mi fa impazzire”. Mi scansò le mutandine delle estremità rotonde del mio sedere e prese a massaggiarle, poi ancora giù sulle cosce, sui polpacci, fino al piede. Poi disse “Ora voltati”. Potevo finalmente guardarla in viso mentre mi massaggiava. Versò altre gocce di olio sulle mani ed alcune sul mio petto. Prese a stringermi ed a massaggiarmi con vigore le tette. Le sentivo strizzate fra le sue mani e che quasi volevano esplodermi dal piacere. Giocherellò con i miei capezzoli passandoseli fra le dita. Poi scese all’ombelico ed infine al ventre. Stava arrivando al centro del mio piacere ed io non ne vedevo l’ora. Chiusi gli occhi. Laura mi fece sollevare un po’ il sedere e mi sfilò le mutandine. Ora mi offrivo completamente nuda alla sua vista ed alle sue mani. Sentii il suo volto avvicinarsi alla mia fica e presto la sua lingua iniziare ad esplorarla. Iniziai a gemere a sussurrare il suo nome a contorcermi dal piacere, a stingere le lenzuola fra i miei pugni. Laura proseguiva senza requie. Infila la sua lingua direttamente nella mia fessura, mordicchiava le labbra della mia fica, prendeva fra le labbra e succhiava il mio clitoride. Venni uno o due volte grazie alla sua lingua, sentii inondarmi di piacere. Ma Laura non si fermò. Scostò il volto e prese ad infilarmi il medio della sua mano destra in fica muovendolo lentamente avanti indietro. Poi più forte ed ancora piano. Poi entrò anche con l’anulare e non si fermò più fino a quando non mi sentii urlare di piacere e mi vedette ricadere con la testa all’indietro e gli occhi chiusi dopo l’ennesimo orgasmo che mi provocava. Si arrestò, avvicino le sue labbra alle mie; mi baciò delicatamente e mi bisbigliò “Monica, amore mio”. La ricambiai con un’infinità di baci di gratitudine per il piacere che mi aveva regalato dicendole a ripetizione e senza sosta. “Laura, ti amo, ti amo”. Poi rimanemmo strette abbracciate per un tempo che non riuscii a calcolare. Forse qualche minuto, forse un’ora. Infine Laura mi chiese “Ora donami tu il piacere che ti ho donato io”.
La massaggiai come lei aveva fatto con me. Poi le sfilai le mutandine: il sue pube in rilievo e completamente depilato mi apparve a pochi centimetri dalla bocca. Iniziai a leccarle la fica senza un secondo di tregua sentendone il sapore in bocca. Laura godeva ad ogni colpo della mia lingua, ansimava ogni volta che le labbra della mia bocca stringevano le labbra della sua fica, gemeva ad ogni bacio a quell’ostrica così perfetta. Fino a venire urlando “Amoooooreeeee ti voglio”. Sentii il suo orgasmo e mi fermai. Laura si alzò di scatto seduta sul letto mi abbraccio a se e mi disse “Monica, non dobbiamo lasciarci mai più”.
Diventammo amanti e, da allora, non ci siamo mai più separate.
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