Prime Esperienze
sodomizzata
di bull79_napoli
26.02.2018 |
7.504 |
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"“Stenditi a pancia in giù… mettiti il cuscino sotto il bacino in modo da far sporgere le chiappe in alto” “Sicuro di riuscirci stavolta?”..."
Da alcuni anni mi frequentavo con una giovane donna sposata. Facevamo sesso anche più volte alla settimana... mentre il marito era ignaro di tutto. Una mattina la raggiungo a casa ,ma nel tragitto inizio ad immaginare qualcosa per noi ancor nuovo o meglio tentato ma mai osato fino in fondo.... Le infilo il cazzo nel sedere, è l’unica cosa che riesco a pensare ora, penso tra me e me. “Stenditi a pancia in giù… mettiti il cuscino sotto il bacino in modo da far sporgere le chiappe in alto” “Sicuro di riuscirci stavolta?”. Sorride beffarda lei. Eh no, piccola, non dovevi farmi questo affronto. Mi fai pensare a quella volta in cui mi offristi il sedere sporgendoti al balcone a casa tua. La tua fantasia preferita ...o, sua? Magari speravi anche di vedere da lontano tuo marito e salutarlo mentre io da dietro la tenda te lo infilavo nell’ano. E io no ...cilecca! No stavolta no.Sono io a decidere e non sono l’oggetto di giochi di cui non so nulla.
Schiena schiacciata sul materasso fra le candide lenzuola, le mammelle rigonfie sporgenti ai lati come una crema debordante, i glutei accesi di luce come pomi d’estate. “Sputaci dentro.” ...Ancora ordini eh.
Prima devo assaggiarti, dolce prodigio della natura, prima ho voglia di immergerci la lingua dentro. Scoperto tra le mie dita, il buco del culo di questa giovane moglie è un perfetto orifizio, e s’offre per la lingua che, lumaca, vi si infila.
Vengo assalito dal sapore della pulizia, dal sentore del sapone profumato, dall'odore della pelle, dal calore morbido…Giovinezza e candore. E’ un tuffo in ricordi lontani, quasi infantili. Rimango e lei geme. Agita lentamente il corpo e m’accarezzo le guance su quei guanciali. Fra margini freschi e bollenti delle morbide rotondità sembra di rivivere il fresco accarezzare del venticello d’estate. Mi sento rapire dal desiderio, l’asta mi spinge, la voglia mi aggredisce. Sputo: un fiume di saliva casca e si invasa fra le chiappe come in un calice di vino. Mi ergo a cavallo, ginocchia ai lati della giumenta, inchiodo il cazzo in giù, appoggio il becco nel laghetto di saliva e calo, lento. Entra, piano, ma affonda. Inesorabile mi sprofondo in lei. Un senso di indicibile dolcezza accompagna il pugnale che penetra nella ferita aperta. Lo strofinio della carne è una carezza alla pene dell’uccello. Si adagia in quel nido come in un abbraccio materno.
Lei se lo sente dentro e si spaventa, non per il dolore, ma perché quella discesa appare infinita, nella sua lentezza le prende il terrore che possa finirvi tutto dentro, che non ci sia più possibilità di risalita. Geme, strilla. Le chiedo repentino “Hai male?” “No, ma “ geme… capisco. Non si aspettava l’atteso cuneo, non si immaginava di aprirsi così. Fino a quanto è possibile spalancarsi al piacere, fino a quando il sottile velo che lo divide dal dolore non cederà allo squarcio?
Su di lei nell’affondo mi chino e mi sostengo inchiodato con le mani ai lati della sua testa piena di capelli che le inondano il viso sporto di lato. Vedo il lobo dell’orecchio, il profilo del mento, l’invaso nel collo. Il suo occhio socchiuso come le labbra rosse. E’ bellissima, mi emoziono. E ne sento il possesso totale. E’ mia. Per una manciata di secondi è totalmente mia quel gioiello splendido, Mi appartiene. Mi sembra di capire tutto del suo orgasmo. Mi sento in lei, mi sento lei, mi sento me stesso che la penetra. Per un attimo mi si chiarisce il mistero del piacere.
Lei afferra i miei polsi, fortemente, si aggrappa come se temesse di cadere giù.
E’ una sensazione straordinaria che non avevo mai provato. Mi sento così forte e potente che il mio corpo si trasforma in quello di un cavallo al galoppo. L’affondo muta e la inculo più volte, esco e ripeto. E lei stringe i miei polsi e io impazzisco a sentirmi stritolare i polsi. Geme e stringe. Alzo e spingo e un’onda di mare si impossessa di me, sento salire l’orgasmo, sento il gorgoglìo del piacere sorgere e finalmente esplodere, tutto, dentro di lei. Mi rendo conto che è durato troppo poco, ma il piecere era irresistibile. Non avrei potuto fermarlo, non avrei potuto rallentare. Dovevo solo eiacularle dentro il culo. Solo in quel momento mi rendo conto che lei stringe i miei polsi in modo ancora più violento di prima… Anche lei gode. Il fiato sospeso. Singhiozzi. Ho solo il tempo di rendermi conto di questo prima di crollare, steso, sul suo corpo, con tutto il peso. Aderisco alla sua pelle. La mia pancia combacia con la sua schiena e il mio naso si confonde fra i suoi capelli.
Siamo un tutt'uno ... finché il tempo tiranno non divide.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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