Prime Esperienze

Boato Celeste


di piccololord
01.07.2016    |    10.120    |    11 8.9
"S'infila in bagno e sento l'acqua scrosciare; dopo qualche minuto ritorna in camera e mi dice sorridendo : “ fai pure con comodo..."
Un boato. Un silenzioso boato nella testa. Un orgasmo mai provato prima. Tutti i muscoli del corpo sono dolenti dopo essere stati tesi allo spasimo. Celeste mi fa questo effetto. Con lei è un coinvolgimento totale, ogni cellula del corpo, ogni fibra, ogni neurone, ogni sinapsi è coinvolta con questa donna speciale.
L'avevo conosciuta più di vent'anni fa. Un ospedale da campo in uno dei tanti focolai di guerra sparsi per il mondo. Facevo volontariato come chirurgo d'urgenza. Ogni tanto mi mettevo in aspettativa dal mio tranquillo lavoro di medico della Milano bene e cercavo di dare un senso alla vita.
La prima volta che la vidi, era poco più di una ragazzina. Due occhioni scuri spaventati. Si guardava intorno alla ricerca di un appiglio psicologico, cercava una figura rassicurante. Mi si avvicinò titubante e con un fil di voce chiese “è lei il dottor J.P.?”. Che tenerezza...sembrava un colibrì in mezzo ad uno stormo di cornacchie… ma dovetti ricredermi di li a poco. Dolce, simpatica, gentile erano solo il contrappasso di tenace, caparbia e professionale. Raramente ho conosciuto infermiere così preparate e così belle (il che non guasta). A distanza di pochi giorni mi confrontavo con lei alla pari. Tra di noi scattò subito quel feeling che si incontra tra anime gemelle o anime perse.
I nostri alloggi erano sopra l'ospedale, una volta era una scuola, più volte bombardata e resa in seguito agibile in qualche modo. Le camere disposte in fila, lungo un corridoio, i servizi in comune, a parte la mia camera e altre due. Si lavorava ininterrottamente, ci si fermava quando eravamo stremati per poi riprendere appena le forze ritornavano. Non esistevano orari, il giorno uguale alla notte; la colazione, il pranzo e la cena si consumavano quando era possibile. Le urgenze erano tali e tante che erano diventate la norma. Dopo l'ennesima urgenza mi prendo un paio d'ore di stacco, così Celeste ed il resto dell'equipe. Al piano di sopra, ognuno nella propria stanza, ed io mi butto vestito sul letto....” adesso vado a farmi una doccia ”, mi dico, mentre i muscoli si rilassano. Non faccio in tempo a spogliarmi che sento bussare ; “ J.P. posso entrare ? ”; la voce di Celeste dietro la porta chiusa. “ Entra, la porta è aperta”, dico io di rimando. Entra con indosso solo l'accappatoio lungo fino ai piedi: “ posso fare una doccia qui da te? Il bagno comune è stato preso d'assalto dai colleghi ” . “Fai pure” ( ..azz..ma proprio ora doveva arrivare?..) le rispondo con il mio più bel sorriso. S'infila in bagno e sento l'acqua scrosciare; dopo qualche minuto ritorna in camera e mi dice sorridendo : “ fai pure con comodo...tocca a te ”. Spiritosa la ragazza. Vado a farmi una lunga doccia e mi metto un asciugamano intorno alla vita. Torno in camera e Celeste che fa? Dorme...dorme nel mio letto.... Guardo il suo viso rilassato, il respiro profondo....ecchecazzo...ed io??! La sposto leggermente e mi sdraio accanto a lei. Conto fino a cinque e...sonno profondo. Mi sveglio eccitato, mi sembrava di aver dormito tanto, apro lentamente gli occhi e vedo Celeste indaffarata sul mio cazzo. Però... la ragazza, non perde tempo, penso fra me e me, e continuo a far finta di dormire. Le sue labbra si dischiudono per far entrare la mia cappella in bocca e, pian piano, Celeste arriva con la punta del naso a toccarmi i peli pubici. Me lo ingoia tutto, lo risputa fuori, e poi ancora, mentre le sue mani mi accarezzano dolcemente le palle. Avevo i tubi pieni da settimane… Sento l'onda del piacere formarsi in fondo in fondo per poi, come l'alta marea, prendere l'uscita dal mio cazzo duro come un tronco. Poco prima di esplodere le afferro la testa tra le mani e la tengo ferma. Il mio glande conficcato nella sua gola. I suoi occhi sbarrati dallo stupore e dalla mancanza di ossigeno. Fiotto il mio nettare. Fiotto gli arretrati nella gola e nella bocca di Celeste che con la mano mi strizza le palle come per vendicarsi del fatto che la tengo ferma, ma il dolore aumenta solo il mio piacere. Ingoia tutto, riprende a respirare regolarmente.. si stacca da me e, guardandomi, mi dice “ma sei uno stronzo...è mancato poco che soffocassi. E poi mi hai fatto ingoiare tutto.. non lo avevo mai fatto prima”. Mi sorride e mi bacia languida. Il suo sapore misto al mio sulle mie labbra. Un bacio travolgente. Le nostre mani che si cercano frenetiche. Non un millimetro di pelle viene lasciato senza una carezza. Il suo corpo perfetto, mi sembrava di toccare una pesca. La sua figa completamente depilata e madida di umori agevola l'introduzione del mio dito. Accarezzo lentamente, strizzo le grandi labbra, pizzico il clitoride, assaporo i suoi sospiri. Sento che sta per avere un orgasmo, si agita, si divincola, si torce, infilo il secondo dito nel suo nido e , allora, un ringhio liberatorio. Di animale. Occhi negli occhi, dita intrecciate, il respiro che riprende il ritmo naturale. Uno sguardo all'orologio, lei capisce al volo, infila l'accappatoio e velocemente esce non prima di avermi dato un bacio a fior di labbra . “Sei stato stupendo – mi sussurra – ci vediamo in sala operatoria”.
Il primo intervento in agenda non era impegnativo. L'ambiente era piuttosto rilassato, mi avvicino a lei e le sussurro “Voglio fare all'amore con te...adesso!!” lei mi sorride con gli occhi e continua a lavorare come se niente fosse. Fine intervento, sutura, lei mi si avvicina e mi sussurra :“ sono vergine ”. Strabuzzo gli occhi ed il mio cazzo reagisce immediatamente alla notizia con un'erezione prepotente. Le ore in sala operatoria scorrono veloci. La stanchezza si fa sentire, i riflessi cominciano ad affievolirsi. Stesso copione, intervallo di alcune ore, ognuno si ritira nella propria camera. Celeste esce velocemente io mi attardo a parlare con un collega. Quando entro in camera sento la doccia che va....poco dopo esce il mio angelo completamente nuda. Splendida. “Pensavi che i pompini fossero gratis?” mi dice ridendo “ un pompino, una doccia”! Mi fiondo sotto la doccia io per lavare via sudore e stanchezza, e quando rientro in camera le dico :“e per una scopata quante docce?” Celeste cambia espressione “ te l'ho detto, sono vergine tuttavia credo che tu sia l'uomo giusto per questa mia nuova esperienza. Ti prego, sii delicato e fammi ricordare questo momento come un bel momento. Io ci metto l'imene e l'amore. E tu?”. Il suo sorriso era contagioso: “ Io ci metto dolcezza e amore. Può andare bene? ” Mi sdraio accanto a lei, tesa come una corda di violino, le accarezzo il seno, gioco con i suoi capezzoli duri come sassolini. La mia lingua che si insinua tra le sue labbra alla ricerca della sua. Si incontrano e si inseguono, si cercano e fuggono: la danza dell'amore. Sento che si rilassa, mi faccio più ardito e con le dita gioco con la sua figa acerba. Il suo respiro accelera, la metto a cavalcioni su di me. Il cazzo svettante pronto ad impalarla vittorioso. L’alzabandiera dell’estasi. “ Guida tu,- le sussurro-saprai regolare meglio – così che se sentirai dolore potrai fermarti a tuo piacimento”. Celeste si ritrae, si spaventa: la cerbiatta affamata e vogliosa mi scosta. Atavico timore iscritto nella storia delle donne. Riprovo la tenerezza del primo incontro, e gioco di dolcezza. La sdraio sul fianco, le gambe raccolte, mi sdraio dietro a lei: aderendo al suo corpo . La tengo cosi raccolta, come una bimba nel ventre materno…si rilassa, quella splendida bimba…Il mio ventre impazzisce di piacere a contatto con quel culo sodo, quella schiena indomata Con le dita sento la vagina che si distende, si apre, la incoraggio con le carezze, la eccito con le mie larghe mani sui seni, sul suo ventre…godo da pazzi a sentire il suo corpo addosso al mio, il cazzo bussa, bussa all’ingresso della sua figa…le scosto bene le natiche, lei con una mano accompagna il mio ingresso…tanto lei è incerta, tanto io sono sicuro e fiero e ..ancora un ecco..…il velo è rotto…un liquido caldo accoglie il mio cazzo felice, ed entro ..entro sempre più a fondo ., è mia …è mia... Il suo respiro si arresta per un attimo poi riprende ansimando e si abbassa sempre di più. Il mio cazzo esulta, la prima vergine della mia vita. Le sue labbra si aprono in un sorriso : “ pensavo che fosse un doloroso trauma invece ho sentito un leggero strappo e neanche tutto quel sangue che si racconta”…. Ora la giro sopra di me, ora la impalo . Inizia a cavalcarmi con sempre più lena che si trasforma ben presto in grinta erotica. Suda copiosamente, le mie mani artigliano il suo culo, la mia bocca succhia furiosamente i suoi capezzoli. Un sincrono perfetto, in quel momento mi resi conto che insieme eravamo una macchina erotica eccezionale. Unica e che sarebbe rimasta tale. Unica. L'orgasmo ci colse di sorpresa, un lampo davanti ai miei occhi, un grido soffocato di Celeste seguìto da un tremito continuo. Il suo corpo abbandonato sul mio, i nostri respiri all'unisono che faticano a riprendere il ritmo normale. Le sue mani che mi accarezzano la testa, il suo capo appoggiato alla mia spalla e le lacrime copiose di Celeste :“ grazie mio dolce amore.. è stato bellissimo ”.
Facemmo all'amore ogni giorno finché non finì il nostro periodo di volontariato.
Ci ritrovammo negli anni nei vari ospedali da campo sparsi per il mondo, ed ogni volta ci perdevamo uno nell'altra. Adesso ci eravamo ritrovati in un grande albergo di Roma.... Drin Drin...il telefono sul comodino mi riporta alla realtà. La reception : “ Dottor J.P. come da lei richiesto la avviso che manca un'ora alla conferenza ” . Il suo sguardo, il suo sorriso, le sue mani che mi accarezzano. Non servono parole... Di li a poco è seduta accanto a me al tavolo dei relatori. Bellissima. Sono emozionato come un ragazzino. Prendo la parola “ Signore e signori, siamo qui per una raccolta di fondi per sostenere la costruzione di un ospedale da campo, il terzo, che Suor Celeste dirigerà con il solito straordinario impegno.....”. Il velo monacale risaltava il suo viso e le donava una luce speciale agli occhi come la prima volta che la vidi poco più che ragazzina in un ospedale da campo.
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