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LA VACANZA DI MATURITA' - le mie tre amiche


di ottocento
12.04.2020    |    11.582    |    0 9.8
"Ritorniamo così al locale, dove la serata stava ormai volgendo al termine, e inevitabilmente i ragazzi circondano me, mentre le ragazze lei..."
Finalmente vacanza.
Meritata vacanza.
Dopo tutti questi mesi di studio eravamo riusciti a portarci a casa la nostra maturità: erano stati anni lunghi e assai impegnativi per il percorso di studio scelto, ma allo stesso molto soddisfacenti a livello personale. Il liceo non è sicuramente uno scherzo, ma il quelle aule avevamo avuto la fortuna di conoscerci, e di mettere le basi per quella amicizia tanto importante. Un gruppo di ragazzi semplici, con tanti sogni in tasca e con la voglia di spaccare questo mondo.
I giorni degli ultimi orali erano passati come un fulmine, spesi nel caldo torrido di luglio e con in mente solo i giorni in cui avremmo potuto chiudere i libri e fare le valigie.
E fu così che in men che non si dica ci ritrovammo catapultati su una bellissima spiaggia greca a guardare quel sole cha avrebbe illuminato le nostre vacanze.
Siamo un gruppo vacanze abbastanza numeroso a dire la verità, per questo motivo abbiamo tutti optato per affittare un piccolo appartamento a pochi passi dalla spiaggia, comodo come posizione e in grado di ospitare tutti.
Ricordo perfettamente la sensazione provata nel mettere piede in quella casetta, era come coronare finalmente la fine del nostro percorso, l'ingresso era costantemente pieno di sabbia ed era il luogo in cui ammassavamo tutte le nostre infradito al ritorno dal mare. La porta dava su questo piccolo corridoio di ingresso che subito di divideva: sulla sinistra una porta permetteva di accedere alla cucina, mentre sul lato opposto era presente una cameretta da letto che avrebbe ospitato due delle persone del gruppo. Invece proseguendo dritti dal corridoio si poteva raggiungere una scala che, con due rampe di scalini, conduceva alle tre camere da letto poste al secondo piano.
Essendo in 5 ragazzi e 3 ragazze decidiamo che i maschi avrebbero occupato tutto il piano superiore, mentre le nostre amiche si sarebbero divise la stanza di sotto nella quale di notte avrebbero aperto il divano che avrebbe così formato il terzo posto letto.
Quell'isola sembrava un incanto, il nostro incanto. I primi giorni passarono in fretta: il sole scaldava le nostre pelli dal primo pomeriggio fino alla tarda serata, mentre la luna ci accompagnava fino all'alba.
Fortunatamente le spiagge vicine al nostro centro erano piene zeppe di locali, e quindi già durante la prima sera decidiamo di passare là la nostra notte, tra qualche consumazione e buona musica. Non siamo un gruppo di amici che favoriscono gli eccessi, ci divertiamo sempre, ma senza esagerare. D'altra parte era la combinazione perfetta per non rinunciare alle ore in spiaggia dei gironi seguenti.
Arriviamo così al quarto giorno della nostra lunga vacanza, e come ogni mattina ci alziamo non troppo tardi per poter goder dello splendido sole che sempre ci accompagnava.
In realtà la sera prima siamo rincasati abbastanza presto e così l'idea della giornata volge sul raggiungere una piccola chiesetta avvistata negli scorsi giorni in cima a un percorso sterrato.
Le nostre compagne declinano l'invito, e decidono di dedicare il pomeriggio a un giro nel piccolo centro del paese. Così non ragazzi ci prepariamo di tutto punto: il sole cocente ci obbligava a porre attenzione agli sforzi fisici, ma essendo tutti abbastanza atletici, non dovrebbe essere un problema. Ma proprio al momento della partenza inizio a sentire una forte nausea e crampi allo stomaco! Non è una mia caratteristica farmi fermare da imprevisti fisici, ma purtroppo in questo momento non riesco a camminare e l'impresa sarebbe veramente stremante. Tuttavia, un po' per orgoglio maschile, un po' per non rovinare la giornata ai miei amici decido di rimettermi a letto, lamentando solo un gran sonno e un giramento di testa causato dalla birra in più della sera precedente. E così dopo pochi minuti li sento scendere e chiudere la porta al piano inferiore.
Decido di riposare e di chiudere un po' gli occhi. Effettivamente trascorro qualche ora ancora nel letto, e vengo svegliato solo dall'appetito all'ora di pranzo.
Scendo così al piano inferiore e mi direziono in cucina. Ovviamente le ragazze erano ancora lì e molto affettuosamente decidono loro di prepararmi qualcosa di leggero da mangiare. In particolare Mati.
Matilde era una ragazza estremamente semplice e dolce. Era poco più bassa di me, con un fisico estremamente in forma. Si dedicava molto allo sport, il quale le aveva così regalato delle gambe assolutamente snelle e sode, che nella loro notabile lunghezza portavano a due glutei piccolini ma sodi come il marmo. Il culetto di Mati era alto, formava una bellissima ed elegante linea netta nel punto in cui si separava dalle cosce. Purtroppo non era stata generosa allo stesso modo Madre Natura nel seno, che andava ad occupare giusto una seconda nelle coppe. Per questo motivo, probabilmente, Mati portava sempre reggiseni sportivi della Nike, estremamente colorati, che tenendo premuto il seno ne facevano risaltare la parte sopra, facendogli fare tutt'altro che butta figura. Infine le sue spalle esili erano toccate dai capelli castani, mossi, che stamattina portava sciolti, e che sicuramente facevano una bella cornice ai suoi occhi blu mare. Il fisico era apprezzato da moltissimi, ma, forse per la forte amicizia che mi lega a lei, non riesco a metterlo davanti ai suoi bellissimi occhi, che per me restavano il suo punto forte.
Appena varcata la porta della cucina, la vedo già davanti ai fornelli, scalza, con una maglietta nera che scende fino alle sue cosce abbronzate.
Saluto Mati con un bacio sulla guancia, e mi siedo in cucina con il cellulare per aspettare che la pasta cuocesse.
Dopo qualche minuto entra nella stessa stanza Chiara. Lei era decisamente più bassina e portava i capelli neri molto lunghi. Chiara era la più divertente e maliziosa delle tre, non perdeva occasione per mettersi in mostra, e otteneva sempre quello che voleva. I suoi piedini spesso mi facevano fantasticare e ci scherzavamo sempre su. D'altra parte era fidanzata con un ragazzo da anni, e nessuno avrebbe voluto interferire. E così la vedo entrare scalza, con quelle gambette corte ma toniche, una pancia ben segnata dalla linea degli addominali e un seno molto abbondante per la sua stazza. Cammina per la cucina solo con un perizoma nero che la copre ampiamente davanti, e che le tagli esattamente a metà i glutei sul retro, accarezzandoli con diversi ricami in pizzo, ma non porta nulla sul petto. Chiara si stava tenendo il seno con il braccio sinistro in modo da non mostrare i capezzoli, ma le era impossibile contenere i lati delle tette che uscivano.
Zampetta fino da me e mi da un bacio sulla guancia chiedendomi come stessi. Iniziamo così a chiaccherare un po'. Infatti per lei non era assolutamente una assurdità mostrarsi mezza nuda con me in cucina. Eravamo cresciuti insieme, la nostra amicizia ci legava da più di 10 anni e mille volte era già capitato che la vedessi nuda. Prima delle feste di istituto passavo spesso a prepararmi a casa sua, condividevamo anche il bagno e mi capitava spesso di vedere i suoi seni completamente nudi. Per questo motivo nemmeno Mati accanto a noi si stupii, ma anzi si sedette a parlare con noi. Volevo un gran bene a tutte loro.
L'acqua stava per bollire, così la nostra cuoca Mati si alza per andare a controllare. Avevo molta fame, ma ingannavo il tempo giocando al cellulare. E così anche Chiara decide di andare a vestirsi. Mentre si alza chiede "mi passi solo un attimo l'acqua?" e così le sporgo la bottiglia che avevo affianco. Chiara la afferra con la mano libera dal seno, e poi usa anche l'altra per togliere il tappo, lasciando cadere i suoi seni davanti alla luce del sole. Ovviamente alzo lo sguardo per fissarli ancora una volta, ma finito il sorso lei inizia a ridere e riafferrandoli torna in stanza.
Dopo qualche minuto Mati richiama le due ragazze per il pranzo, e in quel momento entra in cucina anche Giorgia. L'ultima delle mie compagne in vacanza con noi. Gio era una ragazza alta all'incirca come Mati, un fisico molto slanciato e tonico per natura, e che si differenziava dalla altre perché aveva dei capelli biondi come il grano. Li portava a caschetto in quel periodo e le stavano molto bene. Gio aveva anche sicuramente il seno più bello di tutte, due tette sode che stavano su come se fossero legate che spesso pronunciavano un capezzolo vistolo. Adoravo la sua schiena ricca di lentiggini, come il suo viso, mentre il suo culetto era molto più largo e slanciato di quello delle sue amiche e in quella vacanza lo mostrava con il costume più sottile che avessi mai visto. Giusto un filo che la passasse in mezzo ai glutei, nulla di più.
Dopo mangiato decido di accompagnarle nel centro, per non rimanere da solo. Mi incammino dietro di loro, notando come fossero vestite in modo colorato e allegro. Dopo un po’ ci ritroviamo in stradine estremamente affollate, e con migliaia di bancarelle. Non è facile stare dietro a tre ragazze così. Improvvisamente ci troviamo davanti uno studio di tatuaggi, che Gio inizia a fissare. So che cosa ha in mente, e infatti sento che si gira e mi dice “Ho sempre voluto fare quel piercing, ma non ho mai potuto. Ora siamo qui, liberi, in vacanza, e sono maggiorenne. Tu che ne dici?”. So a che cosa si riferisce: sono mesi che mi tortura con questa storia del piercing al capezzolo. “non saprei, sicuramente può essere doloroso, ma a me piace molto sulle ragazze” risposi. E lei “è davvero un mio desiderio, ci ragiono su da mesi. Inoltre mi sembra uno studio serio questo. Ma dove saranno le altre? Non voglio andare da sola”. Effettivamente girandomi non trovo né la Mati né Chiara. Mi giro nuovamente verso Gio e ridendo la prendo sotto braccio, accompagnandola dentro.
Aveva già mostrato i documenti e pagato il piercing, era nello spogliatoio dello studio quando mi sento arrivare un messaggio su Whatsapp. Era proprio Gio che mi chiedeva di raggiungerla subito. Busso sulla porta dello spogliatoio, lei mi apre ed mi fa cenno di entrare. Aveva solo la maglietta in mano a coprirle i seni. Mi dice “ho un problema, ho troppa paura che mi faccia male, non posso pensarci. E se poi non mi sta bene?”, e io “ma perché dovrebbe farti male? Non ci hai pensato prima di pagare?”. Lei prontamente “perché prima ero talmente emozionata che il capezzolo era turgido, mentre ora per il caldo e la paura non riesco a farlo tornare così. Così è troppo morbido”. Nello stesso momento si scopre un seno e pinzandosi il capezzolo con due dita me lo mostra. E io “ho capito Gio ma vedrai che torna duro. Cosa posso farci io?” e aggiungo “per quanto riguarda lo stare bene poi dopo averlo fatto di posso dire se mi piace o meno sul tuo seno”. Le sue tette a pera erano libere in quella stanza. Il capezzolo di un rosa stupendo e omogeneo era ancora tra le sue dita. “va bene, dopo allora ti rifaccio vedere le tette, se non lo dici agli altri. Ma tu ora devi aiutarmi a farlo tornare duro” dice lei. Volendo molto bene alla mia migliore amica, non vedevo nulla di malizioso in ciò, e mi siedo su l’unica sedia della stanza poco luminosa. “vieni Gio, siediti sopra di me”. Senza perdere un secondo accavalla i suoi jeans sui miei e tira indietro le spalle, porgendo avanti i capezzoli. Le chiedo “su che capezzolo lo vuoi fare sto piercing?” e lei “sul sinistro, inizia a leccarmi il sinistro”. Prendo il suo seno in bocca. “preferisci che lo succhi o che lo lecchi?” e lei “Dai Edo, non devi mica farmi godere, leccalo solo. Passano alcuni minuti mentre la sua mano mi tiene la testa da dietro, e i suoi capelli biondissimi corrono sulla schiena mentre le lecco il capezzolo. “direi che è duro , no?” le chiesi. E lei quasi assopita da qual trattamento “sisi, grazie mille. Ti devo un enorme favore. Mi asciugo la tetta e corro dentro”. Così fece e dopo qualche minuto tornò fuori dallo studio con un sorriso stampato in viso. Nel frattempo avevo ritrovato e Mati e Chiara, con le quali ci sedemmo a bere una Coca-Cola mentre noi raccontavamo l’accaduto. Non mancarono le risate e le battute, ma era solo una leccata di tetta alla mia migliore amica.
Sentiamo tornare anche gli altri per cena, ai quali decidiamo, per pudore delle ragazze, di non raccontare dell’espediente.
Passano così altri due giorni e nel frattempo il piercing aveva iniziato a guarire, così dicono le mie amiche. Io sono sicuramente quello a cui sono più legate, e che le ha trascinate in vacanza con noi: per questo decido di dedicare loro più tempo.
Dopo una normalissima sera in un locale, rientriamo verso l’alba e tutti si addromentano senza troppi problemi. Stranamente io mi sveglio dopo pochissime ore, e non riuscendo più a dormire scendo in cucina per fare colazione. Dopo aver messo su il caffè sento un abbraccio da dietro “Buongiorno Edo, come stai?” e un bacio sulla guancia. “Ciao Gio, mah non sono riuscito a riposare molto stanotte”. E lei “pensavi ancora alle mie tette eh? Hahaha”, io “ma smettila scema, anzi spero non ti faccia più tanto male”. “nono, anzi è guarito mi rassicurò lei e aggiunse “a proposito, siccome ho bisogno di un consiglio ma ti devo anche un favore, puoi guardarmi un attimo la tetta?”. E io “si certo Gio, fammi vedere sto piercing che sono curioso”. Lei si raccolse i capelli con le mani e tenendoli dietro dice “tirami su la maglietta, ma solo sulla tetta sinistra che non voglio spogliarmi tutta”. E io “ ma si tranquilla, fammi vedere questa tettona” e sorridendo alzo su la maglietta scoprendo prima il suo perizoma e poi la tetta in questione. “direi che sta veramente bene, perché io amo la forma del tuo seno” e lei “dici? Non vorrei mi facesse troppo volgare”. Rispondo “ma no, tanto chi lo vede ormai te lo sarai portato a letto. Anzi lo farai solo eccitare. Se vuoi vederti meglio ti posso scattare una foto al seno”. E lei “che idea! Dai veloce prima che si alzino gli altri e mi vedano con le tette di fuori”. “prendo il cellulare” dico io “ però meglio se ti togli la maglia, tanto che vuoi che sia, dopo che ti ho leccato le tette le conosco bene “ . lei mi da ragione e rimane nuda in cucina solo con le mutandine. Le scatto due o tre foto, anche più da lontano, poi lei si riveste e ci mettiamo seduti a guardarle. “ma si dai non mi sta male” afferma Gio “però ora cancellale”. E io “ ma no dai Gio! sono giorni che vedo tette e non mi sono ancora mai soddisfatto una volta, almeno con ste foto dopo posso” dico io ridendo, dal momento che le battute di questo tipo da noi erano all’ordine del giorno. E lei “no dai mi sento troppo in imbarazzo, se le cancelli ti devo una sega io”. In passato era già successo che avesse afferrato il mio membro, in una sera per obbligo o verità aveva dovuto farmi venire. Erano passati anni, ma sicuramente se lo ricordava. E io “ok Gio, ma adesso torna a dormire, che la sega me la tengo per quando siamo più tranquilli. Ora c’è troppa gente in casa e vado a segarmi in bagno da solo”. Ma lei prontamente “ma dai Edo, tanto ci metto 2 minuti a farti venire, e mi afferra i pantaloncini. In due secondi la sua manina e sul mio cazzo, e inizia a scorrere su e giù con gran abilità. Io appoggio la testa all’indietro, mentre lei nella penombra del mattino è decisamente interessata a guardarmi il cazzo. Dopo neanche 30 secondi sentiamo un rumore sulle scale e come pazzi ci ricomponiamo. Era Davide, il più ingenuo forse di tutti gli amici che erano lì con me e sicuramente non si è accorto di nulla. Noi restiamo seduti, non ero decisamente nelle condizioni di potermi alzare, ma fortunatamente Davide si trattiene davvero poco in cucina, giusto per bere dell’acqua fresca. E io subito “cazzo Gio, te lo avevo detto” e lei “hai poco da arrabbiarti, io lo facevo per te!”. Effettivamente la mia biondina ha ragione. E come se non bastasse lei aggiunge “questa situazione non è tollerabile, uno non può stare da solo in nessun posto in questa casa. Facciamo una cosa: vieni in stanza con noi, tanto la Mati e Chiara capiranno sicuramente se glielo spieghiamo”. Neanche questo mi stupisce, d’altra parte tante volte da alticce le avevo viste limonare tra loro. So che sarà a tratti imbarazzante come situazione, ma la mia erezione deve essere calmata in qualche modo. Entriamo in stanza e vedo Mati già al telefono, mentre Chia ancora nel dormiveglia. “ragazze” bisbiglia Gio “come sapete devo un grosso favore ad Edo, ma purtroppo di là è molto trafficata come zona. Ci possiamo mettere qualche minuto di qua? Non vi disturbiamo”. Risponde per prima Mati che dice “basta che Edo non venga sul letto, prendete questi fazzoletti” mentre Chia fa solo un segno di assenso con la mano, e si gira a dormire dall’altro lato. Il loro grado di complicità era altissimo, più che sorelle. Gio chiude a chiave la porta, abbassa ancora le tapparelle in modo che il buio sia quasi totale, mi fa sdraiare sul divano. Mi sfila i pantaloncini e i boxer, e si prepara con un fazzolettino già aperto. Inizia a segarmi piano, poi aumenta e la sua impugnatura è decisamente buona. Godo, molto, ma trattengo la sborrata. Guardo sul mio orologio e mi impongo di godermi quel momento almeno una decina di muniti. Gio non sembra stancarsi tanto. Nel frattempo anche Chiara ha iniziato a guardare le notifiche sul cellulare, ma nessuna di loro sembra interessata al mio cazzo. Al di là della porta si senta che sono iniziati a scendere gli altri, ed effettivamente quella situazione non può essere portata avanti ancora molto. “dai Edo, basta, vieni per piacere, ci sono gli altri di là. Piuttosto dopo te ne faccio un’altra” e io “vorrei Gio, ma in questo momento ho il cazzo che non vuole venire”. Passano indicativamente due minuti e Mati “ragazzi avete finito? Vorrei fare colazione”. Gio “se sto qui venisse”. E io “ragazze non riesco, non sento quasi più il cazzo”. Mati “Gio, fallo riposare un secondo e bagnagli un po’ la cappella”. Ma subito Gio “grazie cara, ci avevo pensato. Ma dopo la bevuta di ieri sera non ho proprio più saliva e vorrei evitare un pompino”. Mati “va bene quante storie, dai spostati”. E così Matilde afferra il mio cazzo proprio sopra la mano di Gio e ci fa colare sopra un bel po’ di saliva, senza però toccarmi il cazzo con la bocca. In quel momento volevo solo un pompino, ma mi sembrava di chiedere troppo dal momento che tutte si impegnavano per farmi sborrare. Allora mi viene in mente “ragazze, non chiedo un pompino, ma se almeno potessi vedere qualcosa magarmi sarebbe più facile venire”. Mati e Gio si girano a guardare Chiara che sbuffando si alza e tira leggermente su la tapparella per far filtrare un po’ di luce. E Gio “ragazze ho già cambiato braccio tre volte, in più tra poco di là ci saranno tutti. Dovete darmi una mano”. Senza esitare Mati si siede accanto a noi, dandoci la schiena, e con le mani si scopre il culetto dalla maglietta, sul quale c’era un mutandina nera trasparente. I capelli le correvano sulla schiena, e quel culo perfettamente tondo si appoggiava sui suoi piedini mentre era inginocchiata. La bella Chiara si mette nella stessa posizione ma dal lato opposto e in questo momento posso vedere il mio cazzo tra due culi stupendi, giusto velati da una mutandina. Mi sto avvicinando all’orgasmo quando sento la mano di Gio staccarsi solo per potersi sfilare la maglietta e potermi mostrare quelle tettone sode davanti. “Grazie ragazze, ora sto veramente per venire. Solo un attimo” così Gio si alza un po’ sulla gionicchia, preparando il fazzolettino e mi dice “se vuoi ti appoggio un po’ le tette sul cazzo, ma guai a te se ci vieni sopra”. E Chiara “dai non fare la schizzinosa è solo sperma”. Mati senza dire nulla si abbassa leggermente le mutandine, fino a scoprire un po’ del suo culetto nella totalità mentre con l’altra mano si regge il seno che non vuole venga scoperto. Chiara, anche un po’ per competizione, appena si accorge di Mati, avvicina ancor di più il suo culetto, e mentre mi guarda, si lascia cadere un seno fuori dalla maglietta. Appena noto che Gio mi sta fissando, le faccio cenno di mettere il fazzoletto e sborro tutto quello che avevo nelle palle. Appena il mio cazzo ha finito di godere, vedo Gio che inizia a pulirmelo attentamente dalle gocce. Mentre Mati si alza e le porge delle salviette umidificanti e aggiunge “avrei pagato oro perché il mio ex durasse come te”. Così in poco tempo le ragazze si rivestono e usciamo tranquilli dalla stanza tra qualche risata. Per fortuna nessuno si è accorto di nulla e la nostra vacanza prosegue nel migliore dei modi.
Durante la stessa sera, trascorsa come al solito in un locale, vedo Chiara che mi si avvicina. Sfruttando il forte suono della musica mi dice all’orecchio “ho pensato molto a quello che è successo oggi. Ma tu mi vuoi ancora bene? Ho paura che non avendo fatto io quello che Gio ha fatto per te tu ora possa volermi meno bene delle altre”. E io “ma no Chia, non scherzare. Quello di stamattina è stato solo un divertimento per tutti. E poi ho notato che mi hai fatto vedere il seno per venire di più e ti sono molto grato per questo”. E subito lei “sai che puoi vedermi le tette quando vuoi se ne hai bisogno, il mio affetto per te va ben oltre”. Aggiunge poi “mi piacerebbe parlarne meglio dopo se ti va. Mi trovi sulla spiaggetta”. Penso subito di aver rovinato la nostra bella amicizia, e vedendo Chia scappare via la seguo inevitabilmente. Le altre si accorgono della situazione e mi fanno cenno di non preoccuparmi, che avrebbero detto qualcosa loro agli altri.
Appena arrivo in spiaggetta la vedo seduta sotto un albero, con la faccia tra le mani. Mi avvicino a leie la abbraccio, facendo passare qualche minuto in silenzio. È lei a rompere il ghiaccio “ se avevi bisogno di venire, perché non hai chiesto a me? Quante volte in passato ti mandavo delle foto nuda perché tu potessi godere? L’ho sempre fatto per affetto enorme nei tuoi confronti. Non vorrei che questo ti passasse di mente”. E io “ma Chia, sai bene che stamattina non ho chiesto io, ma mi doveva un favore per la storia dell’altro giorno. È stata lei ad offrirsi. Per il resto solitamente io chiederei a te, sai che mi ecciti molto di più”. Passa ancor qualche minuto finché Chiara non mi dice “ti va se ci facciamo un bagno nudi sotto la luna? Come quella volta tanti anni fa. Voglio che tu sia totalmente in confidenza con il mio corpo, sempre.” E io “ma certo che mi va Chia, aspetta che mi tolgo i vestiti”. Rimango così totalmente nudo e lei “puoi spogliare anche me? Vorrei sentirmi coccolata”. Inizio a sfilarle il top e mi accorgo che non portava il reggiseno, poi le slaccio la gonna e le abbasso le mutandine da dietro, mentre lei è a gattoni sulla sabbia ancora tiepida dalla giornata. Colgo l’occasione per guardare quella vagina che ormai non vedevo da anni. Iniziamo a nuotare, a giocare e scherzare, finché lei non mi abbraccia da dietro come facciamo sempre in acqua. Mi appoggia i suoi piedini sul cazzo e mi dice “tu solo sai il mio segreto, forse è questo che mi mette molto in difficoltà”. Infatti, nonostante ciò che si credesse, Chia era ancora vergine. Aveva una storia da anni con un ragazzo, ma mai si era sentita pronta per concedersi. E io “non scherzare, sai bene che il tuo segreto è al sicuro con me. Non ne parlerei mai con nessuno”. Il suo seno splendeva sotto alla luna, i suoi capezzoli piccoli si perdevano nella grossezza delle tette. La corrente ci trascina all’improvviso leggermente più lontano da dove avevamo poggiato i vestiti, e il fondale iniziava ad abbassarsi e Chia non riesce più a toccare il fondo. Senza esitare si aggrappa a me da davanti e io inizio a reggerla per la schiena. Passiamo abbracciati un po’ di tempo, a parlare delle cose più disparate, mentre il suo seno è premuto contro di me. Chiara cerca di spostarsi un po’ più di lato, ma così facendo mi urta il cazzo, provocandomi una piccola smorfia di fastidio. “scusa Edo, non volevo toccarti lì”, e io “tranquilla, ora torna al suo posto”. Ma lei prontamente “facciamo una cosa, ecco, mettimelo in mezzo alle gambe, così te lo tengo fermo se mi muovo”. E io “grazie Chia, ma se il mio cazzo ti da fastidio puoi venire sul retro” e lei “ma no, sai che mi piace il tuo, è l’unico di cui non ho paura hahah” e aggiunge “te però puoi stringermi dal culetto? Non ce la faccio più a dover stare aggrappata”. Ci mettiamo così nuovamente abbracciati, ma ora le sue chiappe erano strette da entrambe le mie mani, che sfioravano di poco il suo ano.
Ma dopo Chiara “ritornando al discorso di prima, io non ho nulla contro le altre ragazze. Sai bene che per me sono come sorelle, ma mi sembrava solo strano che non volessi essere aiutato da me per godere, data la totale affinità dei nostri corpi” e io “ma no Chia, sai bene che quando mi sego penso spesso a te e al tuo corpo, ma non ho mai voluto esagerare perché reputo molto più importante il bene che ci lega, piuttosto che il piacere del mio corpo”. Chiara si ammutolisce all’improvviso, non passano due minuti che esordisce “ci ho pensato molto in questi giorni. E guardami, guardaci. Sono qui, grande, libera, felice. Voglio che tutto questo duri per sempre dentro di me, e come farlo durare se non rendendolo unico? Con qualcosa di mai visto prima”. Allontanai un po’ il viso da lei per guardarla meglio. E lei “Edo, vorrei tanto una cosa. Come sai ciò che ti sto per dire non comprometterebbe nulla a livello fisico né affettivo tra noi, ma voglio sentire che mi vieni dentro. Ora. Voglio prendere il tuo. In questo momento, in questa situazione”. Ero senza una risposta sta volta. Ma risposi “fammi capire, vuoi fare sesso con me adesso?”, ma lei “no, sai bene che il sesso lo farei solo con chi veramente amo nella mia vita. Un amore diverso da quello che posso provare per te, forse un amore inferiore. Voglio solo che tu mi venga dentro, solo una sborrata, nulla di più. Voglio che tu sia il primo a entrare dentro di me, e che qualcosa di te resti per sempre con me. Tanto per tutti sono già sverginata, mentre per il mio ragazzo non cambierà nulla dal momento che non gliela darò mai”. Quindi io “Chia, è veramente bello ciò che dici, ma penso possa capire anche tu stessa che sia la cosa meno giusta per noi, e anche un po’ difficile da realizzare” per il resto sapevo di non dover temere altro, da quando aveva compiuto 18 anni l’anno prima, aveva sempre voluto prendere anticoncezionali per sicurezza. Lei sbuffa leggermente, ma senza aggiungere altro mi prende per mano e mi accompagna fuori dall’acqua. Il suo corpo esce dal mare come una dea che ritorna in trionfo, ogni sua curva brillava e i capelli raccolti ancora asciutti le conferiscono maestosità. “prendi i tuoi vestiti e seguimi” mi dice. Così faccio. Tutti nudi proseguiamo tra gli alberi per qualche minuto, fino a che non troviamo uno spazio più aperto sull’erba. Chiara ci dispone i vestiti sopra in modo accurato e si adagia con la schiena contro un albero. Faccio lo stesso. Mi dice “so bene che perché ciò avvenga il tuo deve essere in tiro e la mia bella umida. Ma non pensare che io mi faccia fermare: voglio quello che ti ho detto. Forza, mettiti accanto a me e masturbati piano piano, io farò lo stesso, voglio venire anche io al momento della tua sborrata”. sono attonito, ma la cosa è troppo surreale per non essere provata. Aggiunge lei “se ti vedo che mi guardi mentre mi masturbo possiamo anche finirla qui. Chiudi gli occhi e pensa di essermi dentro” così facciamo per un po’ finché non inizio a sentire i suoi respiri più intensi. Dopo poco infatti si gira di colpo e si mette davanti a me: tiene i piedi puntati a terra e le ginocchia in suù, con un braccio si appoggia al terreno dietro, mentre si passa la mano destra sulla lingua per poi iniziare a masturbarsi più intensamente. “ok Edo, ora guardami, ci siamo quasi. Io sto per venire, e tu?” e io “si Chia, potrei veramente sborrare subito io”. Lei “bene, voglio veramente che sia una sensazione unica, quindi vedi di essere abbondante. Io sto godendo come mai prima, ma voglio essere veramente bagnata perché non mi faccia male.” Passano pochi secondi che la vedo alzarsi di colpo e porgermi la figa in faccia, non fraintendo il segnale e inizio a leccarla come un pazzo. Giusto il tempo di sentire i sapori dei suoi umori che alla seconda leccata si scosta e tenendomi per il capo mi affonda la figa sul cazzo, prendendolo tutto. Non resisto a tutte queste sensazioni e inizio a colare di sborra dentro di lei, che continua a guardarmi fissa mentre si muove a scatti per il ricco orgasmo. Veniamo entrambi per un minuto buono, ma restiamo attaccati ben di più. È lei ad alzare il viso per prima dopo essersi ripresa, dicendo “scusami Edo, sono imbarazzatissima, non volevo che me la leccassi, ma è stato un impulso incontrollabile”. “non ti preoccupare” le dico io ”spero di averti fatta godere” e nel mentre le faccio cadere un po’ di sabbia dai capezzoli. E lei “è stato l’orgasmo più profondo di sempre, grazie per avermi regalato il tuo seme, ora resterà per sempre con me” e così dicendo si sfila dal mio cazzo ormai moscio, e inizia a rivestirsi. “dovrò lavare queste mutandine prima che le altre sentano l’odore di sperma, mi sta colando tutto dentro hahaha” dice lei, e io “effettivamente sarebbe meglio, non vorrei dover poi spiegare tutto alle altre”, ma lei subito “non pensare che io tenga nascosta una cosa così alle mie amiche, se ti imbarazza avevi solo da pensarci prima”. E io ”va bene, va bene scusami. Poi dimmi che faccia fanno”.
Ritorniamo così al locale, dove la serata stava ormai volgendo al termine, e inevitabilmente i ragazzi circondano me, mentre le ragazze lei. Io me la cavo semplicemente dicendo che la Chia aveva avuto una discussione col il ragazzo, ed ero andato a consolarla, ma appena finisco il mio racconto noto da lontano Mati e Gio che mi sorridono in segno di assenso. Sapevano quanto era affezionata Chia a me, e quanto desse importanza a questi piccoli grandi gesti.
Il giorno dopo passa sereno, tra un po’ di riposo al mare e le solite battute, tra l’allegria e la spensieratezza di un gruppo di amici in vacanza dopo una tremenda maturità. Ormai eravamo nell’isoletta da una settimana e avevamo superato la metà dei giorni che avevamo pianificato. La mente poteva essere veramente sgombra da ogni preoccupazione e pensiero, tranne la mia, che non riusciva a non pensare all’immagine di Chiara con le ginocchia alzate e il seno schiacciato contro di esse, che godeva profondamente sentendo il mio sperma dentro di lei. L’immagine passa troppo spessa nella mia testa, quindi sono costretto ad allontanarmi un po’ dalla spiaggia, per raggiungere la nostra piccola casetta. In totale solitudine chiudo a chiave la porta posso concedermi una bella sega proprio nella stanza delle mia amiche, credendo così di liberare la mia mente da questa ossessione. Effettivamente è così per qualche ora e riesco anche a divertirmi in serata facendo un po’ di amicizia con alcune ragazze inglesi incontrate in un locale. Come al solito, con tutti a bocca asciutta ma felici, ci indirizziamo verso casa poco prima dell’alba. Tutto tace e ognuno si mette nel suo letto per riposare. Ecco i pensieri che tornano a scorrere come un flusso infinito, e non mi fanno prendere sonno. Inizio a ragionare su quanto possa essere assurdo il fatto che io mi sia nascosto per segami da solo, quando Chia avrebbe sicuramente messo a disposizione almeno la visione del suo seno per farmi venire. E proprio mentre penso a questo, sento il rumore della doccia al piano di sotto che inizia a scorrere. Ci metto poco a realizzare che si tratta senz’altro di Chia, che non si addormenta mai senza la doccia fatta. Senza pensarci due volte scendo dal letto e in silenzio arrivo davanti alla camera delle ragazze, il mio cellulare era completamente scarico e non avevo modo di chiederle di uscire. Provo così ad entrare piano piano, e nel buio più totale evito i due corpi addormentati sul letto e mi dirigo verso la porta socchiusa del bagno. Riesco ad entrare senza fare alcun rumore, e richiudo la porta dietro di me. Il corpo della ragazza è completamente nudo dietro il vetro della doccia. “Chia” dico “sono io. Ti dovrei parlare”. All’improvviso il getto si spegne e da dentro risuona “Edo? Che ci fai qui? Mi sto lavando”. Era Mati, e io non me ne ero accorto prima di evitare la figuraccia “dammi un attimo ed esco”. Non riesco a replicare perché non so se scappare e sprofondare dalla vergona ma provare a spiegare. Dopo qualche secondo la ragazza apre lo sportello della doccia, ed esce in piedi sul tappetino stringendosi entrambi i seni con una mano ciascuno. Ecco che le lascia libero uno e prende l’asciugamano lì attaccato, senza però girarsi per arrotolarlo e impedendomi di ammirare le sue cosce che terminavano con quel culetto alto e sodo. Così dice “che fai qui Edo? È successo qualcosa?” ma io prontamente “nono, tranquilla ora torno a dormire”. Ma lei “cercavi Chia? Starà dormendo. Non l’hai vista entrando? Ah a proposito, sei stato davvero dolce a concederle quel regalo. Non se lo scorderà mai”. E io “è stato un piacere come puoi immaginare, non volevo solo rovinare la nostra amicizia” e lei “figurati, lei ora è solo più attaccata a te, in ogni senso hahaha”. Ci facciamo due risate ricordando il momento in cui lei stessa è venuta a sapere della vicenda. Ma poi aggiunge “quindi non ho capito, cosa volevi da lei adesso ?” e io “guarda Mati, voglio essere sincero con te, tanto sai che non potrei mentirti. Ero solo intenzionato a vederla un attimo sotto la doccia per poter venire bene e riposare un po’ sta notte, sono giorni che non dormo ormai”. E lei “cucciolo, mi spiace veramente, aspetta che ora andiamo a vedere se dorme profondamente. Fammi vestire un attimo”. Così si abbassa un po’ l’asciugamano per infilarsi un reggiseno mentre è rivolta verso il muro, e poi si stringe ulteriormente il telo attorno al bacino per non farlo scivolare. Così spegnamo la luce e apriamo la porta del bagno per avvicinarci al letto di Chia. Lei è addormentata su un lato, indossa solo un paio di mutandine ma è impossibile vedere i suoi seni purtroppo. Il culetto salta fuori dal lenzuolo bianco e fa capolino proprio sul bordo del letto, molto sodo e abbronzato dal momento che in tarda serata era solita appartarsi per prendere il sole completamente nuda. Mati si avvicina leggermente con l’orecchio, ma dal suo sguardo noto subito che purtroppo la mia amica stava dormendo profondamente. Senza parlare la Mati mi fa cenno di provare a vedere Gio, che effettivamente stava dormendo a pancia in su con il seno di fuori, ma coperto anche qui dal lenzuolo fresco per la notte. Decidiamo così di rinchiuderci nuovamente in bagno, e subito lei “mi spiace tesoro, se vuoi provare a svegliarne una tu fai pure, ma io me ne tiro fuori hahaha” e aggiunge “appena sveglie non sono estremamente docili” e io “lo capisco, non importa, andrò a bermi l’ennesimo caffè hahaha”. Proprio mentre stavo per aprire la porta Mati mi ferma “mi spiace Edo, non prenderla come una cattiveria da parte mia, ma in questo momento non mi sento proprio di dartela qui in piedi in bagno sai come è finita l’ultima volta…” Mati alludeva a una vicenda relativamente recente, ma che per la troppa vergona era rimasta assolutamente segreta. Dopo la festa di istituto di qualche mese prima mi ero proposto di riaccompagnarla a casa, me per il troppo alcol eravamo finiti a fare un sesso molto irruento sul retro della mia macchina, durante il quale non ero riuscito a trattenermi e le ero venuto dentro. Mati era l’unica delle mie amiche con cui avevo veramente fatto sesso, ma anche quella con cui la vicenda era stata pressoché disastrosa ed eravamo stati costretti a correre a comprare una pillola la mattina dopo. La cosa era stata talmente tragica e confusionaria che avevamo deciso di non parlarne con nessuno. E io “lo so Mati tranquilla, non voglio creare casini come l’ultima volta, conosco i miei limiti e so che non resisterei al tuo culetto”. E lei “era stata anche colpa mia dai, avevo decisamente esagerato con il bere e mi sono concessa in maniera troppo trasgressiva, avrei dovuto evitare di farti venire. Ad ogni modo fortunatamente è acqua passata questa, ma non vorrei avesse raffreddato il nostro rapporto. Ascolta, io tanto adesso mi devo depilare, se vuoi stare a guardarmi un po’ magari riesci a segarti decentemente”. Il fisico tonico di Matilde era sicuramente una cosa più unica che rara, quindi decido senza indugio di sedermi su uno sgabello mentre lei inizia a depilarsi a gambe più aperte possibile davanti a me. “vedi bene Edo? Dimmi se vuoi che mi giri” e io “riesco a vederti tutta, così sei bellissima. Quando stai per finire al massimo ti chiedo un aiuto” e lei “eccomi, tanto ne avevo veramente pochi, dimmi”. Quindi io, posso chiederti un po’ di saliva sulla mano?” e lei alzandosi in piedi davanti a me completamente nuda, solo con un reggiseno sportivo a fascia “ma che sulla mano dai, non trattarmi così, mi hai quasi messa incinta e ora fai quello senza confidenza? Dammi il cazzo dai” e così dicendo si inginocchia davanti a me alzando i glutei indietro e afferrando il pene con la mano per metterselo tutto in bocca. Parte a leccare le palle per risalire tutta l’asta e poi mangiarsi la cappella. Gira un po’ intorno con la lingua e poi inizia a risucchiare la saliva e la ingoia per poter parlare e dice “sai che te lo bagnerei con la figa, però dopo l’ultima volta ho deciso di non rischiare più senza preservativi. È un peccato perché sono sicuramente un lago” al sentire quella frase non ce la faccio, le afferro di forza la testa e lei in un primo momento mi asseconda ingoiando il cazzo, ma dopo poco cerca di togliersi, mentre io la trattengo con forza e le sborro in bocca. Dopo pochissimo la lascio andare e lei rialza il viso pieno di lacrimoni e respirando forte. Ingoia tutto, mi guarda per qualche istante e poi inizia a ridere dicendo “non ce la fai proprio a non venirmi dentro da qualche parte eh, anche se l’altra volta mi avevi almeno scopata un bel po’ prima”. Le chiedo scusa solo con lo sguardo e mi ricompongo. Lei si lava il viso e i denti e si prepara ad andare a dormire. La ringrazio con un bacio e una sculacciata sul culetto nudo. Mi accompagna alla porta e mi dice proprio sull’uscio “ora ti devo salutare perché ho un bel ditalino da portare a termine qui”, ma prima che me ne rendessi conto e che mi offrissi, mi aveva già spinto fuori dalla stanza e chiuso la porta a chiave.
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