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Jazz Club
di FrankSpeaker
05.12.2024 |
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"Sono rimasta a piangere sulla sua spalla e poi asciugandomi le lacrime e sbaffandomi il rimmel ho alzato la testa, chiedendo scusa a mia volta per la reazione..."
Mi chiamo Marina, ho quarantadue anni e faccio la cantante. La cantante jazz, per la precisione. Sono sposata ma non ho un matrimonio felice. Volevo un figlio ma mio marito no, e allora mi dedico completamente alla mia carriera. In questo momento sono in tour a Napoli, suoniamo in un jazz club a Corso Vittorio Emanuele, un bel posto, si respira l’aria della cultura partenopea, quella alta, dei quartieri bene di questa splendida città. Sono con un quartetto: Nino suona il contrabbasso, Paolo la batteria e Federico il pianoforte. Federico è la prima volta che suona con noi, perché il nostro pianista ha vinto un concorso a Praga ed è lì a suonare con un’orchestra sinfonica. Abbiamo due serate: siamo arrivati oggi, suoneremo stasera e domani e ce ne andremo a casa dopodomani. Il locale ci ha alloggiato in un hotel superiore ai nostri standard qui vicino. Nino, che è sempre ammanigliato perché ha suonato con tantissimi artisti e quindi conosce molte persone, l’hanno alloggiato in una suite meravigliosa, dove mi dicono c’abbia dormito anche Pertini quando era Presidente della Repubblica. Io, Paolo e Federico abbiamo stanze normali ma comunque bellissime e con vista sul golfo.Arriviamo e ho bisogno di farmi una doccia. Sono rossa di capelli. Sì, do loro una mano con qualche prodotto da coiffeur per uniformare il colore e donare brillantezza, ma sono rossa e ne ho le prove. Mi spoglio, lascio cadere la camicetta bianca e mi sfilo i pantaloni, mi piace fare la sexy anche quando sono da sola, mio marito non mi considera neanche più, immerso nel suo lavoro. Ma io mi piaccio. Mi sfilo il reggiseno. Per avere quarantadue anni sono sempre belle ritte le mie tettine. E’ vero, sono piccole, ma i miei capezzoli puntano ancora lo zenit. Mi sfilo le mutandine, belline, le ho comprate pochi giorni fa a Verona. Sono a strisce grigie e rosa. Si sono rossa, per davvero. Ne ho le prove. Guardo la mia farfallina. Mi piace chiamarla così. Belen non c’entra niente, la chiamava così la mia mamma quando ero bambina. I peli rossi la incorniciano di sopra. Mi depilo ma lascio una striscia, anzi un triangolino. E’ la prova che sono rossa. Adesso sono nuda. Sono bella, mi piaccio, vorrei fare l’amore con me… hey, ma posso farlo! Entro nella doccia, mi accarezzo la farfallina, sento le sue labbra che si aprono come a dire “anche noi ti amiamo”, mi tocco i capezzoli, sono piccoli e duri, tiro la parte più in alto della farfallina, sento degli scombussolamenti al suo interno mi piace, se solo mio marito sapesse cosa si perde. Sono porca? Non lo so, forse non molto, forse non più di altre, ma fare sesso con me mi piace tanto. Infilo un dito dentro mentre con l’altra mano continuo ad accarezzarmela da fuori, poi un altro e poi un altro ancora. Fortuna che questa doccia ha una sorta di strapuntino dove mi sono seduta… ancora un po’, ancora una carezza e vengo: urlo dal piacere che mi sono provocata. Sento la vescica che mi scoppia, è da Roma Nord che non faccio pipì ed allora sempre seduta decido di farla. Mi diverto tirandomi la farfallina a direzionarne il getto… è buffo. Mi sciacquo, mi asciugo e mi vesto. Per stasera ho un tailleur nero con guanti di pizzo. Mi piace andare sul palco con un look retrò.
Il concerto è andato bene. Con Federico, Nino e Paolo ci troviamo in camera di Federico. Avrebbe avuto più senso andare da Nino che aveva la camera più grande, ma dopo il concerto volevamo farci qualche birra e una cannetta, ci sembrava irrispettoso farcela dove aveva dormito Pertini. Paolo tira fuori quattro Peroni e Fede il fumo. Rolliamo la canna, apriamo le Peroni e via a parlare di quanto fosse grande Duke Ellington e di quel nostro amico e collega che adesso faceva televisione e guadagnava pacchi di soldi.
Nino sbadigliò e disse “vado a letto, vediamo se mi sveglia il fantasma di Pertini” e Paolo, che reggeva poco tutto si era addormentato su una poltrona. “Paolo – feci io con aria quasi da mammina – va a dormire” e Paolo ci andò prontamente scusandosi per la scarsa compagnia. Rimasi sola con Federico. “E così sei sposata” fece lui “Si, da quattro anni, ma non so se ne sia mai stata innamorata. Giunta a trentott’anni avevo paura di rimanere da sola, mia mamma mi pressava e così l’ho sposato. Ero innamorata, sì, ma del mio ex. Tra l’altro mi scopava da dio, ma era un mobiliere: la crisi l’ha travolto era diventato nervoso, beveva, ogni volta che facevamo sesso, era sempre più violento e lo era anche nella vita di tutti i giorni ed allora l’ho mollato”. “Hai figli?” beeeeep domanda sbagliata. Iniziai a piangere. E’ una cosa che mi manca tantissimo ed ogni volta che qualcuno tocca l’argomento, non mi trattengo. Federico ha capito di aver sbagliato mi è venuto vicino e mi ha abbracciato chiedendomi scusa. Sono rimasta a piangere sulla sua spalla e poi asciugandomi le lacrime e sbaffandomi il rimmel ho alzato la testa, chiedendo scusa a mia volta per la reazione sicuramente eccessiva e l’ho baciato. Federico è un bel ragazzo, ha cinque anni meno di me, ed ha le mani da pianista. Lui non si è tirato indietro e mi ha abbracciato forte mentre mi baciava. Dopo essermi sentita colpita, mi sono sentita protetta. Dalla stessa persona. Federico ha abbassato il tiro del suo bacio ed ha cominciato a baciarmi il collo. Io buttavo indietro la testa per lasciargli spazio e poi ha cominciato a carezzare i miei capelli rossi. Non ho saputo trattenermi, nonostante il ditalino pomeridiano, e gli ho slacciato i jeans neri, ho rufolato nei suoi boxer e ho tirato fuori il suo arnese e ho cominciato a massaggiarlo mentre lui mi toglieva la camicetta che avevo sotto il tailleur ed aveva acceso diretto al mio seno: non ho bisogno di reggiseno per le mie piccole tettine. Le bacia, sento i miei capezzoli indurirsi fino a diventare quasi sferici. Nel frattempo il suo cazzo è grosso. Mi chino e me lo infilo in bocca. Lo guardo ha un neo a meta della sua asta, la cappella sporge ed è rossa, sembra quasi infiammata. Me lo infilo in bocca e lo succhio, avidamente. A mio marito non lo succhio da un paio d’anni. Non se lo merita. Ma adesso ho voglia di essere porca. Federico mi toglie il tanga rosa che ho compra insieme alle mutandine di cui vi ho parlato a Verona. La mia farfallina è bagnata, ma ho smesso di succhiargli il cazzo. Lo voglio, lo voglio tutto lo voglio dentro. Federico mi gira mi mette a pecora e lo mette dentro la farfallina che è prontissima a riceverlo. Poi mi sbatte ed io emetto gridolini “Siii, si, si, trombami così…ti prego”. Federico mi viene dentro, dà per scontato che io prenda la pillola. Ma io non sono ancora venuta allora mi giro allargo le gambe, gli chiedo di mettersi come per un sessantanove e mentre gli ripulisco il cazzo dai suoi e miei umori, gli chiedo di finirmi con le sue dita da pianista. Non ci vuole niente. Vengo. Ah!
Prendo la mia roba, mi rivesto velocemente e vado in camera mia. Ho decisamente bisogno di dormire.
Anche il secondo concerto va molto bene. E anche la seconda sera ci ritroviamo, stavolta in camera di Nino, quella di Pertini, a bere una bottiglia di rum che abbiamo comprato in un’enoteca vicino a Chiaia il pomeriggio, ed alcune sfogliatelle di Pintauro, ad inizio Toledo. Si parla di sesso. Tanto per cambiare. Nino è separato dalla moglie, ha una passione per le musiciste, specie per quelle classiche. Recentemente ha avuto una storia con Anna, pianista dall’aria da santarellina ma a letto mi dice superporca. Paolo è bisex, recentemente ha avuto una storia con un baritono russo molto grasso che diceva gli facesse dei pompini meglio delle donne. Di Federico non so niente, sennonché ha un cazzo durissimo e che sa di buono, sperma compreso. Loro sanno tutto di me. Che sono insoddisfatta da mio marito, che mi sditalino follemente e che sono orgogliosa della mia vita “masturbativa” e che non disdegno di mettere delle belle corna a mio marito. Colpito dall’alcool Nino mi dice: “ma sai che non ti ho mai visto nuda” ed io, fra le risate degli altri, “perché è necessario che tu mi veda nuda?” “no – fece lui – ma generalmente nei camerini, magari un capezzolo scappa, invece non ti ho mai vista”. “Neanch’io ti ho mai visto nudo, e non ci tengo nemmeno, invece Federico l’ho visto ieri sera….” E sghignazzavo ubriaca. Federico divenne rosso, mentre Paolo, che l’aveva già puntato disse “Nooooo, non ci posso credere”. Si fecero raccontare cosa era successo il giorno prima, con Federico sempre più rosso ed io che raccontavo tutto nei minimi particolari. Vedevo Nino che sempre più frequentemente si grattava il pacco e Paolo che ascoltava fremendo. Guardai Nino e lo provocai, ancora ubriaca: “Ti vedo cosa stai facendo, tiralo pure fuori, anzi tiratelo fuori tutti….hihihi” ridevo come una cretina e loro non se lo fecero dire due volte. Federico era ancora moscio, imbarazzato, Nino aveva un cazzo in tirissimo e Paolo li guardava famelico. Mi spogliai, li chiamai a me ed incomincia a giostrarmi fra i tre cazzi succhiando di qua e tirando seghe a destra e a manca. Ad un certo punto mi alzai andai verso il letto e dissi: “Allora Nino nella farfallina, Paolo nel culo, che è un esperto e Federico in bocca” un ordine, militare, deciso, da comandante. D’altra parte sul palco comando io Nino mi infilò il suo arnese mentre Paolo da sopra mi allargava il buco del culo e procedeva ad entrare. Una volta preso il ritmo Fede mi infilò il suo cazzo in bocca. Era ancora buono. Ma Nino in men che non si dica mi venne in un fiume di sborra nella fica…ne volevo dell’altro ed allora Paolo si sfilò dal culo e me lo infilò nella farfallina dopo essersi pulito… anche lui venne in pochissimo tempo. Erano sicuri che io prendessi la pillola. Eravamo rimasti io e Federico continuai a spompinarlo e mi venne in bocca. Ingoiai tutto, mi sentivo la loro porca, la porca di tutti, la signora del palco e la troia del letto. Così mio marito imparava a trascurarmi e a non darmi ciò che volevo.
Il giorno dopo arrivai a casa e c’era mio marito ad aspettarmi. Lo salutai velocemente, andai in camera e mi spogliai. Poi tornai in salotto mezza nuda e gli dissi “Vado sotto la doccia e mi faccio un ditalino. Se vuoi venire, sei il benvenuto”. Forse era in buona forse aveva voglia solo di farsi una bella scopata e decise di venire con me. Mi appoggiò alla parete della vasca e mi scopò da dietro infilandomi il suo cazzo mediocre, medio, nella farfallina, venendo in pochi secondi e lasciandomi insoddisfatta a farmi comunque il ditalino che gli avevo detto. Venni mi asciugai e mi misi a vedere un film su Sky.
Dopo un ritardo di dieci giorni ho scoperto di essere incinta. Perché non ho mai preso la pillola
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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