lesbo
radici di luce capitolo 2
di taffo3000
08.12.2024 |
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""Non c'è niente da temere, bimba, " dicesti, e io non potei fare a meno di crederti..."
La mia Padrona era immersa nella grande vasca al centro della stanza, con un movimento annoiato muoveva l’acqua attorno a sé. Io ero accanto a lei, in piedi, pronta a servire al minimo segnale. La mia posizione era immobile, ma il cuore mi batteva forte come sempre quando ero in sua presenza. "Mi annoio" disse alzandosi dalla vasca con una grazia naturale, minuta ma radiosa di autorità. L'acqua scivolava lungo la sua pelle chiara, esaltando i ricci rosso-arancioni che le incorniciavano il viso e le spalle. I suoi occhi color ghiaccio erano fermi, penetranti, come se leggessero ogni mio pensiero.
Il suo corpo compatto, morbido ma potente, sembrava scolpito per il comando. Ogni movimento era armonioso, ogni dettaglio – dai ricci umidi che richiamavano il pube dello stesso colore – parlava della sua unicità. Era impossibile distogliere lo sguardo: la mia Signora Ishild incarnava il perfetto equilibrio tra grazia e forza.
“N77, asciugami”, la sua voce calma ma autoritaria.
Presi un asciugamano e iniziai a tamponare delicatamente la sua pelle, facendo attenzione a non mancare neanche un dettaglio. Ma lei non aveva mai bisogno di parole per farmi sapere cosa volesse. Quando arrivai ai piedi, il suo sorriso si fece appena più ampio.
"I piedi," disse infine, con un tono malizioso che conoscevo bene. "Asciugali con le tue labbra."
Mi inginocchiai senza esitazione con il mio cuore che batteva forte. "Come desideri, Padrona," sussurrai, e le mie labbra si posarono sul suo piede destro. Ogni bacio era un gesto di devozione totale, un atto che mi ricordava il mio posto al suo servizio.
Quando la mia Padrona fu asciutta e, mi voltai per prendere il suo abito. Con movimenti precisi, le avvolsi il corpo in un kimono raffinato, che sembrava fatto apposta per esaltare la sua figura. Ogni gesto che compivo era misurato, rispettoso, ma dentro di me c’era sempre una tensione sottile, un miscuglio di devozione e timore. Lei era tutto: la mia guida, la mia forza, e il mio destino.
"Accompagnami alla cabina di comando," disse infine, il tono deciso che non ammetteva repliche. Mi abbassai leggermente in segno di rispetto, poi mi alzai e mi posizionai dietro di lei, pronta a seguirla.
La sala di comando della Dogo era un connubio inquietante tra tecnologia avanzata e design organico, come se la nave stessa fosse viva. Al centro, la poltrona di comando, simile a un trono cresciuto dalla nave stessa.
L'atmosfera era quella di un’entità viva, pronta a rispondere alla volontà della sua padrona."I sensori hanno trovato il il vecchio bastardo in mezzo a questo campo di detriti?" chiese senza distogliere lo sguardo dai monitor. Io mi avvicinai alla console, controllando i rapporti. "Sì, Mia Signora," risposi con voce rispettosa. "e il suo cuore integro e pulsante. Gli strumenti indicano che la sua energia è stabile, ma in diminuzione. È ai suoi ultimi battiti."
Lei sorrise, un’espressione che combinava soddisfazione e un tocco di crudeltà. "Perfetto. Prepariamo la squadra per l’estrazione."
Abbassai il capo, eseguendo i suoi ordini. La mia preoccupazione, però, cresceva. Il nucleo del titano non era solo una fonte di energia: era un frammento di un potere immenso, una reliquia vivente di un antico nemico che aveva portato distruzione alla Mia Signora. Mi voltai verso di lei, esitante.
"Padrona… siete sicura che sia prudente scendere personalmente? Posso andare al posto vostro, garantisco che il nucleo e le altre parti saranno portate alla Dogo senza alcun problema." La mia voce era ferma, ma dentro di me speravo che accettasse. Non volevo che corresse rischi inutili.
Lei si alzò lentamente, il suo sguardo che si posò su di me con un’intensità che mi paralizzò. Avvicinandosi, mise una mano dietro la mia nuca e la strinse leggermente. "Fammi capire bene, bambina mia," disse con un tono calmo ma tagliente. "Secondo te, sono una damigella in pericolo… o il bellissimo mostro che ha fatto a pezzi quel vecchio titano?"
La mia mente si svuotò. "Il mostro, mia Padrona," risposi piano, sentendo un calore improvviso avvolgermi. Mi lasciò andare con un sorriso soddisfatto.
"Prepara la squadra e il perimetro. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Io scenderò… e tu verrà con me."
Mi avviai rapidamente verso gli armadietti della stiva, selezionando l’equipaggiamento necessario per la discesa. Le tute sembravano vive: nere, lucide, con venature organiche che si muovevano come muscoli tesi. Ogni segmento aderiva al corpo, avvolgendo con precisione inquietante, come se fossero cresciute sulla pelle.
Ritornai da lei, immobile nella sua grazia impaziente. Il suo sguardo mi seguì attentamente mentre mi inginocchiavo per offrirle la tuta. "Vestiti prima tu," ordinò con un tono che non lasciava spazio a discussioni.
Sapevo cosa desiderava la mia padrona. Mi fermai per un istante al centro della stanza, lasciando che i suoi occhi mi scrutassero. Iniziai lentamente, le mani che scorrevano sul corpetto di pelle, quasi una carezza a me stessa. Con movimenti deliberati, slacciai le fibbie una ad una, lasciando che il corpetto scivolasse sui miei fianchi fino a cadere sul pavimento con un suono sordo.
I suoi occhi azzurri brillavano come gemme preziose, fissi su di me, e io sentii un fremito. Le mani si spostarono ai lati del mio tanga, che abbassai piano, facendolo scivolare lungo le gambe, rivelando la pelle candida del mio sesso, esposta tra le gambe leggermente divaricate, offrendole una vista completa.
Ishild si alzò lentamente, la sua figura minuta sembrava dominare la stanza. Camminò attorno a me, con il passo misurato e lo sguardo attento di un’artista che osserva la sua creazione. "Perfetta," un sussurro che scivolò sulla mia pelle come un bacio. "Quelle iridi gelide…", il suo volto così vicino al mio che potevo sentire il calore del suo respiro, "nascondono il fuoco. Come le mie." Il suo sorriso era un misto di compiacimento e desiderio, un segnale che ero riuscita a soddisfare il suo gusto esigente.
La sua mano sfiorò il mio collo, scendendo sulle spalle e seguendo ogni curva del mio corpo. Si soffermò sui miei fianchi, stringendoli appena, un gesto che mi fece trattenere il respiro. "Ogni centimetro di te," continuò con tono basso e lento, "è un tributo alla perfezione. Questi fianchi..." la sua voce si fece più bassa mentre le sue mani li esploravano, "sono la base della mia fedeltà. E queste gambe, così forti, così belle, sostengono il mio potere come nessun altro potrebbe."
I suoi occhi tornarono ai miei, e in quel momento seppi di essere completamente sua, non solo nel corpo, ma nell’anima.
"Vestiti ora," disse infine, la sua voce morbida ma assoluta. "Poi vieni a vestire me."
Mentre infilavo la tuta, il calore del suo sguardo sembrava ancora avvolgermi. Mi preparai con attenzione, ogni gesto preciso, sapendo che lei non si aspettava nulla di meno.
Quando slacciò il kimono, i miei occhi seguirono il movimento, il respiro trattenuto. Le sue cosce si aprirono lentamente, rivelando un’umidità che non potevo ignorare. Una scarica di emozione mi attraversò, mescolando lusinga e un desiderio profondo che faticavo a controllare.
"Padrona…" mormorai, abbassando lo sguardo per rispettare il momento, mentre il calore dentro di me cresceva.
L’intimità fu spezzata dal suono dell’interfono.
"Mia Signora Ishild," annunciò una voce fredda e rispettosa, "la squadra è pronta per l’estrazione e vi attende sul sito."
Lei sospirò appena, il suo sorriso sottile che tradiva fastidio ma anche un certo divertimento. "Sempre al momento giusto," disse, con il solito sguardo enigmatico. "Andiamo, N77. Abbiamo un cuore da reclamare."
La rampa si aprì lentamente, rivelando il panorama surreale del torso del titano. La sua cassa toracica, ormai aperta e vuota, sembrava una cattedrale macabra di ossa e materia organica cristallizzata. Nessuna traccia del bacino o delle gambe, come se l’intero corpo fosse stato strappato a metà. L’aria era densa e immobile, permeata da un’energia antica che sembrava osservare ogni nostro passo.
La mia Padrona avanzava fluttuando, utilizzando i suoi poteri per scendere nella profondità della cassa toracica. Io la seguivo, sentendo il peso della gravità aumentare man mano che ci avvicinavamo al punto centrale, dove il cuore del titano una volta aveva pulsato con potenza.
Quando raggiungemmo la bolla di ossigeno creata dalla squadra 1, mi fermai per un istante, osservandola con occhi nuovi. In quel luogo, così vicino ai resti di ciò che una volta era stato il suo nemico più grande, capii la portata del suo potere. Era lei ad averlo sconfitto, ad averlo ridotto a questo ammasso di rovine cosmiche.
"Padrona," sussurrai infine, il mio tono un misto di reverenza e timore. "Questo luogo… è vostro."
Lei si voltò verso di me con un sorriso enigmatico. "Vieni, bambina mia," disse con calma, "e osserva come il passato alimenterà il nostro futuro."
La tua voce, calma e sicura, mi attraversò come un’onda. "Non c'è niente da temere, bimba," dicesti, e io non potei fare a meno di crederti. "Hai già visto quanto sono terribili i miei poteri."
Osservai, rapita, mentre univi le mani e le muovevi dal fianco destro al centro davanti a te. Una luce iniziò a formarsi tra i tuoi palmi, crescendo rapidamente fino a sembrare una supernova azzurra, così intensa che quasi mi tolsi il casco per vederla meglio. Eppure, non potevo distogliere lo sguardo da te.
"Ha," esclamasti con decisione, e la supernova si trasformò in un raggio azzurro sottile, preciso come una lama. Colpì il cuore del titano, avvolgendolo completamente in una luce abbagliante. Tutto durò solo un istante, ma quando la luce svanì, il cuore gigantesco era ora della dimensione di una testa umana, pulsante e vibrante nelle tue mani.
Mi mancò il respiro. I miei occhi si fissarono su di te, ammirati, e il mio corpo reagì con un brivido che non riuscivo a controllare. Non era solo paura o rispetto: era eccitazione pura. "Padrona…" sussurrai, la voce rotta dall’emozione. "Sei… divina."
Attirasti il cuore verso di te con un gesto sicuro, la massa ora ridotta ma ancora pulsante, e lo posasti con precisione nella cassa che gli schiavi T55 e R56 reggevano con attenzione, avvicinandosi in perfetta sincronia.
"Squadra 1!" ordinasti con voce ferma. "Ritornate sulla Dogo e sostituite il nucleo. Io e N77 apriremo un varco in questo relitto fino all’amigdala. Attenderemo la squadra 2 per la raccolta, una volta che l’avrò rimpicciolita."
"Avete sentito gli ordini della nostra Signora!" urlai con voce ferma e autoritaria, facendomi avanti verso la squadra. "Muoversi! Ogni passo deve essere eseguito con precisione assoluta. La nostra Signora e io resteremo qui per completare la missione. Non tollereremo errori!"
La mia voce risuonò tra le pareti della cassa toracica del titano, decisa e implacabile, e vidi i membri della squadra muoversi all’unisono, eseguendo prontamente ciò che era stato comandato. Restai immobile fino a quando l’ultimo di loro si allontanò, il mio sguardo fisso su di loro, il corpo pronto a intervenire per assicurarmi che ogni ordine fosse rispettato.
Quando il silenzio tornò, mi voltai verso di te, abbassando appena il capo in segno di rispetto. "Gli ordini sono stati eseguiti, Mia Signora. La Dogo sarà pronta a ricevere il nuovo nucleo senza alcun intoppo."
Tu mi sorridesti dolcemente, ma nei tuoi occhi leggevo un desiderio che andava oltre la missione. Era il misto di controllo e passione che ti rendeva irresistibile. Prima che potessi abbassare nuovamente lo sguardo, il tuo gesto fu rapido e sicuro: con un movimento fluido, i tuoi poteri ci sollevarono entrambe da terra.
L’aria sembrava più densa mentre fluttuavamo verso l’alto, il cuore del titano pulsava ancora debolmente alle nostre spalle, trasportato dalla squadra di recupero. Quando arrivammo a una certa altezza, ti fermasti. La tua mano destra si levò in aria, e con un gesto deciso la calasti in avanti. Un tremore sordo scosse la cassa toracica del titano, e all’improvviso la sua struttura si aprì.
Un sentiero si delineò davanti a noi, le sue ossa massicce si spezzarono come vetro sotto la tua volontà. Il tuo potere tagliò attraverso il corpo del titano in un’apertura verticale che sembrava infinita, lasciando esposta una cavità profonda e oscura. Le pareti erano frastagliate, viscide e ancora pulsanti di un’energia vitale residua. Una luce azzurrognola filtrava da qualche parte, riflettendosi sul pavimento che ora era visibile sotto di noi, creato da un’intersezione naturale di ossa e tessuto calcificato.
Atterrasti con grazia su quel pavimento, le tue mani ancora invisibili che mi lasciarono a terra con la stessa delicatezza. La cavità era vasta, un’eco pulsante riempiva l’aria, e il cuore del titano era solo una parte di ciò che ci circondava.
"Qui andrà bene," sussurrasti, il tono della tua voce un misto di concentrazione e desiderio.
“Spogliati”, mi ordinasti. Il suo sorriso feroce, illuminato dalla luce gelida dei suoi occhi, mi fece rabbrividire. Una volta entrambe nude, la sua voce, bassa ma autoritaria, mi intimò di voltarmi. Obbedii senza esitazione, esponendo la schiena e sentendo il martellare del mio cuore contro il petto.
Sentii il calore del suo corpo avvolgermi, come un’onda cje si infrangeva contro di me. Le sue mani scivolarono sui miei fianchi, un tocco che mi fece trattenere il respiro. Vidi con la coda dell'occhio la grossa appendice maschile di cui Ishild si dotava con i suoi poteri in momenti come questo, quando la sua ebbrezza di potere toccava il culmine.
Il primo tocco mi fece sussultare, lasciandomi vulnerabile in un misto di paura e desiderio. Con un movimento deciso, Ishild spinse dentro di me, reclamandomi. Il suo respiro caldo sulla mia schiena si mescolava ai miei gemiti, mentre il mio corpo si adattava alla sua forza. Ogni colpo era un promemoria del suo dominio totale. Le sue mani mi afferrarono i seni con decisione, stringendomi come se non volesse lasciarmi mai.
"Sei mia," sussurrò, e io rabbrividii a quelle parole. I suoi poteri ci sollevarono entrambe, mani invisibili che ci sostenevano nell'aria. Ogni suo movimento diventava più forte, più profondo, e io mi arresi completamente a lei.
Il culmine esplose in una luce e un calore travolgenti, irradiandosi dal nostro punto di unione come un’onda di energia primordiale. La cassa toracica del titano tremò, e un cerchio di energia si formò intorno a noi, espandendosi fino a riempire tutto lo spazio. Ishild piegò il corpo su di me, il suo sorriso trionfante come una dichiarazione silenziosa del suo potere.
Ma qualcosa stava cambiando. Vidi delle radici di luce spuntare dalle pareti della cassa toracica e avvolgermi con una forza inesorabile. Il calore del momento si dissipò, lasciando spazio a un freddo innaturale che mi tagliava il respiro. Cercai di muovermi, di gridare, ma le radici mi costrinsero in posizione fetale, tirandomi lontano da Ishild.
Il buio mi avvolse completamente.
Poi, un freddo pungente mi attraversò, e aprendo gli occhi mi ritrovai in un prato sconosciuto. L’aria era densa e carica di un odore ferroso e antico, come se il terreno stesso custodisse memorie dimenticate. Attorno a me si ergevano dolmen e menhir, pulsanti di una luce inquietante. Ogni pulsazione sembrava sincronizzata con il battito del mio cuore.
Mi alzai a fatica, il corpo ancora tremante, e vidi due figure davanti a me: una giovane donna in tunica azzurra e un anziano vestito di nero. I loro occhi si posarono su di me, e un brivido mi attraversò.
Dov’ero finita?
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