Lui & Lei
radici di luce capitolo 1
di taffo3000
08.12.2024 |
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"Con un movimento lento, alzo la mia gamba, lasciandola scivolare lungo la tua..."
Il sole tiepido accarezzava la pelle, il cielo limpido era punteggiato da qualche nuvola bianca che si muoveva pigramente. Eravamo sdraiati su una coperta al centro di un prato verde e infinito, circondati solo dal suono del vento tra l’erba e il canto degli uccelli. Nessuno in vista, solo io e te.Tu, accanto a me, sembravi teso. I tuoi occhi vagavano nel cielo, evitando il mio sguardo. Notavo il lieve tremore delle tue mani e il tuo respiro irregolare, quasi come se stessi cercando di mantenere un equilibrio fragile.
"Sei molto bella, e così alta… mi piaci un sacco," balbettasti infine, le guance arrossate.
Non potei fare a meno di sorridere, divertita dalle tue parole. Inclinai leggermente la testa, lasciando che i miei capelli scivolassero su una spalla, e ti guardai con un’espressione maliziosa, i miei occhi profondi che catturavano ogni tua reazione. "Ah sì? Sono molto bella?" chiesi, la mia voce dolce, ma con una punta di provocazione. Mi alzai un poco sulla coperta, appoggiandomi sui gomiti per accentuare la mia figura.
"Che cosa ti piace di me?" continuai, lasciando che il mio sorriso si allargasse. "Le mie gambe lunghe?" dissi, distendendole lentamente davanti a te, mostrando le linee affusolate e armoniose. "Il fatto che sono più alta di te?" aggiunsi con una risatina, inclinando leggermente il capo. "O magari il mio seno?" sussurrai, la voce più bassa, mentre appoggiavo una mano sul petto, sottolineando la forma tonda e soffice che si muoveva appena sotto la stoffa. "Forse il viso? Dicono che sia dolce, ma io lo trovo semplicemente… intrigante.
Mentre parlavamo, mi avvicinai lentamente, lasciando che il mio respiro sfiorasse la tua pelle. La mia mano si mosse con delicatezza verso il bordo della tua camicia di jeans. Sbottonandola piano, i miei occhi si posarono sul tatuaggio che adornava la parte sinistra del tuo petto: un komainu, dettagliato e fiero.
"È il mio primo cane," spiegasti, la voce spezzata dall’emozione, mentre un nodo ti chiudeva la gola. I tuoi occhi si inumidirono leggermente, e io mi avvicinai ancora di più, baciandoti la fronte con delicatezza. Poi sfiorai i tuoi zigomi, la punta del naso, finché non raggiunsi le tue labbra, unendo il mio respiro al tuo.
Le nostre bocche si aprirono piano, le lingue che si incontravano in una danza lenta e dolce. Sentii il tuo corpo rilassarsi un po', ma il tuo cuore batteva forte, come il mio. Senza dire nulla, ti lascia togliermi il lungo cardigan e t-shirt, rivelando una gonna tartan e delle mutandine di pizzo nero. Mi sorridesti, ancora timido ma più sicuro, le tue mani che si muovevano con delicatezza e reverenza.
Con un gesto fluido, mi sfilasti la gonna. Le dita che tremavano appena mentre toccavano la mia pelle quando le mutandine seguirono lo stesso destino. Il tuo sguardo si posò su di me, colmo di meraviglia e desiderio, e io, imbarazzata ma sorridente, cercai di coprirmi con le braccia.
"Mi guardi come se fossi… un’opera d’arte," sussurro piano, con una leggera risata che tradisce un pizzico di imbarazzo, abbassando appena lo sguardo, incapace di reggere l’intensità dei tuoi occhi.
"Sto guardando un'opera d'arte infatti… non poserò mai più gli occhi su nessuna altra donna"
Le tue parole mi travolgono, così intense e potenti, come un incantesimo che brucia la pelle. "Non sono abituata a questo genere di attenzioni," continuo con un sorriso timido, lasciando che le mie dita traccino cerchi sulla tua pelle, quasi per nascondere il mio imbarazzo, quasi a invitarti a scoprire di più, ma senza forzare nulla. "Dimmi… cosa vedi?"
“Una donna magnifica, sicura e completa” mi dicesti.
Sento il calore delle tue parole, così intense e profonde, che mi colpiscono come una carezza.
Il tuo sguardo intenso mi cattura per un istante, ma presto un sorriso giocoso curva le mie labbra. Con un movimento lento, alzo la mia gamba, lasciandola scivolare lungo la tua. Il contatto è lieve, quasi innocente, ma poi una piccola pressione raggiunge il centro delle tue cosce.
"Mi chiedo cosa stia passando per la tua testa in questo momento."
Sento una leggera vibrazione in te, il tuo corpo che trema appena sotto il mio tocco. È come se il mio gesto fosse un segnale per attivarti, come un pulsante di avvio. Le tue mani si muovono verso il bordo della tua camicia di jeans. Quando te ne liberi, i miei occhi si posano sul tatuaggio che adorna la parte sinistra del tuo petto. Poi, quasi senza pensarci, afferro le tue braccia con un sorriso divertito. "Ma quanti muscoli hai?" esclamo, stringendo leggermente le tue braccia per sottolineare il mio tono scherzoso, ma non troppo.
Tu sorridi, con quell’aria simpatica che ti caratterizza. "Settecentocinquantadue," rispondi con il tuo solito tono ironico.
Non posso fare a meno di ridere. "Sapevo che avresti risposto così," dico, scuotendo leggermente la testa, il mio sorriso che si allarga mentre ti guardo con affetto e complicità.
La tua mano destra si muove lentamente verso la tua cintura, e io lo noto, ma non dico nulla. Mi limito a fissarti con uno sguardo che mescola curiosità, desiderio e fiducia.
Così sicuro di te adesso, penso, con un leggero sorriso che gioca sulle mie labbra. "Sai che quelle parole... me le ricorderò per sempre, vero?"
“Lo spero,” rispondi, “sono una promessa… un incantesimo.”
Curioso, proprio dopo che l’ho pensato io. Un sorriso divertito si forma sulle mie labbra, come se le nostre menti si fossero incontrate in quel preciso momento, quasi in sintonia.
Il mio viso leggermente arrossato, il tuo sguardo così sincero, così colmo di ammirazione. Lasciai cadere le mani piano, lasciandoti esplorare con lo sguardo. Sfilasti i tuoi pantaloni con qualche difficoltà, e non potei fare a meno di ridere leggermente per la tua goffaggine. Poi, rivelasti la tua forza, tesa e pulsante. Per un istante, l'aria sembrò carica di tensione e desiderio, mentre i tuoi occhi cercavano nei miei un segnale, una conferma. Ti guardai con dolcezza, senza alcun imbarazzo, lasciandoti vedere nei miei occhi il mio apprezzamento.
Ti avvicinasti lentamente, quasi con timore, il tuo respiro corto e nervoso. Sentivo la tua esitazione, il tuo desiderio di rendere tutto perfetto. Con delicatezza, le tue mani sfiorarono le mie cosce, aprendole delicatamente, mentre i tuoi occhi cercavano costantemente i miei, come per assicurarti che andasse tutto bene.
Fui io a guidarti, con calma, le mie mani che si posavano sulle tue, aiutandoti a trovare la strada verso di me. In quel momento, tutto intorno sembrò svanire: il prato, il cielo, il vento leggero. C’eravamo solo noi. Ogni respiro, ogni tocco scolpiva qualcosa di eterno, un legame che andava oltre il presente.
Sentii la tua forza, dura e pulsante, farsi strada nel mio centro, il calore del tuo corpo che si fondeva con il mio. Il mio respiro si spezzò in un sussurro, mentre ogni fibra del mio corpo ti accoglieva.
Il tuo respiro era spezzato mentre spingevi dolcemente, ed io mi adattai a te, seguendo il tuo ritmo lento, quasi esitante.
Poi il tuo movimento cambiò, il tuo corpo sembrava acquisire sicurezza, e le tue spinte si fecero più decise, più forti. Ogni affondo mi scuoteva, e io rispondevo istintivamente, accogliendoti con sempre maggiore intensità.
Le mie mani si strinsero alla tua schiena, seguendo il ritmo più vigoroso. Sentivo la tensione nel tuo corpo crescere, la tua forza che si liberava senza più esitazione. Ogni colpo era più profondo, più intenso, e io mi lasciavo andare completamente al tuo controllo.
Ma poi, improvvisamente, il tuo ritmo rallentò. Sapevo subito cosa stava accadendo: stavi trattenendoti, cercando di prolungare il momento. Il mio sguardo incontrò il tuo, e ti accarezzai con dolcezza.
"Va bene così," mormoro piano, la mia voce è un sussurro caldo, quasi ipnotico. "Non devi preoccuparti… ogni momento con te è perfetto." Le mie gambe si stringono intorno a te, facendoti sentire al sicuro.
Le tue spinte si fanno di nuovo più decise, e io accolgo ogni tuo movimento con un misto di desiderio e abbandono, lasciandomi andare completamente a te. Le mie unghie si aggrappano alla tua schiena mentre il mio respiro si trasforma in brevi ansimi che si mescolano ai tuoi.
"Sei incredibile," mormoro tra un respiro e l’altro, e il tuo ritmo si intensifica ancora una volta. Ogni colpo è un misto di piacere e leggero, piacevole dolore, rendendo tutto ancora più reale.
"Per me è perfetto…" sussurro, spezzata ma sincera. Ti stringo con tutta la mia forza, mentre il tuo respiro si fa sempre più affannato. Sento che il momento è vicino.
"Lasciati andare," mormoro, stringendoti con tutto il calore e l’affetto che posso darti.
Poi, proprio mentre raggiungiamo il culmine, accade qualcosa.
Guardai il tuo viso, e vidi la stessa preoccupazione riflessa nei miei occhi. Non era solo il culmine del nostro momento; c'era qualcosa di più grande, qualcosa che non potevamo comprendere.
Un cerchio di luce si sprigionò dal punto esatto della nostra unione, una luce calda, pulsante, che si espandeva rapidamente come onde sull'acqua. Il calore divenne quasi insopportabile, un'energia viva che sembrava crescere ad ogni istante. La terra sotto di noi tremò, come se rispondesse a quella forza sconosciuta.
Poi, senza alcun preavviso, il mondo intorno si dissolse. Sentii un vuoto improvviso, e il mio corpo fu travolto da una sensazione di caduta. Eravamo ancora uniti, abbracciati, ma stavamo precipitando in un abisso senza fine. Il punto della nostra unione pulsava come un nucleo incandescente, una forza che sembrava l'unica ancora tra noi e il nulla.
"Patty!" gridai, la mia voce spezzata dal terrore e dalla confusione, mentre il vento gelido ci avvolgeva, inarrestabile. Ti stringesti a me con tutta la tua forza, il tuo viso nascosto nel mio collo, ma non avevamo controllo. Cadevamo, abbracciati, senza sapere se ci sarebbe stata una fine.
La caduta finì bruscamente. Un freddo pungente mi attraversò, e quando aprii gli occhi, il calore del prato era svanito. L’aria era diversa, più densa e umida, carica di un odore ferroso e antico, quasi come se il terreno stesso avesse una memoria. Sotto di noi, la pietra era dura e ruvida, il suo gelo penetrava attraverso la pelle. Sentii un brivido lungo la schiena, ma non era solo per il freddo: c’era qualcosa di innaturale in quel luogo, come se ogni cosa ci stesse osservando silenziosamente.
Dolmen e menhir si ergevano attorno a noi in un cerchio perfetto, i loro contorni pulsanti di una luce inquietante. Ogni impulso sembrava sincronizzato con il battito del mio cuore, un richiamo che non potevo ignorare. Sopra di noi, il cielo era immobile, senza stelle, solo un vuoto nero che sembrava assorbire ogni speranza di calore.
Tu mi stringesti istintivamente per proteggermi, ma poi il tuo corpo si irrigidì, e seguii il tuo sguardo. Di fronte a noi, un anziano, vestito completamente di nero, stava in piedi, immobile. I suoi occhi scuri erano colmi di una saggezza insondabile, e il suo sguardo sembrava attraversarmi, il suo mantello sembrava ondeggiare leggermente, come mosso da un vento che non c’era, e i suoi occhi neri erano pozzi di saggezza antica.
Solo allora realizzai la nostra condizione. Eravamo completamente nudi, il calore dei nostri corpi che si disperdeva nell'aria fredda e umida del luogo in cui ci trovavamo. Il prato era cambiato, circondato da dolmen e menhir che emettevano una luce fioca, quasi pulsante. Non c’era nulla a nascondere la nostra nudità di fronte a quello sconosciuto.
Il sangue mi salì al viso, ma non ebbi nemmeno il tempo di coprirmi. L’anziano sollevò una mano, e la sua voce risuonò nell’aria come un’eco antica. "Non avete nulla da temere, giovane Lyra, non siete qui per caso. Mi presento: voi potreste conoscermi come Merlino."
Rimasi senza parole, il mio corpo irrigidito dalla paura e dalla sorpresa. Tu mi stringesti, spostandomi istintivamente di lato per proteggermi, ma Merlino alzò una mano. Una forza invisibile mi sollevò e mi posò sul prato, lontana da te.
"Ogni cosa a suo tempo," disse Merlino con calma. "Prima di tutto, bisogna preparare il corpo del ragazzo. Non è ancora abbastanza forte."
Il tuo corpo si contorse in posizione fetale, radici nere che emergevano dal terreno ti avvolsero in un bozzolo pulsante di luce. Cercai di correre verso di te, ma il mio corpo sembrava paralizzato dalla stessa forza che aveva creato quel cerchio mistico.
"Cosa gli stai facendo?!" gridai, la mia voce rotta dalla paura. Merlino mi guardò, sereno. "Non temere, giovane Lyra. Il suo corpo e la sua anima devono essere temprati. Il destino lo attende, e tu sei parte di esso. Ma prima… deve diventare ciò che è destinato a essere."
Vederlo in quel bozzolo, avvolto in una luce che sembrava strapparlo via da me, era come perdere una parte di me stessa. "Devi farcela," sussurrai, anche se non ero sicura che potesse sentirmi.
Merlino mi si avvicinò di un passo, e nello stesso momento una tunica azzurra iniziò a formarsi attorno a me. La stoffa sembrava apparire dal nulla, scivolando sulla mia pelle come una seconda pelle. Non avevo scelto io quel colore, ma sembrava appropriato, come se la natura stessa si fosse piegata al volere di Merlino. Il suo sguardo penetrante sembrava leggermi l’anima. "Non siete qui per caso," disse con calma, la sua voce un’eco che vibrava nell’aria. "Ogni scelta, ogni respiro vi ha portati a questo momento. E questo non è solo il destino di Patrizio, ma anche il tuo, giovane Lyra."
Mi irrigidii, il mio cuore che batteva forte contro il petto. "Cosa vuoi dire?" chiesi, cercando di mantenere la voce ferma, ma il tremore nella mia gola tradiva la mia paura.
"Lo scoprirete presto," rispose enigmatico, sollevando una mano verso il bozzolo che avvolgeva Patrizio, che pulsava e vibrava sempre più intensamente. "Ogni eroe ha bisogno di essere forgiato, e ogni compagna ha un ruolo che nessun altro può svolgere." Il suo sguardo mi trapassò, lasciandomi senza parole, mentre il bozzolo pulsava sempre più intensamente.
Non capivo se ciò che provavo fosse puro terrore o un’oscura eccitazione per il destino che si stava svelando davanti a noi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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