lesbo
Marcella invita a pranzo Giusi
di swan2350
11.06.2022 |
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"Non volli insistere, ma un rigo di tristezza mi assali..."
Il fatidico giorno dell’incontro tra Marcella e Giusì stava arrivando. Guglielmo aveva preparato tutto nei minimi particolari. Rinnovato il guardaroba per l’inverno di Marcella, con capi ben sopra il ginocchio e scollature che potessero mettere in evidenze la quarta di Marcella, alla quale in questi mesi aveva riservato particolari attenzioni. Oltre all’acquisto di completini di Chantelle, i due piccioncini erano stati nel sexy shop dell’amico di Guglielmo per acquistare un body birichino e due perizomi aperti davanti. Marcella, nel misurare i capi aveva anche fatto la porcella con il gestore, lasciandosi pacioccare le tette e strizzare i capezzoli.
Guglielmo, nel retrobottega, la scopava a pecora e la troietta si era anche esibita in un pompino favoloso per la goduria del gestore.
Tra gli acquisti, finalizzati all’esibizione – coinvolgimento di Giusi, non mancava uno stimolatore da borsetta per stuzzicare la clitoride in ogni momento.
Il previdente Guglielmo aveva pure acquistato una bottiglia di Mateus e il passito di Caluso per favore le intimità pomeridiane. Arrivò infine il fatidico venerdì, ma lasciamo la parola a Marcella che concluso l’incontro si è precipitata tra le braccia di Guglielmo.
“ Ero eccitata ed un po’ agitata. Mio marito uscì di casa di primo mattino; aveva in programma una trasferta di lavoro e sarebbe rincasato nelle notte. Non ho perso un attimo, ho passato in rassegna l’alloggio, perché tutto fosse a posto.
Avevo preparato una torta salata e in mattinata feci confezionare da Borgiattino la rassegna di formaggi freschi.
Completai il menù con una crostata di mia produzione e yogurt magro a disposizione. Preparai la tavola in modo ricercato per brindare ad un incontro che ritenevo importante.
Dopo il pranzo avrei scaldato l’ambiente con il vino di meditazione, le confidenze pruriginose e l’esposizione di vestiti e lingerie, considerato che il corpo di Giusi era simile al mio e che in passato, lei era già stata in boutique per scegliere i modelli che poi avrei acquistato.
Intanto fantasticavo sul copione, in parte concordato con Guglielmo. Poco prima delle 13, suonò il campanello, era Lei.
Ci siamo abbracciate e baciate. Lei era ancora abbronzata, portava una camicetta bianca con un bottone di troppo sbottonato dal quale faceva capolino un reggiseno color crema. Gonna stretta, sopra il ginocchio. Già palpitavo.
Dopo i primi convenevoli innocenti, ho aperto la bottiglia ed abbiamo brindato all’incontro senza mariti. Abbiamo parlato delle sue vacanze al mare. Lei si è lamentata del marito pigro, mentre qualche fustaccio, in spiaggia le ronzava intorno. Non ho perso occasione per chiederle se se l’era fatto.
Al che Giusi mi rispose che si era solo deliziata a provocare i tipi che la fissavano in continuazione, mentre il marito era assopito, facendo emergere la figa dalla ridottissima brasiliana e spalmandosi con voluttà la crema sul seno, con i capezzoli eccitati. Giusi si divertiva a vedere i ragazzi con il cazzo duro che sporgeva dal costume, lanciando loro sguardi languidi.
Non persi occasione per dirle che, per ovviare al tedio ed alla pigrizia del marito, mi ero fatta Guglielmo. Almeno lui mi scopa, mi munge le tette e mi dice che sono la sua vacca.
La frase, rivolta a Giusi, mi eccitava mentre la pronunciavo distaccando le sillabe, perchè nell’animo, mi sento vacca e troia. Anche Giusi non si dimostrò insensibile a queste confidenza.
Poi le dissi chiaramente, che prima di invecchiare avremo dovuto provare di tutto, senza inibizioni, mentre scorreva il passito accompagnato dai torcetti portati da Giusì.
Quasi mi sprofondavo sul divano, seduta accanto a Giusi, così la mia gonna lascava ampi spazi scoperti ben oltre al bordo delle autoreggenti, tanto per creare le premesse del dopo…
Oltre ai discorsi, le frasette ed i sorrisini, si doveva passare al dunque. Presi la mano di Giusi e la invitai ad alzarsi per accompagnarla in camera d letto e farle vedere gli ultimi acquisti.
Sul letto c’era un vestito appena acquistato da Luisa Spagnoli, con ampia scollatura. Invitai Giusi a misurarlo per vedere come le stava. Lei non perse tempo e si spogliò.
Il reggiseno color crema era associato ad un perizoma di Aubade che le evidenziava il culetto invitante. L’aiutai ovviamente, facendo scorrere con voluta lentezza le mie mani sulla schiena e per evidenziare la scollatura, le modellai il reggiseno, esclamando la mia ammirazione per il seno sempre imponente.
Lei si ammirava allo specchio e gradiva ogni parola elogiativa, così anche io mi spogliai. Indossavo un completino turchese e fu Giusi ad esprimere l’ammirazione per il mio fisico.
Feci la finta ingenua, chiedendole se le bretelle del reggiseno fossero ben calibrate e, per poterle consentire di intervenire, tolsi il capo e glielo affidai. I capezzoli di marmo colpirono l’attenzione di Giusi, che mi chiese se mi capitava spesso. Al che le risposi con malizia che quando mi sento osservata, sono al massimo .
Le presi delicatamente la mano e quasi la forzai a tastarli. Per non perdere l’attimo, con la proposta di farle indossar il capo nuovo di lingerie, mi posi alle sue spalle, le slacciai il reggiseno, strusciandole i capezzoli sulla schiena. Ero in delirio, poi la feci girare. Oltre ai capezzoli, più contenuti dei miei, Giusi aveva le aureole ben pronunciate.
Gliele avevo già notate qualche anno fa , nello spogliatoio di una piscina. Le rivolsi i complimenti e mi attardai ad ammirarle il seno. Abbiamo la stessa taglia, le dissi, così potresti misurare il completino senza difficoltà.
L'aiutai a sfilare il perizoma e notai il triangolino di peli corti, molto curato che sovrastava il monte di Venere. Le chiesi se provvedeva da sola o se si affidava alle mani esperte di un’estetista.
In effetti lei era amica di un’estetista che a dar retta a chiacchiere ascoltate tra amiche, doveva anche essere un po’ porcella. Senza insistere le chiesi l’indirizzo, ma al momento cambiò discorso.
Il capo indossato, le esaltava ancor più il culetto ed il fisico statuario.
Dovevo ancora raggiungere l’apice del piacere. Sempre per calcare il discorso porcaggine, le feci vedere il perizoma aperto che consente di giocare meglio con il vibratore ed è indicato per farsi chiavare all’aperto.
Le spiegai bene il funzionamento e lo indossò.
Per meglio sistemarglielo, la feci sdraiare sul letto e le aprii bene la figa che già stava grondando. Le accarezzai furtivamente le grandi labbra.
Per avanzare nel mio progetto, smentendo spudoratamente le dissi che l’ultima volta che avevo accarezzato una figa, avevo dieci anni. Quando mi recavo in vacanza dai nonni, giocavo al dottore con una cugina più grande di me. Lei mi aveva iniziato ai giochi di donne e ricordo che facevamo i primi 69, sul divano in una casa di campagna e godicchiavo.
Poi crescendo, quando di notte ascoltavo i miei che scopavano, mi feci i primi ditalini.
Lei in vena di confidenze, mi disse che a 15 anni era stata sverginata, senza tanti preamboli da un ragazzo ricco e più grande di lei. Poi i suoi genitori, considerandola di ceto inferiore, non avevano più permesso al ragazzo di frequentarla. Dopo di che, lei rimase influenzata negativamente e cercò solo di intessere rapporti con mezze calzette, come suo marito, appunto.
La mia mano oscillava tra le grandi labbra ed il tessuto del perizoma, provocandole qualche sussulto.
Decisi di arrivare all’affondo finale. Presi il vibratore da borsetta, lo accesi e le dissi: “Questo è nuovo, l’ho preso per te”.
Giusi non si rese subito conto, così iniziai a lavorarle il clito con l’aggeggino elettrizzante. Le pennellavo il clito e le inserivo due dita nella figa bollente. Dopo pochi passaggi, Giusi che aveva gli occhi aperti ed il capo rivolto al cielo, gemeva e diceva: ”Basta, basta”.
Quando vidi che non tollerava più e gemeva, mollai l’aggetto e le lappai la figa assorbendole gli umori. Poi prosegui con sapienti leccate al clito, con la lingua che ogni tanto affondava nella sua figa accogliente. Lei non ricambiò ed a un certo punto, dopo aver pienamente goduto e squirtato nella mia bocca avida ed insaziabile, mi chiese di smettere.
Mi abbandonai sul letto accanto a lei, eccitata, piena di voglia, ma delusa per la mancata risposta. Per non lasciare cadere l’idea, le dissi che gli umori della sua figa erano divini, che ero golosa delle sue secrezioni e che sarei stata disponibile a ben altre fantasie appaganti.
Siamo state un po’ in silenzio, poi cercai di ricominciare. Le accarezzai il buchetto, poi levigandole il perineo, arrivai alla sua fighetta fradicia. Le decantai la struttura armonica della figa, le dicevo che scopare con lei sarebbe stato un privilegio. Al che cercai nuovamente di leccarla, spostandomi, tanto per piazzare la figa sulla sua bocca, ma tutto fu inutile. Anzi mi disse di fermarmi.
Non volli insistere, ma un rigo di tristezza mi assali.
Dopo pochi minuti mi disse che il tempo era passato in un baleno. Si alzò e sistemandosi sommariamente uscì da casa con i miei cadeau, posandomi un bacetto sulla bocca. Rimasi un po’ delusa, cercai Guglielmo e gli raccontai tutto sommariamente. Lui mi propose d’incontrarci il giorno seguente con più calma.
Mi riposai un po’ per calmarmi. Mi masturbavo pensando al pomeriggio ,mentre nelle narici avevo ancora gli umori inebrianti di Giusi. Avrei voluto diventare la donna oggetto per farmi scopare da chiunque donne e uomini.
L’importate sarebbe stato godere. Godere da troia insaziabile”.
Dal racconto sommario Guglielmo si rese conto che tra Marcella e Giusi non s’era aperta un’intesa sessuale .Ma, mai dire mai.
Intanto per consolare la troietta Marcella, Guglielmo aveva in mente alcun saune e privé, ove Marcella avrebbe potuto ancora lesbicare ed effettuare incontri con coppie e singoli, scatenando la sua libido.
Guglielmo pregustava la crescente perversione di Marcella e con la testa immaginava scenari più spinti , tra cui fare più scambi per appagarsi di altre fighette, buttando la sua porca in pasto a mariti cornuti ed incompresi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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