incesto
Un Racconto per -K.
di guidocorsalini
08.05.2016 |
14.707 |
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"Lasciai le parole alla scrivania e feci un tè per le donne, Alba andò in macchina a prendere le ultime cose della madre e poi si fece una doccia..."
Mi capitò di trovare, qui, una persona strana. Dai colori intensi nelle foto, ma senza richieste o voglie particolari. Non rispose per un po’ di tempo e quando si affacciò mi disse di scriverle qualcosa. Di farle notare la differenza tra uno scrittore vero e un fanatico che, invece, finge di saper giocare con le parole per attirare attenzioni. Ho cominciato a scrivere pensandola morfologicamente e sull’enorme differenza che ella aveva rispetto ad Alba. Cominciai a scrivere di sera e, quando Alba ormai stava rientrando, pensavo che se mi avesse colto a fare da scribacchino per una Troia mi avrebbe senz’altro buttato fuori casa.Alba ha i capelli rosa, le mani non curate ma da giovane ragazza e tutto si contrapponeva ad una donna smaltata e bionda. Lavorai su questo particolare, a favore della mia eccitazione per –K.
Alba non suona mai, ma quando entra si fa sentire. Quella sera parlottava e non capivo se fosse al telefono o vaneggiante. Aprì la porta alle undici e trenta circa e lasciò passare una figura femminile, seguendola dopo aver chiuso la porta. Il nostro open space è molto buio la sera; io lavoro solo con una lampada che illumina il tavolo e sino all’entrata non c’è altro che penombra. Non capivo la presenza, ma poi si fece avanti. Alba era andata a prendere la madre in stazione e le offrivamo un appoggio, lo seppi dopo. Alba ha una madre che somigliava a –K. per la quale stavo scrivendo; la quale stavo corteggiando. La madre si presenta e si fa notare prosperosa, soda e con lo smalto nero. Mani curate, sguardo sapiente e stanco dal viaggio e soprattutto molto perspicua.
Io non ebbi più ipocrisia di allora. Guardai la madre di Alba e le feci un cenno distinto di saluto e già mi fluivano le parole verso –K. e l’eccitazione per la situazione che ospitavo. Lasciai le parole alla scrivania e feci un tè per le donne, Alba andò in macchina a prendere le ultime cose della madre e poi si fece una doccia. La madre si tolse le scarpe e mostrò un piede ornato da un insetto tatuato e altro smalto, altra cura e attenzione. Alba scelse di fare la doccia e di preparare la vasca alla madre, io scelsi di sedermi accanto alla madre tenendo con me l’eccitazione per –K. che ormai era la madre di Alba. Alba scelse, inconsapevolmente, di perdere tempo sotto la doccia, probabilmente a masturbarsi con il doccino, scaricando, così, la tensione per la madre e della situazione in casa.
La madre in veste di –K. scelse di accovacciarsi sul divano poggiando i suoi piedi, innanzi a me, e sopra le riviste da salotto. Ogni testata, ogni titolo o immagine si perdette in quell’insetto tatuato e scoprì che il mio feticismo per le donne mature stava sgorgando vibrazioni nei pantaloncini. Scovai ancora il suono della doccia e dissi alla madre se volesse andare in camera a mettersi più comoda. Ella accettò, ma scelse di appoggiarsi nel mio studio ed io scelsi di non chiudere la porta e di osservarla riflessa nello schermo del mio computer, dal tavolo da cucina. La madre non perse l’occasione di farmi vedere la sua collezione di insetti tatuati: dalla schiena giù alle gambe, poi, davanti, sull’inguine e uno sotto l’ombelico.
La doccia continuava a fluttuare su Alba, il mio pene a pulsare nei pantaloncini e la madre, senza vesti, ma in vece di –K. si chinava sulla valigia facendo intravedere una vagina ancora tonica e totalmente libera da peli. A quel punto entrai nel mio studio, senza scuse, poiché la situazione non né necessitava e mi predisposi dietro la madre di Alba. Le dissi: “ Signora non pensavo potesse essere così insistente la mia voglia, chiedo scusa, ma non posso fare almeno di guardarla. Non vorrei sbagliare, ma lei sembra essere molto adatta a un lavoro che sto seguendo.” Ella capì qualcosa di sbagliato e si sedette sulla poltroncina divaricando le gambe e dicendomi: “ Prova a leccarmi.”
Seguì l’invito, ammirando ogni disegno sulla sua pelle e il profumo maturo della sua vagina. La leccai soffermandomi sul clitoride sin quando ella stessa non si sollevò le gambe, con le mani, suggerendomi di continuare sull’ano. Ogni immagine mi scorreva e tenevo a mente che ciò sarebbe stato un racconto per –K. con qualcuna da essa stessa mandata. Ogni immagine scorreva anche sotto la doccia con Alba, bagnando però la madre sulla mia poltrona. Continuai sin quando non ebbi un sussulto: mi alzai in piedi e tirai fuori il mio pene, lo piazzai davanti alla figa della madre di Alba e dopo due manovre le venni sul clitoride aperto tra le mie dita. Facendole assaggiare, poi, il deposito finale del mio glande.
Mi spostai e lei mi disse: “Rimarrò qui altri due giorni, continua a lavorare, sei bravino.”
Mi spostai al computer e cominciai a riportare quanto sopra scritto.
Andai a bussare, poi, ad Alba dicendole che la madre stava aspettando la doccia e lei uscì dopo qualche minuto; seguita dalla marcia inversa della madre che fluiva veloce in bagno. Il giorno dopo continuai a scrivere con più intensità e costanza, tra il mio lavoro, la madre di Alba e –K. avevo un po’ di ingegno da mettere alla prova.
L’essenza del mio lavoro è la pratica delle situazioni narrative senza l’uso della letteratura. La madre di Alba mi fece capire ciò lasciandomi, alla partenza, nel cesto della mia roba da lavare, un suo perizoma inondato del suo immenso profumo.
Perdonami mamma, se come mio padre, sono un bastardo traditore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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