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Mio padre, la mia vita (prima parte)


di AlwaysDreamer
16.03.2020    |    4.935    |    6 9.7
"Se sono spesso assente, se cerco di non fare più cose con te, se evito di entrare nella doccia con te è perché…..."
Sono Sergio, 18 anni, della provincia di Latina. Sono gay…segretamente gay e da qualche anno ho iniziato a provare sentimenti contrastanti nei riguardi di mio padre. Sono figlio unico e devo dire che la mia famiglia è molto aperta. Non abbiamo grossi pudori in casa, per cui vedere mio padre gironzolare per casa in mutande o entrare in bagno e trovarlo nudo che piscia o che fa la doccia, senza che si scomponga minimamente, sono cose all’ordine del giorno, ma se in un primo momento tutto questo mi lasciava indifferente, successivamente ha cominciato a provocarmi grossi imbarazzi e grossi disagi dovuti al sempre più crescente desiderio che ho iniziato ad avere verso quell’uomo che mi ha messo al mondo e per il quale non avrei dovuto provare quel che provavo.
La prima volta che mi resi conto che la mia percezione di mio padre era cambiata fu nell’estate di due anni fa. Abbiamo una casetta al mare, vicino Formia dove da sempre trascorriamo le vacanze estive. Nello spazio dietro casa, in un piccolo giardino, abbiamo una doccia grande e riparata, dove ci laviamo, al rientro dal mare, per evitare di portare sabbia in casa. Da sempre capitava molto spesso che io e mio padre la facessimo assieme la doccia. Nudi uno accanto all’altro, toglievamo i residui di sabbia e ci insaponavamo senza imbarazzo alcuno, scambiando chiacchiere e risate. Due estati fa però, la cosa cambiò sensibilmente. Io ero entrato in doccia da solo perché mio padre quel pomeriggio non era sceso con me al mare ed era rimasto a casa. Mentre ero quindi sotto il getto potente della doccia togliendo i residui di sapone, la tendina della doccia si aprì e comparve mio padre che con quel grosso sorriso, virile e affascinante mi disse: “anche senza sabbia, mi unisco a te….ho lavorato tutto il giorno qui in casa, sistemando il giardino. E’ proprio ora di una doccia”. Mentre me lo diceva il mio sguardo si posò sul suo pacco….aveva il suo solito costume a slip e non era certo la prima volta che lo vedevo, ma…non so….in quel momento tutto mi sembrò diverso….riflettei sul volume abbondante che riempiva quel costume, su come quel tessuto tecnico, liscio e setoso esaltasse quel cazzone di un considerevole spessore e quelle palle enormi pelose. Certo tutto questo mi era familiare, ma in quella circostanza questo spettacolo mi fece trasalire. Un brivido mi salì lungo la schiena, una scarica di adrenalina attraversò il mio corpo e mi sentii completamente in fiamme. Ebbi un’erezione anche e per non essere scoperto, di scatto diedi le spalle a mio padre che intanto era entrato in doccia, al mio fianco. Con la coda degli occhi lo vidi sfilarsi il costume. Subito balzò fuori quel cazzone incredibile che rese il mio stato d’animo alterato, ancor più agitato. Mi sentivo confuso, imbambolato. Tutto questo non si placò quando, sempre di sguincio, vidi mio padre insaponarsi. In maniera virile e sensuale passava le sue mani sul suo corpo per lavarlo tutto. I peli folti che vestivano il suo petto e che delicatamente scendevano fino al suo pube, iniziarono a brillare, per effetto delle gocce d’acqua che vi si erano fermate sopra. Quelle mani scesero in basso e afferrarono il cazzo e le palle che erano ormai insaponati per bene. A quel punto la mia erezione era al massimo e l’adrenalina stava per uscire da ogni mio poro. Istintivamente realizzai che l’unica soluzione era scappare da lì, altrimenti non so che reazione avrei potuto avere. Frettolosamente presi l’asciugamani, e uscendo l’avvolsi sul mio corpo per nascondere la vergogna che avevo tra le gambe e senza dire una parola mi allontanai per trovare un angolo tranquillo nel giardino per asciugarmi e soprattutto riprendere il controllo di me stesso.
Ero enormemente turbato. Mi sentivo una merda. Come potevo desiderare così ardentemente il corpo di mio padre, il suo cazzo, le sue enormi palle. Mi facevo schifo da solo, ma più cercavo di allontanare quei pensieri, più questi con forza affollavano la mia mente. Non chiusi occhio tutta la notte. L’alternanza tra sensi di colpa ed eccitamento mi tennero sveglio fino all’alba. Non sapevo cosa fare, come gestire la situazione.
Nei momenti di delirio totale avevo anche pensato di lanciarmi e di dichiarare a mio padre il mio forte desiderio di lui. In fondo è un uomo dalla mentalità molto aperta, mi dicevo, anche sul sesso era disinibito e doveva essere un bel porco a giudicare dalla frequenza con cui guardava film porno in internet, anche di genere bsx, non preoccupandosi minimamente di cancellare la cronologia. Sì, era un bel porcello e con molta probabilità l’idea di farsi succhiare dal figlioletto lo avrebbe eccitato. Poteva valere la pena tentare! Ma ecco che appena presa la decisione di rischiare, ritornavo in me e tutto mi appariva insensato e impossibile. Per quanto porco potesse essere, alla fine io ero suo figlio, non avrebbe mai potuto concepire di scopare suo figlio. Era incesto cazzo!
Cominciò così un lungo calvario per me. I miei atteggiamenti cambiarono in famiglia. Ero evasivo, cercavo di stare sempre da solo, fuggivo subito in camera mia se beccavo mio padre a gironzolare seminudo per casa e al ritorno dal mare perdevo sempre tempo prima di lavarmi, per evitare il consueto appuntamento della doccia assieme.
Ovviamente tutto questo non sfuggì a mio padre. Era troppo scaltro e intelligente per non far caso al mio allontanamento da lui, che sicuramente gli parve strano, visto che eravamo molto legati ed erano un miliardo le cose che facevamo normalmente assieme, doccia compresa e ne ebbi conferma una sera che rimanemmo da soli, poiché mia madre dovette interrompere anticipatamente le ferie per motivi di lavoro e rientrare subito a casa.
Avevamo appena finito di mangiare. Io avevo aiutato a sparecchiare e a lavare i piatti…tutto nel più assoluto silenzio, mentre di tanto in tanto mio padre mi lanciava sguardi scrutatori, quasi a voler carpire la ragione di quel mio inspiegabile mutamento. Riuscì a tacere anche lui per molto tempo, ma come mi aspettavo, ad un certo punto non ne potette più e iniziò a parlare. “Sergio, mi dici cos’hai?” esordì. “Sono giorni che sei cambiato, che cerchi sempre di stare da solo e anche quando sei presente, non dici una parola se non lo stretto necessario. Mi fa male vederti così e soprattutto mi fa male sentirti distante da me. Non lo sopporto. Sei quanto di più importante ho al mondo e ho sempre pensato che io fossi altrettanto per te, dal rapporto che abbiamo sempre avuto. E all’improvviso non sei più tu, non sei più al mio fianco. Mi sono interrogato su cosa posso aver fatto per determinare questo tuo allontanamento, ma proprio non sono riuscito a trovare una ragione valida. Dimmelo tu allora. Sono pronto a rimediare se in qualche modo ho sbagliato nei tuoi confronti. Non c’è niente che non farei per te.”
Quel discorso mi toccò profondamente. Mi salirono le lacrime agli occhi per quanto dolce e affettuoso era stato mio padre. Quella manifesta dichiarazione di incondizionato amore nei miei riguardi mi riempì l’anima e fece luce su un aspetto ancora più devastante. Non solo desideravo ardentemente di fare sesso con mio padre, incredibilmente ne ero follemente innamorato. Questo, pensavo, avrebbe reso ancor più difficile la mia vita e un senso di avvilimento e di spaesamento mi assalirono. Ma ora dovevo pensare a lui, dovevo in qualche modo tranquillizzarlo, anche se proprio non sapevo come. Così dopo un lungo silenzio, l’unica cosa che riuscii a dire fu: “Ma no papà, tu non hai fatto o detto niente di sbagliato. Se qualche cambiamento c’è stato in me, dipende solo ed esclusivamente dalla mia testa bacata. Mi girano un po’ di pensieri ultimamente e sto cercando di metabolizzarli. Ho solo bisogno di un po’ di tempo e vedrai che tutto si rimetterà a posto”
A queste parole lui si avvicinò e mi prese dolcemente per le spalle. Stringendo quelle sue mani forti su di me e guardandomi negli occhi mi disse: “Che pensieri Sergio? Non tenerti dentro tutto. Devi parlarne e devi farlo con me. Sai bene che con me puoi parlare. Non c’è niente che non capirei. Mi conosci. Sai quanto aperto io sia e sai quanto amore provo per te. Niente potrebbe far diminuire l’affetto e la stima che ho per te. Voglio solo esserti vicino ed aiutarti a risolvere qualunque problema tu possa avere”
Cazzarola….mi stava mettendo proprio alle strette. Dopo quelle parole sincere, chiunque si sarebbe confidato, ma io proprio non potevo. Che dovevo dire? “Sai papi, mi sono innamorato di te e sogno di succhiarti il cazzo prima di sentirlo entrare nel mio culetto ancora vergine”? NO…..certo che no. Ma cosa dovevo dire? Cosa???? Mi sentii prigioniero, in gabbia e la testa mi scoppiava….non sapevo che fare, cosa dire e in preda a quella tale confusione e malessere interiore, scoppiai in un pianto isterico e probabilmente liberatorio. Forse fu una reazione della mia psiche per evitare di impazzire lì, in quel momento, buttando fuori l’unica cosa che potevo: le lacrime.
A questa mia reazione, mio padre mi abbracciò con una forza ed una tenerezza al tempo stesso, che non avevo mai sentito prima di allora. Mi ripeteva di stare tranquillo, che qualunque cosa avessi, con lui vicino l’avrei superata, anzi disse “la supereremo”, a sottolineare ancora una volta, che un mio problema era un suo problema.
Aspettò che mi calmassi, prese il mio viso tra le sue mani e con le dita mi asciugò le guance completamente bagnate dalle tante lacrime che avevo versato. Così ancora una volta mi invitò a parlare, ma proprio non avevo il coraggio di dire cosa stavo passando e mi limitai a dire :”No papà, non posso davvero parlartene. E’ qualcosa che devo superare da solo. Nessuno può aiutarmi. Soprattutto tu.”
“Soprattutto io?” esclamò con un tono misto tra sorpresa e rabbia. “Ma cosa dici Sergio? Io più di chiunque altro posso aiutarti. Anzi, io solo posso aiutarti. Nessuno ti ama come me, nessun farebbe l’impossibile per te. Solo io!” Fu una reazione molto forte e mi sorprese, ma poi suoi toni divennero nuovamente dolci e pacati e riprese dicendomi: “Non mi importa della natura dei tuoi pensieri. Se ti dico che saprò accettare qualunque cosa è perché è vero. Ti amo troppo perché un problema anche apparentemente insormontabile possa cambiare questo dato di fatto. Apriti con me, parlami!”
A quel punto, inebriato dal contatto fisico che stavo avendo con lui e arresomi difronte alle sua insistenza, con la voce rotta dal pianto decisi di confessare quel mio tormento. “E va bene papà. Proprio non so dove troverò il coraggio per dirtelo, ma ok…ci proverò. La verità è che sono diventato un mostro” Lui trasalì. “Da un paio di settimane ho finalmente dato un nome ad un sentimento che è cresciuto gradualmente nel tempo, senza che me ne rendessi conto. Un sentimento che mi ha distrutto, spaventato, che mi ha fatto capire che brutta persona io fossi ed ancora non riesco ad accettarlo. Se sono spesso assente, se cerco di non fare più cose con te, se evito di entrare nella doccia con te è perché….”mi fermai non riuscendo a credere che stavo per dirlo e non sapendo ancora se avevo realmente il coraggio per continuare. “è perché….mi sono innamorato di te!” Ecco…lo avevo detto….ce l’avevo fatta! Ero imbarazzatissimo, non riuscivo a guardarlo diritto negli occhi, ma vedevo che il suo sguardo era sgomento. Ciò nonostante, non si era allontanato da me. Non aveva avuto un rifiuto nei miei confronti, così come mi aspettavo, non ancora almeno e le sue mani stringevano ancora le mie spalle.
“Ecco, la orribile verità. Ecco chi è tuo figlio. Un mostro” A queste mie parole mi abbracciò dolcemente sussurrando: “Ma che mostro e mostro…..non sei affatto un mostro. Certo la situazione è delicata, non è una cosa che, tra i miei mille pensieri fatti, avevo considerato, quindi sono un po’ frastornato ora. Non è l’amore che mi sarei aspettato da te, ma è pur sempre amore, forse anche più forte e completo e da un lato questo stranamente mi rende felice. Con la paura che avevo di perderti, questa tua dichiarazione mi rimette in pace, perché il tuo affetto per me conta più di ogni altra cosa e se è maturato e si è evoluto in qualcosa di più complesso, beh….lo affronteremo. Ce ne faremo carico e sopporteremo assieme questa novità, vivendone l’evoluzione. Sta tranquillo ora. Non angosciarti e soprattutto smetti di pensare a te come a un mostro. Non lo sei! Sono fiero e felice di questo tuo grande amore per me. Dormiamoci sopra e domani a mente lucida ne riparleremo e capiremo come comportarci”
Su queste parole sciogliemmo il nostro abbraccio e ci avviammo verso le camere da letto. Mi lasciò davanti la porta della mia camera. Mi diede un bacio sulla guancia augurandomi la buonanotte.
Mi misi a letto, ma carico di adrenalina per le forte emozioni della serata, sapevo che non avrei chiuso occhio ed ero certo che nemmeno mio padre avrebbe dormito.
Per quanto la sua reazione e le sue parole erano state diametralmente opposte a quelle che mi aspettavo, la mia confessione lo aveva di sicuro sconvolto.
Ero felice comunque, mi sentivo liberato da un grosso peso e non vedevo l’ora arrivasse il mattino, per sapere quale fosse la reazione vera di mio padre a mente lucida.
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