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Il desiderio travolge ogni limite


di Giancarlo100
22.05.2024    |    117    |    1 6.0
"Mentre venivano servite le portate la conversazione scorreva abbondante tra gli altri, ma il ragazzo si limitava a cenni col capo e risposte laconiche, ..."
“Freddezza” era il termine che, possente quanto una muraglia invisibile, si ergeva tra Andrea e Laura da parecchi mesi.
Le carezze spontanee erano sempre più rare, i baci sulle labbra ormai assenti, i rapporti intimi frettolosi, distaccati, quasi meccanici; un’abitudine da consumare senza sentimento, prima che nel letto si voltassero le spalle e non si guardassero più fino alla colazione, non di rado saltata a turno con varie scuse per evitare dialoghi poveri ed imbarazzanti. Di tale situazione nessuno capiva la causa e neppure si sforzava di cercarla.
I giorni trascorrevano identici, immersi in una routine scialba e stancante e il tempo divorava velocemente quel debole legame. Tuttavia tagliarlo pareva ad entrambi impossibile: si conoscevano dalle scuole elementari, avevano condiviso momenti indimenticabili, gioito, esultato, sofferto, pianto, avevano passato oltre tre quarti di vita insieme, con lui Laura aveva perso la verginità a sedici anni.
Da tempo si pensava come provocare una scossa, una reazione improvvisa, che potesse in qualche maniera concedere nuova linfa e rinnovato tepore, ma purtroppo con vani risultati, almeno fino ad una mattina di giugno. Di ritorno dall’ufficio,
Andrea passò per caso vicino ad un’agenzia viaggi del centro e, fermatosi curioso di fronte alla vetrina tappezzata di annunci, lesse di un soggiorno a Pesaro a prezzo assai vantaggioso, valido da lì a dieci giorni. Quella sera propose l’idea a Laura, la quale fu entusiasta di accettare ed iniziò a preparare le valigie ancora prima che il compagno ottenesse dal direttore le ferie anticipate. Ella finalmente si lasciava andare a dolci sorrisi e teneri abbracci; che qualcosa stesse davvero per cambiare? Mancavano poco più di quarantotto ore alla partenza, quando giunse inaspettata una telefonata da parte di Stefania, la sorella di Laura. Tramite amicizie comuni aveva saputo dell’imminente vacanza della coppia e, abitando col marito a Fano, offrì loro ospitalità per tutto il tempo desiderato; non avrebbe certo permesso che dei parenti stretti fossero andati in albergo a pochi chilometri di distanza. In prima battuta Laura espresse ritrosia, temendo di arrecare disturbo, ma su fervida insistenza della sorella non poté rifiutare. Disdetta la prenotazione all’agenzia, Andrea caricò i bagagli in auto. Egli, a dire il vero, aveva ricordi sfocati ed incerti degli anfitrioni. Li aveva incontrati di sfuggita solo un paio di volte, in occasione di un compleanno e di un ricevimento di battesimo. Dovevano essere pressoché coetanei e gestire un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento. Comunque non chiese nulla a Laura; preferì conoscerli da sé al momento opportuno. Raggiunsero la riviera lunedì pomeriggio, sotto un cielo limpido, percorso da una leggera brezza marina. La destinazione era una villetta unifamiliare, posta al fondo di un lungo viale alberato, che tagliava l’intero quartiere.
Trovarono ad accoglierli solamente il marito di Stefania, un uomo sulla quarantina alto e ben vestito, che, dopo le presentazioni di rito, invitò gli ospiti in salotto a prendere una bibita ghiacciata. Si chiacchierò affabilmente di aspirazioni lavorative, progetti futuri, aspettative coniugali, passioni comuni o differenti. Benché il padrone di casa fosse un tipo composto e posato, seppe subito mettere a proprio agio Andrea e Laura, creando un’atmosfera cordiale ben oltre le previsioni. In capo ad un’ora i nuovi arrivati salutarono il signore e, sistemate le valigie in camera, si recarono allo stabilimento balneare loro consigliato. Fu un’esperienza proprio memorabile. I caldi massaggi sulla sdraio, gli interminabili baci sotto l’ombrellone, le rapide nuotate al largo spazzarono via in un baleno ogni tensione e dubbio accumulati nell’ultimo periodo. Il sole si affievoliva e le ombre si allungavano. I ragazzi radunarono in borsa le proprie cose e guadagnarono la strada del ritorno.
A cena Laura riabbracciò sua sorella, giunta a tavola circondata da un’aura di incommensurabile fascino.
Vestiva un abito di seta blu che le lambiva le ginocchia, portava splendidi orecchini a pendolo e una magnifica collana di perle. I suoi capelli castani emanavano un delizioso profumo e facevano risaltare la chiara e liscia pelle. Gli occhi verdi e le labbra sottili avrebbero catturato immediatamente l’attenzione di chiunque. A quella visione Andrea restò pietrificato dallo stupore, a malapena riuscendo a stringere la mano alla signora. Avvertì un brivido sconosciuto, una sensazione travolgente e difficile da descrivere a parole. Mentre venivano servite le portate la conversazione scorreva abbondante tra gli altri, ma il ragazzo si limitava a cenni col capo e risposte laconiche, poiché troppo forte era il desiderio di fissare Stefania, che reagiva con celati sorrisi e fugaci sguardi, arrossendo vistosamente e spostandosi nervosamente i ciuffi. Per fortuna Laura parve non accorgersi di quell’intensa connessione. Sotto il pergolato della veranda, tra le verdeggianti fronde di edera, i commensali si godevano il sollievo dall’umidità serale e si rilassavano dalle fatiche diurne. All’ora del dessert, il padrone di casa andò in cucina proprio quando Laura si trovava in bagno. Dunque Stefania e Andrea, avvolti per la prima volta dalla pura solitudine, poterono scambiarsi liberamente occhiate maliziose ed intriganti; però nessuno ebbe il coraggio di parlare. Non ce n’era bisogno; i pensieri superavano le parole. Ad un certo punto Stefania allungò la mano e fece per accarezzare quella di Andrea, tuttavia fu scoraggiata dall’incombente arrivo del marito con le tazze dei dolci. La donna sentì una fitta nel petto. L’attrazione rende impazienti, l’attesa brucia l’animo.
Trascorsa da un pezzo la mezzanotte, le coppie si ritirarono nelle rispettive stanze. Lavati i denti e data una regolata alla barba, Andrea spense la luce del bagno ed entrò in camera da letto, dove Laura gli diede la buonanotte prima di coricarsi. Per il ragazzo prendere sonno era arduo, essendo tempestato da una turba di pensieri contrastanti, che urlando e strepitando lo spingevano ora in una direzione ora in un’altra. Sudava, fremeva, tentennava. Poco più tardi strinse la spalla di Laura, le sfiorò il seno, le cinse la vita e piano piano scese sotto l’inguine, abbassandole le mutande. Ricevuto il dono di quel sapiente tocco, Laura ansimava e si contorceva, scuotendo il capo continuamente sul cuscino. Quando sentì la mano molto bagnata, Andrea si tolse i pantaloni e i boxer e si accostò al suo ventre, ma la ragazza lo fermò e disse: «Adesso non me la sento, scusami.» Poi Laura rivestì le mutande e si coprì col lenzuolo. A colpire Andrea non fu tanto delusione, piuttosto rammarico dovuto all’incapacità di comprendere i sentimenti della sua compagna. Sospirò preoccupato e chiuse gli occhi. Si risvegliò di scatto, disturbato dalla giovane luce che filtrava dai buchi della tapparella. Sentì il marito di Stefania chiudere la porta per andare in negozio e vide la donna attraversare il corridoio verso la doccia. Si girò a fianco; Laura dormiva profondamente. La tentazione era inarrestabile, la voglia incontenibile, il pericolo estremo. Si alzò, si svestì completamente e si presentò alla porta della doccia, da cui subito si affacciò Stefania, che esclamò: «Dai, entra!»
Il ragazzo non esitò un istante, sollevò la donna in braccio, la portò nella cabina e chiuse la porta. La baciò e la leccò in ogni punto possibile, per poi iniziare una vigorosa penetrazione, facendola gemere intensamente. Spingeva veloce, sempre più veloce, tastando le bollenti cosce della sua amata. All’apice dell’eccitazione estrasse il membro, fece voltare e piegare Stefania e, dopo una precipitosa lubrificazione, la possedette analmente. La donna si fece scappare un urlo, strozzato appena in tempo da non essere udito da Laura. «Ti piace, vero?», chiese Andrea euforico. «Sì, ma aspetta, sento bruciore...», «No, non mi fermo, dopo mi ringrazierai...» Le allargò le gambe al massimo ed affondò fino ai testicoli cinque, dieci, venti, trenta volte...Stefania piangeva e rideva allo stesso tempo, incitandolo a proseguire, esplorando orizzonti di godimento impensabili ed eiaculando copiosamente. Ebbe quattro orgasmi consecutivi, eppure Andrea non era ancora appagato. I minuti correvano, i colpi aumentavano, l’estasi si faceva assoluta. Stefania si coprì la bocca per contenere il rumore, finché un lamento liberatorio segnò il coronamento supremo del piacere. La donna si sedette a terra esausta e sussurrò al ragazzo con un filo di voce: «Ti ringrazio, tesoro...» Si lavarono accuratamente e tornarono nei rispettivi nidi d’amore. Al termine di quella vacanza non si sarebbero mai più rivisti, però Stefania diventò la figura più ricorrente nei sogni di Andrea.
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