incesto
Il compleanno della sua amica
di AlessioBT
02.10.2024 |
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"Non fiatai più per tutto il ritorno, e lei si fumò la sua sigaretta, compiaciuta..."
Eravamo giovani, lei aveva già le sue forme da ragazza, io ero in piena crisi ormonale. Mi eccitavo segretamente quando in bagno trovavo i suoi perizomi, le mutandine, i reggiseni, i collant…Lo facevo anche con la lingerie di mia madre, ma con quelle di mia sorella, tutto era più eccitante. Dalla biancheria sporca, spesso, prendevo i suoi perizomini e li annusavo, li vedevo macchiati a volte, e mi eccitavo, masturbandomi al solo pensiero di vederla indossarli. Sborravo copiosamente, a volte anche all’interno delle mutandine, provando a pulire ma tanto li avrei rimessi nella biancheria sporca.
Ogni tanto, capitavano fugaci visioni, magari mentre lei era intenta a prepararsi per uscire e quindi andava avanti e indietro seminuda tra il bagno e la sua camera, e io fingevo di passare casualmente in corridoio, per vederla ed eccitarmi poi nella mia stanza. Lei mi guardava ma faceva finta di nulla, era abbastanza normale che stessimo in intimo in casa mentre ci si preparava. Si era messa in tiro quella sera, era il compleanno di un’amica: gonna nera sopra il ginocchio, collant color carne, tacchi neri, camicetta bianca un po’ scollata e giacca. Una coda di cavallo che raccoglieva i suoi lunghi capelli castani e un filo di trucco. Era una gran figa. Mi chiese di accompagnarla, non guidava ancora, e poi a fine serata di andare a riprenderla. Le dissi ovviamente di sì, mi eccitava già solo l’idea di continuare a guardarla. Nel tragitto in macchina non perdevo occasione di guardarle le gambe e i tacchi, mi stava eccitando, avevo pensieri che mai avrei pensato di poter rivolgere a mia sorella. Ho avuto la sensazione che ogni tanto se ne fosse accorta, perché si teneva la gonna in modo che non si alzasse o si sistemava la camicetta che nei sobbalzi della strada ogni tanto lasciava intravedere il reggiseno. Arrivammo a casa della sua amica, uscì mostrandomi quel bel culetto che aveva, e mi disse con un sorriso “Ti avviso io quando puoi venirmi a prendere, ok?!”. Le feci cenno di sì, le sorrisi anche io e ci salutammo. La guardavo allontanarsi mentre sculettava, chissà forse lo stava facendo apposta? Non lo so. Attesi di vederla entrare e tornai a casa, molto eccitato.
Verso mezzanotte e mezza mi chiamò, chiedendomi di andarla a prendere. La sentii piuttosto su di giri, d’altronde era una festa di compleanno. Arrivai da lì a poco, mi aspettava già fuori, capelli sciolti, giacca in mano, camicetta appena più sbottonata di come la ricordassi, e quel solito bel culetto con gambe incrociate ad attendermi. “Ciao!” mi disse sorridendo… “Ciao” le risposi sorridendo anche io, “tutto ok? Com’è andata la festa?”. Soliti convenevoli del caso, ma una cosa mi era balzata agli occhi, aveva un po’ bevuto, lo si sentiva nell’aria di alcool che emanava. “Mah, tutto ok, sai come sono queste feste, si balla, si beve, amici che ci provano…” e mentre lo diceva mi guardava e rideva. Io la ascoltavo divertita, d’altronde è più piccola di me di qualche anno, e ci ero passato anche io. Un po' di radio in macchina nel tragitto, abbassa il finestrino e si accende una sigaretta. Le dico “dai oh, non in macchina, rimane la puzza poi”, e lei per tutta risposta, con un sorriso malizioso, mi fa “Ah, questa cosa di me non ti piace, eh?!”. Ci rimasi di sasso. Mi aveva sgamato? Credo proprio di sì, cioè, è l’unica cosa a cui pensai. Non fiatai più per tutto il ritorno, e lei si fumò la sua sigaretta, compiaciuta.
Entrammo in casa, i miei erano ancora fuori essendo un sabato sera. Avviandosi verso camera sua barcollava un po’, sarà stato l’alcool della festa in contrasto con i suoi tacchi, entra in camera e si lancia di petto sul suo letto. Con gli occhi socchiusi mi fa “Mi aiuti a mettere il pigiama, sto un po’ sfatta”… io non riuscivo a credere alle mie orecchie. Iniziai a sentire il mio cazzo avere una improvvisa seppur lieve eccitazione. Mi avvicinai, era sdraiata di viso sul cuscino e mi dava le spalle, non poteva vedermi. Mi sedetti alla sedia bassa li vicino, la aiutai a togliersi i tacchi lentamente, ne sentivo l’odore, e mi stavo eccitando sempre di più. I movimenti dei suoi piedi e delle sue gambe mentre glieli toglievo mi stavano facendo impazzire. Mentre poggio i tacchi per terra si era sbottonata la camicetta e con un gesto me la porge, restando di spalle, mostrandomi la schiena con il reggiseno attaccato e la chioma di capelli che lateralmente dava sul letto, senza mai guardarmi. Con un gesto lento si avvicina con la mano alla cerniera della gonna e mi dice “mi aiuti a sfilarla?”, e nel dirlo inarca un po' la schiena, mostrandomi la rotondità di quel culetto che tanto avevo desiderato nei miei pensieri più perversi. Io non ci stavo capendo più nulla, avvicinai la mia mano alla sua quasi tremante, e le tiro giù la cerniera, che le allarga la gonna in vita, pronta ad essere tolta. Lei lascia andare la sua mano sul letto e con un gesto mi fa un cenno come a dire “fai tu che non c’ho forze”.
Io le abbasso la cerniera, mi alzo e la cingo con le mani, provando (o facendo finta) a non toccarle il culo, ma era impossibile. Le sfilo pian piano la gonna, godendo non poco di quella visione che mi si stava presentando: i collant color carne su quel culo meraviglioso che bramavo, che lasciavano intravedere il suo perizoma nero sottile tra le natiche, con qualche pizzo qui e lì. Lei inarca ancora un po' il culo e quasi ordinandomelo mi dice “toglimi i collant”. Non ce la facevo più, capivo lo stato di ebrezza in lei, ma il mio stato di eccitazione ormai era agli sgoccioli. Sentivo il cazzo premermi sulla patta dei jeans, ero arrapato e duro. Con i pollici mi frappongo tra l’elastico dei collant e quello del perizoma, lungo i suoi fianchi, prendendo per errore su un solo lato anche il perizoma, ed inizio a sfilarle i collant. Lei capisce che il gioco sta diventando pericoloso e con una voce un po' più seria mi redarguisce con un “Solo i collant!”. In quel momento ho capito che era comunque vigile, e che mi stava davvero provocando, non era per nulla fuori di sé, anzi. A quel punto, per stare al gioco le rispondo “Ok, come preferisci” e le sfilo tutti i collant liberandole le gambe e quei piedini che farebbero la felicità di qualsiasi feticista. D’istinto le porto al mio naso, l’avevo fatto un sacco di volte quando le trovavo nella biancheria sporca per assaporarne l’odore. Lei sente il mio inspirare e maliziosa mi dice “ti piace il mio odore?”, ed io “sì, molto, e anche la visione”. Non avrei mai creduto possibile una mia frase del genere davanti a lei, ma ormai ogni freno inibitore era saltato, da parte di entrambi. Tant’è che lei mi risponde così: “Se c’è qualcosa che vorresti fare ora, falla, e resterà tra noi”.
Non potevo crederci, era un desiderio perverso che stava diventando realtà. L’istinto animale e primordiale mi ordinava di scoparmela a pecora selvaggiamente, c’era odore di sesso nell’aria. Mi soffermai sul suo culo inarcato, mi avvicinai col viso, annusando ed odorando lì dove il perizoma solcava di più, tra la rosetta del suo culetto e quella figa rigonfia di voglie. Con la punta del naso le toccai una natica lì vicino ed inspirai forte, sentendo in lei un lieve gemito, e le risposi semplicemente “Ok”. Quell’odore di figa bagnata mi aveva inebriato, e decisi di realizzare quei desideri che avevo sempre fantasticato: mi sedetti ancora accanto a lei avvicinandomi al suo corpo il più possibile, mi abbassai e poi tolsi jeans e mutande, lasciando svettare il mio cazzo duro e pulsante, che lei non poteva vedere perché era girata dall’altra parte, e continuando ad annusarla iniziai a segarmi dolcemente, beneficiando di quegli odori, umori e visione. Sì, mi stavo segando davanti al culo nudo e racchiuso in un perizoma di mia sorella, e ad ogni mio sospiro, sentivo anche lei vogliosa gemere un po’. Ad un tratto vidi nuovamente la sua mano muoversi, come ad invogliarmi, ad avvicinarmi. E la mia mente non perse tempo: mi avvicinai con il mio cazzo duro, e glielo misi in mano.
Gemette appena e lo strinse forte, e vidi l’altra sua mano andare verso le sue parti basse. Io avvicinai la mia alla sua mentre me lo stringeva e la accompagnai in una sega dolcissima, insieme, mentre con l’altra mano le accarezzavo la schiena e il culo. Fu un qualcosa di celestiale, mia sorella mi stava segando e io la accompagnavo, mentre lei si masturbava senza essere vista. Avvicinai l’altra mia mano all’altra sua, lei all’interno del suo perizoma, io all’esterno: era fradicia. Mi inumidii un po’ le dita, annusai e leccai i suoi umori, era tutto così peccaminoso e porco, e piacevole e dolce. Sentii il mio cazzo indurirsi pronto a venire, provai a rallentare il ritmo delle nostre mani per goderne al meglio, ma non servì a molto: le lasciai il controllo, e la sua mano mi fece sborrare in maniera abbondante un po' sulla sua schiena, un po’ per terra, e un po’ sul suo letto. Colava la mia sborra tra le sue dita, la sola visione di quella scena, ancora mi aiuta nei momenti di solitudine. Mi chiese un fazzoletto, glielo porsi, tutto senza guardarmi mai. Si pulì la mano e mi disse “Beh, buonanotte ora, vai, metti che tornano mamma e papà”. Io ero ancora inebriato da tutto quanto, fui solo capace di dirle “Ok, vado, buonanotte”, e me ne andai in camera mia. Ancora in preda a quell’orgasmo, ancora con il fiatone. Ancora con la voglia e la speranza che, magari in un altro momento, avrei potuto osare di più da quella insolita e piacevole nuova scoperta. L’incesto con mia sorella.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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