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Gay & Bisex

mi son fatto fottere


di amalia_
26.02.2024    |    396    |    3 8.5
"Il classico ragazzino che passa inosservato..."
Il classico ragazzino che passa inosservato.. pochi amici, tutti maschi, tutti conosciuti a scuola. Le mie compegne di classe tutte troppo snob, troppo carine, troppo sveglie per rivolgermi la parola al di fuori dell’ambito scolastico, non che anche in quell'ambito mi considerino ugualmente.

Alto, magro.. forse un po' troppo. Scurissimi capelli riccioluti che fanno da cornice ad un viso assolutamente ordinario, l'unico vanto che posseggo sono i miei grandi occhi color cervone.. ma ahimè anch'essi troppo spenti per lasciare il segno. Carino? forse, ma nessuno me l'ha mai detto.. anzi “passabile” mi ha definito l’unica ragazza che sono riuscito a fottermi nei mie 18 anni di vita, niente più niente meno.


Un qualsiasi triste giorno autunnale ero sull'uscio della porta pronto a prendere l'ombrello e uscire a comprare qualcosa per cena. I miei genitori, una meravigliosa coppia di quarantenni colmi di bellezza e simpatia, qualità che probabilmente non ho ereditato, erano fuori per un weekend romantico.. come sempre.
Rimasi impietrito... sul mio pianerottolo, ritto difronte a me c'era un uomo, non un uomo qualsiasi, un adone... la fioca luce dell'antico lampadario del soffitto illuminava debolmente il suo volto, la mascella scolpita, un filo raso di barba scura che terminava sotto i suoi sporgenti zigomi.. era un dio e il dio mi fissava, mi guardava dritto nei miei occhi cervone con un'intensità che quasi mi fece tremare. I suoi sottili occhi neri contornati da fitte ciglia lunghissime mi scrutavano, mi sentivo quasi nudo, impotente sotto il potere di quello sguardo... liberatomi dal suo incantesimo stavo per chiedere se cercasse qualcuno o qualcosa in particolare, ma i suoi occhi tanto sottili si spalancarono rivelando un sguardo ancora più intenso che scaturì una strana e forte vibrazione in me... mi era diventato duro all'improvviso... diventai paonazzo e sperai con tutto me stesso che non si notasse quella "cosa" che si faceva sempre più grande e cercava di divincolarsi dentro le mutande.
“Ciao sono Marco, mi sono appena trasferito con la mia fidanzata nell’appartamento difronte e stavo giusto venendo a parlare con tuo padre dato che è l’amministratore …” lui continuò a parlare, a spiegarmi cose di cui non capivo nulla , ero troppo preso dalla profondità della sua voce... gesticolava e io guardavo solo i muscoli del braccio contrarsi e la sua maglietta aderente che si strizzava ad ogni gesto. Ero eccitato e confuso e l'erezione mi tirava nei pantaloni ed era tutto così caotico, il rumore della pioggia, la sua voce, i suoi occhi, la lingua.. come si muove in fretta la sua lingua, quelle braccia... involontariamente nella confusione che aleggiava nella mia mente abbassai lo sguardo e mi fissai sulla sua protuberanza, su quell'enorme protuberanza. Annuì a qualsiasi cosa avesse detto senza accorgermi che stavo palesemente fissando il suo pacco, ci fu il silenzio.


Appoggiò con disinvoltura la possente mano all'altezza del suo pene e con un gesto rapido lo sistemò affinché il bozzo fosse meno evidente... il suo gesto mi fece rinsavire e completamente preso dall'imbarazzo dissi con voce stridula che mio padre non era in casa e non sarebbe rientrato quella sera e corsi via.
Nel tragitto verso il ristorante cinese ero scosso, pensavo e ripensavo a quell’incontro ma non riuscivo a capire cosa mi fosse preso ma ogni volta che nella mente mi appariva la sua virile e prestante figura sentivo un formicolio nei pantaloni. Rientrato a casa c’era un post-it sulla mia porta “Vediamo la partita insieme? Firmato Marco.”
Un’ondata di tiepida gioia mi travolse e senza pensarci due volte, con le gambe tremanti e un nodo in gola, andai a suonare al suo campanello: la porta si schiuse rivelando l’immagine di una bellissima ragazza bionda in shorts, la sua minuscola canotta bianca non lasciava spazio all'immaginazione, in quella canotta non c'era spazio nemmeno per il suo seno "che tette enormi per un fisico così magrolino" pensai “sembra così volgare”. Subito dietro di lei arrivò Marco che esordì "ah che fortuna! non devo restare con Chiara e le sue estenuanti amiche tutta la sera.. una bella serata tra uomini era quello che ci voleva" le stampò un bacio sulle labbra e con un rapido gesto le strizzò il capezzolo facendola arrossire e sorridere poi si diresse verso di me e scrutò il mio viso con fare indagatore.. dovetti faticare per nascondere la delusione nei miei occhi dopo la dolce e maliziosa scenetta alla quale avevo assistito… ma perché ero deluso?

Erano appena le sette e mezza e lui si era già sistemato sul mio divano, di tanto in tanto si strizzava il pacco, si stiracchiava e si guardava intorno, io ancora stordito dalla maestosità della sua figura mi muovevo lento e scoordinato. Mancavano un paio d’ore alla partita così sistemai il cibo cinese nel forno e presi degli alcolici a caso dal mobile bar... mentre preparavo dei cocktail cercando le ricette online lui era lì immobile con lo sguardo fisso su di me, sogghignava della mia goffaggine e mi pungolava. Parlammo e bevemmo a lungo, ero sempre più sereno e l'alcol mi aiutava ad essere meno teso, nonostante la nostra notevole differenza di età la conversazione era fluente e mai noiosa. Tra una risata e l’altra, una spinta e una pacca sulla spalla io ero sempre più eccitato.

Ad un certo punto si alzò per cercare il telecomando, stava per iniziare la partita, il mio sguardo cadde ancora una volta sul suo pacco "decisamente grande" continuavo a pensarci non potevo farne a meno, era voluminoso, un grosso bozzo che premeva contro il suo morbido pantalone… non avevo più il controllo delle mie azioni, mi mordevo le labbra e ansimavo piano... il mio cazzo si gonfiava a dismisura e per nascondere quel crescente problema accavallai le gambe cercando di nascondere l'erezione. Il mio volto era nuovamente paonazzo, pregavo che lui non notasse nulla, speravo che andasse via per correre a masturbarmi, non volevo altro… ma lui era lì in piedi davanti a me che giocherellava con i tasti del telecomando e mi fissava compiaciuto, soddisfatto, era pienamente consapevole della mia situazione. Con il sorriso stampato in faccia si sedette sul divano e mi fece cenno di spostarmi lì accanto a lui "non vorrai mica gustarti la partita da quella scomoda sedia in legno" mi disse, io come un cagnolino impaurito, con una mano davanti l'erezione cambiai velocemente seduta accavallando nuovamente le gambe.

La partita era iniziata ma io non stavo capendo nulla… all’improvviso sentì la sua mano sulla mia gamba, il mio membro si fece di pietra, tirava così tanto che non potevo più nasconderlo tra le gambe… lo vide, lo fissò attentamente per qualche istante, ero mortificato ma lui, lui no. Poggiò con delicatezza la sua possente mano su di esso, con le dita disegnava la forma del mio pene sui pantaloni, ero così eccitato che sarei potuto venire all’istante. Mi prese il viso con l’altra mano e lo girò verso di lui, mi infilò dolcemente la lingua in bocca e iniziò a succhiare avidamente la mia. Mi girava la testa, tutto era così confuso e così tanto eccitante, iniziai a muovere nervosamente le anche, premevo il mio membro contro la sua mano, mi agitavo e ansimavo come una ragazzina… lo desideravo. Prese la mia mano chiusa in un pugno stretto appoggiata sul divano e la diresse verso i suoi pantaloni, estrasse il suo enorme cazzo venoso e me lo fece accarezzare… era durissimo, era enorme, ero in paradiso.
Si alzò in piedi, dritto davanti a me, con i pantaloni che toccavano terra e il gigantesco membro teso verso il mio viso, si reggeva dritto da solo, con entrambe le mani mi avvolse la testa e la tirò delicatamente verso di se “adesso apri la bocca e succhia”
Annuì timidamente e avvicinai le mie labbra al suo glande, schiusi la bocca e iniziai a leccare delicatamente la punta, era dolce, lui ansimò forte.. poco alla volta inizia ad infilarlo in bocca ma non potevo superare metà della sua lunghezza senza strozzarmi, lui continuava a muovere la mia testa con delicatezza avanti e indietro e lentamente ancheggiava. Lo sentivo gemere, con una mano mi reggevo ai suoi glutei, accarezzando con le dita la spaccatura tra di essi, ogni tanto prendevo coraggio e spingevo con l’indice contro il suo ano, senza affondarlo, lo sfioravo e disegnavo un cerchio intorno ad esso, lui gemeva più forte. Non sapevo ciò che facevo, non avevo idea se andasse bene o meno, ma è ciò che sarebbe piaciuto a me.. lui sembrava apprezzare e io ero troppo stordito da quel turbine di emozioni e pulsazioni per fermarmi. Con la mano libera, iniziai a massaggiare il mio povero membro che si divincolava nelle mutande, mi vergognavo ma l’erezione era così tanto tesa che iniziava a far male “escilo” disse lui a denti stretti, mentre tratteneva l’eiaculazione “escilo e masturbati adesso” liberai il mio cazzo dalle sue pene, e la mia erezione era finalmente libera, in bella mostra davanti a lui, un palo dritto e gonfio, le vene violacee pulsavano fortissimo… non appena fu libero non ebbi il tempo di toccarlo che un enorme getto di sperma zampillò fuori, tutto il mio corpo tremava, era una sensazione indescrivibile, brividi su tutta la schiena, un’ondata calda travolse la mia bocca, un liquido viscoso e dolce avvolse la mia lingua… era venuto? Mi era venuto in bocca?
“scusa, non sono riuscito a trattenermi” mi disse sorridendo dolcemente “nemmeno io” risposi in modo timido e impacciato dopo aver ingoiato il suo seme. Giacevo seduto immobile sul divano, con gli occhi sgranati e la bocca schiusa, mi sentivo bollente ma avevo i brividi lungo tutta la schiena. Ero sudato e il cuore batteva come non mai. Lui con disinvoltura si tolse le scarpe, si sfilò completamente i pantaloni e le mutande e adagiò gli indumenti su una sedia, con le sue chiappe di marmo si aggirava vicino il mobile bar preparando da bere… io rimanevo intontito, con il cazzo fuori i pantaloni e il mio sperma sparso ovunque sui miei vestiti e sul divano. Il suo cazzo era meno vigoroso di prima ma si manteneva comunque a mezz’asta, il mio era tornato moscio e sembrava un piccolo vermicello impaurito.
“non devi vergognarti” mi disse porgendomi il gin tonic che aveva preparato anche per me, mentre io ero palesemente a disagio per la differenza delle nostre situazioni “tra poco sarà di nuovo sull’attenti” bisbigliò al mio orecchio che poi morse dolcemente. Si tolse la maglietta mostrando i suoi meravigliosi pettorali e il suo petto villoso, scolò il suo drink tutt’un fiato e si inginocchiò tra le mie gambe, uno spasmo involontario le strinse per non farlo avvicinare al mio pene moscio, ero così a disagio, lui mi sorrise e abbassò completamente in miei indumenti, allungò la mano, mi sentivo così vulnerabile in quella posizione.
Si infilò il dito in bocca e dopo averlo succhiato e leccato mi divaricò leggermente le cosce, sollevò le mie palle con il palmo della mano e appoggiò il suo dito umido sulla bocca del mio ano, un brivido corse lungo tutto il mio corpo fino al mio cazzo che inziò a pulsare… infilò piano la punta del dito dentro il mio culo, emisi un forte gemito, lui iniziò a roteare il dito e pian piano lo infilava più a fondo, iniziai a farmi impaziente, l’eccitazione si stava impossessando di me, la mia erezione iniziò a crescere e mentre lui infilava ed usciva il dito dal mio culo con l’altra mano iniziò a massaggiarmi le palle, in meno di due minuti il mio cazzo era un tronchetto tutto gonfio e duro. Mi diede un bacio appassionato sul glande e lo succhiò, io spinsi la mia mano sulla sua testa e gli infilai tutta la mia erezione fino in gola “oddio scusa” gridai ansimando, lui alzò la testa con un sorriso malizioso stampato in faccia e mi sollevò con forza trascinandomi sul pavimento. Mi tolse la maglietta, ero disteso sul freddo marmo, lui era tra le mie gambe, il nostri cazzi duri si toccavano, si distese su di me e iniziò a leccarmi e mordermi i capezzoli, i nostri cazzi di sfregavano e io tiravo i suoi capelli e ancheggiavo verso di lui strofinando i nostri membri sempre più forte, mi dimenavo e gemevo. Lui si sollevò a mezzo busto e mi tirò su con una sola mano, quanto ero più esile confronto le sue possenti braccia. Con un gesto secco mi voltò di spalle e mi sollevò le ginocchia piantandole sul pavimento. Con entrambe le mani mi spalancò le natiche, un gesto così grezzo e bruto che avevo paura le strappasse via, all’improvviso sentì la sua calda lingua nel mio ano ed emisi un gemito talmente forte che chiunque avrebbe potuto udirlo nel palazzo. Volevo sprofondare dall’imbarazzo, se mi avesse guardato in faccia avrebbe riso per mesi, avevo gli occhi sgranati e la bocca spalancata con la saliva che colava giù, sembravo un animale in estasi, tremavo tutto e ansimavo.
Lui sospirò e disse “adesso” sospirò ancora “adesso mi tocca sfondarti questo bel sederino” io ero senza fiato, col cazzo durissimo, impaziente e allo stesso tempo impaurito di quel che sarebbe successo “fallo” mormorai desideroso. Sentì il suo membro appoggiato al mio culo, sentivo questo grosso pezzo di carne dura che premeva piano sul mio stretto buco, mi afferrò entrambi i fianchi mentre continuava a premermi il cazzo sul buco, faceva dei piccoli movimenti circolari col bacino e poi con un colpo secco, con una forza inaudita, mi entrò dentro. Urlai dal dolore. Era un dolore mai provato, un dolore forte e intenso che non era solo dolore, era qualcosa di diverso, singhiozzai e strinsi i denti, qualche lacrima mi rigò il volo. Con il cazzo dentro di me si rovesciò sulla mia schiena che dolcemente baciava “lo so che ti fa tanto male adesso, ma tra poco andrà meglio” mi sussurrava mentre con le mani accarezzava il mio gracile petto. Diede un paio di vigorose botte e gemette “qui dentro è bellissimo” disse a denti stretti ma io li chiesi di fermarsi perché il dolore era ancora troppo da sopportare così lui si accasciò nuovamente su di me, la sua mano scivolò sul mio pene ancora un po' duro e iniziò piano a masturbarmi mentre dava delle piccole botte, sforzandosi di contenere tutto il suo desiderio, dosava graziosamente ogni colpo e continuava a segare il mio cazzo. Il dolore diventò piacere, diventò estasi, iniziai a gemere e piano piano le sue botte diventarono sempre più forti, i suoi fianchi sempre più svelti, lasciò il mio cazzo e mi afferrò i fianchi, piantò bene a terra la sue ginocchia e divaricò ancora un po' le mie gambe… era tutto dentro di me e mi sbatteva ritmicamente come se fossi una bambolina. Dio quanto mi piaceva essere fottuto così da quell’uomo! Ormai mi sbatteva talmente forte che dovevo tenere le mani ben salde sul pavimento o sarei volato via, non facevo nemmeno più caso a quanto stessi gridando, ad ogni mio gemito uno schiaffo potente si schiantava sulla mia chiappa destra, lui ansimava e gemeva, gemeva e ansimava, il sudore del suo petto cadeva sul mio sedere bollente “sei la mia troia” continuava a dirmi mentre mi fotteva senza pietà. Ero senza un contegno, senza inibizioni, senza freni “oh si ancora” gridavo mentre sentivo il buco che si lacerava sotto le sue spinte, la mie erezione era enorme, il mio pene stava esplodendo… il suo cazzo enorme scivolava senza più fatica dentro il mio culo finchè sentì la sua mano afferrarmi i capelli e tirare, uno schiaffo si schiantò ancora sulla mia chiappa e contorcendomi e gridando vennì copiosamente sul pavimento. Lui gemette in modo gutturale, sembrava un animale, aumentò ancora il ritmo fino ad inondare il mio ano con il suo caldissimo seme. Mi diede un ultimo schiaffo e uscì dal mio culo stremato. Mi voltò e si distese tra le mie gambe col il capo appoggiato sul mio ventre, com’era pesante, mi sentivo schiacciato ma mi piaceva essere schiacciato così da lui.

“Che ragazzino interessante, sarà bello vivere alla porta accanto la tua” disse debolmente con voce fioca
“Io non sono gay, questa è stata la prima volta per me” non so perché volli dire questa frase, ma sentivo il bisogno di giustificare la mia goffaggine
“Oh ma nemmeno io sono gay, ho una bellissima fidanzata, ricordi?” “Semplicemente mi piace fottere chi vuole essere scopato, come te oggi”
Sentì un imbarazzo gigantesco, lui non mi aveva sedotto, non aveva fatto nulla… io mi ero invaghito ed eccitato solo perché eravamo nella stessa stanza, anzi io mi ero eccitato solo guardandolo in piedi sul pianerottolo, volevo essere scopato? L’ho praticamente chiesto io? Che significa tutto questo? Se mi rimane ancora appoggiato addosso temo che mi ecciterò di nuovo.
“Non ti fissare, non farti domande, se ti è piaciuto lo faremo ancora… magari la prossima volta lo facciamo da me e coinvolgiamo Chiara… ha uno strapon favoloso” disse alzandosi e tendendomi la mano. Tesi la mano verso la sua e mi tirò su con un movimento, mi baciò a lungo e mi avvolse tra le sue braccia stringendomi a se. Ero esausto, confuso, un po' ubriaco, le gambe mi tremavano, il culo mi bruciava, ogni parte del mio corpo sembrava essere stata martoriata, mi faceva male tutto. Mi adagiò sul divano e mi disse di riprendere fiato mentre sistemava tutto il casino che avevamo fatto, mi coprì il cazzo moscio con le mani e si avvicinò di colpo sollevandomi le braccia sulla testa tenendole in un pugno stretto contro il muro “Non ti devi mai coprire così, non ti devi vergognare con me, ormai mi appartieni” mi disse con tono rude.
“Adesso andiamo a farci una doccia e ceniamo”

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