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Gay & Bisex

il sig.Piero...


di sonoquixvoi
26.09.2024    |    1.232    |    4 9.6
"Di li a poco erano nudi anche loro, Gianni, l’amico di Piero ha un cazzo più lungo ma meno largo però ha palle pendenti davvero grosse e pelose..."
Ricordo che avevo da poco terminato il secondo anno di superiori e insieme al mio amico Franco fantasticavamo spesso sul sesso. Lui assolutamente etero convinto mentre io già allora ero amante del sesso in tutte le sue forme, sia da attivo con le donne che da attivo/passivo con gli uomini.
Una mattina di quell’estate mi trovo con Franco per andare a fare un giro in bici. Lo vedo serio e un po’ irascibile e gli domando cosa avesse che non andava. Lui mi rispose “nulla… anzi, qualcosa c’è” e poi smise di parlare, alle mie insistenze rispose che il sig Piero, che abitava all’ultimo piano della casa in cui si era trasferito da poco con i suoi, ogni volta che lo trovava in ascensore gli faceva battutine strane che erano piano piano diventate delle avance. Non lo sopportava più al punto di evitare di prendere l’ascensore con lui quando lo vedeva rincasare.
Il sig. Piero, un uomo robusto, calvo e particolarmente peloso sopra i 50 anni faceva il gommista e rientrava normalmente e puntualmente alle 18 a fine lavoro ancora con addosso la tuta quasi pulita, ma solo di lunedì. Tuta che inevitabilmente diventava sempre meno pulita con il passare dei giorni della settimana.
“Se ti tedia in quel modo l’unica speranza che puoi avere è che dirotti le sue attenzioni su qualcun altro” dissi io, o poi aggiunsi “Che tipo è?”
“E no!... a cosa stai pensando” disse Franco dopo un attimo di silenzio. “A te cosa frega” dissi io aggiungendo “Anzi, bisogna che venga a casa tua più spesso il pomeriggio, diciamo verso le 18…”
Franco condivideva le mie pulsioni da attivo con le ragazze ma non da passivo con i maschi, perciò, per amor della profonda amicizia che ci univa, acconsentì che lo andassi a trovare più spesso il pomeriggio.
“Ma cosa vuoi fare” disse poi Franco. Risposi “Fammi solo notare in ascensore che ho una stringa slacciata, poi ci penso io…”
A quel tempo pesavo circa 60 chili su un metro e ottanta, davvero magro ma già con un bel culetto tondo e sporgente, capelli biondi lunghi sulle orecchie, pelle bianchissima e completamente senza peli: un bel fighetto devo dire...
Il giorno dopo, come d’accordo aspettammo l’arrivo del sig. Piero sulla strada e vedendolo entrare nel cortile ci dirigemmo all’ascensore. Dopo poco lo vedemmo arrivare nell'atrio.
Saliti tutti sul piccolo ascensore, di quelli che hanno una porta in metallo fuori e due piccole porte in legno dentro. Il sig Piero si appoggiò su un angolo interno Franco sull’altro e io salii per ultimo. Chiusi le porte rimanendo rivolto con la schiena a entrambe. Il sig. Piero, che continuavo a girarmi per guardarlo, dal basso verso l'alto ma soprattutto lì in basso, non conoscendomi domando a Franco chi fossi. “E’ un mio caro amico dall’infanzia”. Il discorso finì lì fin quando Franco come concordato mi disse “Hai una stringa slacciata”
A quel punto mi chinai senza piegare le gambe per allacciare la scarpa da tennis e appoggiai delicatamente e in modo apparentemente involontario il culo proteso all’infuori sfregandolo quasi impercettibilmente al pacco del sig. Piero che ebbe un piccolo sussulto. “Mi scusi” dissi io, diventando un po’ rosso in viso, come mi disse poi Franco. “Non ti preoccupare, non è un problema!...” disse il sig. Piero, al che risposi “Se non lo è per lei, guardi che tantomeno lo è per me!”
Arrivati al nono piano io e Franco scendemmo mentre lui continuò fino al piano superiore dove abitava con la moglie, donna scostante, secca come una stecca di bigliardo e parecchio brutta a detta di Franco.
A casa sua, nella sua cameretta Franco mi disse “si può sapere cosa ti è venuto in mente!...” e io, “vedrai che non ti tarmerà più tra qualche giorno, “A proposito, domani alle 18 in punto aspettami a casa che ti devo raggiungere!”
Il giorno dopo alle 18 ero sotto casa di Franco, senza mutande e in pantaloncini da atletica in raso blu, pronto a prendere l’ascensore per andare da lui.
Puntualmente arrivò il sig Piero e mi apprestai a prendere l’ascensore con lui. In quel momento arrivarono marito e moglie già parecchio avanti con gli anni chiedendo di poter salire. Ci stringemmo; il sig Piero nel solito angolo, i 2 vecchietti alla mia sinistra e io davanti e di schiena al sig. Piero. Lo spazio era davvero poco e, sempre casualmente appoggiai il mio culetto sulla patta della tuta del sig. Piero che doveva essere anche lui senza mutande e con una bella erezione a giudicare da quanto lo sentissi bene!
Un istante dopo sentii la sua poderosa e ruvida mano palparmi clandestinamente e lentamente ma con vigore il culo e io contraccambiai toccando il suo pacco senza farmi notare dai due presenti.
Giunti al secondo piano i vecchietti scesero e la corsa ripartì, a quel punto la sua mano si insinuò nei miei pantaloncini infilandosi da sotto e la mia tornò sulla sua patta trovando la cerniera già abbassata!
Era proprio senza mutande e aveva anche un grosso cazzo duro che mi affrettai a massaggiare, ma eravamo già arrivati troppo velocemente al nono piano, purtroppo.
Mi disse “troietta, tra 5 minuti scendo in cantina, se ti va, fatti trovare nell’atrio, poi mi segui”
Il tempo di entrare da Franco e salutarlo strizzandogli l’occhio e mi trovai di nuovo in ascensore, arrivato al piano terra non ero più nella pelle e controllai il movimento dell’ascensore sull’indicatore del piano.
Vidi che dopo essere salito al decimo ora stava scendendo. Quando arrivò non fece una parola, scese le scale e io dietro a qualche metro di distanza. Aperta la porticina in ferro del corridoio entrammo e infine arrivammo alla sua cantina. Aprì il lucchetto ed entrammo.
Lui si girò e abbassò i calzoncini corti che si era appena messo tirando fuori un cazzo da pornodivo, gonfio e duro.
Senza una parola mi inginocchiai e lo presi in bocca. Era accaldato e sapeva di sudore e la cosa mi eccitò ancor più, gli feci un pompino da soffocare con le sue mani che premevano la mia testa a prenderlo tutto, dopo qualche minuto in cui alternavo accelerazioni e rallentamenti del saliscendi del capo a giri voluttuosi di lingua sulla cappella sentii il suo grugnito soffocato mentre godeva nella mia bocca affamata di quel buon nettare. Sputai tutto su più fazzoletti di carta tanta era stata la sua produzione, segno che gli è davvero piaciuto il servizio che gli avevo fatto!
Ci ricomponemmo e per prudenza uscii silenziosamente da solo dalla cantina e me ne andai portando con me un sacchetto di plastica contenete i fazzoletti.
Passò il weekend è lunedì; alle 18, ero ancora lì, dovevo salire da Franco, giusto!?!
Lui puntuale come un orologio arrivò, mi vide, non una parola, prendemmo l’ascensore insieme e mentre mi palpava il culo a fondo e con decisione mi sussurrò “Ho un amico fidato a cui ho parlato di te, è scapolo, se ti va bene possiamo andare da lui ma ti avverto, anche lui vuole divertirsi…” immediatamente risposi “Quando”, e lui “Anche domani” e io, “Ok, andiamo, ma non dopo le 17,30”
Martedì pomeriggio pareva non arrivare mai ma alle 17,30 ero lì, bello pulito fuori e soprattutto dietro…
Salii in macchina come da accordi in fondo alla via per non dare nell’occhio, io sempre con i pantaloncini da atletica, e si va. Un paio di chilometri dopo eravamo arrivati: casa vecchia, fuori mano, mal messa, sembrava quasi abbandonata, ma a me poco importava. Entrammo, eravamo aspettati! Dopo qualche effusione nei miei confronti fatto di palpate e qualche eccitante sberla sul culo iniziarono a spogliarmi, ero al settimo cielo. Di li a poco erano nudi anche loro, Gianni, l’amico di Piero ha un cazzo più lungo ma meno largo però ha palle pendenti davvero grosse e pelose. Cominciai a succhiare avidamente entrambe, talmente avidamente da farmi dire di fermarmi altrimenti li avrei fatti venire.
Un po’ di gel sul culo, (peraltro allenato da più di un anno da un dildo di legno diametro 35mm che avevo costruito in box usando gli utensili da lavoro di mio padre falegname), e così entrò prima un dito e poi due che si facevano strada nel mio buco rovente dal desiderio mentre continuavo a coccolare il cazzo di Piero, “Senti come è bell’aperto” disse Gianni e poi arrivò il momento magico. Il suo cazzo si faceva strada tra le mie chiappe facendomi un po' soffrire e nello stesso tempo tanto godere. Ci aveva messo molto tempo ad entrare tutto ma ora era dentro e andava come una locomotiva in corsa sbattendo le grosse palle sui miei glutei e di lì a poco quel porco mi sborrò in culo. Ero scioccato, dissi che volevo andare via ma per risposta ricevetti due sonori e fortissimi ceffoni sulle chiappe con la promessa che mi sarei davvero pentito se non li avessi lasciati fare visto che stavano filmando tutto con la cinepresa… Dopo Gianni era il turno di Piero che senza troppi preamboli mi entrò in culo con un solo colpo e fino in fondo provocandomi un grido di dolore. “Urla pure qui nessuno può sentirti” disse Piero. Stavo piangendo sommessamente e silenziosamente mentre ero costretto a ripulire il cazzo che Gianni che ora me l’aveva ficcato in gola tenendomi la testa premuta contro fino alle palle.
Anche Piero venne dentro il mio buco ormai devastato e dovetti ripulire anche il suo. In entrambe i casi non è contemplato lo sputare tutto fuori: dovevo ingoiare quel che rimaneva delle loro sborrate, e devo dire che cominciai ad apprezzarne il sapore, proprio come una vera troia in calore.
Alla fine, anche io venni copiosamente dopo che mi avevano segano e dopo aver precedentemente lasciato scendere mentre mi inculavano fili densi e appiccicosi di precum dal mio cazzo in tiro. “Torna indietro a piedi ma mettiti questo pacco di carta igienica che ti ho preparato sul buco, rischieresti di lasciare tracce del tuo passaggio come Pollicino nella sua storia. E poi ti passerà un po’ il dolore” mi dice ridendo il sig. Piero
Non c’è che dire: per più di un attimo mi ero davvero pentito di aver accettato l’invito ma ora con impazienza aspettavo il prossimo incontro con lui e il suo amico. E ci troveremo praticamente ogni lunedì pomeriggio fino alla ripresa della scuola.
Franco a cui non avevo detto niente, dopo un paio di giorni mi disse “il sig Piero sembra davvero disinteressato a me e semplicemente mi sorride a lungo con sguardo strano quando lo incontro. Tu sai perché?” rispondo “non posso essere nella sua mente, io non l’ho più visto…qui nel tuo palazzo!”


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