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Gay & Bisex

il manzo ucraino


di Brat80
19.03.2025    |    47    |    0 8.0
"- “oggi fa freddo” – dissi a caso..."

(il racconto è narrato utilizzando entrambi i punti di vista dei protagonisti, quindi ad ogni cambio di paragrafo, cambia il punto di vista del personaggio che racconta)

Ormai avevo ripreso il mio ritmo in palestra e mi allenavo tutti i giorni, alternando pesi e classi di crossfit per mantenere agile il corpo. Mi era venuto un discreto fisichino e un bel culetto sporgente, ero nella mia migliore forma fisica di sempre.
Avevo sempre voglia di scopare ma non trovavo mai la situazione giusta; quindi, mi facevo delle grandi seghe quasi ogni sera. Grindr e le varie app di incontro non facevano per me, troppa mercificazione dei corpi e molti psicopatici inaffidabili.
Da qualche tempo era arrivato in palestra questo ragazzo nuovo ad allenarsi, era più un uomo che un ragazzo in realtà guardandolo in viso, ma chi poteva dirlo? Non parlava mai con nessuno se non un cenno alla segretaria quando entrava ai tornelli e andava a posizionarsi sempre nello stesso angolo del capannone dove caricava il suo bilanciere con un sacco di dischi, si metteva le cuffie e incominciava a fare serie infinite di squat, deadlift ed esercizi del genere.
La segretaria pettegola mia aveva detto che si chiamava Olev, era scappato dall’Ucraina per via della guerra ed era un ex atleta professionista di powerlifting, che non parlava quasi nulla di italiano e che veniva in palestra con ogni condizione meteo sempre a piedi abitando a pochi chilometri di distanza.
A me piaceva guardarlo dal soppalco dove c’erano i macchinari perché aveva un fisico possente, due gambe grosse come tronchi e un culo d’acciaio sempre fasciato in pantaloncini aderenti che gli delineavano anche un pacco più che dignitoso. Era veramente un toro da monta. Di viso, come dicevo prima, non era bello, anzi aveva un’espressione sempre truce e segnata, ma con quel fisico per quanto mi riguardava poteva essere anche sdentato e con un occhio di vetro che mi sarei fatto scopare volentieri lo stesso. Era tanta la voglia che avevo di farmi una scopata che mi sarei scopato anche una sedia al contrario.
Col tempo gli orari dei nostri allenamenti iniziarono a combaciare, entrambi nel primo pomeriggio quando il box era vuoto ed era frequentato solo da pochi clienti che si allenavano da soli e non lavoravano il pomeriggio.
Un pomeriggio mentre diluviava e stavo per raggiungere la palestra in auto, notai Olev sotto il diluvio con indosso una specie di cerata camminare sul marciapiede, e intuendo che la sua meta fosse il box accostai abbassando il finestrino e con un colpo di clacson e un gesto della mano come a mimare un bicipite lo invitai a salire. Visto il temporale che imperversava non si fece pregare e Sali a fatica sulla mia smart vista la sua mole e il borsone, ma una volta accomodato fu felice e sorrise ripetendomi diverse volte grazie. Quando sorrideva non era neanche così male.
La strada non era tanta quindi a parte qualche goffo scambio monosillabico sul meteo, arrivammo in palestra e dopo avermi nuovamente ringraziato un paio di volte, raggiunse come sempre il suo posto e inizio ad allenarsi.
- “ahh sei arrivato con l’Ucraino!!” - mi perculò la segretaria
- “smettila, gli ho dato un passaggio perché l’ho visto a piedi sotto il diluvio”
- “sì sì… ci crediamo…”


Da quando sono scappato dall’ucraina la vita per me in Italia è stata noiosa. I miei genitori entrambi morti, amici al fronte che non sapevo più che fine avessero fatto, la mia palestra bombardata, non aveva più senso che io rimanessi lì a rischiare di farmi ammazzare per una guerra che non sentivo mia. Così risposi all’invito di mio cugino che viveva già da qualche anno in Italia e lo raggiunsi non senza qualche peripezia. Speravo di poter trovare lavoro e ricominciare una nuova vita, ma soprattutto avevo bisogno di tornare a sollevare pesi. Lo sport era il mio rifugio. Una volta sistemato, dopo qualche mese e un lavoro da panettiere, mio cugino mi indicò una palestra di crossfit a pochi chilometri da casa dove poter ricominciare ad allenarmi. Mio cugino mi avvertì che era abbastanza cara e piena di fighetti, ma non era un problema per me: non mi interessava socializzare, volevo solo avere pesi e bilancieri a disposizione.
La palestra era veramente bella e grande, e io potevo allenarmi senza rottura di palle. Mi allenavo sempre il primo pomeriggio quando la palestra era vuota e non c’erano classi né fighetti in giro, c’era solo la segretaria, il coach che ogni tanto veniva da me a salutarmi anche se il discorso finiva subito perché io a parte qualche parola non riuscivo ancora a parlare bene la loro lingua, anche se un po’ riuscivo a capirla.
Tra i frequentanti c’era questo ragazzo carino con un bel fisico scolpito e un gran bel culetto da scopare che si allenava al mio stesso orario su nel soppalco e ogni tanto scendeva a usare i bilancieri e sembrava mi osservasse, ma forse era solo una mia idea perché me lo sarei fatto volentieri.
Un giorno mentre camminavo verso la palestra mi soprese un brutto temporale e non avendo tetti di palazzi nelle vicinanze dove ripararmi, tirai fuori dal borsone una mantella di plastica e allungai il passo sperando di non prendermi un accidente, quando all’improvviso si accostò una smart Brabus blu con dentro il ragazzo figo della palestra che mi fece cenno di salire. Mi sentii un po' in imbarazzo nel salire perché la macchina era veramente piccola e pulitissima, una macchina da fighetto proprio, e io e il borsone ci stavamo a malapena dentro oltre che essere fradicio, ma fui contento del passaggio. Il ragazzo gentile disse qualcosa sul meteo e non sembro preoccuparsi più di tanto che gli stessi sporcando l’auto immacolata, dal canto mio risposi con quelle tre parole che conoscevo continuando a ringraziarlo come se mi avesse salvato la vita. Ero molto imbarazzato, e appena arrivati in palestra scappai subito verso il mio angolo e cominciai e tirar su pesi.
A parte sul lavoro, dove comunque il pensiero era impastare e infornare con qualche collega anche loro stranieri, non avevo molte occasioni per socializzare: non sapevo la lingua e poi a parte la palestra non sapevo dove andare, non avevo amicizie a parte mio cugino che comunque aveva la sua famiglia e non usciva mai perché faceva i turni. Per fortuna aveva acquistato una casetta a due piani e a me aveva lasciato l’utilizzo della mansarda, finche non avessi avuto le possibilità per trovare una casa mia.
Ovviamente di fare incontri gay non se ne parlava, a parte qualche ragazzetto ucraino anche lui in città da cui mi ero fatto spompinare in giro, trovavo solo sessuomani con cui non riuscivo a comunicare, e poi mi sentivo sempre in imbarazzo per via della lingua, anche se quello che volevano da me non era certo una chiacchierata. Per cui, quell’episodio col ragazzo gentile mi aveva scosso, e spesso dopo quell’episodio del passaggio in macchina, la sera mi segavo pensando al suo culetto sodo, ma non avevo mai il coraggio di andare a parlargli.

Passo l’estate, ma la mia voglia di farmi scopare da Olev non passava. Dopo il passaggio avevamo iniziato a scambiarci un cenno di saluto a distanza almeno, ma oltre questo lui manteneva la sua costanza nell’allenarsi da solo nell’angolo. Con la scusa delle vacanze e della chiusura estiva della palestra, non lo vidi per un po’. Rientrai a ottobre a causa di un viaggio che avevo programmato coi miei amici e lo ritrovai più in forma che mai che tirava su i suoi soliti bilancieri. Per assurdo mi sembrava ancora più grosso.
La novità che aveva tenuto chiuso la palestra quasi un mese era che ora avevamo a disposizione, almeno noi uomini, sauna e bagno turco che erano stati ricavati negli spogliatoi. Fu una notizia che mi esaltò specie adesso che iniziava a far freschino. Ovviamente speravo di incontrarci dentro Olev un giorno, ma questo purtroppo non accade, o almeno, non subito.
Un pomeriggio cupo di novembre finii l’allenamento e nonostante avessi faticato, sentivo freddo. Quello che serviva era una bella sauna. Entrai in spogliatoio mi feci una veloce doccia tiepida per togliermi il sudore ed entrai in sauna a rilassarmi. La sauna era più capiente rispetto al bagno turco che invece era dimensionato giusto per due, massimo tre persone; quindi, preferivo sempre di gran lunga entrare in quella. Quel pomeriggio mi rilassai talmente tanto che mi addormentai, risvegliandomi un po' intontito. Avevo perso la cognizione del tempo ma non me la sentivo di uscire subito da quel tepore per affrontare il gelo dello spogliatoio, così decisi di entrare nell’angusto bagno turco per stemperare un po' il passaggio sauna-gelo.
Una volta entrato e preso posto su di una delle due sedute piastrellate posizionate l’una di fronte all’altra, abituato alla semioscurità e alla nube di vapore mi resi conto che di fronte a me, di poco spostata, c’era un’altra persona.
Passato ancora qualche secondo per definire meglio la figura che stava di fronte a me, mi resi conto che si trattava di Olev.
-cazzo!!- pensai tra me e me.
Olev stava seduto un po' svaccato a gambe divaricate con la schiena appoggiata al muro, con i suoi piedoni a pochi centimetri dai miei. Salendo con lo sguardo mi soffermai sui polpacci, poi sulle cosce che sembravano ancora più grosse essendo schiacciate da seduto e un asciugamano appoggiato sulle parti intime che gli lasciava scoperti i lati dei glutei, il che mi fece intuire che sotto non indossasse nessun costume. Ebbi un fremito di eccitazione che mi fece intostare il cazzo. Per fortuna io indossavo un costume a slip.
- “scusa, non ti ho visto!”
- “no problema” – ripose lui con un sorriso imbarazzato – “spazio per tutti” - disse nel suo italiano stentato muovendo le braccia nello spazio intorno a sé, facendomi notare bicipiti e tricipiti proporzionati alla stazza, del resto, corpo e una bella ascella pelosa scura, in antitesi col petto muscoloso perfettamente depilato. Era veramente un gigante di muscoli.
- “oggi fa freddo” – dissi a caso.
- sì” – rispose di circostanza.
Dopo una pausa di silenzio imbarazzante, prese parola.
- “perché tu costume? No costume in bagno turco!” disse in tono quasi imperativo.
Io al momento non seppi cosa rispondere preso in contropiede, ma fu lui a proseguire
- “togli! Meglio senza! Mai mettere slip in bagno turco, dà fastidio per sudore” -
Dicendo così, spostò l’asciugamano rivelando la sua nudità e un cazzo leggermente barzotto appoggiato su una coscia. E che cazzo per la miseria! Tozzo, semiscappellato, con delle vene ben in evidenza e un ciuffo di peli che coronavano il tutto, coi due coglioni che troneggiavano appoggiati alle piastrelle della seduta, in mezzo a questi due trochi di gambe divaricati.
Mi salì un po' il battito sia per il caldo che per la situazione improvvisa in cui mi ero trovato, ma decisi di ascoltare il suo consiglio e sfilai il costume facendolo scivolare e facendo balzar fuori il mio cazzo semi eretto.
Alla mia mossa, il suo cazzo ebbe un sussulto e inizio a gonfiarsi, al che capii che la sua mossa non fu casuale, e nel mentre stavo per dire una cosa a caso per stemperare la situazione, lui appoggio la mano sul suo cazzo e se lo accarezzò, abbassando lo sguardo e dicendo – “scusa, io stavo rilassando… pensando io solo qui dentro “–
Con gli occhi sgranati, pietrificato sul muretto, gli risposi incerto – “no problem!” – aggiungendo una risatina semi isterica.
Iniziando a menarselo delicatamente, mi guardò dritto negli occhi, e col mento indicò il mio cazzo ormai in tiro dicendo – “anche tu” -.
Inizio così un gioco di sguardi, dove lui si segava scappellandoselo mentre mi guardava e sputandoci sopra saliva per poi ungerlo bene, facendone colare l’eccesso sulle palle e sulle piastrelle, io dal canto mio ero eccitatissimo e nel sistemarmi, sfiorai con la gamba il suo polpaccio. Il tocco scatenò un corto circuito di eccitazione, e lui mi indicò il posto vuoto a fianco a sé invitandomi a sedermi vicino a lui. Una volta cambiato il posto, prese in mano il mio cazzo dopo essersi copiosamente sputato sulla mano e inizio a segarmi, e io feci lo stesso col suo che era veramente duro e grosso, ma anche il mio lo era, meno del suo ma si difendeva comunque bene. Appoggiai la mia gamba sulla sua coscia per sentire quel corpo contro il mio ancora di più e aumentai la presa sulla sua verga, a quel punto lui disse – “succhiami” - indicandomi con lo sguardo l’uccello, io mi alzai posizionandomi in ginocchio tra le sue cosce e prendendogli in bocca la mazza che sapeva di sputo e di sudore, iniziando un magistrale pompino infilandomelo fino in gola tanto da strozzarmi diverse volte.
Lui mano sulla mia testa, mi schiacciava sul cazzo dicendo cose in ucraino che non capivo e dopo un po' che pompavo, mi tirò su e mi girò, facendomi chinare in avanti e toccandomi con forza il culo, emettendo espressioni sonore di approvazione – “ohhh, bello tuo culo” -Schiaffeggiandolo e infilandoci la faccia intera dentro, lo baciava come fosse una reliquia di una madonna ortodossa, leccandomelo come un ossesso.
- “voglio scopare te” -, disse allargandomi sempre da seduto le natiche e iniziando a giocare con la lingua. Si alzò in piedi dietro di me, facendomi percepire la sua mole, tenendomi i fianchi con le mani e puntando il cazzo in mezzo alle chiappe, sputando diverse volte sulla mano e passandomela sul culo cercando di allargarmelo a forza, ma mi faceva male e la posizione era scomoda e scivolosa per entrambi, così decisi di prendere potere, intimandogli di sedersi.
Con lo sguardo stupito, si risedette sul gradino con la sua posa a cosce spalancate, a quella vista mi eccitai e mi sputai copiosamente sulla mano per bagnarmi ancora di più il culo per accogliere al meglio quel tarello che svettava duro come un sasso in mezzo alle sue gambe, reso ancora più gonfio dal fatto che stando seduto, le piastrelle gli schiacciavano il pavimento pelvico facendo in modo che il sangue lo gonfiasse ancora più di quello che era già. Super eccitato all’idea che quella cappella mi avrebbe sfondato a breve, mi voltai dandogli la schiena, posizionando un piede sulla seduta e uno a terra, puntandomi con la mano libera il suo cazzo sul buco pulsante di voglia, e dopo una leggera resistenza dello sfintere, con un flop, la cappella mi squarciò il buco facendo strada fino in fondo, in un colpo solo e secco, a tutto il mostro. Quell’improvviso scivolamento mi provocò una fitta atroce data la circonferenza di quella bestia e rimasi per qualche secondo annaspando aria, nell’attesa che lo sfintere si adattasse a quell’ospite così gradito ma altresì inatteso, almeno così tutto di colpo.
Dopo poco, la sensazione di estrema pienezza diventò piacere, e abbandonati tutti i freni inibitori, iniziai a impalarmi su quella meraviglia assaporando lo scorrimento all’interno delle pareti, stimolandole roteando il bacino, facendo uscire leggermente la cappella per poi riscivolarci sopra fino alle palle, per sentire lo sfintere allargarsi e stingersi e la pressione sulla prostata. Il mio cazzo era duro come il marmo e stimolato dal massaggio prostatico perdeva copioso liquido preseminale misto piscio, come se squirtassi dal cazzo, mentre lui infoiato, con entrambe le mani su fianchi, dirigeva il mio movimento su è giù, rallentandolo e accelerandolo a seconda dello stimolo che si voleva dare. Eravamo in perfetta sincronia. Il calore, la pelle sudata, l’umidità, l’odore dei nostri corpi, tutto contribuiva a creare un contesto esplosivo.
Con quel livello di eccitazione, non durammo tanto: lui iniziò a muovere il bacino per sfondarmi ancora più a fondo puntandosi con una mano mentre l’altra stava ancorata alla mia anca che tirava a sé mentre spingeva dentro il cazzo, io ormai mi lasciavo fare e in preda a un estasi di piacere inaspettata venni senza neanche toccarmi schizzando fiotti ovunque davanti a me, lui inizio a gemere forte scaricandomi tre o quattro schizzi potenti nel culo che sentii distintamente colpirmi il fondo dell’ampolla rettale, e poi diventare lubrificante naturale che colava fuori dal mio culo mentre ancora lui mi stantuffava, venendo ancora con qualche schizzo.
Devastato, anche dalla fatica nel mantenere quella posizione di equilibrio, mi accasciai sul suo corpo, ancora col suo cazzo dentro che pulsava, appoggiando la schiena ai suoi pettorali glabri e sudati e la testa sulla sua spalla, reclinata all’indietro.
Così, appoggiati l’uno sull’altro, io con la testa reclinata e lui con la faccia ansimante appoggiata al mio collo, mentre con un braccio mi cingeva il busto e con l’altra mi toccava il cazzo, rimanemmo a smaltire la botta post orgasmica.
Quando il respiro di entrambi si fu normalizzato, e il suo cazzo ormai floscio uscì dal mio culo facendo uscire litri di sperma che mi aveva riversato in corpo e facendoli colare sulle sue palle, mi alzai barcollando appoggiandomi al muro di fronte; lui mi segui alzandosi, e mettendosi in piedi dietro di me mi intimò di mettermi in ginocchi davanti a lui.
Obbedii, e potei in questo modo avere di fonte a me tutta la sua imponenza. Mi sentivo piccolo e impotente, e lui resosi conto del suo potere su di me, fece una cosa inaspettata: iniziò a pisciarmi addosso.
Prima sull’uccello, poi sul busto, sulle spalle, poi in viso: istintivamente aprii la bocca, e lui direzionò il getto proprio lì. La sua piscia aveva un sapore salato e acido, ebbi un conato e la sputai, inchinandomi in avanti e trovandomi davanti agli occhi i suoi piedi giganti. Di nuovo seguendo l’istinto, incurante di quello che poteva esserci su quel pavimento sudicio, gli leccai prima il dorso, poi lui alzo un pollice e io glielo leccai come se fosse un piccolo cazzo.
In quel momento mi sentii veramente una troia schifosa.
Realizzai cosa stavo facendo e mi raddrizzai, lui che nel frattempo si era di nuovo eccitato, si volto verso la porta. Entrambi trasalimmo: Era entrata gente nello spogliatoio.
In un attimo, lui con tue manate si levò lo sperma e il sudiciume dalle gambe e dalle parti intime e afferrato l’asciugamano, apri la porta e uscì trascinandosi dietro una nuvola di vapore.
Io in un attimo di lucidità presi il doccino che veniva usato per sciacquare le sedute e cercai di pulire tutto lo schifo che c’era in giro e che avevo addosso, tra sborra, saliva e quant’altro.
Rimasi ancora qualche istante per ritrovare una sorta di atteggiamento normale, e uscii dopo essermi rimesso il costume dirigendomi direttamente in doccia.


La palestra rimase chiusa per tutto il mese di agosto per lavori e io ero perso. Ormai per me quella era una seconda casa, mi dava la forza di andare avanti nella mia vita noiosa e ripetitiva. Quel mese con mio fratello e la sua famiglia eravamo stati al mare e per la maggior parte del tempo avevo fatto lo zio e mi ero allenato in una palestra sulla spiaggia. Lì avevo incontrato un ragazzo gay del posto che mi aveva invitato a casa sua una sera e avevamo scopato, ma non mi era piaciuto. Neanche lui mi piaceva in realtà. Io continuavo a pensare al ragazzo gentile con la smart e al suo bel culetto. Non vedevo l’ora che la palestra riaprisse a settembre per poterlo rivedere, e questa volta decisi che in qualche modo gli avrei parlato. Per questo motivo in spiaggia mi ero esercitato con un applicazione per imparare la lingua e cercavo di interagire il più possibile anche nei bar e nei ristoranti, e devo dire che un po' ero migliorato, anche grazie all’aiuto di mio nipote che mi faceva da maestro, visto che lui lo parlava meglio di tutti noi.
Con grande dispiacere, a settembre il ragazzo gentile non c’era. Non venne per tutto il mese, e io ne fui molto triste. Pensai che non si fosse più iscritto. Volevo chiedere in reception ma quella segretaria era una pettegola e non mi fidavo.
Poi a ottobre lo rividi un pomeriggio, bello come sempre, e lo salutai come sempre da lontano. Con lui si allenavano spesso anche due ragazzi nuovi, e quindi non ci fu mai modo di potermi avvicinare.
Arrivò poi novembre e nonostante io fossi abituato il freddo, in quella palestra così grande e dispersiva si gelava. Rimasi poco ad allenarmi quel pomeriggio e decisi di provare la sauna nuova, anche se una volta entrato per sentirne la temperatura realizzai che era troppo calda per i miei gusti. Decisi allora di entrare nel bagno turco che aveva una temperatura più accettabile e visto che non c’era nessuno mi spogliai completamente ed entrai nudo come si faceva nei bagni turchi veri. Mi portai un asciugamano giusto nel caso fosse entrato qualcuno.
Il calore mi rilassò e messomi comodo lasciai vagare il pensiero, iniziai a toccarmi i pettorali sodi, il pube e il pisello mi diventò subito duro pensando al ragazzo gentile e al suo bel culetto. Me lo immaginai nudo sotto la doccia, come mi era capitato di intravederlo qualche volta, il suo culo tondo, la sua schiena allenata e mi immaginai di schiacciarlo contro al muro mentre gli leccavo il collo e con la mano gli palpavo il culetto. Iniziai a masturbarmi, inumidendomi il cazzo con la saliva. Ero molto eccitato,
Ad un certo punto sentii la porta aprirsi e vidi qualcuno entrare, d’istinto mi portai l’asciugamano sul cazzo per coprire l’erezione prepotente sperando che il tizio non si fosse accorto di nulla. Effettivamente fu così, perché mi resi conto che inizialmente non notò la mia presenza, sedendosi quasi di fronte a me. Con mio grande stupore, mi resi conto che era il ragazzo gentile.
Lui si accorse di me e quasi trasalì, ma io che ero più abituato di lui all’oscurità vidi che mi stava squadrando da cima a fondo.
Mi disse qualcosa per scusarsi di avermi disturbato credo e gli dissi che non c’era problema, indicando goffamente che c’era spazio anche per lui anche se lo spazio era abbastanza angusto.
Lui era imbarazzato quanto me perché disse qualcosa a caso riguardo al tempo e io risposi annuendo in maniera semplice, poi ci fu un silenzio e io decisi di provarci chiedendogli perché indossasse il costume in un bagno turco. So che per l’igiene è corretto, ma volevo provocarlo e vedere come reagiva. Lui effettivamente rimase inebetito e allora io feci la mia mossa: spostai l’asciugamano rivelandogli la mia nudità e il mio cazzo che nel frattempo si era un po' sgonfiato e appoggiato sulla coscia destra, mantenendo però intatta la sua “sostanza”.
Lo vidi interessato all’argomento e capii che gli piaceva il cazzo da come lo aveva guardato socchiudendo leggermente le labbra, quando si tolse il costume sfilandoselo maldestramente e facendo sbucare il suo che era bello grosso e bello in tiro, capii che era fatta e allora andai avanti iniziando a toccarmi e fingendomi imbarazzato, giustificandomi dicendo che la situazione mi aveva provocato un certo “rilassamento”.
Lui si irrigidì leggermente e mi disse che non c’era problema per lui, allora io lo invitai a fare lo stesso.
Questa cosa lo mise a suo agio perché iniziò a menarselo anche lui: oltre al culo aveva anche un bel cazzo, e la cosa non mi dispiaceva affatto anche se era il suo culo ciò che volevo.
Lo invitai a sedersi al mio fianco, e quando si spostò con una mano in cui avevo sputato gli presi il cazzo e glielo strizzai, iniziando a fargli una sega lenta ma inesorabile.
Lui si mise a suo agio dopo aver preso in mano il mio, avermelo saggiato per bene, appoggiando la sua gamba tonica sulla mia coscia gigante. Gli dissi che volevo che me lo succhiasse, e lui da bravo schiavetto si mise in ginocchio in mezzo alle mie gambe e iniziò a leccarmelo con una foga e in maniera così vorace da farmi pensare che non vedeva un uccello da tanto tempo.
Gli piaceva proprio succhiare cazzi a questo bel ragazzo, o forse gli piaceva particolarmente il mio. Lo mangiava quasi, se lo ficcava fin giù in gola e la lingua passava con maestria lungo tutta l’asta e poi intorno al bordo della cappella. Stavo quasi per venire. Lo feci alzare e lo girai, volevo occuparmi del suo culetto sodo e quando me lo ritrovai davanti alla faccia, ce la affondai dentro, baciandolo, leccandolo, schiaffeggiandolo. Poi il mio cazzo reclamò la sua preda e allora mi alzai in piedi facendolo piegare in avanti, ma lo spazio era veramente piccolo e la mia stazza mi avrebbe impedito di incularlo con forza come volevo. Con le mani gli frugavo il buchetto cercando di infilarci due o tre dita per allargarlo bene viste le dimensioni del mio uccellone, ma probabilmente fui un po’ troppo violento nel farlo perché a un certo punto si ribellò ai miei palpeggiamenti, intimandomi di sedermi. Allora mi accomodai a gambe aperte e cazzo dritto sulla seduta, in attesa di vedere quello che aveva in mente. E con un abile mossa, mi diede le spalle posizionandosi sul mio cazzo e impalandosi con un colpo solo. Senti un po' di resistenza ma appena lo sfintere cedette, il mio cazzo si fece largo nel suo culetto stretto stretto, probabilmente non aveva mai preso un cazzo così grosso come il mio perché per un attimo rimase fermo, probabilmente gli avevo fatto male, ma durò poco. Senti attorno alla mia verga le mucose rilassarsi, e iniziò a fare un su e giù magistrale da grande troietta, roteando il bacino per sentire tutta la pelle del mio cazzo nel suo culo sfondato. Se lo infilava fino alle palle, gemendo come una puttana e la cosa mi eccitava da morire, volevo sfondarlo e per fargli capire chi comandasse, mi puntellai con una mano afferrandolo con l’altra sul fianco e mentre glielo spingevo forte nel culo, lo tiravo a me per farglielo sentire tutto fino in fondo, un cazzo ucraino duro come il marmo. Questa scopata se la doveva ricordare per tutta la vita. Andammo avanti così per un po', con quel rumore tipico di due corpi bagnati che sbattono l’uno contro l’altro. Lui stava godendo tantissimo, vedevo schizzi di piscio che gli uscivano dall’ uccello durissimo e sorrisi: il mio cazzo lo stava stimolando proprio a dovere. Poi inaspettatamente sentii che stringeva il culo, stava venendo senza neanche toccarsi il frocetto, e allora decisi di aumentare il ritmo e scaricargli nel culo un litro di sborra bollente urlando e bestemmiando, dandogli della troia sfondata, e uno, due, tre schizzoni potenti nel culo, talmente tanta sborra gli stavo dando che inizio perfino a colare fuori dal culo mentre ancora me lo scopavo. Venni ancora due o tre spruzzi, fu una sborrata colossale, a memoria non ne ricordo una così nella mia vita. Godetti come un toro e questo ragazzo gentile si era rivelato una grande sorpresa.
Era stremato, dopo che finii di inondargli il culo col mio seme ucraino si accasciò su di me, abbandonando il suo corpo sul mio, e mentre anche io ansimante mi godevo la pace dopo la sborrata, sentii un istinto di protezione verso di lui e lo strinsi a me con un braccio, appoggiandogli la faccia sul collo per annusare il suo odore, mentre con la mano libera cercavo il su cazzo ancora duro per spremergli fuori le ultime gocce di sborra.
Rimanemmo li fermi così per un po', sudati, sporchi di sesso, di sborra, di saliva. Nel bagno turco c’era un odore incredibile dei nostri corpi, ripugnante e afrodisiaco allo stesso tempo. Il mio cazzo scivolò fuori dal suo culetto dilaniato liberando un quantitativo di sperma incredibile sentii colarmi sulle palle. La cosa mi stava quasi facendo eccitare di nuovo.
Non feci in tempo a pensarlo che lui si alzò a fatica, appoggiandosi al muro di fronte a me. Io mi alzai dietro di lui, pensando che stesse per cadere. Ma nel farlo mi resi conto che il mio cazzo era di nuovo barzotto e dovevo pisciare. Mi venne un’idea. Gli intimai di inginocchiarsi, lui lo fece senza ribattere e una volta davanti a me liberai una lunga pisciata. Non avevo mai fatto una cosa del genere. Ma mi venne così naturale, così come mi venne naturale puntare il cazzo verso la sua bocca che lui apri. Gli pisciai in bocca. Sui quasi si soffocò e sputò tutto per terra, chinandosi in avanti.
Poi fece una cosa che me lo fece diventare duro come il marmo di nuovo: si avvicinò al mio piede e me lo leccò, io d’istinto alzai l’alluce e lui lo prese in bocca succhiandolo come succhiava prima il mio cazzo. Nello stesso momento in cui io stavo iniziando a segarmi di nuovo pronto stavolta a sborrargli in faccia, lui si sollevò dal mio piede e io mi voltai verso la porta: qualcuno era entrato nello spogliatoio cazzo.
Mi ripulii alla bene e meglio con le mani da tutta la sborra che mi colava in mezzo alle cosce, presi il mio asciugamano e uscii di corsa, lasciando li il ragazzo gentile in ginocchio in mezzo al piscio e alla sborra.
Quando fui fuori dal bagno turco, entrai velocemente in doccia per darmi una sciacquata con acqua gelida di tre secondi, raggiunsi l’armadietto, mi infilai le mutande, le scarpe senza calzini e la tuta, presi il giaccone sottobraccio e scappai letteralmente fuori, ancora bagnato.
Una volta fuori dalla palestra mi misi a correre. Non so perché. Salii le scale di casa di corsa, entrai nella mansarda, mi denudai buttando i vestiti in giro per la stanza e mi buttai nella mia doccia, questa volta bollente. Con il cuore che batteva a mille e col cazzo durissimo, mi feci una sega e sborrai copiosamente contro al vetro della doccia, accasciandomi esausto contro al muro e lasciandomi scivolare sul piatto doccia, con l’acqua bollente che mi batteva sul volto.


Ci misi un po' a riprendermi sotto la doccia. Con la coda dell’occhio avevo intravisto Olev scappare letteralmente ancora bagnato fuori dallo spogliatoio. Non capivo perché avesse reagito così, forse per paura di essere scoperto con me. Non so.
Io avevo bisogno di lavarmi via di dosso tutta quella sborra e quel piscio, e nel passarmi il sapone nel culo sentii il buco orrendamente allargato e dal quale usciva ancora sperma. Ma quando cazzo aveva sborrato? Sentivo il mio sfintere dilatato e iniziava un po' a farmi male, le ultime spinte che mi aveva dato erano state parecchio violente. Ma avevo goduto come una vacca. Nessuno mi aveva mai scopato così, in una situazione così poi. Chissà se non fossero entrati quei due rompicoglioni come sarebbe continuata? Prima che scappasse via avevo visto che gli era tornato duro come il marmo e probabilmente sarebbe riuscito a venire un’altra volta e a scaricarmi un’altra bella litrata di sborra in faccia questa volta. Sarebbe stata la conclusione perfetta. Con questo pensiero mi venne voglia di segarmi di nuovo lì sotto la doccia ma sentivo voci di là e stava arrivando gente. Finii di lavarmi, mi vestii come se nulla fosse, raggiunsi l’auto e me ne andai. Per strada sperai di beccare Olev mentre rincasava a piedi ma probabilmente visto che me l’ero presa comoda, era già arrivato a casa.
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