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Gay & Bisex

Utile dulci miscere


di Membro VIP di Annunci69.it Cafardeux
25.04.2025    |    347    |    2 9.4
"Una volta a casa il passaggio dal divano al letto fu quasi repentino..."
“Buongiorno!” mi disse con enfasi entrando nel mio studio.
Era una bellissima giornata autunnale. Il sole tiepido riscaldava quei pomeriggi accarezzando la pelle attraverso i vetri delle finestre all’inglese.
Alzai lo sguardo restando seduto dietro la mia scrivania e, sorridendo a quell’uomo, contraccambiai il saluto.
Per deformazione professionale seguii con attenzione gli attimi successivi per cogliere quei particolari che potessero in qualche modo essere significativi della ragione per la quale quella persona fosse li per chiedermi una prestazione professionale.
Era un bellissimo uomo sulla cinquantina, brizzolato con dei baffi imponenti e curatissimi. I suoi occhi color nocciola chiaro esprimevano gioia e mestizia al contempo e, vividamente, indagavano con cura l’ambiente e l’interlocutore cercando di stabilire un contatto empatico non verbale.
Muovendosi con tatto e discrezione si diresse alle sedie dinanzi il mio scrittoio ma attese un mio “Prego, si sieda!” prima di accomodarsi.
Il suo aspetto era molto giovanile così come il suo modo di vestire. Indossava un bel completo principe di Galles con squadrature su una tonalità verde chiaro, inconsuete per quel tipo di tessuto, sotto il quale spiccava una camicia tinta unita color arancione che esaltava il contrasto cromatico con l’abito rendendolo oltremodo luminoso.
I suoi mocassini marroni, di fine fattura, denunciavano la grande attenzione che quell’uomo poneva sugli accessori denunciandone un gusto davvero raffinato.
Era una persona di altezza media e corporatura robusta e il suo incarnito olivastro era quello di un’esposizione al sole dell’estata appena terminata.
Notai la sua fede al quarto dito della mano sinistra che mi fece presagire, con una buona probabilità, il suo stato civile …
Nel suo avvicinamento alla scrivania un aroma intenso di essenze orientali invase la stanza saturando le mie cellule olfattive allenate per passione a incenso, mirra e rosa del deserto.

“Bene!” dissi e continuai chiedendogli di esternare la ragione per la quale chiedesse la mia consulenza. Di rimando, con un sorriso disarmante, mi porse delle analisi e mi rappresentò la sua problematica usando termini appropriati declinati in un linguaggio fluente ma essenziale.
Scrutai analiticamente i suoi referti e lo invitai a recarsi nello spogliatoio per disabbigliarsi al fine di distendersi poi sul lettino al fondo dello studio.
Nell’attesa continuai a visionare le analisi cercando di identificare, congiuntamente alle notizie anamnestiche raccolte, un percorso diagnostico terapeutico, il più appropriato al caso.
Nel momento in cui sentii la porta dello spogliatoio aprirsi alzai repentinamente lo sguardo e … mi ci volle una freddezza e una grande forza d’animo per nascondere la mia sorpresa ed il mio grande turbamento.
Lui era completamente nudo e certamente non intimorito né in soggezione mentre si dirigeva verso il lettino con quel cazzo enorme, sebbene in riposo, e con quei coglioni sodi, pesanti, imponenti.
Il suo pube era pieno di peli neri, folti come oramai non se ne trovano più (ahimé!) … ed esplorarlo fu veramente una vera sofferenza.
Le mie mani scivolavano avide sul suo addome e scendevano languidamente sulle regioni inguino-addominali destra e sinistra sfiorando l’asta e lo scroto per concludere con la palpazione dei testicoli fino ad evidenziare la causa del suo disturbo.
Durante tutta la visita fui in tensione. Il mio cazzo sotto il camice scoppiava e temevo che da un momento all’altro avrei avuto un orgasmo esplosivo visto che il livello di eccitazione era oramai allo stato libero e senza controllo.
Credo di non aver sudato mai tanto in vita mia e, allo stesso tempo, sono arciconvinto che egli capi tutto. Ne fui certo quando, durante la palpazione testicolare, il suo cazzo da moscio cominciò a divenire tumido e a dare segni di timida subentrante erezione.
Si seppe controllare benissimo però ed io pensai che quella fosse stata solo una mia sensazione immaginifica.
Terminata la visita, approssimata la diagnosi, inviai il paziente ad un collega chirurgo specialista in ambito andro-urologico.
“Arrivederci dottore” mi disse prima di congedarsi da me con un sorriso a metà tra la complicità e la sfida “A presto. Le farò sapere”. Un “Si figuri” di manzoniana memoria fu la sola cosa che riuscii ad articolare con la mia voce rotta oramai dall’eccitazione.
Subito dopo, lui uscito dalla porta, corsi al bagno e fu uno degli orgasmi più travolgenti della mia vita fantasticando su quel cazzo nella mia bocca, l’esplorazione di quel corpo con le mie mani, il suo odore, la sua voce, il suo sorriso, la sua dolcezza, la sua dirompenza, il suo pronto intuito …

E poi si sa.
Passa il tempo, scompare il rimpianto di non aver approfittato della situazione, si torna alle sensazioni ed alle emozioni più tipiche e consone alla vita quotidiana.
Non ho mai voluto, per etica professionale, coinvolgere il mio profilo lavorativo con le occasioni di piacere che, innumerevoli, hanno costellato la mia professione e su questo assioma ho improntato il mio agito.

Era oramai passata una stagione quando un pomeriggio in studio si ripresentò quell’uomo.
Ne restai sorpreso ma ne fui contento soprattutto perché egli venne per ringraziarmi per aver contribuito a risolvere il suo problema. Aveva subìto un piccolo intervento e i suoi timori si erano completamente dissolti.
In segno di riconoscenza mi volle invitare a cena ed io, che in genere sono reticente a questo tipo di ringraziamenti, per non offenderlo esclamai un sonoro “Volentieri!”

Fu una piacevole serata invernale dietro le vetrate di un ristorante bordo mare con il rumore delle onde come nostra unica colonna sonora.
Un bicchiere di vino in più, un digestivo per compiacere il ristoratore a fine cena, ci resero loquaci, allegri, euforici e senza rendermene ragionevolmente conto, lo invitai a salire a casa per terminare la serata.
“Accetto” disse Michele (così si chiamava) straconvinto e per niente sorpreso di quell’invito quasi certo di quanto potessi essere troia. Del resto tutta la serata era stato ammiccante, suadente, allusivo, provocatore e questo di certo aveva esaltato il mio eccitamento, la mia voglia matta che si era riaccesa ricordando il primo incontro.
Una volta a casa il passaggio dal divano al letto fu quasi repentino. Si lasciò completamente spogliare e il suo cazzo erto e duro svettò da subito dal suo slip. Immediatamente mi chinai col volto sulla sua verga e cominciai a leccargli la cappella roteandoci con la lingua a punta alternata alla lingua a piatto, esplorando il meato urinale bagnato di pre-cum, scendendo ai coglioni fino al perineo per lambire il suo buco di culo peloso.
“Prendilo tutto in gola” mi disse ed io mi cimentai un profondo deepthroat arrivando ad ospitare la sua cappella ben al di là dell’istmo delle fauci.
Sebbene molti singulti con conàti di vomito pieni di saliva mi rendevano complicato il bocchino profondo non volli desistere e accompagnando i suoi imponenti movimenti di bacino assecondai la sua scopata nella mia bocca fino a quando mi sentii riempire dalla sua sborra calda, che abbondantissima fuoriusciva assecondando le onde sfigmiche della sua uretra peniena, straripando dal mio cavo orale. Altrettanta ne ingoiai …
“Dottoressa, lei è una grande bocchinara” mi disse lui, che dopo aver ansimato come un porco, la buttò sulla battuta ridanciana. “Si, lo sono davvero” risposi con rivoli di sborra che scolavano dalla rima buccale estasiato ancora dal sapore di quel nettare abbondante e caldo.

Il dopo digestivo oramai era stato già consumato quando mi ritrovai a pecora, ginocchia a terra e ventre sul bordo letto …
Michele cominciò a sollecitarmi il buco del culo con i polpastrelli delle dita della sua mano destra insalivate con la sua saliva e con la sborra raccolta dal precedente orgasmo per poi passare ad un rimming fantasmagorico che ebbe il potere di riarmare la mia asta che precedentemente non aveva goduto.
Il bordo anale fu leccato a lungo e, in certi momenti, sentii la parete dello sfintere violata dalla sua lingua.
Ero al settimo cielo e non capivo più nulla buttato su quel letto, nudo come un verme, come la più laida delle puttane senza né ritegno né vergogna.
E poi di colpo il suo cazzo mi sventrò senza preavviso.
Prima un dolore lancinante che mi fece quasi ritrarre se non fosse stato che lui mi obbligò prima con le sue mani sui fianchi e poi con dei violenti schiaffi sulle natiche a non divincolarmi, poi il piacere immenso.
Il suo cazzo andava avanti e dietro violentemente e velocemente, usciva dal buco del culo per poi rientrare con forza talvolta sbattendo contro la parete perineale prima di essere reinserito; si arrestava per esplorare il mio retto in maniera rotatoria e poi riprendeva con un movimento ora spedito ora rallentato all’interno del canale anale.
A cazzo moscio ero in pre-cum e sentivo che avrei potuto sborrare solo con l’inculata senza toccarmi poiché il mio piacere, oltre a quello imputabile allo sfregamento, era divenuto sia prostatico che cerebrale.
Ad un certo punto lui si fermò per farmi rigirare; mi mise il suo cazzo in bocca intriso dei suoi e dei miei umori scopandomi il cavo orale per un bel po' …
Rimessomi a pecora ricominciò la trapanazione con una maggiore vigoria.
Michele ansimava, insultava, sputava sul suo cazzo che stantuffava il mio buco di culo che oramai si era trasformato in una figa anale fino a montarmi a cavalcioni, lui sul bordo letto, in un’inculata bestiale che si concluse con uno sborratone che inondò le mie viscere preceduto da un eccitantissimo “Frocione, ti riempio il culo” …
E sborrai anche io col suo cazzo che continuava, lubrificato di sborra, a violare il mio buco del culo.
Ero esausto ma felice credendo di aver vissuto un’esperienza immaginifica … mi trovai invece con lui che, messomi a pecora sul letto, trascinandomici con un braccio, si avventurò in un felching strepitoso. Non ho mai goduto tanto.

Oggi sono il medico di fiducia di Michele e il suo sborratoio occasionale.
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