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L’Avvocato e il Confessionale


di Membro VIP di Annunci69.it Bull66_ME
12.11.2024    |    112    |    6 8.7
"Con gesti lenti e uno sguardo che sa inclinare con malizia, Edo si avvicina a Don Gregorio, inventandosi peccati inconfessabili e mettendo in scena..."
Premessa necessaria: il racconto che vi accingete a leggere è frutto di fantasia (malata, aggiungerebbe qualcuno). Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

Roma, città eterna, affascinante e trasgressiva, accoglie il ritorno di Edo, un avvocato maturo dal fascino irresistibile, la cui vita è un’elegante commistione di sofisticazione e desideri inconfessabili.
Dietro la sua carriera impeccabile e una routine di lusso, Edo coltiva una fantasia tanto audace quanto proibita: un’attrazione per i prelati maturi, quelli che portano il peso della fede e dell’età con un’aura di rigore e mistero.
Ecco allora che, quando riceve un invito per un evento esclusivo nella Roma ecclesiastica, Edo non si lascia sfuggire l’opportunità di immergersi in quel mondo di sguardi casti e abiti talari, dove sacro e profano si sfiorano appena.
Per l’occasione sa già cosa indossare: sotto il serio ed inappuntabile abito grigio con gilet, indosserà il perizoma rosso comprato qualche giorno prima nella Boutique La Perla vicino Piazza di Spagna, in via Bocca del Leone, dove una commessa gentile l’avevo aiutato a sceglierlo.
Chissà se Mara, così si chiamava la commessa, aveva capito che quell'acquisto era per lui, che intendeva abbinarlo a quelle autoreggenti, velatissime 8 denari con balza siliconata in pizzo, comprate in centro qualche giorno prima.
L’evento si svolge sotto le luci soffuse di una chiesa antica, in una notte autunnale dal sapore di peccato.
Tra i partecipanti, Edo scorge un volto che lo colpisce subito: Don Gregorio, un prete con cui anni prima aveva scambiato sguardi intensi e conversazioni ambigue.
L’uomo, con i suoi lineamenti scolpiti e la voce profonda, sembra incarnare una sensualità repressa, una sorta di rigida castità che diventa per Edo una provocazione irresistibile.
Da abile manipolatore, Edo si presenta con la scusa di offrire consulenza legale alla diocesi, ma la sua missione è ben altra.
Decide di insinuarsi tra le pieghe più intime della vita di Don Gregorio e degli altri partecipanti, osservando ogni dettaglio, ogni silenzio prolungato, ogni sguardo sfuggente.
Edo ama muoversi come un maestro di danza, sfiorando con ambiguità i lembi delle vesti talari e regalando sorrisi che potrebbero essere interpretati come inviti o preghiere.
Quando scopre che il ritiro è destinato ai sacerdoti che cercano di riconciliarsi con le loro fragilità, Edo si lascia trascinare ancora di più.
Inizia a giocare un suo personalissimo “ritiro spirituale”, sfruttando ogni confessionale come occasione per insinuarsi, e ogni cappella privata per suscitare nei prelati domande ben più carnali che spirituali.
Con gesti lenti e uno sguardo che sa inclinare con malizia, Edo si avvicina a Don Gregorio, inventandosi peccati inconfessabili e mettendo in scena confessioni che ben presto sfumano in altro, in sospiri che echeggiano come preghiere deviate.
Ad esempio, confessa di essere avvezzo a rapporti anali con uomini dalle misure generose; racconta che, proprio prima di iniziare questo ritiro, ha avuto un incontro con tre uomini, riuscendo ad accoglierne ben due nel suo allenato deretano, chiedendo l'assoluzione anche per la fantasia che gli venga officiata una messa... in culo.
Ma proprio quando Edo sembra sul punto di sedurre l’integerrimo prete, un segreto inquietante svela un volto inaspettato della sacralità.
Tra le mani di Edo finisce un diario compromettente, una sorta di libro nero del desiderio clericale, dove i sacerdoti più rispettabili hanno annotato, con una franchezza scandalosa, i propri peccati inespressi e le tentazioni più oscure.
Le pagine sono un vero manifesto dell’ambiguità, un rosario di segreti che rendono l’attrazione di Edo ancor più irresistibile, e che svelano, con ironia grottesca, le fantasie represse di uomini di fede che nulla sembrano avere di ascetico.
Tra queste pagine, Edo scopre dettagli piccanti sui prelati e si diverte a immaginare chi potrebbe essere il confessore di quale tentazione.
Peni fagocitati in bocche penitenti, riti quasi satanici con l'officiante che fa il culo al confratello piegato a novanta gradi, in penitenza.
La curiosità e l’irriverenza si mescolano nel suo gioco, e con il diario tra le mani Edo comincia a orchestrare una sua piccola rivoluzione.
A cena con i sacerdoti, lancia battute apparentemente innocenti ma velate di doppi sensi che lasciano i prelati sospesi tra divertimento e imbarazzo.
Durante le lunghe passeggiate nei chiostri, si permette di commentare in modo ambiguo l’“intensità e durezza” della vita spirituale, insinuando che certi tipi di meditazione richiedono uno sforzo più fisico che mentale.
Edo non perde occasione di alludere a riti di “penitenza” che sembrano confondersi con il piacere, e sfrutta ogni incontro per sfiorare le mani o il sesso dei prelati con un tatto apparentemente accidentale ma carico di significati.
Con l’avanzare del ritiro, Don Gregorio comincia a cedere sotto il peso delle attenzioni sottili e della consapevolezza che i suoi pensieri si stanno facendo sempre più lontani dalla virtù.
La sfida tra Edo e Don Gregorio si gioca su un terreno scivoloso di desiderio e tentazione, dove i silenzi valgono più di mille parole. I due si ritrovano spesso a scambiarsi sguardi intensi nei corridoi, in spazi illuminati solo da fioche luci di candele, come in una danza sospesa tra devozione e provocazione.
Edo sfrutta ogni occasione per confessarsi, inventando peccati che non possono essere che allusioni alla sua vera intenzione, e spesso conclude le sue confessioni con frasi ambigue come: “La fede richiede sacrifici… di una certa intimità".
Ma mentre si diverte a giocare al peccatore ambiguo, Edo percepisce un’oscura tensione che serpeggia nel ritiro.
Il diario compromettente sembra essere stato consultato da più di una persona, e qualcuno sembra intenzionato a usarlo per scopi molto meno seduttivi dei suoi.
Prelati insospettabili iniziano a mostrarsi stranamente nervosi, e la loro partecipazione al ritiro pare nascondere uno scopo ben diverso dalla redenzione.
Con sguardi compiaciuti, Edo vede negli occhi dei sacerdoti una lotta interiore tra l’attrazione per il mondo terreno e i voti di castità, e gioca a essere il tentatore in questo loro limbo peccaminoso.
Ma tra una battuta e un doppio senso, Edo scopre che il gioco si è fatto pericoloso: alcuni prelati sembrano volersi assicurare che il contenuto del diario non venga rivelato, e uno di loro sembra persino disposto a tutto pur di non far trapelare certi segreti.
Tra navate oscure e confessionali illuminati da candele tremolanti, Edo si ritrova immerso in un mondo dove peccato e perdono si confondono, e dove ogni sorriso o parola pronunciata al confine tra l’ambiguo e l’irriverente assume un significato misterioso.
Mentre il ritiro procede, Edo scopre che la posta in gioco è molto più alta di una semplice seduzione: è entrato in un gioco di potere in cui i segreti sono armi, e dove il desiderio diventa uno strumento per manipolare.
Alla fine, Edo si troverà costretto a decidere se continuare a provocare Don Gregorio fino alle estreme conseguenze o lasciarsi risucchiare dalla Roma peccaminosa, con la consapevolezza che un passo in più potrebbe costargli molto più che una notte d’intrigo.
Tra preti dall’apparenza austera e situazioni ironico-grottesche, Edo assapora il gusto proibito della tentazione, sapendo che il confine tra il piacere e il pericolo è sottile come un respiro trattenuto.
Alla fine, riesce nel suo intento: caduto in ginocchio davanti ai piedi di Don Gregorio, ne approfitta per una confessione… orale che fa perdere ogni remora al Don fino a spingerlo a verificare se la... capienza di Edo fosse veramente così larga da perdervisi dentro come dallo stesso confessato.
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