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L'ALTRO LATO...DELLA MEDAGLIA


di olimpom
20.01.2023    |    297    |    0 9.2
"Il piacere montava ed io cominciai a far scorrere la pelle su e giù sempre più velocemente, sentendo gli umori che cominciavano ad emergere e a confondersi..."
L’ALTRO LATO …DELLA MEDAGLIA.
All'improvviso aprii gli occhi e mi resi conto di avere ripercorso, quasi in sogno, una parte della mia vita, in modo così realistico che mi ero eccitato e sentivo il bisogno di fare subito una doccia tiepida. Mi spogliai e mi infilai nel box con ancora evidenti i segni dell'eccitazione. Ruotai la manopola e lasciai scorrere l'acqua sul mio corpo che provò un effetto benefico. La situazione peggiorava con l'acqua che fungeva da afrodisiaco. lentamente poggiai la mano sul membro turgido, feci scorrere la pelle, scoprii il glande viola e l'orientai sotto il getto dell'acqua. il piacere montava ed io cominciai a far scorrere la pelle su e giù sempre più velocemente, sentendo gli umori che cominciavano ad emergere e a confondersi con l'acqua.
Mi sembrava di essere tornato a quando, da militare, si usava la doccia per ovviare alla carenza di sesso. Non ci si preoccupava troppo di essere in tanti in quelle lunghe file di docce aperte e, senza pudore, ci si masturbava quasi come in un rito collettivo, a volte anche gareggiando per vedere chi aveva lo schizzo più lungo e più copioso. Ho ancora ben presente di un giorno in cui il mio plotone era partito per un’esercitazione ed in caserma eravamo rimasti solo in tre: io ero a letto per motivi di salute, mentre altri due commilitoni erano rimasti in camerata perché di servizio, uno di guardia, un siciliano prossimo al congedo, basso, robusto, con folti baffi neri e grosse gambe da culturista; l’altro era un toscano biondo, con noi da poche settimane, amante della pittura, assegnato a lavori di pulizia ai bagni e alle docce, un giovane educato e dai modi molto gentili.
Quella mattina ero in branda, con gli occhi chiusi, ma non riuscivo a dormire, anche perché il biondo stava facendo le pulizie dei bagni, con grande fragore di secchi e mazze che giungeva fino a me che mi trovavo proprio di fronte alla zona servizi, con le docce sulla sinistra ed i bagni sulla destra. Il caldo di quelle giornate estive, inoltre, non favoriva il sonno. Si dormiva con i soli slip. Sulla mia destra il siciliano sembrava un gorilla con quel petto villoso; le gambe, al contrario, erano lisce, quasi lucide, segno che forse frequentava qualche palestra. Aveva un ridottissimo slip bianco, che a malapena riusciva a contenere un membro che pure a riposo appariva pieno e largo. Mentre lo osservavo, mi accorgevo che quel piccolo contenitore si riempiva completamente, fino a far comparire un grosso glande e poi l’intero membro che si mise sull’attenti come un bravo soldato, ricurvo verso il viso del giovane. Mi incuriosii per quel cambiamento improvviso e vidi che il giovane si muoveva leggermente ed emetteva suoni simili a parole: pensai che stesse sognando una donna, eccitandosi. Pian piano lo vidi aprire gli occhi quel poco che bastava per individuare la direzione dei bagni e avviarsi verso di essi, dopo essersi liberato degli slip che ormai non riuscivano a contenere altro che i testicoli, che, una volta liberati, si rivelarono proporzionati al grosso membro. Erano sospesi nel sacco come due grosse palline da golf. Lo vidi andare lentamente verso il bagno e subito dopo sentii uno scroscio forte e rumoroso sbattere contro la pietra. Il giovane biondo di ramazza, intanto, che stava lavando il pavimento, aveva lo sguardo sollevato in direzione del bagno e sembrava interessato a quello che aveva di fronte. La cosa non mi stupì, perché il suo arrivo era stato accompagnato dalla voce che avesse gusti sessuali molto particolari. Quando cessò il rumore di urina, vidi il giovane siciliano passare vicino al toscano ed entrare nella doccia, quasi dormendo. Aprì il rubinetto dell’acqua e si lasciò bagnare, poggiato con le spalle al muro per non cadere. Il suo membro era sempre grosso e scuro e doveva essere invitante per il ragazzo biondo che vidi lasciare secchio e mazza ed avvicinarsi al suo letto. Prese un flacone di gel e si diresse verso le docce. Giunto vicino al siciliano gli versò il liquido sul corpo e cominciò a lavargli prima il petto, poi la pancia, poi il pube e, pian piano, lo vidi chinarsi tra le cosce che l’altro aveva divaricato, mostrando di provare piacere nel sentire le mani del biondino che scorrevano dai testicoli al fondoschiena.
D’un tratto vidi il biondo allargare ulteriormente le cosce del compagno con la mano sinistra, poi passare in bocca il dito medio, quindi infilarglielo nell’ano lentamente, ma senza alcuno sforzo. Il siciliano aveva i muscoli delle cosce duri come il membro che, intanto, con il suo lieve movimento di bacino era arrivato a contatto delle labbra del compagno. Il giovane socchiuse le labbra, si lasciò poggiare il glande sul labbro inferiore, quindi tirò fuori la lingua per avvolgerlo come un guanto. Cominciò, poi, a farsi penetrare la bocca muovendo il capo in avanti, prima poco poi sempre di più, fino ad ingoiare almeno metà di quel membro enorme. Così sincronizzati, vedevo muoversi la testa bionda ed il bacino nero. Stavano letteralmente scopando sotto una cascata d’acqua che rendeva la scena ancora più eccitante. Ad un tratto vidi il siciliano sussultare, il biondo aprire le labbra, tirar fuori il grosso membro, lasciandolo poggiato sul labbro inferiore e poi assorbire il solo glande che entrava ed usciva dalla bocca che traboccava di sperma; uno schizzo lo raggiunse nell’occhio, ma non ci badò ed aspettò, con la lingua che scorreva sulla cappella, che si svuotasse completamente prima di estrarre il dito dall’ano del compagno che, una volta liberato da quella penetrazione, si lasciò cadere nella doccia e lì rimase, spossato, per molto tempo, sotto l’acqua che lo ripuliva fin dentro l’anima.
Il ricordo di quei momenti erotici giovanili mi aveva eccitato tanto che, senza accorgermene, avevo cominciato a frugare tra le mie gambe, avevo cercato con le dita pregne di sapone il piccolo foro nascosto tra la scura peluria e, una volta raggiuntolo, avevo provato a premerlo. Reso viscido dal sapone, il mio dito medio era entrato languidamente, per tutta la sua lunghezza ed aveva iniziato a fare su e giù, facendomi provare una piacevole sensazione di calore, cui si aggiungeva il calore che sentivo alle guance per l’eccitazione che mi provocava la masturbazione costante che mi stava ormai facendo raggiungere un orgasmo che esplose violentemente, lasciandomi privo di forze, accasciato contro la parete del box doccia.
Quando mi tornarono le forze, mi recai in cucina a prepararmi una colazione ipercalorica a base di uova, prosciutto e dolci. Presi, poi, un caffè amaro, mi accesi una sigaretta, guardai fuori dal balcone, vidi il cielo chiaro e terso, su cui campeggiava il vulcano dormiente e mi sentii in pace con me stesso. Non si sta poi tanto male, pensai. Non credevo di poter essere sereno, pur vivendo da solo. Temevo la morsa della solitudine. Salvo qualche difficoltà di carattere logistico, per il resto stavo bene, anzi, mi rendevo conto di aver avuto tante storie, proprio grazie al fatto di essere libero. Non tutte positive, a dire il vero, ma non potevo affatto lamentarmi.
Tra le negative annoveravo, sicuramente, quella con Silvana. Sicuramente? Bhe, qualche dubbio, ancora oggi, mi assale quando, solo con me stesso, ripenso a Silvana, conosciuta via internet, frequentando una chat fra le tante, dove è possibile contattare persone che rispondano ai requisiti richiesti, usando un “nickname” per coprire la propria identità. Il suo nick era “ariete 69” e si presentava come “quarantenne bruna colta taglia 46 etc….”. Volli provare, le inviai il mio profilo, non speravo tanto, ma, dopo due giorni, trovai una sua mail che mi rimproverava per non aver inviato una descrizione più dettagliata. Lo feci subito ed, anzi, lo arricchii con un linguaggio ricercato per colpirla anche sugli aspetti morali. Lei fu attratta e si dilungò sulla sua solitudine e sul suo bisogno di dare e ricevere. Dopo pochi giorni le mandai il mio numero di cellulare, lei mi mandò il suo e mi chiamò prima che lo facessi io. Aveva una voce calda e profonda. Parlava lentamente, misurando le parole. Anche io, mi disse, avevo una voce calda, anzi erotica, precisò, che la intrigava molto. Mi chiese di incontrarci ed io accettai con entusiasmo. L’appuntamento era per un sabato sera, nella piazza della stazione della sua città. Era una fredda sera d’inverno e quando arrivai la trovai già lì che parlava con un ragazzo. La strada era poco illuminata, la avvicinai e mi presentai con calore. Lei rispose abbracciandomi e baciandomi sulle labbra, come due innamorati che si rivedono dopo un po'. Lei mi spiegò che le nostre telefonate erano bastate per legarla a me. Di notte sentiva la mia voce che la turbava; lei era molto calda e mi confessò che una volta si era addirittura toccata e masturbata mentre parlavamo a telefono.
Mi propose di andare a casa sua ed io accettai perché, intanto, mi ero riscaldato e non vedevo l’ora di “scoprirla” in tutti i sensi. Arrivammo in una villetta isolata di periferia. Era una bella casa con parquet e pareti in legno. Le luci soffuse davano l’idea di un pub per giovani metallari. Andammo nel suo grande salone, ci sdraiammo sul divano, lei aprì una bottiglia di Baileys, ne versò in due tozzi bicchieri e, mentre io sorseggiavo, lei si alzò. Tolse la giacca del tailleur e rimase in gonna e reggiseno neri. Nel sedersi la gonna si sollevò fino a mostrare i reggicalze su cui la coscia bianca contrastava con la rete nera delle calze.
Il piccolo reggiseno mostrava una dura punta di capezzolo che sembrava volerlo bucare e venir fuori. Lo stereo mandava note di Claydermann, le luci si abbassarono ulteriormente e lei si tolse il reggiseno, si avvicinò a me e mi baciò, con la lingua infuocata che aspirava la mia come una ventosa. Piano piano mi sbottonò la camicia e, quando rimasi a torso nudo, si dispose su di me porgendomi i seni che io cominciai a baciare e leccare e a succhiarne i capezzoli provocando i suoi gemiti, mentre lei scorreva con la lingua il mio corpo fino a raggiungere i miei pantaloni che slacciò e fece scivolare giù fino a scoprire il mio membro che in un attimo lei inghiottì, iniziando a fare su e giù con la testa. Io ero al culmine dell’eccitazione, sentivo i testicoli gonfiarsi, ero quasi fuori di me e, intanto, con la bocca avevo iniziato l’esplorazione del suo corpo come un automa. Ero passato sull’ombelico, poi sulla pancia, sulle cosce…d’un tratto lei si scostò un po', mentre le luci erano ormai al minimo, la musica ci inebriava, l’alcol aveva reso le mie guance vermiglie, sentii il suo bacino sollevarsi, scorrere il perizoma lungo le gambe; “socchiudi le labbra”, mi sentii sussurrare da Silvana “e chiudi gli occhi, mostrami la tua lingua di fuoco e ti abbevererai alla fonte del piacere”. Obbedii rapidamente, pregustando gli umori della sua vagina, il clitoride duro e pronunciato, le labbra sporgenti. La bocca ardeva di desiderio, l’attesa era struggente, morivo dalla voglia…quando sentii un corpo carnoso, duro e umido poggiarsi sulle mie labbra e scivolare nella mia bocca con movimenti ritmici, ma decisi. La sorpresa mi scioccò, togliendomi il respiro. Mille sensazioni attraversarono la mia mente e tutte diverse tra loro: repulsione, curiosità, piacere, rabbia, eccitazione. La mia lingua cercava di allontanarsi dal glande umido, ma ne veniva attratta, quasi calamitata; mentre la gola mi si riempiva del muscolo levigato, la lingua corse lungo il prepuzio, trovò una goccia di sperma, l’aspirò, lasciando scorrere altre gocce che mi colarono in gola. Stavo, ormai, gustando quel liquido resinoso, quando sentii una leggera pressione sul mio ano. Un dito bagnato era poggiato sul mio foro stretto, tirava da un lato per fare strada alla lingua di Silvana che, pregna di saliva, cercava di penetrarmi. L’azione congiunta di dito, saliva e lingua provocarono la dilatazione del mio ano e mi sentii penetrato, violato, con dolore prima, poi con languore.
Sentii i testicoli indurirsi, il mio pene gonfiarsi fin quasi a scoppiare nella bocca di Silvana; intanto, anche il suo membro era diventato grosso, mostruosamente, pulsava, batteva contro il mio palato, alcune gocce bagnavano la mia lingua, il mio succo cominciò a salire come una pompa quando si apre il rubinetto dell’acqua. In un attimo mi sentii scoppiare, lanciai un urlo mentre mi svuotavo nella bocca di Silvana che sembrò avere le convulsioni quando, mentre ancora stava ingoiando il mio sperma, esplose nella mia bocca versandomi il suo seme caldo sulla lingua incollata al prepuzio. Presi tra le mani le sue chiappe, le portai verso di me per ingoiare il membro duro fino in fondo, fino alla radice, mentre Silvana affondava due sue dita nel mio ano, tenendo il mio membro stretto tra le sue labbra fino a quando non mi svuotai completamente nella sua bocca.
Rimanemmo così legati fino a sentirci entrambi spossati, ma soddisfatti. Capii, allora, che un’esperienza così nuova e forte avevo potuto farla solo grazie all’improvvisazione, alla sorpresa; mai avrei deciso liberamente di farla. Forse oggi ignorerei ancora la possibilità di godere nel prendere oltre che nel dare e avrei perso altre opportunità che, nel tempo, si sono presentate.
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