Gay & Bisex
In treno 2
di marcello63
01.09.2015 |
6.052 |
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"Il ragazzo ansima e il suo cazzo si fa sempre più duro..."
Luglio 2015. Amo viaggiare in treno, anche se le Frecce hanno tolto quel lato un po' romantico di un lungo viaggio fatto di caldo, di scompartimenti pieni, di incontri piccanti con sconosciuti. Oramai in poco più di 4 ore da Milano si arriva a Napoli. Così ho colto al volo l'offerta di un amico che, avendo già acquistato il biglietto, ha dovuto rinunciarvi per motivi personali. L'unico problema, mi disse, era il tipo di biglietto, non Freccia o Italo ma un seconda classe sull'Intercity Notte. Subito mi erano tornate in mente le innumerevoli avventure avute sul vecchio Espresso Notte, oramai abolito da Trenitalia. Ah, quello si che era un treno.... Trovavo quasi sempre qualcuno, l'avventura piccante era sempre assicurata. Così accettai l'offerta. Chissà, pensavo, forse non è cambiato niente, forse è ancora quell'eden che ricordavo. Mi presento in stazione, a Porta Garibaldi, alle 22.30 ben un ora prima dell'arrivo del treno, proveniente da Torino e diretto a Salerno, previsto per le 23.20. Comincio a guardarmi intorno cercando di capire quali potrebbero essere i passeggeri del mio treno e quali quelli interessati solo ai Regionali. Ci sono donne in svrappeso con bambini al seguito, anziani, un ragazzo interessante intento a baciare la fidanzata come se non dovesse mai più rivederla e varia umanità. Vado a fumare una sigaretta fuori dalla stazione pensando che, forse, mi farò semplicemente una bella dormita fino a Napoli. Pazienza. La voglia di cazzo era tanta, aumentata anche dai vecchi ricordi di quella tratta. Possibile che sia cambiato tutto? E' vero che il treno ferma anche a Piacenza e Parma per poi tirare dritto su Roma Tiburtina quindi di possibilità ce ne potrebbero essere, pensavo. La speranza è davvero l'ultima a morire. Fuori dalla stazione è fermo un mezzo della Polizia Penitenziaria. Li osservo, alla guida, intento a parlare al cellulare, c'è un ragazzo sulla trentina, pizzetto e testa rasata. Davvero sexy. Fuori, appoggiato al pulmino e sempre al cellulare, c'è un altro ragazzo, sui 20/22 anni moro, capelli ricci e palesemente palestrato. La camicia della divisa estiva fatica a contenere le sue braccia possenti. Ha un culo sodo e un ventre piatto. Si vede che si è fatto cucire camicia e pantaloni su misura. Deve essere anche un narciso visto che sa benissimo di non passare inosservato. Lo guardo con insistenza mentre mi fumo la mia sigaretta e già mi immagino come potrebbe essere nudo e la consistenza del suo membro. Ho una posizione un po' effemminata e tengo la sigaretta tra il medio e l'indice come una vecchia signora della nobiltà. Credo chi mi abbia notato perché vedo che, ad un certo punto, con la mano scende sul pacco, se lo sistema, ma indugia un pò troppo e mentre lo stringe con la mano mi guarda e sorride. Il cuore quasi mi si ferma. Sapevo benissimo di non poter farci niente, speravo almeno che decidesse di andare in bagno così l'avrei seguito. Mi azzardo, mi avvicino e gli chiedo se sapeva dove fossero le toilettes. Mi risponde che non lo sa e sale nel pulmino. Io resto fuori, deluso, a un paio di metri e sento che dice "..collega, c'è un ricchione che mi ha chiesto dov'erano i cessi, se avevo un po' di tempo magari un bocchino me lo facevo fare..." e scoppia a ridere e con lui il suo collega. Chissà se parlava sul serio, ho pensato. Vabbè pazienza, meglio andare sul binario. Manca poco all'arrivo del treno. Deluso, mi avvio al binario 12 e aspetto. L'altoparlante annuncia l'approssimarsi del convoglio. Mentre gioco con il cellulare, seduto sulla panchina in marmo, sento una voce famigliare che dice "..mi raccomando, guaglioni, cercate di non cascarci più...". Alzo la testa e vedo i due agenti della Penitenziaria con due ragazzi poco più che ventenni con due grossi borsoni al seguito. " Spero che questi 6 mesi vi siano serviti, lasciate perdere lo spaccio", aggiunge l'agente palestrato. Stavano accompagnando due piccoli spacciatori che avevano scontato la pena. Il mio sguardo incrocia per un lungo istante quello dell'agente che contraccambia e sorride. Dopo averli fatti salire sul vagone, semi vuoto, e sistemati nello scompartimento ho aspettato che scendessero i due e, con uno scatto felino, sono salito sullo stesso vagone e mi sono messo nello scompartimento a fianco a quello dei due ragazzi. L'agente fa un cenno con la mano ad uno dei due, come per farlo scendere, e appena compare sulla porta gli dice "...mi sa che farete un buon viaggio, vi consiglio di lasciare la porta dello scompartimento aperta...". Sorride e se ne va. Il ragazzo, a voce alta gli dice "...Marescià, cosa volete dire?..". L'agente lo guarda, ride, e se ne va.Il ragazzo rientra e racconta all'amico quanto detto dall'agente. "Ha detto che dobbiamo lasciare la porta aperta, chissà che voleva dire lo sbirro.." Io sono in piedi nel corridoio e il vetro del finestrino riflette l'interno dello scompartimento dei due spacciatori. Sono due gran bei ragazzi, entrambi scuri di carnagione, con un fisico asciutto e vistosi tatuaggi che uscivano dal collo e sulle braccia. Indossavano entrambi una tuta da jogging e una magliettina di cotone bianca uno e una camicia completamente sbottonata l'altro. Si erano seduti allungando i sedili come per formare un lettino ed erano quasi sdraiati. Il ragazzo con la camicia decide di togliersela quasi subito lasciando in bella vista un corpo tonico con un tatuaggio tribale che dal petto saliva sul collo e terminava sul braccio. L'altro con la magliettina di cotone era allungato con i piedi sul sedile di fronte e con la mano si massaggiava il petto e così facendo lasciava scoperto gran parte del busto. Aveva i pantaloni della tuta abbastanza abbassati e si intravedevano i pei pubici. Avevo la pressione a mille e la sola vista di questi due mi eccitava enormemente mettendo nel dimenticatoio i due della Penitenziaria. Ma come fare per agganciarli, pensavo? Decido di provare con la vecchia tattica delle sigarette. Prendo il pacchetto e, lentamente, tenendolo in bella mostra, passo davanti a loro. Mi soffermo qualche istante e proseguo. Forse ha funzionato perché ho sentito distintamente uno dei due che diceva, in dialetto, "...vedi se recuperi un paio di sigarette...". Mi fermo davanti alle toilette nella mia solita posizione da vecchia signora, in modo che si capisca subito con chi hanno a che fare. Accendo la sigaretta e comincio a fumarla come Greta Garbo. "Scusate, la tenete una sigaretta?", soddisfatto mi volto e vedo quello con la magliettina bianca. Con voce il più possibile femminile gli dico "..ma certo, mio caro, come faccio a dirti di no?..." e mentre gli porgo il pacchetto sorrido. "Posso prenderne due, c'è pure il mio amico". "Ma certo, prendine quante ne vuoi...". Mi guarda, ringrazia e rientra velocemente dal suo compare. Accidenti, ho pensato, cosa non ha funzionato? Mentre ragionavo vedo tornare il ragazzo con la maglietta. Ha la sigaretta ancora spenta e mi chiede l'accendino. "Scusate ma andate a Napoli pure voi? Se state da solo potete venire con me e il mio amico così facciamo il viaggio insieme, ci facciamo compagnia. Sempre se volete, ci mancherebbe". Ho risposto che pure io andavo a Napoli e mi sarebbe piaciuto fare il viaggio in compagnia. Non mi sembrava vero, il primo passo era fatto. La sigaretta funziona ancora, pensavo. Entro nello scompartimento e mi trovo davanti quello a torso nudo che si alza per presentarsi. Bello come il sole. Le gambe quasi mi tremavano dall'emozione. "Piacere, io sono Carmine e lui è Antimo". "Piacere, io sono Paolo". Gli dico che li ho visi a Milano con la Polizia Penitenziaria. Senza alcuna remora Carmine mi dice che sono finiti dentro per spaccio. Sei mesi. Accidenti, mi dispiace, dico io accavallando le gambe e ostentando movenze sempre più effemminate che loro subito notano. "Deve essere stata un'esperienza terribile, il carcere" azzardo io. "Si abbastanza, ma non tanto per il carcere in se quanto perché siamo molto giovani e il problema numero uno era il sesso. Alla nostra età stiamo sempre arrapati e la dentro non c'erano femmine. Quasi sempre ci arrangiavamo con le mani nostre. Ci sono venuti i calli" e mi mostrano entrambi i palmi delle mani come a voler dimostrare quanto detto. "Avete detto quasi sempre, perché, altre volte come facevate?". I due si guardano e Carmine, quello senza camicia, dice "...ci stava un trans, pareva una femmina, anche se aveva ancora il pesce. Quando andavamo in doccia ci faceva un bocchino e a volte si faceva inculare. Non solo a noi, anche agli altri e pure agli sbirri". "Siete stati fortunati, allora", aggiungo io, "si sa che travestiti, trans e gay sono più bravi delle donne a succhiare il cazzo" Loro ridono come due ragazzini ed entrambi si passano la mano in mezzo alle gambe come per abbassare un'erezione. Antimo mi chiede se mi da fastidio se pure lui si toglie la maglietta perché il caldo è opprimente. Lo guardo e gli dico "ma scherzi? avete un fisico da favola" e sorrido maliziosamente. Credo di aver raggiunto il mio scopo. Carmine ha un'erezione molto evidente con la tuta vistosamente sollevata all'altezza del cazzo mentre Antimo la tiene a bada con la mano. Entrambi mi guardano e Carmine spalanca le cosce e mi dice "...guarda qua, che ne pensi?". "Penso che non si vede nulla" e con la mano gli abbasso la tuta. I boxer aderenti fanno fatica a contenere il membro ma questa volta è lui che lo tira fuori. Un cazzo maestoso, con una cappella a fungo, doppio in larghezza e lungo tra i 18/20 centimetri. "Tutto per te", mi dice. Non me lo faccio ripetere. Mi avvento su quel ben di dio e comincio a succhiare e leccare avidamente. Antimo, nel frattempo, ha chiuso lo scompartimento con un lucchetto preso dal borsone. Non mi sembra vero. Il ragazzo ansima e il suo cazzo si fa sempre più duro. Si vede che ha un certo arretrato. La sua giovane età non lo fa durare molto e dopo poco più di 10 minuti me lo toglie e mi sborra in faccia. "Tieni puttana, bevi tutto". Quelle parole mi eccitavano ancora di più. Me lo rimette in gola. Altri due schizzi che sento scendere, bollenti. E' il turno di Antimo, più o meno stessa lunghezza ma meno grosso in larghezza, cappella a punta, ottimo per il culo. Comincio a succhiarlo, il ragazzo si dimena in preda alla lussuria. "Te lo schiaffo nel culo, girati", mi dice. Non aspettavo altro. "Aspetta che prendo il gel", gli dico. "Ma quale gel, basta lo sputo". Mi allarga le chiappe e un paio di sputi ben centrati colpiscono il mio orifizio. Ho un culo allenato a prendere cazzi di qualunque dimensione. Il suo entra come una lama rovente nel burro. "Minchia, sei sfondato" mi dice ridendo. "Meglio così, mi piace di più", aggiunge poi. Sento il suo giovane corpo andare avanti e indietro. Infila e toglie il suo membro per intero ogni volta. E' davvero bravo, penso io. Improvvisamente toglie la sua nerchia bollente dal mio culo e mi dice "voltati e apri la bocca". Come una cagna in calore obbedisco. Lui si prende il cazzo con la mano e me lo mette sulla bocca ma senza farlo entrare. Un getto di sborra calda mi inonda il volto. Con la lingua cerco di leccarne il più possibile ma altri due fiotti escono da quella cappella rovente. Finalmente me lo infila in bocca e lo sento ammosciarsi. Anche il suo ansimare piano piano si affievolisce. Mi toglie il cazzo e si sdraia sui sedili. Di fronte a me vedo due ragazzi seminudi, sudati e con il membro oramai rilassato che mi guardano con aria soddisfatta. A turno vanno nella toilette per una sciacquata. Siamo stanchi ma soddisfatti. Io ancora non ci credo, sono al settimo cielo. Vado in bagno per svuotarmi. Appena lo tiro fuori bastano un paio di colpi per fare una sborrata senza precedenti. Che avventura, ho pensato!! Come hai vecchi tempi! Dopo una dormita ristoratrice il convoglio sta per entrare a Napoli Centrale. "Grazie per la bella nottata" dico io. "Grazie a te" rispondono quasi all'unisono i due ragazzi. Scendiamo, le nostre strade si dividono. Non chiedo neanche il numero di cellulare, ne loro lo chiedono a me. Mi rimarrà il ricordo di una splendida avventura. Come hai vecchi tempi.....
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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