Gay & Bisex
Il ritorno
di Fantasie6969
01.11.2022 |
423 |
2
"T’aiutavo spronandolo con la lingua ed io avvertivo il trambusto che provocavi nelle mie visceri che si torcevano..."
Ti desidero ancora, l’ammetto. Volevo farti visita da tempo, ma non mi decidevo. Anche oggi, nonostante l’avessi deciso, all’improvviso ho titubato. Non sapevo più se venire direttamente o preannunziarmi con una telefonata, un sms, un whatsapp. Ho girovagato a lungo intorno a casa tua. Poi, preso da una smania improvvisa, ho premuto il tasto, quasi senza accorgermene. Hai risposto quasi subito, mentre, trasalendo, già pensavo di scappare, prima che rispondessi.Ho farfugliato velocemente il mio nome e ti ho chiesto se potevo salire. “Sì, certo. – non sembravi sorpreso – Sali.”
Sono qui, davanti a te; indossi solo una vestaglia. Mi porgi le labbra. Arrossisco e ci scambiamo due baci sulle guance. “Vieni…” mi prendi la mano e mi esorti a percorrere il brevissimo spazio dalla porta d’ingresso alla camera da letto. Mi chiedi di spogliarmi, lo faccio lentamente. “Vuoi vedere un porno?” – “No, non mi eccitano più!".
Sei molto dolce quando baci, delicato, non invadente. T’ho accarezzato sulla schiena fino ai glutei. “Mettilo dentro…!” m’hai sussurrato; eccitato? O solo per eccitarmi. Ho accennato soltanto a penetrarti col dito medio, ma non sono andato a fondo. Ti ho allargato le crespe, mentre tu m’accompagnavi con un: “Siiiì!” convinto, ma non so quanto veritiero.
Mi accarezzi e mi sussurri che ti sono mancato, anche tu mi sei mancato.
Mi trovo il tuo piede davanti e lo bacio, tu mi porgi anche l'altro e io li lecco entrambi. Scopro che la cosa ti piace e anche a me piace farlo. Prendo l'alluce in bocca e lo succhio, alzo gli occhi e vedo che mi guardi e vedo anche che la tua eccitazione sale, vorrei salire anche io ma tu con i piedi mi trattieni giù, vuoi che te li lecchi ancora.
Vuoi farmi soffrire, hai ragione sono sparito per tanto tempo senza dare mie notizie e ora ricompaio all'improvviso. Cosa voglio pretendere!
Poi, inaspettatamente, mi ero quasi rassegnato a doverti leccare i piedi tutto il pomeriggio, mi hai dato la possibilità di salire all'altezza del tuo pube, e ingordo lo ho preso in bocca voracemente.
Ben presto hai dovuto allontanarlo dalla mia bocca assetata per impedire che per un eccesso di partecipazione ti portasse al prematuro godimento con connessa immediata eiaculazione. Hai sospeso l’operazione, rinviandola a più tardi ed hai preso a giocare con le mie mammelle, aspettando che ti passasse l’eccitazione. Disteso completamente, mi sono rilassato, cercando di ritrovare il controllo per poter continuare il gioco con calma. Alla mercé dei tuoi tocchi sapienti, mi sono girato di spalle. Con la lingua hai prontamente cominciato a deliziarmi le vertebre, ad una ad una, fino all’ultimo anello, prima di passare ad assaporare l’occhio dell’ano, l’ocello della mia farfallina posteriore che si dilatava e si restringeva per i brividi di lussuria che provava.
Per evitare che mi penetrassi troppo in fondo, provocando la mia reazione, mi sono girato verso il tuo “uccello” e l’ho preso in bocca. Un po’ di delusione m’ha preso perché non aveva raggiunto le dimensioni che sarebbe stato naturale trovare. L’ho accarezzato, agitato, allungato, imboccato, titillato con la lingua, succhiato, ma con poco effetto. Un leggero inturgidimento senza erezione vera e propria. L’ho agitato ancora sbattendolo contro le palle. Hai lasciato fare mentre ti sorreggevi, sovrastandomi, con le braccia distese per reggere il corpo, ginocchioni sul letto. Alla fine ho raggiunto lo scopo. Ti sei schiacciato contro di me in un abbraccio ardente, baciandomi ancora una volta, sulle labbra, come sai fare tu.
Sei sceso di nuovo sulle mie mammelle, giocando con i capezzoli. Rizzato, il “fratellino” ti si agitava fra le gambe ad ogni strizzata, l’ho preso in mano, misurandone la lunghezza e l’ho scecherato con molta calma, facendo scorrere la pelle sul prepuzio, richiudendola sul glande, per poi estenderla, a provare la elasticità del tessuto. Hai lasciato che ondeggiasse in aria, cercando un ricovero sicuro, e, reggendoti con le braccia sul lenzuolo, hai permesso che entrasse da solo nella mia bocca. Leggeri tocchi di lingua miravano ad attizzare il fuoco. Impazzivo dal desiderio, ma mi tenevi ancora in sospeso. Ad arte, ti ritraevi. Ed io smaniavo sempre più! Mi agitavo, cercando di contenere l’ebbrezza, anche se il travertino, ormai tirato a lucido rischiava di rompersi. Il desiderio cresceva e la trivella avanzava la pretesa di scendere a fondo nella mia bocca.
Più a fondo, più a fondo… saliva e scendeva! Mi reggevi la testa ferma sul pozzo artesiano da cui lanciare lo zampillo fatato che inseguivo; anelavo che uscisse. T’aiutavo spronandolo con la lingua ed io avvertivo il trambusto che provocavi nelle mie visceri che si torcevano. Avvertivo ogni movimento della tua lingua, della tua bocca, delle tue labbra che mi parlavano nell’unico linguaggio ch’ero in grado di comprendere in quegli istanti. Ti tenni così, sospeso su di me! Passato, presente e futuro non esistevano più. La misura del tempo sfuggiva. Non c’era alcuno scopo. Tutto era raggiunto ed esaurito. Un buco nero mi girava introno, confondendo la mente.
Mi lasciasti esanime; neanche me ne accorsi. Esausto, in quello stato di nirvana consolatorio che, purtroppo, avrebbe avuto breve durata, disteso sul letto, affondavo, lento, nelle sabbie mobili. Giacevo mentre tu andavi in bagno o non so in quale altro posto il diavolo ti portasse. Silenzioso, ti avvicinasti al mio corpo che galleggiava, levitando nella stanza, e mi copristi e non ti ho più visto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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