Gay & Bisex
Il protagonista nel paradiso degli uomini
di bisexlover
11.10.2020 |
937 |
3
"Mi ritrovai, così, ad avere sempre la bocca e la mano occupate..."
Immergersi nell’atmosfera magica e malinconica dell’est Europa è un’ottima idea per passare qualche giorno di vacanza, pensavo; Budapest sarà l’alternativa ideale per un giovane studente che ha solo voglia di staccare e di rilassarsi un po’. Il fascino degli uomini dell’est mi ha sempre colpito particolarmente: sarà per quella corporazione robusta, sarà per quegli sguardi gelidi o per i modi virili che li contraddistinguono; ma io non riuscivo a smettere di fantasticare da quando qualcuno mi disse che in Ungheria si è soliti frequentare le saune e che un aspetto interessante di quest’abitudine è proprio il fatto di stare nudi. Così, dopo la sessione invernale decisi di mettermi in viaggio per Budapest e scoprire con i miei occhi questa meravigliosa usanza. Niente di meglio che una sana gita culturale di qualche giorno mista a un po’ di sano divertimento, mi dissi.Così, volta arrivato nella capitale ungherese, la prima cosa che feci appena salito sul taxi diretto all’hotel fu cercare su google qualche sauna solo per uomini e, sorprendentemente, ne trovai diverse nei dintorni. Mi misi a confrontare i prezzi, ovviamente bassissimi, gli orari e le recensioni. Quella che mi colpì maggiormente fu la “Heaven” (wow, questa ha come nome “paradiso”, chissà se sarà all’altezza del nome che porta); leggevo nei commenti che era dotata di piano bar, vasche idromassaggio, saune, bagno turco e sala fumatori con cinema. Fantastico, la decisione fu presto presa. Allora mi sistemai in camera mia, disfeci le valige e mi infilai dritto in doccia. Dopo un’oretta già ero pronto e decisi di andare in sauna, a digiuno, non si sa mai.
Ammetto che ci misi un po’ a trovare la porta d’ingresso, controllavo e ricontrollavo la via sulle mappe: dovevo essere nel posto giusto ma la sauna non era ben segnalata. Alla fine, trovai la porta giusta - la quale sembrava l’ingresso di un condominio - ed entrai. Mi trovai di fronte ad una rampa di scale alla fine della quale vi era un’altra porta. Cominciai a pensare “ma dove sono finito?” e proseguii lo stesso. Dopo aver aperto quella porta, mi trovai di fronte al banco della reception, dietro il quale un uomo nudo gentilmente mi accolse e mi diede il benvenuto. Era un vero e proprio stallone, alto un metro e novanta, decisamente tonico e dalla carnagione olivastra; in mezzo alle gambe muscolose aveva un attrezzo niente male, sul quale ovviamente mi cadde lo sguardo subito. Lo spilungone mi parlò in inglese, perché ovviamente capì che ero straniero e mi spiegò frettolosamente le regole del posto lanciandomi sul bancone un paio di ciabatte, una tovaglia e un preservativo. I suoi occhi blu quasi mi distraevano mentre mi parlava, mi sentivo catturato e - lo ammetto - anche un po’ confuso e goffo. Non avevo mai frequentato posti simili e soprattutto non l’avrei fatto nella mia città. Quando il tizio capì che era la mia prima volta in sauna mi chiese l’età e alla mia risposta “23” decise di farmi uno sconto: “sarai il protagonista di questo posto, avrai tutti gli occhi addosso” disse col suo inglese pessimo mentre mi squadrava sfacciatamente dall’alto al basso, “non solo sei il più giovane, ma sei anche un bel pasticcino”. Ero piacevolmente sorpreso e allo stesso tempo compiaciuto per quel complimento. Dopo aver pagato, mi precipitai nello spogliatoio, dove impaziente e affamato di cazzo, sin dal primo momento iniziai a sbavare tra tutta quella carne matura. Mi denudai in fretta, presi l’asciugamano per coprirmi timidamente il pisello ed entrai nelle saune. Ben presto mi resi conto che a nessuno fregava dell’asciugamano, in quanto nessuno lo indossava, allora - sconfiggendo l’imbarazzo - lo posai pure io. Effettivamente la media dell’età si aggirava intorno ai quaranta o cinquant’anni, ma non mi dispiaceva affatto: a prima vista mi sembravano tutti uomini appena usciti dall’ufficio che, per scappare dalla solita routine frenetica della città, si ritagliavano la loro oretta di relax. Insomma, mi sembrava un ambiente sano e riservato, un luogo dedicato agli uomini: un paradiso, appunto.
Decisi di esplorare un po’ intorno, così mi recai al bar, presi una birra e feci un giro per tutto il locale. Mi accesi una sigaretta in saletta fumatori cercando di comportarmi in maniera naturale, anche se, in effetti, mi sentivo osservato. D’altronde il mio culetto liscio e sporgente faceva la sua sporca figura e quadrava perfettamente sul mio corpo asciutto e tonico. Le gocce d’acqua sulla mia pelle luccicavano tra le luci soffuse della saletta e l’atmosfera rarefatta del fumo rendeva il tutto ancora più misterioso ed eccitante. Inizialmente non diedi troppe attenzioni agli sguardi, era ancora presto, ero ancora scettico e timido. Spensi la sigaretta, bevetti l’ultimo sorso di birra e mi recai alla sauna. All’interno c’ero io ed altri due uomini, i quali - rimanendo distesi supini - non sembravano particolarmente attirati dalla mia presenza, anzi sembravano aver raggiunto il relax estremo. Le loro minchie erano rivolte verso l’alto, forse in attesa di una calda boccuccia che si prendesse cura di loro. Ma ancora non era il momento di agire. Uscii dopo qualche minuto dalla sauna perché il calore mi stava soffocando e mi feci una doccia rinfrescante. Erano le 21.00 e la concentrazione di cazzi sembrava aumentare, ero eccitato come una cagna. Il clima era piuttosto bollente, non solo per la temperatura, ma anche per la presenza di certi manzi. Nell’aria si respirava un buon profumo di qualche fragranza particolare mista a ormoni maschili. Dopo la seconda birra entrai nel bagno turco e rimasi letteralmente a bocca aperta di quante persone potessero stare in quello spazio così ristretto. Certamente doveva essere fatto apposta: la zona era stretta e lunga, con posti a sedere disposti uno di fronte all’altro. La vista era appannata dalla fitta nube di vapore che rendeva impossibile focalizzare le persone. Ben presto mi resi conto che all’interno del bagno turco vi era movimento. Gli uomini si toccavano, si strusciavano, chi si masturbava, chi allungava le mani. Facendomi spazio tra di loro e cercando di evitare la fitta rete di gambe che si intrecciavano tra di loro, trovai un posticino e mi sedetti giusto tra due omoni. Cercavo di studiare la situazione ma il vapore me lo impediva, di tanto in tanto, se mi concentravo su un punto fisso, riuscivo a mettere a fuoco l’immagine ma era impossibile esaminare i volti degli uomini, così mi concentravo sui loro genitali. Le nerchie erano tutte belle sostanziose, belle turgide e stimolate dal calore. Le avrei assaggiate tutte, ma dovevo avere il coraggio di partire da qualcuno. Nel frattempo, il tizio alla mia destra iniziò a strisciare i suoi piedi contro le mie gambette magre. Saggiamente ricambiai il gesto e lui mi mise la sua mano enorme sulla schiena, facendola scorrere su e giù lentamente e provocandomi una forte eccitazione. Questo gioco di strofinamenti durò finché non decise di afferrare la mia mano e portarsela al pacco, già duro come il marmo. Allora, mentre lui continuava ad accarezzarmi, stavolta anche sulla nuca, io iniziai a stimolargli il cazzo dolcemente con una bella sega. La punta della cappella era umida e di umori maschili e di vapore condensato e le vene lungo l’asta pulsavano di godimento. Così, dopo aver tastato quella meraviglia col tatto, optai per assaggiarla; inizialmente abbassai la testa e poi mi inginocchiai direttamente di fronte a lui, dando la schiena a un altro tizio. Ebbe inizio un favoloso lavoro di bocca e di lingua, di cui, tra l’altro, vanto una lunga esperienza; una strepitosa esplosione di godimento, accompagnata dai suoi gemiti di piacere e dal rumore euforico della mia bocca che sfregava contro la pelle del suo cazzo umido. La circostanza scottante che io e lo sconosciuto avevamo creato attirò ben presto l’attenzione degli altri uomini, che, nonostante non potessi vedere, riuscivo a percepirne la curiosità. Sentivo i loro sguardi attenti su di me offuscati dall’atmosfera rarefatta. Il signore a cui davo le spalle prese a tastarmi il culo prima col palmo della mano e poi con un dito, spingendolo verso il mio buchetto stretto e umido. Qualcun altro si alzò in piedi e si avvicinò a me, puntando il suo uccello contro la mia testa, la quale, nel frattempo faceva su e giù tra le gambe del primo. Così, senza staccare la mia bocca da quella nerchia squisita, e con la destrezza di chi non vuole farsene scappare neanche uno, sollevai il braccio e presi in mano il cazzo dell’ignoto; ne analizzavo l’importanza, l’ampiezza, l’entità. Palpavo le palle gonfie ed esploravo le zone più nascoste, facendomi spazio tra la fitta peluria. Poi, afferrai con la bocca quell’ammasso di carne e presi a segare l’altro, il primo. Mi ritrovai, così, ad avere sempre la bocca e la mano occupate. Tuttavia, mi rimaneva una mano libera e decisi di impiegarla per masturbare il tizio dietro che intanto non aveva smesso un attimo di tastarmi l’ano con le dita. A rotazione li pompai tutti e tre, ma nel frattempo gli spettatori si erano accerchiati lì intorno per ammirare lo spettacolo da più vicino. Compresi ben presto di avere oltrepassato i limiti della decenza, di aver dato troppo nell’occhio. La profezia del tizio alla reception si era avverata: ero il protagonista.
Uno dopo l’altro si presero la libertà di avvicinare il loro cazzo alla mia faccia, ero obbligato a soddisfarli tutti. Ero confuso, non capivo più niente, avevo mille mani addosso che mi palpavano ovunque, avevo delle dita nel deretano. Qualcuno prese l’iniziativa, si mise il preservativo e iniziò a farsi strada dentro di me. La mia reazione iniziale fu quella di fermarlo, ma l’ignoto opponeva resistenza e mi scostava le mani. Infondo lo volevo anch’io e smisi di respingerlo, accogliendolo dentro di me. Ebbene sì, avevo la minchia di uno - non solo sconosciuto, pure nascosto nella penombra - che mi trivellava senza sosta, mentre tutti gli altri non smettevano di sbattermi i loro uccelli in faccia. Alla fine, a turno mi scoparono tutti quanti, sentivo il deretano andare a fuoco e la mandibola stanca; come se non bastasse, scaricarono a rotazione il loro liquido su di me, inondandomi di sborra la faccia, le chiappe, la testa e la schiena. Sentivo colare addosso a me i loro fiotti scottanti, mentre pian piano il bagno turco si svuotava, rimanendo io solo l’unico al suo interno. Quando tutti quanti se ne andarono, uscì anch’io sperando, a quel punto ad una vista più chiara e illuminata, di non essere riconosciuto. Fu un’esperienza sensazionale, che decisi di ripetere i giorni successivi del mio soggiorno a Budapest, provando altri posti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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