Gay & Bisex
Il nuovo compagno d’appartamento: Spiros (2)
di RmNord
17.08.2024 |
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"Un “aah” sfuggi dalle nostre labbra pressoché contemporaneamente..."
Uno studente universitario greco divide l'appartamento con un altro studente più giovane, Manolis, che suscita i suoi appettiti, e un suo coetaneo Spiros, del quale amerebbe assai vedere il pisello visto che a parole ne vanta dimensioni notevoli. Con la scusa di guardare insieme un porno etero, "come fanno tanti universitari conviventi", riesce a sedurre Manolis e a infilargli finalmente il suo cazzo in bocca quando – all'improvviso – sentono bussare alla porta, vedono la maniglia abbassarsi e la porta spalancarsi...«Guarda che ti ho riportato gli...», disse Spiros e rimase di stucco a guardare me con il pisello dritto e Manolis inginocchiato davanti.
«Che cazzo state facendo?», chiese spiazzato e con con un senso di disgusto sul viso.
«Non lo vedi? Sei strabico?», risposi cercando di apparire tranquillo.
«Dai, scemo, o entri o esci!», dissi tagliando corto. Ripresi la testa di Manolis che era rimasto a guardare pieno di vergogna e portai la sua bocca sul mio pisello. Le cose stavano prendendo una piega molto interessante e ne ero decisamente contento.
Spiros entrò velocemente e richiuse la porta dietro di sé. Manolis, pur non essendosi del tutto ripreso, continuava a darsi da fare. Senza dire una parola Spiros lasciò i miei appunti sulla scrivania, si sedette sul letto di fronte e si mise a guardarci. Io gli sorrisi e poi inclinai la testa all’indietro con gli occhi chiusi ed emettendo dei gemiti, perché ormai il mio compagno d’appartamento era diventato pericolosamente esperto nello sbocchinare: con la mano mi masturbava mentre la sua bocca aveva racchiuso la mia cappella che leccava come fosse un lecca-lecca.
«Ti piacciono i cazzi, eh Manolaki? E non ci avevi mai detto niente! Ci avremmo pensato noi a te». Alle parole di Spiros aprii gli occhi e lo vidi strofinarsi il cazzo ormai eccitato da sopra i pantaloni. Anche così sembrava enorme: non vedevo l’ora che l’atmosfera diventasse incandescente.
«Dai, scemo, che aspetti?» gli dissi. A quel punto si alzò e si sbottonò i pantaloni calandoli sino alle caviglie. Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi fece sfiorare l’orgasmo. I suoi boxer erano così tesi che se il tessuto fosse stato più morbido si sarebbe certamente strappato! Cominciò a strofinarlo prendendo la cappella e scendendo verso la base del suo cazzo. Il boxer lo rivestiva delineando quasi ogni dettaglio. Non ressi più.
«Dai, scemo, tiralo fuori che sto per venire». Aprendo il bottone nel mezzo dello spacco centrale vi infilò la mano e ne tirò fuori il cazzo. Un cazzone spesso e grosso in forte contrasto con la sua corporatura magra: anche da dentro il boxer sembrava enorme. Doveva essere lungo almeno 19-20 centimetri, spesso e venoso. Lo prese dalla base e cominciò a menarselo. La mano faceva su e giù su quel grosso attrezzo e con essa anche i miei occhi che non riuscivo a staccargli di dosso. Lo spettacolo oltrepassava ogni mia fantasia. Persino Manolis era rimasto a guardarlo: mi masturbava il pisello con le mani mentre guardava a bocca aperta il cazzone di Spiros.
«Portalo qui!», quasi gli ordinai. Si alzò e mi si avvicinò; quanto più si avvicinava, tanto più sembrava grande il suo cazzo. Ormai quel grosso attrezzo si trovava a pochi centimetri dal mio viso e pareva gigantesco. Spostando un po’ la mano dalla testa di Manolis, la portai verso Spiros e insieme all’altra gli tirai giù il boxer. Ovviamente si bloccò sul punto cruciale ma fui ben contento di aiutarlo. Presi in mano il suo cazzone: era pesantissimo e caldo. Non vedevo l’ora di infilarmelo in bocca. Gli sfilai da sopra il boxer e lo liberai. Era la prima volta che lo vedevo per intero: i miei occhi non si erano mai trovati di fronte a un cazzo così perfetto.
«Porco Giuda, ma cos’è questa bestia?», dissi con voce piena d’eccitazione.
«Ti piace?» chiese con tono libidinoso. Me lo portò più vicino, gli aprii le gambe e cominciai a menarglielo. La mano quasi non riusciva a chiudersi intorno al suo cazzo, mentre le vene prendevano forma una per una sul palmo della mia mano. Questa sensazione non faceva che eccitarmi ulteriormente.
«Non dirmi che anche a te piace divertirti con i cazzi?», chiese. Invece di rispondergli glielo strinsi ancor di più nella mano e mi avvicinai con il viso, tanto che il mio fiato gli carezzava la cappella.
«Apri la bocca», mi ordinò. Lasciai andare il cazzo dalla mano e aprii la bocca. Con un solo movimento me lo infilò dentro, chiusi la bocca e ve lo imprigionai. Un voglioso “aaah...” fuoriuscì dalle sue labbra. Era come se avessi imboccato un pezzo di ferro rovente, per quanto era grosso e caldo. La mia testa ora faceva lo stesso movimento di quella di Manolis, che aveva interrotto il suo bocchino e guardava come glielo leccavo io a Spiros. Le mie labbra arrivavano sino a metà del suo cazzo, leccando e succhiando ogni singolo centimetro di questo uccello superbo. Nonostante l’eccitazione il cervello non si allontanava dal pensiero che mi aveva tormentato per così tanto tempo. Il suo bel culo.
Passai la mano dietro la sua schiena, la feci scendere sulle chiappe e le spinsi in avanti con un movimento deciso. Il cazzo si strofinò sulle mie labbra e penetrò ancor più in profondo sino al palato, mentre il suo culetto si chiuse nel palmo della mia mano: un culetto sodo che non riuscivo a smettere di strizzare. Ovviamente le mie dita si erano concentrate sul punto scuro che unisce le due chiappe, cosa che a Spiros non piacque molto: mi tirò via la mano e la portò sulle sue palle. Non importa: avevamo tempo anche per questo. Erano ricoperte da uno spesso strato di peli ed erano bollenti come il suo pisello. Dovevo infilarmi questo gigantesco cazzo tutto dentro: lo presi dalla radice e spinsi in avanti la testa facendolo sempre più sparire nella mia bocca fino ad arrivare a poco prima della sua radice. La mia bocca si era pericolosamente aperta e pensavo che quel cazzone fosse prossimo a lacerarla.
Spiros cominciò ad ansimare e a gemere, mentre la mia lingua leccava il suo membro duro e ogni singola vena che ne sporgeva. Tirai le mie labbra pian piano, strusciandole sulla pelle dura del suo pisello e insalivandolo, poi lo presi in mano e cominciai a masturbarlo più velocemente: quanto più glielo menavo, tanto più aumentavano i suoi gemiti e con essi anche i miei, perché non bastava l’eccitazione che mi dava il contatto con questo cazzone divino, se ne aggiungeva altrettanta dal bocchino che mi stava facendo Manolis, che ormai aveva affondato il naso tra i miei peli del pube mentre il mio pisello gli sbatteva sulla gola. Non aveva impiegato molto a imparare: ma a quanto pare aveva voglia di apprendere anche altro. Facendo uscire il mio pisello dalla sua bocca, portò la faccia sotto a quello di Spiros e cominciò a leccargli le palle. Una cosa del genere non ero neppure riuscito a immaginarla: dividere un cazzo con il mio compagno d’appartamento!
Spiros a quanto pare gradiva anche questo trattamento, perché l’eccitazione gli aveva reso il cazzo ancor più duro nella mia bocca, il che mi fece ovviamente particolarmente piacere. Manolis aveva d’altro lato aperto la bocca e cercava di infilarvi dentro quanto più possibile delle sue palle, mentre proprio sopra di lui il cazzo di Spiros entrava ed usciva dalla mia. Lo tirai fuori e avvicinai la testa di Manolis, portando il pisello di Spiros dalla sua parte. Gli dissi di tirare fuori la lingua, cosa che fece immediatamente: cominciai allora a sbattergli la cappella di Spiro sulla lingua, strusciandola e menandogliela di qua e di là. Manolis guardava quasi impaurito quel cazzone che fra poco gli avrebbe scopato la bocca, mentre la sua saliva rimaneva incollata alla cappella di Spiro. Non potevo più aspettare: gli afferrai il cazzo dalla base e con l’altra mano gli portai la testa di Manolis ancora più vicina, la spinsi in avanti e il cazzo di Spiros cominciò a scomparire dentro alla sua bocca.
«Aaah, ecco, così, leccami il cazzone. Ne hai mai preso uno così grosso? eh?», diceva con voce carica di libidine. Manolis ovviamente non rispose, perché in bocca aveva appunto il cazzo dell’altro. E da bravo scolaro qual era, cominciò a mettere in pratica quel che gli avevo insegnato. Man mano che il cazzo di Spiros vi si infilava di più, la sua bocca si era deformata e io continuavo a spingergli la testa in avanti, costringendolo a far avanzare quel cazzo enorme centimetro dopo centimetro. Con un’ultima spinta più forte il cazzo sparì del tutto nella sua bocca. Non riuscivo a crederci: il mio compagno d’appartamento, che aveva preso per la prima volta un cazzo in bocca un quarto d’ora prima, ora aveva in bocca un cazzone di venti centimetri! Certo, correva il rischio di soffocare, ma non lo faceva uscire. Le guance gli si erano incollate sopra, la lingua sembrava che leccasse quanto più potesse di quel piede di porco che aveva in bocca. Spiros ora mugolava dal piacere e io non mi lasciai sfuggire l’occasione: era il mio turno di gustarmi i suoi coglioni e affondando la faccia sotto al suo pisello glieli presi in bocca. Scottavano! Scottavano, letteralmente! Li leccai e li succhiai e riuscii a sentire dentro lo sperma che ribolliva.
Qualcosa mi diceva comunque che non fossi il solo ad accorgermene. Allontanando la testa di Manolis dal suo pisello, i liquidi di Spiros gli gocciavano sulla bocca e alcuni rimanevano appesi sulla cappella. Le labbra di Manolis erano umide tanto per la sua stessa saliva quanto per il liquido prespermatico che gli era colato dalla cappella di Spiros. Poco mancò che quest’ultimo venisse per il lavoro di lingua e di bocca di Manolis: doveva riposarsi un po’.
Gli presi allora la gamba e la passai dietro di me cosicché ora era girato dandomi la schiena, con io tra le sue gambe e i nostri piselli dritti sulla stessa traiettoria. Finalmente era arrivato il momento così atteso! Avevo davanti quel suo magnifico culo, che tanto volevo gustare. Ma non mi avrebbe permesso di giocarci tanto facilmente, così infilai un po’ la mano tra le sue gambe e cominciai a masturbarlo. Sul mio cazzo invece era caduto con la faccia Manolis, che se ne era dimenticato. A quanto pare Spiros era entrato per bene nel gioco perché aveva afferrato la testa di Manolis e la spingeva sul mio cazzo.
«Ecco, così, infilzamelo sul cazzo!», gli dissi mentre mentre gli stringevo il suo cazzone con la mano. E più glielo stringevo, più lui spingeva a fondo la testa di Manolis sul mio pisello, che ormai gli era di nuovo interamente affondato dentro.
«Guarda il frocetto come lo prende bene, il cazzo!», sentii dire a Spiros. Io non riuscivo a vederlo, ma capivo perfettamente quello che intendeva.
«Vieni qua che ti do io questo bel cazzone da succhiare!», disse afferrandolo dalla testa e infilzandolo sul suo cazzo. La mia mano ora si limitava a massaggiargli i suoi coglioni pesanti. Manolis accettò la proposta con piacere. Però adesso Spiros era diventato più violento: iniziò a muovere il bacino in avanti piantando il suo cazzo nella gola di Manolis. I coglioni sbattevano sul suo mento, mentre una serie di “mmm…” risuonavano nell’aria a ogni affondo.
Pensai che ormai l’eccitazione avesse preso Spiros a tal punto da permettermi di pensare ai miei piani personali. Feci un respiro profondo e appoggiai il palmo delle mani sulle sue due chiappe: nessuna reazione. Allora presi a palpeggiarle, pizzicarle, massaggiarle con le mani. Stavo quasi per venire dall’eccitazione: non avevo mai visto un culo più sodo del suo. Le natiche erano unite strettamente e dietro di loro nascondevano il mio vero obiettivo: il suo buchetto. Un buchetto chiuso ermeticamente, di un grigio che si faceva rosso quanto più andava verso l’interno, circondato da peli. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Mi fermai un attimo per controllare la situazione: Spiros aveva ora preso la testa di Manolis e faceva entrare e uscire il suo cazzone squarciandogli letteralmente la bocca.
«Bene», pensai, e separandogli ulteriormente le chiappe vi infilai la faccia. Spiros, come svegliandosi da uno stato di trance, si girò verso di me e mi chiese, con voce tremante: «Che cazzo stai facendo lì?»
«Sta’ zitto, vedrai che ti piacerà! Te lo faccio squagliare quel buco», gli dissi e rinfilai la faccia nel suo culetto iniziando a leccare. La mia lingua leccava senza fermarsi, incentrando ovviamente la sua attenzione sul buco. Facevo dei movimenti circolari con la lingua, cercando di aprirlo il più possibile con le dita e infilandovi dentro contemporaneamente la lingua.
Spiros era ormai letteralmente fuori di testa dall’eccitazione e si sfogava su Manolis prendendolo a pisellate sul viso con il suo cazzone. A giudicare dal peso del cazzo e dall’espressione di Manolis quei colpi dovevano fare male. Le guance si erano arrossate e si erano al contempo riempite dei liquidi che gocciavano dalla cappella di Spiros. Questi lo afferrò dalla radice e strusciandoglielo sulle labbra glielo rinfilò in bocca. Ma non bastò a calmarlo: la vittima successiva doveva essere il mio cazzo. Mentre continuavo a strofinargli e leccargli il buco, così com’era, in piedi sopra di me, abbassò la mano, mi afferrò il pisello e cominciò a massaggiarlo. Schizzai quasi in avanti al suo tocco e lo capì subito perché la mia lingua girava ora vorticosamente sul suo culo. Il palmo della sua mano aveva stretto la mia cappella e la strofinava, ma non mi accontentavo. Alzando il bacino verso l’alto, portai il mio cazzo più vicino alla sua mano. A quel punto lo palpò e cominciò a menarmelo.
«Di’ un po’, non sarà che piace anche a te giocare con i piselli?» gli chiesi prendendolo in giro. Anziché rispondermi abbassò la mano e ci strinse dentro i mie coglioni. Mi fece un po’ male e volli ricambiarlo con la stessa moneta: mi insalivai il medio e lo appoggiai sul suo buco del culo.
«No, stronzo, fermati!» gridò, ma non avevo intenzione di farmi impietosire. Tirando con una mano la sua chiappa, cominciai a spingere il dito nel suo buco. Impossibile, era strettissimo. Spiros continuò a stringermi il cazzo per farmi smettere: fatica sprecata. Sputai sul suo buco e sul mio dito e riprovai. Pian piano il dito cominciò ad affondare nel suo buchetto vergine. Strillava dal dolore mentre io continuavo a spingere.
«Smettila, stronzo, tiralo fuori, mi fa male!»
«Ti rompo in due», volevo dirgli. Smisi solo quando era ormai totalmente affondato dentro di lui, dentro quel culo stretto che aveva. Pian piano cominciai a tirarlo fuori. Ricominciò a gridare, questa volta un po’ meno. Il mio dito era arrivato sino a metà: ci sputai sopra e glielo rinfilai: questa volta scivolava dentro più facilmente. Il suo buco si era abituato ormai alla grandezza del mio dito e non gli dava più granché fastidio. Sicché cominciai a metterlo dentro e fuori, dentro e fuori; all’inizio lentamente, poi più velocemente. Adesso ero io a gemere dal piacere. Lo scopavo con il dito mentre ogni tanto gli leccavo il culo con la lingua. La sua mano mi masturbava mentre Manolis sembrava totalmente perso da tutto quel che vedeva. Una scena che, man mano che passava il tempo, mi portava ormai vicino all’orgasmo.
Estraendo il dito dal suo spacco, cominciai a leccargli il buchetto semiaperto, mentre una mano accarezzava le palle e la base del suo pisello. Sentivo i miei coglioni ribollire e compresi che da un momento all’altro avrei eiaculato.
«Menamelo più forte, strofinamelo e vengo», gli dissi e non perse neppure un secondo. La sua mano faceva su e giù più velocemente sul mio cazzo e la mia lingua seguiva lo stesso ritmo sul suo culo. Non ressi più.
«Aaaaah, vengooo, aaah!», gridai e il primo getto di sperma che volò in alto atterrò sul mento di Manolis che stava succhiando Spiros. Il quale, senza lasciarmi il pisello, continuava a masturbarmi mentre il mio sperma caldo scorreva sulla sua mano. Manolis aveva avvicinato il viso e la maggior parte cadeva sulle sue guance. Con la mano piena di sperma cominciò ad accarezzarmi il cazzo e le palle, rendendomeli lucidi per i miei stessi liquidi.
Con lo sperma ancora sulla cappella, afferrai le gambe di Spiros e mi tirai su in piedi. Lo spinsi in avanti per alzarmi e mentre mi alzavo il mio pisello venne a trovarsi alla stessa altezza del suo culo. Senza pensarci due volte cominciai a strusciarlo sulle sue chiappe. Che libidine! Strizzai la mia cappella e il liquido che ne usciva vi si incollava sopra. Presi il pisello dalla base e cominciai a strusciarlo in mezzo alle sue chiappe.
«Stronzo, non t’azzardare!», mi disse e provò ad allontanarsi. Lo strinsi dai fianchi e senza tirare le sue chiappe glielo spinsi in avanti. Mi eccitava moltissimo sentire la pressione delle sue chiappe sul mio cazzo. Poiché la mia cappella era ancora umida vi scivolava dentro con facilità. Palpeggiai le sue chiappe e cominciai a muoverle facendole strusciare sulla mia cappella.
«Che goduria!», dissi mugolando.
«Va bene, basta – disse – tiralo fuori adesso!»
«Sei sicuro?», gli chiesi spingendo il pisello più a fondo sino a fargli toccare il suo buchetto. Un “aah” sfuggi dalle nostre labbra pressoché contemporaneamente. Il mio pisello era ormai sparito tra le sue chiappe e cominciai a muovercelo in mezzo.
«Lo tiro fuori?», gli chiesi.
«Sì... aaah. Tiralo fuori...» disse senza suonare molto convincente. La sua eccitazione cresceva con il passare del tempo ed era ormai arrivata al punto limite. Il suo respiro si fece più pesante e nel mio palmo sentivo i suoi coglioni bollenti.
«Stronzo, fermati, mi fai venire», disse.
Allontanai leggermente la testa di Manolis dal pisello di Spiros, portandola esattamente di fronte alla sua cappella, e gli presi io il pisello in mano. Cominciai a masturbarlo lentamente: era ancor più duro di prima, bruciava, mentre le sue vene si erano gonfiate pericolosamente. Il pisello mi si era indurito dentro alle sue chiappe e ogni volta che la mia mano si alzava sul suo cazzo spingevo il mio appoggiandolo sul suo buchetto. Lo sentivo caldo sulla punta della mia cappella e lo spettacolo del mio cazzo tra le sue chiappe mi eccitava sempre di più.
I nostri gemiti avevano lo stesso ritmo finché cominciai a masturbarlo più velocemente e a strusciare il mio pisello più velocemente sul suo culo. Fece un profondo respiro, lo trattenne per un po’ e gridò: «vengooo!»
Il suo sperma schizzò con forza sul viso di Manolis. I getti successivi continuavano a cadergli addosso riempiendogli il viso di sperma, che colava dagli occhiali sulle sue guance per poi cadere a terra. La mia mano si era riempita dei liquidi di Spiros, che ora lasciavo sul suo cazzo che stavo ancora strofinando rendendolo lucido. Tirai fuori il mio cazzo dal suo culo, mi sedetti sulla sedia e lo girai verso di me, prendendogli il pisello in bocca per pulirlo dallo sperma che avevo prima spalmato. Non era più così duro adesso e quindi entrò più facilmente. Appoggiò tutte e due le mani sulla mia testa per calmarsi dall’intensità dell’orgasmo appena avuto. Manolis era andato in bagno a lavarsi, io mi alzai e, afferrati i nostri piselli, cominciai a strofinarli insieme guardandolo e ridendo.
«Non è stato fichissimo?» gli chiesi. Mosse la testa facendo segno di sì.
«E non sai che ti aspetta! Preparati perché fra poco sfonderai un culo vergine», gli dissi.
Mi guardò con aria interrogativa. Non sapeva quel che avevo in mente per il seguito...
(continua)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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