Gay & Bisex
Il collega coinquilino

31.08.2021 |
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"A quel tempo non esistevano le videochiamate..."
Erano ormai passati già 4 mesi da quando condividevo quell’appartamento, in quel di Varese, con Mario, collega coinquilino. Eravamo stati assunti nello stesso periodo da un’azienda per un progetto importante. Azienda seria che oltre allo stipendio garantiva anche vitto e alloggio. Unico neo, dovevo condividere l’appartamento. Poco male. L’avevo fatto già per anni, da studente prima e lavoratore fuori sede dopo. Mario era un uomo sposato che aveva superato la quarantina, abruzzese.Causa mura esili degli appartamenti moderni, spesso la sera mi capitava di ascoltarlo durante le lunghe telefonate con la moglie, di quelle che si fanno dopo aver messo i bambini a letto.
- Ce l’ho durissimo - era l’esclamazione che ripeteva frequentemente. A quel tempo non esistevano le videochiamate. Secondo me fino a quel momento non si era concesso nemmeno una scappatella extraconiugale... e si notava. Aveva l’espressione dell’arrapato cronico. Lo sentivo quando si masturbava di notte. In 4 mesi non era ancora tornato a casa. Il lavoro era molto impegnativo. Dovevamo finire il progetto il prima possibile.
A volte, mentre guardavamo la TV in salotto, bastavano immagini di cosce, o di un seno più scoperto, per farlo correre a rintanarsi nella stanza. Quanto spreco... E fu così che decisi di correre ai ripari. Iniziai il gioco della provocazione.
Ci provavo in tutti i modi. Facevo partire, dal notebook, filmati porno, ad un volume tale che si potesse sentire anche nell’altra stanza, senza esagerare però, non doveva sembrare una cosa fatta apposta.
Ovviamente trovavo ogni scusa per girare nudo in casa, completamente depilato.
Mi avventuravo anch’io in telefonate erotiche con la mia ragazza di allora, cercando di far sentire dall’altra parte anche i suoi gemiti in vivavoce. Un martellamento continuo.
Ovviamente, dopo un po’, Mario cominciò a cedere. Era arrivato al punto che si sarebbe scopato anche una presa elettrica.
Il momento in cui, ogni volta, ho raggiunto la consapevolezza che un uomo mi volesse scopare, si manifestava non appena arrivavano le battute sulle mie tette. Quello è sempre stato un segnale inequivocabile. La prima volta che Mario ne esclamò una, come nei cartoni, c’era un fumetto che gli usciva dalla testa con due tettone che stringevano un cazzo. Glielo si leggeva negli occhi.
Una sera, uscito dalla doccia, mentre andavo in cucina, lo sorpresi con la coda dell’occhio a strusciarsi impercettibilmente il pacco, mentre visionava uno di quei film anni 70 con il culo di Nadia Cassini in primo piano.
- Interessante - esclamai accomodandomi sul divano insieme a lui – ho sempre adorato questi film... soprattutto da sbarbatello – affermai sorridendo. Ebbe un’improvvisa reazione: avvampò.
- Che caldo vero? - mormorai riavviandomi l’accappatoio sulla coscia accavallata, appena depilata e unta di crema idratante - Il caldo umido del nord non l’ho mai sopportato. Se tolgo l’accappatoio ora, mi faccio un’altra doccia di sudore. Mi bagno di nuovo tutto -
- Secondo me sei già bagnato - mi rispose sorridendo e scrutandomi le tette.
- Come scusa? - contraccambiai con un sorriso a 64 denti, slacciandomi l’accappatoio.
Nel frattempo era diventato ancora più rosso, ed il cazzo gli si era gonfiato a dismisura.
- Senti... non ce la faccio più - fu la risposta alla mia ultima provocazione, e mi saltò addosso per succhiarmi i capezzoli.
Gli liberai l’uccello in 2 secondi. Era già di cemento. Un palo di oltre 20 cm.
- Aspetta un attimo... che stiamo facendo?! - esclamò mollando la presa dalle tette ritraendosi.
- Ci stiamo rilassando - gli risposi. Mi alzai, feci cadere l’accappatoio, e mi inginocchiai ai suoi piedi allargandogli le gambe. Gli afferrai il membro con le mie mammelle burrose, dando il via ad una spagnoletta coi fiocchi.
Appena gli sfiorai la cappella con la lingua rovente, ebbe un sussulto - Mia moglie ha le tette piccole, quindi non immagini quanto mi stia piacendo - sussurrò candidamente, e poi, mentre lo stavo spompinando, aggiunse una richiesta esplicita - E non mi dà il culo da quando abbiamo figli... sono quasi 10 anni -
Gli montai a cavalcioni e incominciai a scoparmelo a smorzacandela, mentre lui continuava a concentrarsi sui capezzoli. Succhiava così forte che iniziai a godere. Mi dimenavo come una troia. Muovendo il bacino come un’ossessa. Il pisellino, che fino a quel momento era rimasto ritirato a mo’ di clitoride, si fece duro, e più Mario stringeva, succhiava e mordeva i capezzoli, più mi cresceva. Ad un certo punto esplosi, sul ventre di Mario, qualche goccia gli arrivò fino al petto. Non avendo mai assistito alla visione di un uomo che raggiunge l’orgasmo senza nemmeno sfiorarsi il pisello, venne immediatamente, violentemente... non dimenticherò mai la sua espressione.
E fu così che dopo qualche giorno gli stavo già massaggiando la prostata col mio cazzetto per verginelli.
Che tipo Mario... fino alla fine del progetto ci abbiamo dato dentro di brutto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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