Racconti Erotici > Gay & Bisex > Il Sergente 1 - Don't ask, don't tell
Gay & Bisex

Il Sergente 1 - Don't ask, don't tell


di epsilon
02.08.2022    |    8.593    |    16 9.9
"Richard è invece ancora in pigiama: maglietta verde chiaro e pantaloncini grigi..."
Genere: Gay, Dominazione
CW: sesso non consensuale, ingiurie pesanti (fr***o)
Tutto quello che segue è frutto della fantasia e dell'immaginazione.

---

Fort Bliss, El Paso, Texas, USA.
Campo di addestramento della 36a Divisione di Fanteria dell'Esercito degli Stati Uniti.
15 luglio 2015. 6:30 a.m.

Al suono della prima sveglia tutti i soldati, quasi all'unisono, saltano in piedi e subito si mettono a rifare il letto come gli è stato insegnato a fare da poco. In questa baracca, uno stanzone composto semplicemente di 10 letti a castello, si trovano circa una ventina di ragazzi, quasi tutti diciottenni diplomatisi dalla High School appena un paio di settimane prima.
Solo uno di loro, David, un biondino del corpo magro ed efebico, non ha ancora iniziato a sistemare il proprio letto, preferendo spendere 5 minuti a sistemarsi con cura i capelli. Appena Richard lo vede subito lo richiama:
«David! Mettiti subito a fare il letto o il Sergente ci incula tutti quanti, mica solo te!»
David gli risponde svogliato:
«Sì sì adesso faccio tranquillo…»

Richard, finito di sistemare il suo letto si avvicina a David con fare minaccioso. Richard ha un paio d'anni in più rispetto ai suoi commilitoni, ma ne dimostra ancora di più grazie al fisico vigoroso e ad una barba ben curata; inoltre ha una personalità molto spigliata e assertiva, ed è per questo motivo che i ragazzi con cui condivide la camerata guardano a lui come il proprio leader ufficioso.
Arrivato vicino a David, che non si è accorto di nulla, troppo impegnato a guardarsi allo specchio, Richard gli tira uno scappellotto piuttosto forte e gli urla nell'orecchio:
«Oh ma non capisci un cazzo tu eh? Se quando arriva il Sergente tutti i letti non sono perfetti ci andiamo di mezzo tutti quanti! Che cazzo stai a rimirarti nello specchio, sarai mica un frocetto?»
«Ma che cazzo dici» gli risponde David, ancora destabilizzato dalla sberla e quindi poco convincente. A Richard si illuminano gli occhi.
«Ah! Ma allora c’ho preso in pieno! Te sei proprio un frocio che cerca il cazzo del Sergente Williams, vero?»
«Ma vaffanculo, pezzo di merda!» David cerca di fare la voce grossa, ma l’arrossire per la rabbia e l’imbarazzo non lo aiuta a perorare la sua causa. Richard ne approfitta e si avvicina ancora di più, guardando David dall’alto in basso, ignaro che nel frattempo il Sergente Williams è entrato nella baracca, facendo segno agli altri di stare in silenzio e non salutarlo per poter osservare la scena.
Richard sorride a David, come per invogliarlo ad abbassare i toni: «Dai su, non ti preoccupare, puoi dircelo senza problemi, sarà un piacere sia per noi che per te poterci divertire un po’… Sei un piccolo frocetto o no?». E per sottolineare l’ultima frase, Richard afferra il cazzo moscio di David e stringe.
«Aaaah! Mollamelo subito pezzo di merda!» urla di dolore David.
«E perché, non ti piace forse?» continua imperterrito Richard. «Dai su dicci cos-»

«SOLDATO RICHARD TAYLOR! COSA STA SUCCEDENDO QUI!». L’urlo del Sergente Williams rimbomba nello stanzone. Richard lascia immediatamente il cazzo di David, si gira e si mette sull’attenti. David fa lo stesso, cercando di ignorare il dolore alle parti basse, e solo ora si accorgono che tutti i loro compagni sono già sull’attenti.
Il Sergente è un uomo possente, molto più di Richard – non perché sia pompato, ma perché è talmente asciutto che anche con la divisa addosso si nota che sul corpo ha solo muscoli. Alto e con le spalle larghe, la sua sola figura intimidisce qualsiasi soldatino appena arrivato, ed è per questo che finisce sempre ad addestrare i ragazzi più giovani. Anche lui dai capelli castani come Richard, mentre gli occhi sono verde acqua. La barba non è ben curata, ma questo non fa altro che donargli un effetto selvaggio molto attraente.
Il Sergente si avvicina a Richard, lo squadra dall’alto in basso – forse l’unica persona in tutta la divisione che riesce a farlo – e gli dice, quasi sottovoce:
«Soldato, ti ho chiesto cosa sta accadendo.»
«Signore, stavo richiamando il soldato Lewis perché non ha rifatto il letto appena sveglio signore!» risponde Richard, cercando di nascondere il tremore della voce parlando il più forte possibile senza effettivamente arrivare a gridare.
«Ho capito. E perché gli stavi chiedendo se è un frocio?» chiede il Sergente, e fra i venti giovani ragazzi si diffonde un brivido di paura quando il Sergente usa tale parola. Richard è, ovviamente, il più scioccato di tutti.
«Signore, il soldato Lewis non ha rifatto il letto perché impegnato a sistemarsi i capelli e a rimirarsi allo specchio signore, stavo cercando di fargli capire …» ma non riesce a finire la frase perché il Sergente lo interrompe:
«Soldato, conosci la frase “don’t ask, don’t tell” (non chiedere, non dire)?»
«Sissignore, signore!» risponde Richard.
«Rinfrescami un po’ la memoria, spiegami cosa vuol dire» ordina il Sergente Williams.
«Signore, “don’t tell” vuol dire che nell’Esercito Americano non ci si può dichiarare omosessuali, pena il congedo, mentre “don’t ask” vuol dire che non si può aprire un’investigazione per capire chi sono gli omosessuali dentro all’Esercito».
«E dimmi, chiedere al soldato Lewis se è frocio vuol dire chiedergli se è gay?»
«No, signore» risponde Richard, mentre gli altri soldati hanno un sussulto silenzioso. Il Sergente alza un sopracciglio e dice:
«Ah no?»
«No, signore. Essere gay è una cosa, essere froci è un’altra. Un omosessuale non rischierebbe mai di punire tutta la camerata per farsi bello, signore» afferma Richard, che dopo lo shock di ritrovarsi il Sergente alle sue spalle ha ritrovato la sua assertività che lo caratterizza.
«Capisco, soldato, anche se non sono d’accordo. E non lo sarebbe neanche il Comando. Pertanto, se in futuro vorrai fare carriera, e ritengo che tu abbia il potenziale necessario per fare una brillante carriera, ti sconsiglio di ripetere comportamenti del genere, ci siamo intesi?» Il Sergente rivolge un sorriso d’intesa a Richard, che si rilassa, così come il resto dei suoi compagni. «Sissignore, ci siamo intesi, signore».
«Ottimo» risponde il Sergente, il quale si gira verso il letto di David, guarda male quest’ultimo e gli dice: «Soldato Lewis, fammi 10 km di corsa prima di colazione», poi si gira per rivolgersi a tutta la camerata e dice, con tono imperioso: «Ora, uscite tutti quanti fuori e fatemi 5km di corsa subito, come punizione per le condizioni indecenti della camerata!» I soldati iniziano ad uscire guardando male David, che arrossisce ancora di più ma si incammina a testa bassa.

Richard, però, guarda male il Sergente e mormora qualcosa sottovoce prima di muoversi. Per sua sfortuna, il Sergente lo nota e gli chiede: «Come hai detto scusa soldato Taylor?»
Richard, tornato spavaldo come sempre, si ferma, lo guarda e risponde: «Che puttanata, signore». Tutta la camerata si blocca e guarda il Sergente, terrorizzati.
Il Sergente Williams, apparentemente tranquillo, scruta Richard e gli chiede: «Cosa intendi, soldato?»
Richard tira in fuori il petto e risponde: «Intendo che è una puttanata punire venti soldati per colpa di un frocio!»
Il Sergente sorride leggermente, poi si gira verso altri due soldati e dice: «Soldato Garcia! Soldato Lee! Arrestate il soldato Taylor e portatelo nel mio ufficio, che una tale offesa e insubordinazione la devo affrontare personalmente».

---

L’ufficio del Sergente Williams è piccolo e scarno: una scrivania, due sedie, un mobiletto per i documenti, una libreria. Si trova dal lato opposto della base rispetto alla baracca di Richard, all’interno di una specie di piccolo container, un po’ appartato rispetto al resto degli edifici, dove si trovano anche le stanze di qualche altro ufficiale, che però ora non sono presenti.
Richard viene lasciato da solo nella stanza, e rimane lì fermo ad aspettare una ventina di minuti prima che arrivi il Sergente. Quest’ultimo entra nell’ufficio, sospira, poi si toglie la giacca verde scuro e il cappello, rimanendo con una camicia color kaki, una cravatta verde e dei pantaloni grigi – la classica uniforme di servizio. Richard è invece ancora in pigiama: maglietta verde chiaro e pantaloncini grigi.
Il Sergente si appoggia al bordo della scrivania e fa segno a Richard di sedersi davanti a sé. Richard obbedisce, torvo in viso. Il Sergente continua invece a rimanere impassibile, forse vagamente scocciato dal dover perdere tempo con questa storia.
«Dimmi, Taylor, era tua intenzione offendere un tuo superiore e rifiutarti di seguire gli ordini?» esordisce il Sergente.
«No signore, mi sono fatto prendere dalla rabbia nei confronti del soldato Lewis signore. Mi scuso profondamente se ho rivolto la mia rabbia verso di lei signore, non accadrà più» risponde Richard, che ha sicuramente avuto tutto il tempo necessario per trovare le parole giuste.
«Ottima risposta, ma non credo che sarà sufficiente. Purtroppo non vedo altra possibilità se non quella di rimandarti a casa, non posso tollerare certi soggetti nel mio reparto» afferma il Sergente.
Richard sbianca in volto, e per la prima volta appare davvero spaventato e pienamente conscio di quello che ha fatto.
«No signore, la prego! Non mi cacci via, non ho più una casa, non ho più una vita fuori dall’esercito! Siete la mia ultima possibilità, la prego signore!»
«Mi spiace Richard, ma non è affar mio».
Richard sembra sull’orlo delle lacrime.
«La prego signore, i miei genitori mi hanno cacciato di casa anni fa e da allora ho trovato solo brutte compagnie, se anche lei mi caccia da qua fra due anni sarò morto di stenti o di droga, la prego! Non mi mandi via»
Il Sergente sorride, forse la prima emozione sincera che trapela dalla maschera indossata fino a quel momento.
«Beh, se sei davvero così desideroso di rimanere qua, forse possiamo trovare una soluzione…»
«Sì la prego signore, qualsiasi cosa si possa fare la farò signore!» Richard ormai sembra pronto a buttarsi ai piedi del Sergente, pur di salvarsi.

«Te la metto semplice: succhiami il cazzo, qui e ora, e te ne potrai tornare nella tua camerata. Cosa ne dici?» Ora è certo che sul volto del Sergente vi sia un’emozione sincera: brama, con un sorriso lascivo e uno sguardo cattivo.
Richard è a bocca aperta, e il Sergente lascia che si riprenda. Dopo qualche secondo Richard, spaventato, chiede: «Come, scusi?»
«Hai capito benissimo. Credevi che il soldato Lewis fosse un frocetto? Beh, ora hai trovato un frocio vero. E non ho problemi a dirtelo, tanto anche se lo vai a dire in giro sarà la parola di un soldato congedato con disonore contro quella di un ufficiale dell’esercito.»
«Ma io non sono frocio… Ce scusi, non sono gay, signore» cerca di difendersi Richard, come se avesse ancora una possibilità di scamparsela. Il Sergente se la ride: «Ah! E che c’entra? Mica ti deve piacere. Devi semplicemente succhiarmi il cazzo. E vedi di farlo bene!»
Richard è senza parole. Tutta l’assertività e la spavalderia sono scomparse, e ora sembra un uomo diverso, prosciugato quasi. Si guarda le scarpe, guarda in giro per l’ufficio, con gli occhi gonfi di lacrime. Non sa che fare: non può andarsene dall’esercito, ma non può neanche succhiare un cazzo! O forse no? Forse, succhiare un pene si può fare… Alla fine, potrebbe andargli peggio, potrebbe avergli chiesto di… E poi, non può mica andarlo a dire in giro, quindi la sua reputazione sarebbe salva… Non solo: ai froci piace succhiare il cazzo, a lui no; quindi, non diventerà mica frocio così…

Richard rialza la testa, guarda dritto negli occhi il Sergente con una nuova risolutezza: salvarsi senza diventare frocio, qualsiasi cosa gli venga chiesto.
«Va bene».
«Va bene, signore», lo corregge il Sergente Williams.
Richard annuisce, comprendendo la questione: succhiargli il cazzo non creerà una nuova intimità fra di loro, sarà un pompino da sottoposto e basta.
«Va bene, signore».
«Ottimo. Inginocchiati qui davanti a me».
Richard obbedisce, e scopre che la patta del Sergente si è ingrossata. Lo guarda dal basso, in attesa di ordini.
«Abbassami i pantaloni, usando la bocca».
Richard, intenzionato a non diventare frocio, lo fa in maniera piuttosto impacciata, ma il Sergente attende pazientemente.
Una volta che sono stati abbassati a metà coscia, il Sergente gli dice: «Appoggia la bocca sulle mutande». Richard esegue, e per la prima volta si ritrova con un cazzo sulle labbra, anche se per ora c’è ancora la stoffa bianca delle mutande in mezzo. Sente comunque bene la forma del cazzo, lo percepisce ingrossarsi e indurirsi. Inizia ad agitarsi.
«Annusalo bene». Richard esegue, e sente un forte odore di maschio. C’è anche un leggero sentore di piscio, ma il Sergente è chiaramente un uomo pulito.
«Leccalo un po’». Ora il cazzo è duro, e quando Richard passa la lingua lungo la forma lo sente pulsare. Sembra essere piuttosto grosso.
«Molto bene. Ora staccati un paio di centimetri e chiudi gli occhi». Richard esegue, e attende trepidante e speranzoso – speranzoso?! No! Speranzoso di che?! Che sia un bel cazzo?! No, non è possibile, che sono questi pensieri da froci in testa! Speranzoso che non gli faccia del male, speranzoso che al Sergente basti un pompino, e non voglia anche qualc-
Il Sergente si abbassa le mutande e il cazzo eretto schizza fuori, colpendo in viso Richard. Non gli fa male, ma la sorpresa e l’improvvisa interruzione del flusso di pensieri lo lascia un attimo spaesato, neanche riapre gli occhi.
«Oh, guarda che bravo che continua a tenere gli occhi chiusi. Prova a trovare il mio cazzo solo con la bocca allora.»
Richard apre leggermente la bocca e si avvicina verso l’inguine del sergente, ma il cazzo gli sbatte sul naso, lasciandogli qualche fluido odoroso addosso. Richard storce il naso, ma alza comunque la testa e lascia che la punta del pene si appoggi al suo labbro inferiore.
«Bravissimo. Ora apri gli occhi» Richard guarda in alto, e fa giusto in tempo a vedere il Sergente con una fotocamera digitale in mano prima che il flash lo abbagli. Chiude nuovamente gli occhi, ma non si allontana dal cazzo. Quando li riapre vede il Sergente che gli sorride e che gli mostra il retro della fotocamera, dove può vedere sé stesso con un pene appoggiato alle labbra. Con il cazzo del Sergente appoggiato alle labbra. È un pene ben proporzionato, con una cappella gonfia e un’asta grossa; alla base vi è una fitta peluria, ma nonostante questo l’asta appare comunque piuttosto lunga. Richard inizia a sentirsi sempre più agitato.
«Molto bene che tu non ti sia allontanato. Sono molto felice di te Richard.» Il sergente sorride, e Richard sente la soddisfazione derivante dai complimenti. E immediatamente sente la vergogna di essere rimasto soddisfatto.
«Ora prendi in mano la base del cazzo e passatelo sulle labbra, come faresti con un rossetto.» Nel farlo, Richard sente nuovamente un fluido odoroso che si spalma lungo tutta la bocca, e capisce che si tratta di tracce di piscio. Stranamente non ha conati, come magari si sarebbe aspettato. Il sergente inizia a mugolare.
«Mmmmmmm… Molto bene… Ora leccami i testicoli». Richard si stacca – con riluttanza forse? No, impossibile – e si abbassa fino alle grosse palle del Sergente. Inizia a leccarle, sentendo sulla lingua il ruvido dello scroto e dei peli. Il Sergente geme più forte e inizia a toccargli i capelli.
«Oh sì, bravo… Prendili in bocca ora…» Per Richard è tutto nuovo, ovviamente, e non si aspettava qualcosa del genere. Le ragazze con cui è stato non hanno mai fatto nulla del genere. Esegue comunque l’ordine del Sergente, scoprendo che può farlo solo con una palla alla volta, tastando anche con le labbra la ruvidezza e, inaspettatamente, sentendo in bocca un sapore particolare. Intuitivamente inizia a succhiare e anche a leccare il testicolo con la lingua. Il Sergente si lascia andare e geme a ritmo delle pompate di Richard, che da solo inizia anche ad alternare con l’altra palla.
«Bravissimo sì… Mmmmm che bravo che sei… Proprio un talento naturale… Ora basta però.» Richard si stacca dalle palle del Sergente e guarda in alto, in attesa dell’ordine successivo.

Il Sergente Williams lo guarda e gli dice una sola parola: «Succhia».
Richard abbassa nuovamente lo sguardo, guarda il grosso cazzo che ha di fronte – è forse una scintilla di voglia quella che appare per un istante nei suoi occhi? – fa un grosso respiro e inizia a fare quello che gli faceva Emily, la sua prima ragazza: mette la lingua alla base dell’asta, proprio dove si connette con lo scroto, e inizia a leccare il cazzo, dal basso verso l’alto, molto lentamente. Il Sergente butta la testa all’indietro e geme forte, accarezzando i capelli a Richard, che inizia a sentire qualche brivido lungo il collo.
Arrivato in cima, Richard fa roteare la lingua attorno alla cappella e appoggia le labbra alla punta, sentendo il pene pulsare – godendosi il momento, percependo qualcosa smuoversi dentro di lui. Il Sergente guarda in basso, Richard lo guarda negli occhi, e inizia a scendere lungo l’asta, piano piano. Il Sergente gli sorride, e quando Richard, arrivato a metà del pene, tentenna, gli mette una mano sulla nuca e spinge. Richard cerca di opporre resistenza: il cazzo è troppo lungo e troppo grosso, non riesce a farlo stare in bocca! Ma il Sergente continua imperterrito finché Richard non sente la cappella toccargli il retro della bocca e iniziare a scivolargli in gola. Capisce che è il momento di trattenere il respiro, e una volta arrivato in fondo, con il viso in mezzo alla peluria più intima del Sergente, sente i primi conati, che rispedisce indietro. Si aggrappa al Sergente e chiude gli occhi, ricacciando indietro anche le lacrime, percependo il grosso e duro cazzo pulsare dentro di sé. Si sente umiliato e violato – ma si sente anche eccitato: il cazzo di Richard si indurisce.
All’improvviso il Sergente lascia andare la testa di Richard, che torna subito indietro, ma non si stacca dal cazzo: rimane attaccato al pene del Sergente, con le labbra attorno alla sua cappella. Il Sergente lo accarezza, e Richard questa volta non sente solamente i brividi lungo il collo: percepisce anche il proprio cazzo pulsare contro la stoffa delle mutande, ansioso di liberarsi.
Per cercare di distrarsi, Richard inizia a pompare il Sergente. Pensa ad Emily e imita quello che faceva lei: mette una mano sull’asta e inizia a fare su e giù con la bocca e con la mano, a ritmo. Il Sergente gode, tiene una mano poggiata sulla nuca di Richard – come se sapesse che quel calore gli sta facendo venire i brividi di eccitazione – e geme, forte.
Richard chiude gli occhi, pensando a quello che gli faceva Amy, la miglior pompinara fra tutte le ragazze che ha avuto, e gli viene in mente che lei riusciva anche a roteare la lingua attorno alla cappella mentre succhiava. Prova a farlo anche Richard, ma non ci riesce e finisce per mettere i denti attorno alla cappella del Sergente, che immediatamente si ritrae gli tira uno scappellotto – esattamente come Richard aveva fatto con David mezz’ora prima, una vita fa. Il Sergente lo guarda dall’alto: «Non usare i denti» gli intima, prima di rimettergli in bocca il cazzo. Richard prova nuovamente vergogna, questa volta non per la situazione, ma per l’errore che ha fatto.
Su e giù, su e giù, su e giù, ogni volta un po’ più a fondo finché Richard non sente nuovamente la cappella in gola – ma questa volta niente conati, solo eccitazione. Il Sergente prova a dargli un ritmo con la mano, ma si rende subito conto che ormai Richard vuole padroneggiare l’arte del pompino e decide di lasciarlo fare. Certo, non è la miglior pompa che il Sergente abbia mai ricevuto, ma per essere una bocca vergine non è affatto male.
Su e giù, su e giù, su e giù. Il cazzo di Richard inizia a pulsare a ritmo con le pompate. Richard vorrebbe masturbarsi, vorrebbe tirare fuori il proprio cazzo dalle mutande e dai pantaloni e iniziare a segarsi lì, in ginocchio davanti al suo Sergente con il suo grosso cazzo in bocca. Ma non può, c’è ancora un fondo di vergogna che lo blocca.

All’improvviso, però, Richard percepisce una pulsazione diversa nel cazzo del Sergente. Un pulsare più frequente, ma anche più profondo, primordiale. Capisce cosa sta per succedere e cerca di ritirarsi, ma la mano del Sergente lo blocca e lo costringe a continuare a pompare.
Su e giù, su e giù, giù. Il Sergente nuovamente gli schiaccia il viso contro il proprio pube e lo costringe lì, mentre esplode nella gola di Richard tutto il suo sperma. Richard sente gli schizzi caldi colpirgli la gola: uno e due, tre, quattro e cinque. Trattiene il respiro, sente i conati sempre più forti, chiude gli occhi e lascia che inizino a scorrere le lacrime.
Il Sergente lascia che Richard si stacchi un po’ dal suo inguine, per lasciarlo respirare, ma non lo fa andar via. Richard alza gli occhi verso di lui, speranzoso – per cosa, non lo sa neanche lui.
Il Sergente lo guarda negli occhi, e nuovamente dice solo una parola: «Ingoia.»
Richard sente il proprio cazzo pulsare come non ha mai fatto in vita sua. Si fa forza, chiude gli occhi e manda giù tutto il caldo sperma del Sergente. Lo sente scendere in gola e giurerebbe di percepirlo passare per l’esofago fino ad arrivare allo stomaco. Apre di nuovo gli occhi e guarda il Sergente, in attesa.
E il Sergente lo ricompensa: «Bravissimo, frocio». Il cazzo di Richard pulsa talmente tanto che sembra che stia per scoppiare.

Il Sergente spinge Richard un po’ indietro e fa uscire il cazzo dalla sua bocca, per poi riavvicinarlo per pulirlo sulle labbra del soldato inginocchiato. Istintivamente Richard si lecca le labbra e inghiotte nuovamente. Se prima lo sperma è entrato in lui senza passare per le papille gustative, ora Richard può sentirne il gusto chiaramente: è amaro, maschio. Gli piace.
«In piedi, soldato» ordina il Sergente mentre si alza mutande e pantaloni. Richard esegue, e nel farlo si mette in evidenza la sua eccitazione. Il Sergente osserva la forma e sorride: «Beh, direi che potremmo rifarlo prima o poi, non è vero?»
Richard abbassa lo sguardo e, senza più scuse a cui appigliarsi o difese da ergere, ammette la sconfitta: «Sissignore».
Il Sergente si siede dietro la scrivania, prende un modulo e lo compila, mentre Richard tiene lo sguardo basso, a guardare il proprio cazzo eretto che ammette la sconfitta, ammette la sua omosessualità repressa fino a quel momento. Il Sergente finisce di scrivere e porge il foglio a Richard: «Porta questo al Comando. C’è scritto che, come punizione per la tua insubordinazione, dovrai farmi da assistente per i prossimi sei mesi. In questo modo avrò modo di esplorarti per bene.»
«Sissignore» risponde Richard, che per la prima volta in tanti anni arrossisce.
«Ora vai, e chiedi scusa al soldato Lewis mi raccomando» ordina il Sergente
«Sissignore» risponde Richard, che poi saluta sull’attenti ed esce dalla stanza, avviandosi verso il comando.

In bocca sente di avere ancora il retrogusto dello sperma del Sergente.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il Sergente 1 - Don't ask, don't tell:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni