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Follia in spiaggia a Barcellona


di espiguet
01.06.2015    |    12.780    |    3 9.5
"Ci seghiamo a vicenda, continuando a baciarci, e io avvicino le mie dita al suo buchetto… ci giro un po’ intorno, poi ne infilo uno e comincio a muoverlo..."
Qualche anno fa ero a Barcellona con un collega per un incontro della sede spagnola della nostra azienda. Tre giorni di duro lavoro, con il miraggio del pomeriggio dell’ultimo giorno da passare al cazzeggio prima di tornare a casa. Mi ero studiato bene le attrattive della città, e avevo deciso di giocarmi le mie carte sulla spiaggia di Mar Bella, la spiaggia nudista della città. Finito finalmente di lavorare, scarico il collega, prendo la metro e mi precipito lì. Chi ha letto i miei altri racconti sa quanto mi piacciono le spiagge nudiste… ma non mi ero mai trovato in una situazione del genere. Migliaia di persone una a fianco all’altra, di tutti i tipi. Singoli, famiglie, coppie, giovani, vecchi, senza quasi spazio fra di loro. L’atmosfera è stranissima: gente che prende il sole, che gioca, che chiacchiera, e in acqua persone che nuotano, giocano. Qualcuno si bacia… e due di questi sono uomini! Wow! Mai visto niente del genere in Italia!
Comincio l’esplorazione e alla fine vedo un tipo da solo che mi ispira: 35-40 anni, faccia simpatica, peloso, nudo, bel fisico, abbronzatura integrale, seduto con le spalle al mare. Stendo l’asciugamano, mi siedo e comincio a guardarlo… faccia, corpo, cazzo, poi di nuovo faccia, fino a quando stabiliamo il contatto visivo. Siamo circondati da tantissima gente, ma ci guardiamo in modo inequivocabile e l’eccitazione comincia a salire. Mi alzo, mi avvio verso il mare e mentre gli passo davanti lo guardo ostentatamente in faccia e più in basso. Poi arrivo in acqua, avanzo fino a quando mi arriva al petto, mi giro, incrocio le mani dietro la testa e riprendo a guardarlo. Anche lui mi guarda, poi si alza e viene verso di me. Entra in acqua e mi saluta sorridendo: “Hola!”. Io rispondo allo stesso modo, poi mi avvicino e gli metto la lingua in bocca. Cominciamo a slinguarci, in mezzo alla gente. Mai fatta una cosa del genere, ma l’altra coppia che lo faceva mi aveva disinibito… e in quel posto la cosa sembrava normale, dato che nessuno sembrava stupirsi.
Piano piano cominciamo a scatenarci… sempre slinguandoci iniziamo a giocare coi capezzoli dell’altro, poi le mani vanno sott’acqua a giocare col cazzo duro dell’altro. Ha un bel cazzo, non molto largo ma bello lungo e si scappella che è un piacere. Ci seghiamo a vicenda, continuando a baciarci, e io avvicino le mie dita al suo buchetto… ci giro un po’ intorno, poi ne infilo uno e comincio a muoverlo. Ma non gli piace, me lo toglie con un sorriso simpatico con cui sembra quasi chiedere scusa, e rimette la mia mano su un suo capezzolo. Fortunatamente io non ho di questi problemi: gli prendo la mano che non sta usando per segarmi e la porto al mio buchetto. La infila e comincia a stuzzicarmi la prostata, mentre ci seghiamo a vicenda, fino a quando sborriamo nell’acqua, prima lui e subito dopo io. Un bacio, un sorriso e ci guardiamo intorno… a nessuno interessa quel che abbiamo fatto, per fortuna!
La cosa però non ci è bastata. Mi chiede se ho voglia di seguirlo a casa sua, a poche fermate di metro dalla spiaggia. Ovviamente accetto. Ci rivestiamo velocemente e corriamo come centometristi verso la nuova tappa della nostra strana scopata. Una mezz’oretta senza imbarazzo, passata a scherzare e a ridere dell’incredibile incontro che stiamo facendo, e siamo da lui. Apre il portone, saliamo in ascensore e ricominciamo a slinguarci e a giocare col pacco dell’altro. Il viaggio verso il quarto piano è contemporaneamente troppo veloce e troppo lento, ma alla fine arriviamo. Apre la porta con le mani tremanti dall’eccitazione e non riesce quasi a chiuderla… ci saltiamo addosso, strappandoci i vestiti a vicenda. In un attimo siamo nudi e finalmente possiamo assaggiare il cazzo dell’altro e lasciarci completamente andare. Ci buttiamo per terra, sul fianco, e cominciamo un 69 meraviglioso, passando con la lingua dai cazzi alle palle ai culi. Succhiamo, lecchiamo, ansimiamo e gemiamo… lui, ricordandosi la spiaggia, sempre spompinandomi infila un dito nel mio buchetto lubrificato dalla saliva, poi due. Cazzo,ci sa fare… Gioca con la prostata, poi comincia a fare su e giù, mentre il pompino reciproco continua.
Quando sto per venire, lo fermo e gli dico di scoparmi. Corre di là e torna con lubrificante e preservativo. Mi lubrifica il buchetto mentre gli infilo il preservativo, poi mi metto a pecora, davanti allo specchio che sta davanti alla porta di ingresso. Mi prende per le spalle e me lo infila piano piano, centimetro dopo centimetro. Non sento dolore, solo piacere, e il suo bel cazzo sembra fatto su misura per il mio buchetto. Quando è tutto in fondo si ferma ed è meraviglioso sentirmi riempito e aperto mentre guardo le nostre facce stravolte dal piacere e i nostri corpi sudati. Poi muovendomi gli faccio capire che ho voglia di essere scopato per bene… e lui comincia con lunghi colpi, prima lenti, poi sempre più veloci, facendomelo sentire tutto. Mi incula e intanto mi sego, ma tutte le volte che sto per venire mi fermo: voglio godermela fino in fondo. Anche lui vuole lo stesso, e tutte le volte che sta per venire cambiamo posizione. Alla missionaria, di fianco, a smorzacandela. Poi esce dal mio culo, mi prende per mano e mi porta in cucina. Mi sdraio sul tavolo, lui si mette davanti a me, metto le gambe sulle sue spalle e ricominciamo. Ora è lui a segarmi, ma gli tolgo la mano, che ci sono quasi. Andiamo avanti ancora un po’ e godo come poche volte nella mia vita. Alla fine lo faccio uscire, gli tolgo il preservativo, ci ributtiamo per terra e ricominciamo a succhiarcelo a vicenda. Pochi colpi e ci sborriamo reciprocamente in faccia, poi ricominciamo a slinguarci, questa volta con più calma e dolcezza.
Guardo l’ora… cazzo, sono in un ritardo clamoroso per il ritorno! Corro in bagno, mi lavo alla meno peggio, mi faccio chiamare un taxi e corro prima in albergo a ritirare il bagaglio, poi in aeroporto, dove prendo il volo per miracolo. Facciamo appena in tempo a scambiarci i numeri di telefono e la promessa che, se tornerò a Barcellona, ci rivedremo. Il che non è ancora successo, purtroppo, ma chissà cosa ci riserverà il futuro
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