Catturati in Brasile

Dopo mesi di organizzazione, partiamo per il nostro viaggio in Brasile. Siamo io e Marco, l’amico di sempre, col qualche ho trascorso vacanze, capodanni, ecc ecc e col quale ho condiviso momenti felici e anche alcuni tristi. Sapevamo tutto l’uno dell’altro.
Sapevamo che eravamo dei malati di figa e il viaggio in Brasile arrivava in un momento di libertà di entrambi e lo scopo era prevalentemente quello di avere più avventure possibili tra le stupende cosce delle stupende ragazze di questo meraviglioso paese.
Le cose erano iniziate alla grande, abituati alle nostre connazionali che per darti un po’ di piacere ci pensavano cento volte, qui era tutto più semplice. Il viaggio doveva durare tre settimane e già dopo la prima potevamo dire di esserci tolti una bella parte di voglia. Decidemmo quindi di partire per una gita nella foresta amazzonica, della quale avevamo sempre sentito parlare, ma che non era nei nostri programmi. Ci affidammo ad un ragazzo conosciuto durante la prima settimana che ci era sembrato un tipo a posto e che ci aveva procurato già una bella parte di divertimento, sapeva quindi benissimo quali erano i nostri gusti in materia sessuale.
Il programma prevedeva una notte in una posada ai margini della foresta e poi due notti non avevo capito bene dove.
Passammo la serata in posada mangiando e bevendo, eccitati per quello che avremmo visto nei due giorni successivi.
La mattina ci svegliammo un po’ intontiti, il nostro “amico” era sparito e vennero a prelevarci quattro tizi un po’ inquietanti che non avevamo mai visto. Ci dissero di bere un caffè, perché il viaggio era molto lungo.
Ingenuamente li seguimmo io su un pick-up verde con due di loro e Marco su una jeep sgangherata con gli altri due. Dopo pochi chilometri, appena usciti dal villaggio della posada, uno dei due tiro fuori una pistola e me la puntò alla schiena dicendo di stare buono e zitto. Capii subito che qualcosa in me non andava, perché normalmente avrei cercato di reagire a costo della tragedia, mentre quella volta rimasi docile e ubbidii subito.
Mentre il pick-up si inoltrava nella foresta il tizio con la pistola mi fece abbassare pantaloni e mutande e nonostante le mie lamentele mi violentò. All’inizio urlavo come un pazzo, mentre quello che guidava rideva, ma dopo poco cominciai a sentire in me un grosso cambiamento, mi sentivo sempre più docile e accondiscendente e dopo poco altro tempo, miagolavo come una gatta in calore, mentre i due energumeni ridevano di me.
Ero sconvolto, più che da quello che mi stavano facendo, da come stavo reagendo alla cosa!
Cercai allora di vedere cosa stava succedendo dentro la jeep con Marco e vidi che, nonostante fosse un ragazzone alto quasi 2 metri per 100 kg di muscoli, era nudo a 4 zampe con la faccia contro il finestrino che veniva inculato come una cagna in calore. Non potevo crederci, Marco pazzo di figa che sbavava mentre se lo scopava un burino brasiliano!
Ci guardavamo attraverso i vetri, ci vergognavamo da morire, ma entrambi non potevamo resistere a quello che ci stavano facendo.
Arrivammo a destinazione umiliati e sfiniti.
Captai una conversazione al cellulare di uno dei quattro tizi che parlava con uno dell’organizzazione e capii che il tutto era fatto per sperimentare un farmaco o qualcosa del genere.
“Porca miseria Raul non pensavo che quella roba fosse così potente! Dovevi vederli questi due, sportivi e sempre con della gnocca intorno, ora sono qui che miagolano come due gattine appena uno di noi li mette con la testa in giù, mio dio che ridere!”
Ci portarono in una stanza già occupata da altri 4 ragazzi come noi, tutti quanti non avevamo il coraggio di guardarci in faccia consapevoli di essere stati tutti nella stessa condizione fino a pochi minuti prima……continua…..