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Gay & Bisex

Camera 212 - ep. 1


di lucatibo
13.10.2023    |    6.049    |    8 9.5
"Mi risponde “Mi sembra ovvio, io le so fare godere per davvero le troiette..."
Quando riapro gli occhi, la camera dell’hotel è buia, immersa nel silenzio. L’acqua ormai è fredda, sicuramente ho dormito a lungo nella vasca. Muovo la mano, cercandolo. Non è più qui con me.

Mi giro su un fianco, dalla finestra aperta alle mie spalle entra l’aria notturna e subito un brivido mi percorre la parte della schiena fuori dall’acqua. La luce dei lampioni scivola nella stanza e rimbalza sulle superfici. Mi vedo riflesso sul miscelatore del rubinetto. Il mio corpo è nudo, deformato, mi guardo dritto in quegli occhi allungati dalla curva metallica. Sorrido, mi sento finalmente felice, è da tanto che non provavo questa emozione.

Guardo oltre l’orlo della vasca, nel letto c’è lui. Sdraiato, a pancia in giù, nudo, un braccio che penzola dal bordo letto, in quel suo modo strano di dormire che tante volte ho visto tenere al mio coinquilino. Lo guardo, ripenso alla notte appena passata insieme. Sono ancora pieno di lui. Lo amo.

Aveva avuto ragione lui, come sempre.

- Due mesi prima -

Cerco le chiavi dell’appartamento nello zaino, sono finite sotto i libri delle lezioni di oggi. Apro la porta, mi tolgo le scarpe e richiudo a chiave. Dal corridoio vedo in cucina Alessandro seduto al tavolo, con una tazza in mano. Sicuramente è caffè. Sta parlando con una persona, Emanuele, ma non lo vedo, rimane nascosto alla vista.

Passo davanti alla mia camera, apro la porta e lancio lo zaino sul letto, poi proseguo verso la cucina. La camera di Ale è chiusa, la porta di quella di Ema è spalancata, sbircio dentro e il letto è disfatto. Penso di non aver mai visto la sua camera ordinata, in realtà sembra la tana di un animale selvatico. Mi chiedo come tutte le ragazze riescano ad entrare lì dentro e uscirne vive.

“Ehi, ciao ragazzi” dico mentre mi avvicino ai fornelli sperando che nella moka rimanga ancora un po’ di caffè.
“Caffè finito. Giornata dura? Ricordati che oggi è anche il tuo turno di pulire il bagno.” risponde Ema, sorseggiando dalla tazza guardandomi.

Che stronzo, lo sa quanto io odi essere trattato come se fossi lo sguattero della casa. Gli faccio la linguaccia, loro ridono e ricominciano a chiacchierare tra loro su un qualche professore del loro corso.

Mi sposto nello sgabuzzino, recupero i prodotti per pulire e sono pronto per sistemare il bagno. Per fortuna questa volta è abbastanza pulito, praticamente in questi giorni sono stato sempre solo in casa.

Sto per finire il pavimento quando sento picchiettare alla porta aperta. E' Alessandro, appoggiato dolcemente allo stipite della porta, mi guarda e sorride. “Caffè pronto quando vuoi, te l’ho rifatto.”

Lo guardo, i suoi occhi sono verdi, magnetici, rimarrei ore a fissarlo. E' di una bellezza incredibile, sembra che ogni parte del suo corpo sia stata studiata per rappresentare la perfezione dell’uomo. Ha 24 anni ed è il migliore amico di Emanuele da sempre: stessa età, stesse scuole, stesse passioni, stessa università. Sembrano vivere in simbiosi.

Il suo corpo è atletico, non troppo muscoloso, formato da allenamenti costanti in palestra ma senza sembrare un armadio. Ha i capelli sempre ordinati, non ho idea di come faccia. Sono neri, così intensi da ricordarmi il buio di quelle notti calde, estive, passate sulla cima della collina vicino al paese dove vivevo, con i miei amici a fumarci qualche canna. E' sempre profumato, con un odore dolce, che entra nel naso e non ti abbandona più, imprimendoti nel cervello la sua immagine.

Guardo lui, poi sposto lo sguardo su Ema, il giorno e la notte. Mi chiedo come due ragazzi così diversi possano essere amici.

Riordino, mi siedo al tavolo, Ale mi avvicina la mia tazza, la prendo e la sorseggio piano. E' bollente. Mi guarda, potrei perdermi nei suoi occhi. Mi sorride, apre leggermente la bocca per parlare, non riesco a non immaginarmi quelle labbra umide e rosa sul mio collo.

“Ah, non ti ho detto una bella cosa! Stasera viene Chiara a trovarci! Pizza, cosa dici?”

Chiara è la mia migliore amica e anche il motivo del perché sono finito a convivere con questi due ragazzi. Lei è la fidanzata di Alessandro. Me lo ha presentato lei, siamo diventati subito amici. Ovviamente, essendo il suo ragazzo, non faccio altro che provare vergogna per i pensieri su di lui ogni volta che li vedo insieme. Mi immagino al posto di lei, tra le sue braccia, protetto da un ragazzo che infonde coraggio e serenità.

Ho conosciuto Chiara alle medie, si era trasferita da poco nel mio paesino. Aveva avuto una storia turbolenta in famiglia, non ne ha mai voluto parlare, neanche con me. Aveva perso un anno a causa del trasferimento e si è ritrovata nella mia classe.

Da allora siamo diventati inseparabili. Alla fine del quinto anno del liceo, lei aveva deciso che non avrebbe più continuato gli studi, ma sapendo che io mi sarei dovuto trasferire in città, aveva chiesto ad Alessandro se ci fosse un posto in casa con loro.

Fu un vero affare. Un affitto stracciato perché la casa era di proprietà di un loro amico, che viveva lì con loro. Non l’ho mai conosciuto, mi sono trasferito qui da solo due mesi e lui è via per l’Erasmus e non sarebbe tornato a breve. I ragazzi dicono che con i soldi che la sua famiglia possiede, probabilmente è scappato a fare la bella vita all’estero.

Ad ogni modo, in casa c’è sempre la sua stanza personale, chiusa a chiave. Nessuno entra, neanche per le pulizie. Per me rimane un grande mistero.

La serata trascorre bene insieme a Chiara e ai due miei coinquilini. Ridiamo come non mi capitava più da tempo, guardando la TV e prendendo in giro i peggiori programmi che trasmetteva.

Si è fatto tardi, ci ritiriamo ognuno nelle proprie camere e qui incomincia la parte peggiore della notte: sentire Alessandro e Chiara che fanno l’amore. Non sono i suoni a disturbarmi, ho la camera a fianco ad Emanuele e sento ben di peggio quando porta a casa qualche ragazza. Quello che mi disturba è sapere che non sono io tra le braccia di Ale. E non ci sarò mai.

Il tempo sembra smettere di scorrere, i suoni continuano a lungo fino a quando, all’improvviso, il silenzio pervade tutta la casa. Hanno smesso. E' venuto. Magari dentro di lei, magari dopo averle detto di amarla, e magari ora giace al suo fianco, stanco, con la puzza del sesso sulla sua pelle, il cazzo ancora sporco degli umori dell’amplesso.

E io sono qui, a toccarmi e pensare a lui, come ogni notte. Solo nel mio piccolo letto che non potrebbe accogliere nessun altro. Vengo sul mio corpo. Cazzo non sono riuscito a trattenermi. Immaginare le mie mani che corrono lungo i muscoli di Ale è stato irresistibile.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Opto per una doccia, così posso impostare la sveglia per domani mattina mezz’ora più tardi. L’acqua calda scorre sul mio corpo, incomincio di nuovo a giocare con il mio cazzo, il vapore appanna lentamente il vetro. Ora posso tornare con la mente tra le braccia di Alessandro.

“Hanno tenuto sveglio anche te?” entra Ema in bagno distraendomi dai miei pensieri, come sempre senza dimostrare interesse al fatto che è già occupato. Mi giro dandogli le spalle, nascondendo il pene, anche se non servirebbe visto che i vetri della doccia sono satinati. “Tu fai molto più casino.” gli rispondo con tono scortese, per fargli capire che la situazione mi disturba.

Mi risponde “Mi sembra ovvio, io le so fare godere per davvero le troiette.” e intravedo la sagoma delle sue mani che muovono il cazzo come per togliere le ultime gocce. Se lo rimette nelle mutande ed esce.

“Sei uno stronzo” gli dico a bassa voce, aprendo i vetri della doccia e sporgendomi.

Lui si gira mi fa il dito medio. Io vedo i suoi muscoli così definiti su tutto il corpo, le gambe con una leggera peluria dorata, il dito lungo e sinuoso, il suo sguardo da bastardo, gli slip che sembrano contenere a fatica il suo membro. E poi la schiena muscolosa, mentre si gira, i capelli biondi tagliati corti, le spalle possenti, le vene delle braccia che corrono poi lungo il corpo fino a quei piedi lunghi e sensuali.

Sembra un piccolo dio sceso in terra. No, sembra un demonio venuto dagli inferi. Rientro in doccia, chiudo gli occhi. Rivedo i suoi occhi azzurri come il ghiaccio. Il suo sguardo intenso, che sembra possa scrutarmi l’anima. Un brivido mi percorre il corpo, quel ragazzo mi mette a disagio.

Piano piano scivolo sul piatto della doccia. Le gambe rannicchiate, le mani che nascondono il mio volto.

Penso ad Emanuele, alla sua fredda bellezza che mi attira e terrorizza.

Poi ad Alessandro, caldo e sensuale, ma irraggiungibile. Sento di amarlo, ma come posso amare il ragazzo della mia amica. Come posso amare un ragazzo che non conosce i miei sentimenti, che di sicuro non li ricambia. Io sono solo un ragazzetto gay, con un paio di esperienze vissute in un paesino disperso tra le colline. Lui è un uomo vero, fidanzato, etero, che mi conosce solo perché sono l’amico della sua ragazza, solo perché sono il suo coinquilino.

Io non potrò mai essere suo.

Ma io lo amo.

Cazzo, in che situazione sono, sto impazzendo.
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