Gay & Bisex

Batteria


di LPXX
26.09.2019    |    14.407    |    10 9.4
"Si rialza, mi prende la mano e mi porta verso il divano..."
Quella strada la faccio ormai di rado, stretta e per niente illuminata, costeggia l’interporto merci e si ricollega alla provinciale, per cui nessun motivo per avventurarsi in quel luogo, se non per arrivare, attraverso una vecchia strada di cantiere, al piazzale sul retro degli impianti sportivi. Zona da sempre frequentata da gay e bisex in cerca di avventure che lì trovano le occasioni e la riservatezza necessaria per approfittarne. M’era venuta voglia di andare a curiosare, con l’impegno a non tirarmi indietro nel caso si fosse presentata qualche opportunità irrinunciabile.

Ecco, ci siamo… svolto a destra per gli ultimi cento metri. Un’auto in uscita dal mitico piazzale mi viene incontro senza abbassare gli abbaglianti. Segnalo, ma niente da fare: con il rischio di finire nel fossato sono costretto a fermarmi ed a lasciarlo passare, ‘sto cretino…

Arrivo nello spazio aperto, faccio un giro veloce, un deserto, non c’è anima viva. Ormai la rete ha annullato il senso dell’avventura, della scoperta, del piacere assolutamente occasionale, sostituito da infinite sequenze di messaggi, foto e fantasie virtuali. Gli incontri ormai si fanno attraverso lo schermo di uno smartphone, perdendo così tutte quelle travolgenti sensazioni che ti guidavano nella scelta di un partner e che non lasciavano spazio a ripensamenti. Vabbè, tutto tristemente normale, faccio il giro del piazzale e mi dirigo verso casa, in attesa che passi l’erezione che mi era venuta al solo pensiero…

Eccolo lì il cretino, fermo al passaggio a livello, ben gli sta. Mi fermo dietro e spengo i fari, so che sarà lunga, quando c’è un treno in manovra può passare anche mezzora. Lui, il cretino, pare invece non saperlo e tiene i fari accesi ad illuminare quel posto che altrimenti sarebbe buio pesto. Dietro di me arriva un furgone, che pazientemente rimane in attesa. Nel frattempo l’eccitazione non molla, sostenuta dai pensieri e dalle fantasie che mi vengono… ho quasi voglia di tornare nel piazzale ed attendere lì qualcosa di ben più eccitante del passaggio di un treno merci.

Venti minuti, le sbarre si rialzano lentamente e rimettiamo in moto. Lui no invece, ci prova e ci riprova ma la macchina non parte. Il furgone ne approfitta subito, sorpassa e se ne va, ed io a ruota. Dopo cento metri ci ripenso: mica posso lasciare uno lì così… eddai, un minimo di dignità. Faccio inversione e torno sui miei passi, abbasso il finestrino e dico: “problemi?”, “sì.. non parte, la batteria forse”.

“Posso essere d’aiuto?”, “magari… mia moglie è di turno all’ospedale e finisce tra un paio d’ore, ma ci vorrebbero due cavi per fare ponte e rimetterla in moto…”. “… è fortunato. Mi è successo una volta e da allora li porto sempre, adesso risolviamo.”

Mi sorride imbarazzato ed osservo che è davvero un bel tipo, poco più giovane dei miei 50 anni. Porta una tuta leggera, adattissima alle occasioni che possono capitare nel piazzale. Mi affianco con l’auto e iniziamo a trafficare con cavi e batterie. “Piacere, Francesco. Grazie, grazie davvero”. “Io Marco. Ma figurati, nessun disturbo, sono cose che succedono.” E’ buio tutto intorno e lui è vicinissimo, sento il suo lieve profumo, caspita… bell’esemplare di maschio, niente da dire. Non altissimo, fisico eccitante nella sua normalità, mani sottili e movenze sicure. Sento già un’erezione decisa, che mi toglie ogni dubbio. Maledizione, la sua auto riparte al primo tentativo: evaporano così in un istante tutte le idee che mi stavo facendo mentre lo guardavo trafficare ed allora decido di giocarmi l’unica opportunità che ho. Chiamo casa e dico ad alta voce che avrei ritardato. “Quanto?” “Mah.. un’oretta. Cenate intanto, e non preoccupatevi.” Falso e bugiardo! A casa sarei arrivato in dieci minuti ormai, ma ho voluto mandare un messaggio chiaro a chi doveva sentirsi in debito...

“Come posso ringraziarti? Se non era per te stavo qua in attesa di mia moglie e per di più sarei dovuto tornare poi a recuperare la macchina. Ti va un caffè? Hai tempo?”. “Certo, volentieri! Andiamocene da qua, ti seguo.” E ora voglio vedere. Se mi porta in un bar amen… e invece no, parcheggio sotto casa sua.

Ci infiliamo in ascensore e poi nel suo appartamento, mi sorride. Il caffè è pronto velocemente, chiacchiere vaghe e fintamente rilassate. Gli sguardi sono inequivocabili, si tratta di capire come rompere quel po’ di imbarazzo che ci trattiene. Francesco fa il giro e si appoggia alla tavola in piedi, vicinissimo a me che sono invece seduto e aggiunge “scusami anche per i fari quando ci siamo incrociati, ero lì da un po’ con una voglia pazzesca, e quando mi viene non capisco più nulla…” Lo osservo bene, la sua asta è rigida, e non fa niente per nasconderlo. “Non so cosa fare per ringraziarti… ma…. sei davvero sicuro che basti un caffè….?”

Provocatore. Mi alzo d’istinto, senza pensarci gli afferro il viso e le nostre bocche si uniscono, è la mia lingua a per prima violare il suo spazio ma immediatamente poi sento la sua che mi esplora con decisione. Senza staccarsi da me si accomoda meglio sul tavolo, divarica un po’ le gambe e mi tira a sé, sento il suo sesso e lui il mio, con le mani mi tiene e mi allarga dolcemente il culo. La voglia esplode, lo distendo di schiena e finalmente scopro il suo membro rigido e bagnato. Un’asta non grande, anzi sottile, ma diritta e rigida. Una cappella tornita, una lancia di dimensioni più grandi del corpo slanciato che la sostiene. Un’arpione, di quelli che ti fanno impazzire di piacere, ogni volta che entrano ed escono. Lo succhio avidamente, geme e si inarca, seguo i suoi leggeri movimenti e decido di portarlo al limite, ma non oltre. Lo voglio dentro e se non me lo propone lui lo farò io.

Ottima strategia, mi supplica di fermarmi. Si rialza, mi prende la mano e mi porta verso il divano. Ha un’erezione stupenda. Cerca forsennatamente dentro la tasca della giacca e tira fuori un preservativo e del lubrificante. Mi abbasso pantaloni e boxer, lo raggiungo, e lo sbatto a sedere di schiena, salgo a cavalcioni su di lui e lo immobilizzo con un bacio profondo. “Calmati, lo sai che ti voglio... ma è tanto che non… ti prego, lascia guidare me all’inizio”. Mi sorride, con le mani scatena il mio cazzo bagnatissimo ed esplora il solco che ormai gli ho promesso. Da qual momento è estasi pura: sono sopra di lui mentre mi guida nei movimenti lenti all’inizio, nelle pause e poi nel ritmo che ad un certo punto diventa piacere assoluto. Si limita a seguirmi con leggeri movimenti del bacino mentre il suo cazzo mi apre e mi divarica, e mi lascia fare finchè vengo abbondantemente tra le sue mani. Lo sento allora spingere forte, vuol godersi le mie contrazioni…

Sono in preda al piacere totale, incapace di reagire. Mi sorride quasi beffardo, mi sussurra qualcosa, ma non capisco. Mi rovescia di lato e quasi con forza mi mette a pancia in giù, con una gamba distesa sul divano e l'altro ginocchio quasi a terra. Non capisco, ho solo la sensazione di aver incontrato un amante esperto e deciso e che i suoi finti imbarazzi servivano a farmi cadere nella rete, e sono contento di esserci finito dentro. Sento le sue dita che mi esplorano, la sua lingua, il suo corpo che si appoggia alla mia schiena e subito dopo sua splendida cappella che ritrova la sua strada. Lo sento che rimane fermo qualche secondo, mi da il tempo di reagire e inarcarmi quel poco che basta.
Non so bene cosa sia successo dopo, ha continuato a martellare e stantuffare con forza, a lungo e senza tregua, incurante dei miei gemiti che si mescolavano ai suoi. Non riuscivo a muovermi, ero suo adesso, toccava a lui condurre... ritmico e preciso nei movimenti, perfetto nelle spinte e nell'angolazione con cui il suo cazzo abbatteva ogni resistenza.
Cercava avidamente il suo piacere dentro di me e sentire quello splendido arpione così disperatamente desideroso del mio culo mi dava una sensazione stupenda.

Ho lasciato fare non avevo né forza né soprattutto voglia di oppormi, finchè il ritmo è diminuito, sostituito da spinte più lente ma profonde, intense. Ho desiderato che mi riempisse del suo liquido caldo, l’ho sentito venire, ricordo solo di avergli detto “sei meraviglioso” prima che si abbandonasse esausto su di me. In alcuni momenti ho provato dolore certo, ma sommerso subito da ondate di piacere assoluto. Era tardi, sono scappato via dolorante, certo che non sarebbe stata l’ultima volta.
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