bdsm
Un nuovo gioco
di ImFe
02.07.2022 |
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"“N-non so cos’hai in mente ma… procedi pure” le rispondo io, ed in un battibaleno mi ritrovo in intimo, con una bandana nera sugli occhi chiusi e le mani ed..."
“Facciamo un gioco” dice lei, “ti privo della tua libertà e dei tuoi occhi, ti fidi?”Come potevo dirle di no, penso tra me e me?
Conosciuta sul sito, diventata prima un’amica e poi un’amante era ormai una delle poche certezze che avevo, una tappa fissa ogni qual volta io tempo lo permetteva.
“N-non so cos’hai in mente ma… procedi pure” le rispondo io, ed in un battibaleno mi ritrovo in intimo, con una bandana nera sugli occhi chiusi e le mani ed i piedi incatenati al letto con delle cinghie di pelle, o almeno credo fosse pelle.
Da quel momento il buio la fa da padrona, lei non parla più, l’unica cosa che sento sono dei passi leggeri di piedi nudi che si allontanano via delicatamente.
Torna dopo pochi istanti, ma vuoi per l’eccitazione, vuoi per il cuore che martella nel petto, a me sono sembrati un infinità.
Sento rumori che non riesco a comprendere, l’unico che mi è chiaro è quello del cigolio del letto… si è seduta al mio fianco.
L’erezione è evidente, la mia mente viaggia ad una velocità assurda ed il tempo sembra quasi pietrificatosi fin quando, all’improvviso, non mi poggia qualcosa di gelido sulle labbra che profuma di rosa.
Le mie labbra carnose riconoscono immediatamente quel profumo, in fondo è il suo bagnoschiuma preferito, quella consistenza poi mi è decisamente familiare.
È il suo soffice dito anche semi rendo conto che sia tanto, troppo freddo per essere naturale.
Sto al gioco, socchiudo le labbra e lo accolgo dentro la mia bocca, riscaldandolo con la mia lingua umida e soffice.
Nel frattempo un brivido di freddo parte dall’ombelico, credo sia semplicemente una goccia d’acqua ma non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che sento qualcosa di solido e gelido poggiarsi nell’interno coscia, vicino al ginocchio.
Nonostante la giornata calda, i brividi percorrono il mio corpo, facendo comparire immediatamente la pelle d’oca.
Ci tengo a precisare che in tutto questo lei non ha mai parlato o fatto rumori, non riesco nemmeno a sentire il suo respiro.
Quel cubo di giaccio si muove tra le mie gambe e senza rendermene conto il dito tra le mie labbra sparisce, per far posto ad un secondo cubo di ghiaccio che mi viene poggiato sul basso ventre.
Sono tanto, forse troppo eccitato, ma decido di non muovere un singolo muscolo per evitare di rovinare i suoi piani, intanto il cazzo spinge sempre più, fuoriuscendo appena dai boxer.
Non bado al ghiaccio fermo sotto l’ombelico, la mia mente è concentrata su quello che, piano piano, sembra avvicinarsi sempre più alle mie zone calde.
Il mio respiro inizia a farsi sempre più caldo, più intenso. Inizio a sperare che quella dolcissima sofferenza venga interrotta il prima possibile ed in un certo senso così è stato, ma non come me lo aspettavo.
Un soffocato gemito di dolore mi viene fuori quando, all’altezza del petto, sento uno strano ed inatteso bruciore.
Ed un altro, ed un altro.
Capisco solo dopo la quarta sensazione di calore intenso, proprio sul capezzolo, che sta usando una candela per farmi colare la cera addosso e torturarmi.
Mentre cerco di fare mente locale sulle sensazioni che il mio corpo mi sta dando sento che mi sfila i boxer, liberandomi per un istante le caviglie dalle cinghie.
Realizzo che mi viene ridata per pochi istanti la libertà, ma in quel momento non la voglio, voglio che le sue catene mi stringano e mi leghino ancora di più su quel letto.
-“La situazione mi eccita” mi ritrovo a pensare tra me e me.
Di nuovo bloccato, non sento più rumori ne movimenti da parte sua.
Non ho sentito le molle del letto ma non saprei dire con certezza se lei sia ancora lì con me, fin quando, come un treno in corsa, non sento bruciare gran parte del petto e dell’addome, probabilmente aiutandosi con più candele che aveva già da prima preparato.
Non faccio nemmeno in tempo a gemere per il fastidio che una sensazione di freschezza, oserei dire quasi gelo, mi pervade per tutta la lunghezza dell’asta.
È una sensazione strana, nuova per me (così come lo era tutto in realtà), capisco subito che sia la sua bocca, ma sento anche delle strane sensazioni sulla punta mentre dolcemente succhia dal mio corpo l’eccitazione.
Placato in piccola parte il bruciore capisco che quella sensazione che provo è dovuta a dei pezzettini di ghiaccio che teneva in bocca mentre mi dava del piacere.
Questo mix di emozioni, il dolore della cera sulla parte alta, il gelo sulle parti inferiori mescolato al fatto che i miei occhi non vedono altro che nero e alla mia incapacità di usare gli arti fanno si che quel fantastico lavoro di bocca duri meno di una manciata di minuti.
Durante il mio orgasmo la sento gemere appena, mentre butta giù in gola il seme del mio piacere.
La sento di nuovo dopo apparentemente un’eternità, la senti ridere, rido anch’io, ma dura pochi istanti… le molle cigolano, lo prende in mano con decisione, quasi a far del male e ci si siede su.
Con l’arnese ancora mezzo gelato ed estremamente sensibile per via dell’orgasmo, la sensazione che ho provato nel sentirlo entrare in quella piccola caverna calda ed umida è stato un qualcosa da far girare la testa!
Impossibilitato a muovermi non posso far altro che socchiudere la bocca, gemere e godermi finalmente il suon respiro affannato, le sue mani sul mio petto ed infine due orgasmi da paura, il mio ma soprattutto il suo.
La ciliegina sulla torta?
È arrivata quando, con tono dittatorio, dopo essersi seduta sulle mie labbra mi ha sussurrato:
“LECCALA!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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