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Un amore molto particolare. Seguito


di Voldenuit
01.04.2021    |    5.676    |    5 9.2
"Adesso alzati e indossa questa vestaglia..."
Il rapporto con Magda si rafforzava con il passare del tempo e con i giorni cresceva fra noi il livello di complicità e riuscivamo a condividere anche gli aspetti più intimi e nascosti della vita quotidiana di coppia.
Trascorrevamo i fine settimana, chiusi in casa, godendo l’uno della presenza dell’altra.
A interrompere la routine giunse a Magda un invito da una coppia di suoi amici che abitavano un’antica villa sul lago.
Così nel week-en successivo ci mettemmo in viaggio. Arrivammo nel tardo pomeriggio. Magda parlando di decadenza aveva descritto benissimo la condizione della casa. Il trascorrere degli anni aveva lasciato un segno indelebile su qualche parte del muro della facciata, il glicine che avvolgeva il pergolato da tempo non era stato potato e i rami nodosi sembravano avvolgere l’intera costruzione. Anche all’interno una certa incuria era rintracciabile qua e là sui tappeti che il passaggio del tempo aveva privato dei loro colori originari, sulla tappezzeria delle pareti a volte leggermente scrostata e sul cigolare delle doghe di legno scuro che ricoprivano i pavimenti dell’intera villa e sugli infiniti fori che i tarli avevano provocato nei mobili in stile e sulle cornici in legno di quadri e specchi.
Nonostante ciò la casa nel suo insieme trasmetteva agli ospiti un senso di rassicurante tranquillità e di benessere interiore. Insomma ci si sentiva immediatamente e proprio agio.
Anche i padroni di casa si dimostrarono fin dal primo momento cordiali e rispettosa della privacy degli ospiti. Lui, non ricordo però il nome, era un signore d’altri tempi. raffinato nei gesti, nelle parole e nel vestire che per quanto fuori moda lui indossava con disinvolta signorilità.
Ci fecero accomodare nel salotto dove per tempo era stato già acceso il camino. Lei, la moglie, era una donna matura appena appena formosa, un seno abbondante e il sedere contenuto a stento da una gonna aderente di pelle nera. Tra un sorriso e l’altro lanciava sguardi intensi che esprimevano una intensa sessualità.
Tra una chiacchiera e l’altra, un bicchiere di vino e gli squisiti tramezzini che avevano preparato il sole era tramontato oltre la collina e solo i bagliori della fiamma del camino illuminavano l’ampio salotto.
Come se avesse intuito il mio pensiero lui disse che quando avevano ospiti desideravano che la casa fosse apprezzata così come era stata due secoli prima.
“Per questo - disse lui - spero che apprezziate la mancanza della luce elettrica. Ho provveduto a staccare il contatore generale e fino all’alba potrete godere della magica luce delle candele”.
“Adesso immagino siate stanchi e vogliate riposarvi. Mia moglie vi accompagnerà nella vostra camera. Spero che possiate trascorrere una notte serena”. E così dicendo ci congedò.
Seguimmo Anna, questo era in nome della moglie, che tenendo un candeliere nella mano ci guidò al piano superiore, dove aveva preparato la nostra camera e dove aveva già provveduto ad accendere le candele.
Incominciavamo ad apprezzare questa situazione che poteva risultare alquanto bizzarra. Lungo una parete, tra due finestre ricoperte da un pesante tendaggio era appoggiato il letto. Un letto ottocentesco, grande e decisamente alto da terra. Quattro cuscini erano appoggiati alla testiera del letto e le coperte erano già state rimboccate da una parte e dall’altra. Ci spogliammo velocemente e spente le candele ci infilammo nudi nel letto. A entrambi piaceva giacere vicini, coccolandoci al buio. L’oscurità totale accresce il senso del tatto, dell’olfatto e anche il suono delle parole acquista un diverso significato, più intimo e raccolto.
Ad una mia domanda Magda rispose che conosceva da anni la coppia anche se le occasioni di frequentarsi non erano state troppo frequenti, soprattutto in questo ultimo periodo.
“sembrano una coppia a loro modo affiatata - continuò Magda - Credo che siano anche complici condividendo la comune passione per divertirsi in modo bizzarro non rinunciando al piacere di giochi bdsm ben più spinti”.
“Una volta lui aveva iniziato un certo discorso - concluse Magda - ma io avevo lasciato cadere l’argomento”
“ma se te lo proponessero a te farebbe piacere?” domandai. Magda con la sua capacità di spiazzarmi rispose in soffio “Si….solo se tu sei d’accordo” Poi si strinse contro di me, prese la mia mano e la portò sulla vagina inaspettatamente umida”. Intanto aveva preso ad accarezzarmi il cazzo, delicatamente. Poi si era toccata ancora estraendo la mano bagnata dei suoi umori, la leccò e mi spinse la sua lingua in bocca”. Mano a mano che si eccitava a Magda piaceva strofinare la sua figa contro il mio corpo bagnandolo tutto. Poi lo leccava, mi baciava e riprendeva. Ebbe due orgasmi in pochi minuti ed io poco dopo le venni copiosamente nella mano che usò subito per spalmare tutto lo sperma prima sul suo corpo e poi sul mio. Quando ci addormentammo il lenzuolo era umido del nostro piacere.
Fummo svegliati verso mezzogiorno dal leggero bussare alla porta della padrona di casa che ci aveva portato due tazze di caffè e alcuni pasticcini.
Maga si mise a sedere sul letto avvolta nel lenzuolo.
“Spero che abbiate dormito bene” - disse la donna. Poi osservando le macchie sul lenzuolo aggiunse “si sono certa che sia stata una notte interessante”.
Prima di uscire, guardando intensamente negli occhi aggiunse “Il mio Signore chiede se questa sera può avere il piacere di avere Magda come sua schiava. D’altra parte il tuo comportamento lascivo di questa notte ha bisogno di una giusta punizione, non credi?”
Magda deglutendo risposte di si, ad un patto però “che il mio compagno sia d’accordo e sia sempre presente e che la sessione non preveda in alcun modo pratiche o rapporti sessuali”
Durante la giornata io continuavo a rimuginare sul discorso di Anna e sulla risposta di Magda ma nonostante la mia attenzione non riuscivo a cogliere nessuna espressione particolare sui loro volti che potesse rivelare lo stato d’animo e l’attesa che in me, al contrario, cresceva di minuto in minuto.
La giornata passò tranquillamente chiacchierando, fumando e bevendo te.
Verso le diciotto chiedemmo il permesso di ritirarci nella nostra stanza. “Ci vediamo più tardi - disse l’uomo alzandosi in piedi in segno di rispetto”.
Andammo in camera e ci sdraiammo sul letto per riposare un pò. Mi alzai solo, al crepuscolo per accendere tutte le candele presenti nella stanza. In quel momento si apri la porta “Permesso posso entrare?” era Anna, vestita con una strana vestaglia nera che le scendeva a riaprire i piedi nudi.
“E’ venuto il momento - disse - adesso prepareremo la schiava Magda. Se lei vuole - rivolgendosi a me - può assistere. Si sieda su quella sedia laggiù e ricordi che da adesso in poi le non potrà più rivolgere la parola alla schiava ne tantomeno sfiorarla, anche con un dito”.
“Adesso - rivolta a Magda - spogliati e stenditi nuda sul letto a pancia in giù”. Poi andò in bagno e ritornò con una bacinella di acqua. Imbevve nell’acqua una pezzuola e iniziò a detergere il corpo di Magda, dal collo fino alla punta dei piedi. Tutto si svolgeva nel più assoluto silenzio rotto solo da qualche sospiro di piacere quando le dita di Anna sfiorano qualche punto sensibile del suo corpo.
“Adesso apri un pò le gambe che devo lavare il culetto, dentro e fuori”. Versò sul suo dito indice del gel lubrificante e poi, divaricate le natiche le inserì il dito in tutta la sua lunghezza nel retto. Il movimento del dito che entrava ed usciva il massaggio alle pareti del retto provocarono dopo qualche minuto la reazione della schiava che non potè trattenere dall’emettere una serie di peti che non era riuscita a controllare. “Scusami, scusami Anna” piagnucolò Magda.
“Non mi devi chiamare Anna. Quando ti rivolgi a me mi devi chiamare Madame. E allora cosa hai da dire? non ti vergogni per quello che hai fatto? “Si Madame sussurrò Magda con un tono di voce appena percettibile”
“Di che cosa ti devi vergognare?” incalzava Anna
“Mi vergogno di avere scorreggiato mentre lei si prendeva cura di me”
Poi Anna la fece girare e iniziò a lavarle i seni, il ventre, i peli del pube e socchiusa delicatamente la vagina sfregò con la spugna le pareti interne.
Seguivo la scena eccitato ed affascinato, stupito dal comportamento di Magda che rivelava un aspetto di lei a me finora sconosciuto.
Adesso alzati e indossa questa vestaglia. Non metterti le scarpe. Devi rimanere a piedi nudi.
Adesso seguitemi. Ci fece strada, con la candela in mano, lungo il corridoio fino ad una porta in fondo al corridoio. Ci fermammo di fronte all’uscio chiuso. Bussò due volte poi aprì delicatamente la porta. Noi la seguimmo nella stanza pervasa dalla luce fioca delle candele.
Al centro della stanza c’era un tavolaccio e rossa ricoperto di un imbottito di pelle rossa. Legacci di contenzione erano fissati ai quattro lati e una cinghia di cuoio pendeva con il chiaro scopo, una volta stretta alla vita della schiava di impedirgli qualsiasi movimento.
“Signore - disse Madame” - le ho condotto la schiava. Essa deve essere punita. Mi sono accorta, ispezionando le lenzuola, che portavano ancora le tracce di un rapporto sessuale della coppia. Cosa da sempre vietata in questa casa. Inoltre detergendole il corpo mi sono subito accorta che la schiava non aveva provveduto come si conviene ad una signora, lavarsi la vagina”
“Aggiungo signore che massaggiandola ho notato la sua pancia leggermente gonfia”
“Dimmi schiava - disse il master con voce profonda - è vero quello che dice Madam?”
“Si mio signore è tutto vero”
“Da quando tempo non vai di corpo?”
“L’ultima volta è stato tre giorni fa. Perdonatemi se mi sono presentata a voi con la pancia piena di cacca”.
“Apprezzo la sua sincerità - disse l’uomo - questo non ci esime dal provvedere a svuotarla come si deve prima della punizione che le verrà inflitta per le sue intemperanze sessuali”
Madame le sfilò la vestaglia lasciandola completamente nuda. Poi dal centro del lettino tolse un coperchio dello stessa imbottitura che rivelò un buco nel pancaccio. L’uomo la fece sdraiare a pancia in giù e rivolgendosi a Madame le chiede di passargli lo strumento.
Madame gli porse una grossa pera la cui cannula sgocciolava di gel lubrificante. La appoggiò sul buchetto. Spinse con decisione la cannula che penetrò fino in fondo nel retto di Magda.
“Ho diluito nell’acqua saponata del glicerolo. Sentirà un bruciore e uno stimolo intenso a scaricarsi. Per questa volta sarò clemente con lei e non la obbligherò a trattenere il liquido”.
In un attimo il contenuto della pera fu iniettato nell’intestino di Magda che iniziava a lamentarsi per i crampi addominali causati dal clistere”.
“Mi passi l’altra pera piena” Madame ubbidì con incredibile solerzia e nuovamente il contenuto fu svuotato nell’intestino.
“Adesso non deve muoversi mentre le faccio la terza pera, la più capiente delle tre. Notai le lacrime che bagnavano le guance di Magda mentre la cannula la penetrava nuovamente a fondo.
Provai un sentimento di gelosia e di sorda rabbia nei confronti della coppia dei nostri ospiti. Desideravo che tutto finisse al più presto per ritrovarmi solo con Magda nel nostro letto, lontani dal mondo” Fui distolto dal mio pensiero quando Magda fu fatta girare supina con il culo parzialmente dentro al foro sotto il quale era stata posizionata una capace bacinella.
Madame spense tutte le candele e la stanza piombò nel buio più assoluto. Nessuno fiatava, il silenzio era assoluto. Si poteva avvertire solo il respiro affannoso di Magda e qualche gemito di dolore quando la pressione dell’acqua sulle pareti dell’intestino si faceva insopportabile.
Il silenzio fu bruscamente interrotto dallo scroscio dell’acqua e degli escrementi interrotto da una potente scorreggia poi ancora una scarica seguite da altre sempre più di minore violenza.
Passò qualche minuto poi Magda lanciò un lamento più forte dei precedenti. Si sentì un tonfo sordo provocato dal grosso tappo fecale caduto nella bacinella seguito da scrosci d’acqua, aria e poi ancora acqua. Magda aveva smesso di lamentarsi. Quando Madame dopo qualche minuto, sicura che era terminata l’evacuazione, accese le candele Magda giaceva stremata. Le palpebre abbassate, gli occhi socchiusi e le cosce bagnate dalla sua pipi.
Madame le si avvicinò la fece girare sulla pancia offrendo il suo sedere inerme e indifeso alla punizione.
“Punirò la schiava con dieci colpi di cane perché questa notte, nonostante il divieto ha compiuto atti innominabili” e così dicendo inflisse il primo colpo. Vidi Magda sussultare per la sferzata che le lasciò sulle natiche un chiaro segno rosso.
“Ha bevuto lo sperma?”
“No Sir l’ho spalmato sul mio corpo” biascicò Magda con un filo di voce. Arrivò la seconda sferzata che disegnò un secondo segno rosso parallelo al primo.
“Non si vergogna di ciò che ha fatto?”
“No Sir, non mi vergogno, io amo il mio uomo” non riuscì a terminare la frase perché la verga si abbatte due volte sulle natiche.
A quelle parole provai una tenerezza infinita. Avrei voluto prenderla in braccio e portarla via di forza. Non ce ne fu bisogno. L’uomo capito che ero al limite della sopportazione disse a Madame “Per questa volta basta, accompagnali nella loro stanza”.
Entrai nella camera preceduto da Madame. Feci sdraiare Magda sul letto che sembrava dormire.
“Dopo l’umiliazione e il dolore meriti il piacere” disse Madame.
Poi rivolgendosi a me “ tu spogliati” mi ordinò.
Quando fui nudo mi fece segno di salire sul letto, apri le gambe di Magda e prendendomi il cazzo con la mano lo guidò dentro di lei. Poi spense la candela e se ne andò.
Le venni dentro quasi subito e quasi subito ci addormentammo l’uno dentro l’altra.
Mentre le prime luci dell’alba filtravano dai tendaggi sentii Magda cercarmi con il suo corpo. Si rannicchiava contro di me, stringendomi forte. Quando l’abbracciai sentii un fiotto umido che mi bagnava il ventre, le cosce, il petto. Magda mi stava bagnando con la sua pipi. Io solo sapevo che era il suo modo di ringraziarmi e di farmi sapere che mi amava, mai come in quel momento.
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